Case study

 

 

PARCO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO DI TERNI

 

 

Contesto industriale

Il PST di Terni nasce nel 1994 con una struttura diversa da quella della maggior parte dei Parchi italiani, prototipo di Parco virtuale.

Il contesto in cui agisce è quello di una zona a declino industriale. Infatti è compresa nelle aree dell’Obiettivo 2.

Una tradizione industriale relativamente recente ha portato l’area di Terni a specializzarsi nel settore siderurgico e chimico.

Alla fine del secolo scorso Terni diventa sede della omonima società siderurgica[1]. Nel 1934 questa passa allo Stato e viene inquadrata nella Finsider, a cui fanno capo anche gli altri gruppi siderurgici italiani: ILVA, Dalmine, SIAC. L’industria siderurgica in Italia presenta per molti decenni una rilevante presenza pubblica. Fuori dalla gestione Finsider, infatti, gruppi produttori di acciaio di portata analoga sono solo Fiat, Falck, Cogne, Breda, Radaelli.[2]

I principali stabilimenti Finsider sono stati incorporati, sul finire degli anni ’80, dall’ILVA: fra questi anche la Terni Acciai Speciali. La privatizzazione dell’ILVA ha portato nel ternese il colosso tedesco Krupp, che in cordata con la Agarini ha acquistato la AST (Acciai Speciali Terni) SpA, uno dei due blocchi risultanti dalla messa in liquidazione dell’ILVA.[3]

 

Cultura imprenditoriale e cultura industriale.

Nell’area di Terni non si è radicata particolarmente una cultura imprenditoriale e una propensione al rischio. La presenza di una grande industria che per decenni ha dato lavoro alle famiglie non ha favorito lo sviluppo di una leva imprenditoriale, sicché al sopravvenire del declino industriale l’area non presentava risorse umane proprie che la risollevassero, soprattutto per quel che riguarda il management, che per molto tempo era stato “importato” da fuori.    

La zona ha sofferto di fattori limitativi anche se non “sostanziali”: lontananza dai mercati, carenza di infrastrutture, trasporti, servizi ed incentivi finanziari. Altri fattori hanno influenzato negativamente lo sviluppo economico dal punto di vista sostanziale, con riferimento alle pmi, alla grande impresa, e al sistema complessivo locale.

Le imprese con meno di 50 addetti costituiscono il 99,6% del totale delle unità presenti nella zona (si veda la tabella 1). Non hanno sviluppato però l’”atmosfera industriale” che rende tale il distretto. Questi operatori non hanno sviluppato una vera e propria cultura imprenditoriale concorrenziale, innovativa e di prodotto/mercato finale. Hanno risentito di un’eccessiva dipendenza dalla grande impresa, conservando per sé una visione di corto raggio dell’impatto tecnologico sulla produzione, limitandosi ad adottare innovazioni che assicurassero riduzioni di costi e non impegnandosi a conoscere le possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico, né tantomeno a sollecitare con le proprie esigenze l’attività degli operatori di ricerca.

Quanto alla grande impresa, è stata sempre impegnata in un solo settore (siderurgico) e non ha sviluppato efficienti processi di trasferimento esterno delle esperienze condotte nei propri impianti e delle innovazioni applicate nei propri processi di produzione.

Ne ha risentito il sistema complessivo locale, dove non sono maturate relazioni e cooperazioni, perché ostacoli burocratici, isolamento e divergenze degli operatori locali ne impediscono lo sviluppo.[4]

Quanto alla cultura industriale, questa è senz’altro presente. Generazioni di operai metallurgici hanno assimilato capacità tecniche e specializzazione grazie ad una consolidata pratica di learning on job. In seguito la formazione di capitale umano è stata “istituzionalizzata” in strutture apposite: c’è a Terni un istituto di formazione tecnica e recentemente è sorta la facoltà di ingegneria dei materiali. Inserimento recente e necessario per colmare un vuoto avvertito da tempo. 

