Per me le letture obbligate non esistono. Ho bandito il concetto di "must" dal mio vocabolario. Dev'essere stato dopo che mi hanno fatto leggere il libro "Cuore", da piccola. Leggo quello che mi pare, e mi affeziono agli autori che mi convincono subito, dalle prime pagine. La lettura deve essere un piacere, non ho mai capito quelli che si tormentano a leggere cose indigeste per sentirsi all'altezza di qualche standard intellettuale. Tendo a prediligere la letteratura anglosassone, è più essenziale e movimentata, ma in generale sono onnivora |
Libri letti di recente, libri che rileggo spesso... | Tre uomini in barca
L'Americano La concessione del telefono Moby Dick American Tabloid |
Incontri in rete | Simenon |
Borges |
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TRE UOMINI IN BARCA di Jerome K. Jerome
Campione assoluto di riletture. I medici lo dovrebbero consigliare come medicina da assumere continuamente, in dosi di almeno mezza pagina al giorno. Ha un altissimo valore preventivo, soprattutto per quelli che tendono a prendere la vita un po' troppo sul serio (e quindi ad angosciarsi, deprimersi, far esaurire il prossimo...). "... Non c'è nulla che mi irriti quanto il vedere gli altri seduti a far niente mentre io lavoro. Io invece non sono così. Non riesco a star seduto a guardare un altro che s'affanna. Sento il bisogno di alzarmi e dirigere, di aggirarmi con le mani in tasca e dirgli che cosa deve fare. E' il mio temperamento energico. Non posso farne a meno." |
L'AMERICANO di Henry James
Un'esposizione di punti di vista, articolata e complessa, come si conviene all'autore, incastonata in una storia sostanzialmente semplice, che spazia dal racconto di viaggio al melodramma. L'Europa vista dall'America. Gli Americani visti da un Americano europeizzato. Una carrellata di personaggi emblematici cesellati dal precursore della lost generation. |
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LA CONCESSIONE DEL TELEFONO di Andrea Camilleri
Burocrazia sclerotica, corruzione codificata in casse di pesce, un questore ossessionato dai numeri del lotto, carabinieri ottusi oltre ogni aspettativa, e ancora, mariti cornuti, quaqquaraquà imbecilli... Camilleri tesse una farsa tragicomica irresistibile alternando "cose dette" e "cose scritte" con maestria di grande regista. |
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MOBY DICK di Hermann Melville
Ismaele è il figlio che non eredita, il diverso, quello che se ne va nel deserto senza una meta. Il protagonista di Moby Dick è destinato anche lui a non ereditare e a vagare per la distesa del mare come su un deserto. L'unico americano che non sa quello che vuole, l'unico del suo equipaggio per il quale il viaggio ha un significato in quanto tale e non solo in quanto caccia. Moby Dick non è solo un mostro marino, è il male puro. E ognuno col male si confronta a modo suo. Acab lo affronta con accanimento, lo insegue perfino; l'equipaggio, come la maggior parte degli uomini, si lascia coinvolgere; l'unico a sopravvivere è Ismaele... Ma il mio personaggio preferito è l'ufficiale Stubb, quello che nella pausa del combattimento che prelude la fine giura di "essere sempre stato allegro". Questo libro è il mio record. Ci ho messo sei anni a leggerlo, ho fatto prima a finire l'università. Manca una trama, c'è solo un piano, lirico narrare. E questo mi sta portando a rileggerlo. A rivederci nella mia mezza età...
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AMERICAN TABLOID di James Ellroy
Ellroy è uno scrittore strano, cresciuto evidentemente a pane e cinema (è nato a Los Angeles) e concepisce i suoi libri come film, anzi come grandi film, visti poi i risultati che questi hanno sullo schermo (L.A. Confidential, JFK). Questo al cinema non l'abbiamo visto e difficilmente lo vedremo, nemmeno Quentin Tarantino riuscirebbe a dirigere una cosa del genere. Ho deciso di rileggerlo giusto per contare quanti morti ammazzati mette insieme in 700 pagine. Ellroy è strano perchè i suoi possono essere definiti romanzi storici (lui stesso li definisce così) ma marciano come thriller, e fanno ballare vorticosamente insieme personaggi veri e inventati, e tutti così sincronizzati che alla fine quelli inventati sono credibili quanto quelli veri e ti chiedi se per caso i loro ritratti che hai trovato nelle pagine di storia e in tanta stampa e televisione nostalgica (ah come si stava bene negli anni '50 e '60, com'era bella l'America dei valori) non siano patine ossidate e il loro vero volto non sia per caso quello impietosamente dipinto da Ellroy. Qui si salvano solo Bob Kennedy e una ricattatrice: lui perchè crede in quello che fa, lei perchè essenzialmente non sa quello che le fanno fare. Quanto al sogno americano, requiescat. La leggenda dice che Ellroy scriva i suoi (voluminosi) romanzi con una stilografica e non sappia nemmeno accendere il computer. Poi paga un esercito di collaboratori per il lavoro complementare. I risultati si vedono. Io sono per la tecnologia, ma i libri si scrivono a mano. Grande Ellroy. |
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