Quanto alla cultura industriale, questa è senz’altro presente. Generazioni di operai metallurgici hanno assimilato capacità tecniche e specializzazione grazie ad una consolidata pratica di learning on job. In seguito la formazione di capitale umano è stata “istituzionalizzata” in strutture apposite: c’è a Terni un istituto di formazione tecnica e recentemente è sorta la facoltà di ingegneria dei materiali. Inserimento recente e necessario per colmare un vuoto avvertito da tempo. 

 

Unità locali per classi di addetti: composizione percentuale[5]

Classi di addetti

1971

1981

1991

0-1

50,6

48,5

44,4

2

24,6

23,3

23,9

3-5

15,4

17,2

20,5

6-9

4,5

5,4

5,9

10-19

2,6

3,4

3,1

20-49

1,5

1,6

1,8

50-99

0,5

0,4

0,4

100-199

0,2

0,1

0,1

200-499

0,1

0,1

0,1

500-999

0,1

1000 e oltre

totale

100,0

100,0

100,0

Fonte: ISTAT, 1994.

 

 

Esigenze del territorio, “diagnosi” ed obiettivi del Parco

La mancanza di una cultura imprenditoriale affermata e di consapevolezza dell’importanza strategica di ricerca e innovazione sono i problemi principali che il Parco scientifico e Tecnologico di Terni fronteggia. D’altra parte la zona offre dei punti di forza: la presenza dell’industria siderurgica ha permesso di avere sul territorio validi operatori di ricerca che si cerca ora di “proiettare” verso il mercato con un’offerta diversificata rispetto al passato.

Fattori, dunque, che possono controbilanciarsi. L’obiettivo primario del Parco è stato ed è quello di elevare il livello tecnologico (e, a monte, quello culturale) del tessuto produttivo. Per promuovere e generare innovazione, il Parco fa leva sugli agenti presenti nel territorio: imprese, strutture di ricerca, strutture finanziarie. In particolare, si cerca di saldare e far interagire il settore dell’offerta di innovazione (cioè il sistema tecnico scientifico costituito da Centri di ricerca, Università e società di servizi reali) con quello della domanda, vale a dire il mercato locale delle imprese; sviluppare la collaborazione tra i diversi agenti che operano sul territorio, sia sul lato della domanda di innovazioni, sia su quello dell’offerta. Per le prime si cerca di organizzare la cooperazione su tematiche innovative di interesse comune, mentre per i secondi l’obiettivo specifico è di aumentarne l’efficacia operativa e la finalizzazione economico industriale.

 

 

Caratteristiche specifiche del settore siderurgico e aspetti della ricerca dell’acciaio.

Nel decennio scorso il settore siderurgico ha attraversato un grave periodo di crisi, tanto che lo Stato ha attuato un piano di risanamento per della siderurgia, con la legge 181/1989, che prevedeva l’attivazione di un fondo speciale di reindustrializzazione nelle aree di crisi siderurgica (Genova, Terni, Napoli, Taranto) e l’intervento di promozione industriale da parte della SPI.

Con gli anni ’90 le prospettive del settore sono cambiate. Sul piano internazionale, è aumentata e si è diversificata la domanda di acciaio (soprattutto per uso costruzioni) ed è cresciuta l’efficienza produttiva e la competizione sui prezzi. Quanto all’Italia, la siderurgia nazionale (laminati piani e prodotti lunghi) è caratterizzata da una grande industria privata di laminati piani che per essere competitiva ha privilegiato l’innovazione finanziaria all’innovazione tecnologica, da un’elevata frammentazione dell’industria dei prodotti lunghi, con conseguente estrema diversificazione delle problematiche di produzione non generalizzabili, e con uno spettro di prodotti molto limitato e a valore aggiunto relativamente basso, da siderurgie senza centri di ricerca corporate.

La partecipazione di capitali esteri nella privatizzazione delle siderurgie degli acciai speciali piani e lunghi, ha assegnato alla ricerca ruoli e responsabilità che la siderurgia nazionale non aveva ancora colto appieno. Ne è conseguita una stabilizzazione delle strutture di ricerca esistenti (in questo caso, il CSM) e la loro proiezione in ambito sovranazionale.[6]

 

Il Parco: Forma societaria e associati

Il PST di Terni, costituito come società consortile a responsabilità limitata, ha attualmente 60 associati, riconducibili a cinque categorie fondamentali di soggetti:

Enti pubblici (Regione Umbria, Provincia e Comune di Terni, Comune di Narni);

Associazioni di categoria;

Centri di ricerca e formazione.

Imprese (oltre 40 in rappresentanza sia della grande impresa che delle pmi)

Banche locali.[7]

Il capitale sociale iniziale ammonta a 243 milioni, ma l’Assemblea ha deliberato un aumento fino a 500 milioni.

 

Il PST intende operare, con meccanismi anche complessi, in vari campi di attività, puntando al possibile, con senso di realismo, a sviluppare, tra i differenti attori, collaborazioni, aggregazioni e sinergie su determinate filiere tecnologico-produttive correnti sia con le realtà e con le specializzazioni esistenti sia con le potenzialità di diversificazione e di sviluppo economico del territorio. A livello di azioni specifiche la missione del Parco prevede le seguenti fondamentali aree di intervento:

·        diffusione dell’innovazione e trasferimento tecnologico verso le pmi;

·        progetti di ricerca per singole pmi di portata economica di norma contenuta;

·        progetti integrati di Ricerca/Innovazione di forte impegno e valenza strategica, implicanti diffuse collaborazioni e connessioni in rete a livello locale, nazionale ed internazionale;

·        creazione e attrazione di nuove iniziative imprenditoriali ad alta tecnologia;

·        formazione specialistica e mobilità delle risorse umane;

·        servizi ausiliari all’impresa (financing per ricerca e innovazione, proprietà industriale e contrattualistica, marketing e brokeraggio tecnologico, ecc.)

 

 

Le tipologie di intervento del Parco sono la fornitura di servizi di informazione e di consulenza/assistenza tecnica (interventi a spot di piccole dimensioni, «problem solving»); la formulazione di progetti di ricerca e di trasferimento tecnologico (su scala di laboratorio e/o industriale di impegno limitato).

Il PST svolge essenzialmente un ruolo di snodo e di interfaccia tra domanda e offerta: interviene direttamente nelle fasi di promozione e individuazione di idee, progetti e opportunità per innovazione e sviluppo, di ricerca di partners e contributi tecnico-specialistici, di canalizzazione dei progetti, nei più opportuni programmi e strumenti (locali, nazionali, comunitari) di supporto finanziario. In alcuniu casi il Parco cura il coordinamento ed il project management della fase attuativa; la realizzazione del progetto è demandata a soggetti associati e/o a terzi dotati dei necessari specialisti e mezzi operativi.

Gli interventi e i progetti sinora promossi o avviati riguardano prevalentemente i seguenti settori, che possono ritenersi prioritari  con riferimento alle realtà e potenzialità del ternese:

·        i materiali speciali, particolarmente quelli metallici e compositi;

·        la meccanica e l’impiantistica;

·        l’ambiente e l’energia;

·        le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, con particolare riguardo alle tecnologie dello Spettacolo e alle tecnologie per l’automazione e il controllo di processi

·         

Progetti approvati e avviati:

·        costo totale: 6,6 mld; contributi: 4,8 mld (0,9 da fonti esterne, non regionali)

·        diffusione dell’innovazione (progetto RETECH)

·        Innovation Relay Center Toscana/Umbria (RECITAL)

·        Accademia Europea Effetti Speciali diretta da Carlo Rambaldi

·        Progetto ADAPT sulla manutenzione di impianti e di edifici

 

Progetti approvati da avviare

·        Costo totale: 34 mld; contributi: 22,5 mld (di cui 17,5 da fonti esterne)

·        Progetto di Ricerca “Valorizzazione energetica di rifiuti urbani e industriali e di biomasse”

·        Due programmi per il sostegno finanziario alle pmi umbre per attività di ricerca /innovazione in collaborazione con Centri di ricerca o altre imprese (TERRI e PERRI)

·        Due progetti di formazione multiregionali : METALLEADER e INNOPLUS

·        Progetto per l’innovazione territoriale transregionale (LINK) proposto e coordinato dalla Scuola S.Anna di Pisa

·        Progetto “Metodi e tecnologie innovative per progettazione Parchi tematici e realizzazione creazioni animate”

 

Progetti presentati in istruttoria

·        Costo totale 54 mld; contributi 37,5 mld, di cui 37 da fonti esterne;

·        Piani di potenziamento di reti di ricerca in aree depresse  (progetto Tecnopolit LISES)

·        Mostra di creazioni artistico-tecnologiche del settore effetti speciali

·        Parchi tematici a valenza mista (ludica-culturale, artistica-scientifica) sul territorio

 

 

 

 

 

Iniziative specifiche

 

TERRI e PERRI

Nell’ambito dei Programmi di iniziativa comunitaria (PIC) il PST ha promosso e gestisce misure volte ad incentivare la cooperazione nella ReS delle pmi locali e delle istituzioni qualificate nel settore Ricerca e Tecnologia .

TERRI e PERRI (Terri: PIC ResiderII, Azione C, Misura 7.d.5; Perri: PIC PMI, Azione B, Misura 7.5) sono due programmi in base ai quali la Regione Umbria concede alle pmi contributi a fondo perduto per la copertura di parte dei costi che esse sostengono nella realizzazione di progetti di ricerca finalizzati all’innovazione di prodotto e di processo svolti in collaborazione con altre pmi, con istituzioni e centri di ricerca, Università e centri di trasferimento tecnologico.

La dotazione finanziaria complessiva per i due progetti supera i 5 miliardi (2 per il progetto Perri, 3 mld e 120 milioni per il Terri).

In questo modo le piccole e medie imprese, singole o associate, vengono agevolate nell’introduzione di innovazioni con il cofinanziamento al 50% (fino ad un massimo di 200 milioni) per progetti da esse presentati in base ai quali stipulano una convenzione con il Parco per l’attuazione.

 

RETECH

E’ un progetto avviato nel 1995, cofinanziato all’80% dalla Regione Umbria, nell’ambito del DOCUP – obiettivo 2, della durata di due anni. Il soggetto attuatore, il PST, ha mirato a individuare e definire la struttura dell’offerta locale di tecnologia e ricerca, da una parte e di domanda e opportunità di innovazione nelle pmi dall’altra, ha elaborato progetti di ricerca e trasferimento tecnologico e commissionato dimostratori di tecnologie per il territorio all’ISRIM ed al CSM. Il progetto ha coinvolto risorse per 4 miliardi, e sarà proseguito e sviluppato nel triennio1997-99.

 

Innovation Relay Centre Toscana /Umbria (RECITAL)

Questo organismo è cofinanziato al 55% dall’UE, si inserisce nella rete degli Innovation Relay Centers nazionali (7) ed europei (50). Questo tipo di struttura (v. Cap. IV) promuove l’informazione su iniziative comunitarie ed agevola la presentazione di progetti di ricerca in ambito europeo grazie ai collegamenti con i centri analoghi in tutta Europa. Per il biennio ‘95-’97 il progetto ha comportato un costo pari a 220 miliardi.

 

Progetto LINK

L’iniziativa è proposta e coordinata dalla Scuola S.Anna di Pisa ed implica azioni specifiche volte a sperimentare nuove metodologie nei servizi tecnologici e nella formazione. Il progetto ha respiro nazionale e coinvolge quattro parchi (Pisa/Pontedera, Benevento, Brindisi ed, appunto, Terni) inseriti in quattro aree geografiche di cui si cerca di esaltare la specializzazione.

Per Terni, gli interventi riguardano i settori dei materiali, della computer-grafica-multimadiale-effetti speciali, finanza speciale d’impresa, tele servizi per le pmi. Il progetto comporta un costo di 3,5 miliardi.

 

Accademia Degli Effetti Speciali

L’iniziativa di creare l’Accademia degli effetti speciali è nata nell’ottica di promuovere la diversificazione del panorama economico locale, avvalendosi delle esperienze consolidate nell’area (Centro multimediale di Terni, iniziative per il cinema del Comune di Narni ed in generale la rilevanza del settore spettacolo in ambito regionale). L’obiettivo è quello di formare una nuova figura professionale, quella del “creatore” di effetti speciali, coniugando arte e creatività con scienza e tecnologia e ponendosi come punto di riferimento del settore.

La Scuola è la prima del genere in Italia e in Europa. Diretta dal Maestro Carlo Rambaldi, coinvolge una ventina di esperti del ramo e attrae nuove specializzazioni e pmi per creazioni artistiche, micromeccanica, computer-grafica, scenografia.

Oltre alla creazione di competenze nel campo dello spettacolo, l’Accademia può dar luogo a ricadute socio-economiche a livello locale e regionale (arte turismo e festivals), coadiuvate anche dal progetto riguardante i Parchi tematici e le Creazioni animate, approvat6o ed in via di attuazione.

 

 

 

CSM

Il contesto in cui opera il Parco è dunque quello di un’area che ha subito un processo di “deindustrializzazione” che oggi cerca di diversificare e riorientare le proprie attività. Emblematico di questa realtà mi è sembrato il caso del CSM,il maggior centro di ricerca applicata operante nella zona e che partecipa alla Srl con una quota del 5% circa.

Il Centro era legato all’attività siderurgica dell’ILVA, ma in seguito alla privatizzazione del gruppo industriale pubblico, ha modificato la sua struttura e le sue funzioni.

 

Struttura

Fino alla privatizzazione dell’ILVA, il CSM apparteneva alla SOFIM, società del gruppo IRI, che deteneva l’87% della proprietà, mentre il restante 13% era diviso tra Fiat e Finmeccanica. Il Centro operava presso gli stabilimenti siderurgici di Taranto, Terni, Genova. La sede centrale era a Castel Romano. Dopo la privatizzazione del gruppo siderurgico, le sorti del Centro sono rimaste legate principalmente alla AST, che ha continuato, per quel che riguarda la ricerca nei materiali, il cammino già avviato dall’ILVA e ha mantenuto i rapporti di collaborazione con il Centro, mentre il Gruppo Riva, che ha acquisito gli impianti di Taranto e Genova (ILVA Laminati Piani), non ha assunto impegni sistematici nella ricerca.

Dal 1997 il Centro è una società per azioni, cui partecipano la SOFIM con una quota del 25% circa delle azioni (parte delle quali sono in vendita); le Acciaierie Speciali Terni SpA (cioè il gruppo Krupp-Agarini-Tiessen) con il 15%; la multinazionale argentina Tekint, a nome di Dalmine di Bergamo, con l’8%; il gruppo americano Vesuvius (ceramici e refrattari) con un altro 8% e la Fincantieri con il 10%. Il resto appartiene a piccoli azionisti. Resta quindi sotto il controllo pubblico circa il 45% delle azioni (le quote SOFIM e Fincantieri), mentre il resto è in mano a privati. È rilevante il fatto che azionisti, e committenti, di notevole peso siano tre gruppi multinazionali di grandi dimensioni (Krupp, Tekint e Vesuvius).

Le principali commesse di ricerca vengono dalla AST, e di conseguenza le attività del Centro si sono concentrate a Terni, che è diventata la sede più importante fra quelle in cui esso opera, mentre quelle di Taranto e Genova sono state ridimensionate, essendo venuta meno la collaborazione stabile con gli impianti siderurgici lì dislocati.

Il mutare della situazione ha sollecitato anche una maggiore versatilità degli obiettivi di ricerca perseguiti dal CSM, che dall’iniziale specializzazione siderurgica è passato ad interessarsi anche allo sviluppo di altri materiali: è particolarmente attivo nel settore dei ceramici, e ha avviato una nuova sede a Trento impegnata proprio in questo campo.

Il Centro conta oggi circa 350 addetti. Da due anni non assume nuovo personale, ma si avvale della collaborazione di neolaureati borsisti presso il CSM o sotto contratto di ricerca.

 

Funzioni.

Il CSM produce know-how e brevetti nel campo della siderurgia e dei ceramici.

È il principale centro di ricerca operante nel Parco di Terni. Ha avviato rapporti di collaborazione con l’Università di Perugia e Terni, favorendo la mobilità dei suoi ricercatori, alcuni dei quali insegnano nell’Ateneo (Facoltà di Ingegneria dei Materiali), e coopera con l’ISRIM e il MURST su temi di interesse ecologico.

Il Centro ha avviato con il BFI di Düssendorf un rapporto di partnership in progetti CECA.

Inizialmente il Centro era impegnato in attività modellate sulle esigenze dell’ILVA: i risultati della ricerca venivano applicati in impianti siderurgici a ciclo integrale ed elettrico. Inoltre il CSM assicurava al gruppo siderurgico pubblico servizi di consulenza ed assistenza tecnica.

 Dopo la privatizzazione dell’ILVA e la costituzione in SpA del Centro, la domanda che quest’ultimo ha dovuto fronteggiare è cambiata: i committenti sono aziende con una prospettiva d’azione ed una strategia imprenditoriale diverse da quelle che potevano essere proprie di un’azienda di Stato. Questo comporta implicazioni favorevoli e possibili ostacoli all’attività di ricerca.

Le implicazioni favorevoli sono legate al diverso tipo di incentivi che le due diverse situazioni presentano: un’istituzione che collabora con un ente pubblico o con l’industria di Stato (come era il CSM fino al 1997) ha minori stimoli alla produttività ed alla competitività rispetto ad un soggetto che si cala nella logica di mercato perché interlocutore di imprese private che ne sono allo stesso tempo proprietari e committenti.

Il CSM, con la sua struttura societaria di SpA, rappresenta un unicum nel panorama dei centri di ricerca siderurgica europei: laddove gli altri centri si caratterizzano per essere centri di costa di imprese siderurgiche o fondazioni supportate da consorzi siderurgici, il CSM dave svolgere attività di marketing per identificare la propria committenza su un mercato libero, almeno nei settori tecnolo e commerciali di interesse non diretto dei propri azionisti.

Il mutare degli incentivi assume poi un significato particolare in un caso come questo, perché riguarda un operatore che svolge attività di ricerca: l’interazione con i produttori industriali ed il mercato può rappresentare un valido metodo per la valutazione dei risultati della ricerca svolta.

Un altro aspetto favorevole della mutata struttura del CSM  e dell’ambito in cui esso opera è la logica cooperativa di respiro europeo che esso ha acquisito e che gli ha consentito di affrontare problematiche di interesse degli azionisti di alto rischio, richiedenti rilevanti risorse finanziarie, e ha reso possibile la presenza di esperti del centro in comitati di consultazione e monitoraggio di organismi comunitari.

La collaborazione ha permesso di cogliere tempestivamente le tendenze tecnologiche in atto, anticipando esigenze di mercato o cambiamenti strutturali nei cicli di fabbricazione che altrimenti in Italia sarebbero venuti a compimento con ritardo. Se da un lato questo ha permesso agli azionisti di essere presenti sul mercato con prodotti di punta e tecnologie di frontiera, dall’altro ha reso il CSM un centro di ricerca anticipatore di innovazioni sostanziali.

Quanto agli ostacoli, essi riguardano il tipo di ricerca che un Centro di questo tipo può svolgere, o, in altri termini, il genere di progetti che i committenti sono disposti a finanziare. Tradizionalmente la ricerca pura, non legata ad applicazioni produttive ed a ritorni economici immediati, viene compresa tra le funzioni delle Università e degli enti di ricerca pubblici, mentre l’interesse delle imprese alla ricerca si limita allo sviluppo sperimentale o al massimo alla ricerca applicata. In effetti, anche nel caso considerato, i finanziamenti che il CSM riceve riguardano generalmente progetti di ricerca su scala pilota o su scala effettiva. Alcuni progetti d’avanguardia (ad esempio lo sviluppo di un nuovo tipo di colata per nastri in acciaio, attivo da dieci anni) vengono avviati dal Centro senza la partecipazione di imprese, i cui finanziamenti sopraggiungono appena si raggiungono i primi risultati passibili di applicazione operativa. Si tratta di progetti che possono essere definiti di ricerca base «finalizzata» e che generalmente proseguono come ricerca applicata. Ora, il problema è se il passaggio dalla collaborazione con un soggetto pubblico a quella con dei privati possa limitare il raggio d’azione del centro. Essendo cambiata la sua struttura da poco più di un anno, è ancora presto per avere delle evidenze.

Un’osservazione che comunque è possibile fare riguarda la dipendenza del Centro (e degli istituti di ricerca in generale) dalle strategie seguite dai committenti, pubblici o privati che siano. Una struttura di ricerca legata principalmente all’operatore pubblico risentirà dell’andamento degli stanziamenti attuati per la ricerca a livello nazionale, determinati dalle linee politiche tracciate dai governi centrali: una politica di bilancio restrittiva taglia i fondi destinati alla ricerca (specialmente in Italia). Allo stesso modo, un centro studi finanziato dai privati avrà maggiori o minori risorse a seconda che le imprese siano o meno favorevoli all’impegno nella ricerca, atteggiamento che in un privato può subire l’influenza dell’andamento del mercato o di strategie aziendali adottate dal soggetto. Nel caso del CSM, il “pericolo” è rappresentato soprattutto dalle più recenti linee di condotta del gruppo Krupp, che ha chiuso in Germania vari suoi centri di ricerca. D’altra parte la varietà della composizione degli azionisti può essere per il CSM  una salvaguardia da questa ed altre eventualità negative.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SOCI E QUOTE DEL PARCO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO DI TERNI

(quote versate al 07.01.98)


 

 

 

 

 

 

 



[1] La società Terni è stata fondata da Vincenzo Stefano Breda nel 1884.

[2] SINIGAGLIA, in Graziani, op.cit., p.212.

[3] L’altro blocco è la ILVA Laminati Piani acquisita dal Gruppo Riva, che include gli impianti di Taranto e Genova: il primo è attivo, mentre il secondo è stato parzialmente smantellato. Quanto agli altri impianti dell’ILVA, quello di Piombino è passato sotto il controllo della Lucchini, mentre quello di Bagnoli è stato smantellato del tutto, lasciando posto ad un progetto di recupero ambientale.

[4] PAGLIUCCI “ Verticalizzazione e diversificazione produttiva nell’area di Terni”, relazione presentata all’Assemblea annuale dell’API di Terni, 10 giugno 1995.

[5] ISTAT: “Imprese, istituzioni e unità locali – Fascicolo provinciale TERNI”, 7° censimento generale dell’industria e dei servizi.

[6] “L’internazionalizzazione del CSM: obiettivi, azioni, strumenti – Documento programmatico”, a cura della Direzione rapporti internazionali, Roma, Gennaio 1998.

[7] I soci principali del PST, oltre agli enti locali, sono:

·         Sviluppumbria

·         Università di Perugia

·         BIC Terni SpA

·         CSM SpA

·         ISRIM Scrl

·         Cassa di Risparmio di Terni

·         Associazione industriali di Terni

·         Confederazione Italiana della Piccola e Media impresa

·         Unione delle Camere di Commercio

·         Confederazione Nazionale dell’Artigianato

·         Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato

·         BUSSI e Figli

·         ESSE-CI Srl

·         FAE SpA

·         GAROFOLI SpA

·         ITALMATCH SpA

·         ITELCO SpA

·         META CONSULTING Srl

·         NUOVA FIBRES Srl

·         SIVEL Srl

·         TECNOCENTRO Srl

·         VENTURI Snc

·         Acciai Speciali Terni SpA SpA

·         Sommer SpA

·         A.E. S. Srl

·         C.e.L.I. SpA

·         ILVANETWORK Srl

·         CROSS Srl

·         FORTUNATI

·         Quality Planning Srl

·         PONTI Engineering Srl

·         PRINTER Srl

·         EUROSOFT Srl

·         IBIT