VIAGGIO AD ASGARD
Erano passati quattro mesi dalla terribile battaglia avvenuta nell'aldilà e sia per Atena che per i cavalieri la vita sembrava aver ripreso una parvenza di normalità. Gli uomini, che ignoravano completamente il terribile pericolo che avevano corso, continuavano le loro vite tranquille, mentre la grande eclisse di Ades era stata giudicata solo come un inaspettato e rarissimo avvenimento celeste. Anche per i cavalieri questi primi mesi erano stati tranquilli, tutti loro ricordavano infatti le parole di Zeus, ma la gioia per la vittoria riportata contro Ades, unita a quella per il ritorno degli amici creduti scomparsi per sempre, si era dimostrata più forte della paura per gli avvenimenti futuri. I cavalieri d'oro tornati avevano ripreso a custodire le dodici case, con l'unica eccezione di Libra, che aveva preferito tornare ai Cinque Picchi, luogo che ormai considerava come la sua casa. Virgo aveva seppellito il suo rosario, i cui grani erano tutti scuri in seguito alla morte di tutti i 108 spectre, sotto l'albero si sala, nel giardino accanto alla sesta casa, mentre Kanon era diventato il nuovo cavaliere di Gemini, custode della terza casa. Ormai infatti non solo Atena ma anche gli altri cavalieri lo avevano definitivamente accettato, e da parte sua il cavaliere era deciso a non tradire la memoria del fratello.
Per quanto riguarda i cavalieri di bronzo, Andromeda e Phoenix erano tornati insieme al palazzo della Grande fondazione, e stavolta il cavaliere della fenice aveva accettato di restare qualche giorno insieme a suo fratello. Cristal era invece tornato in Siberia, ma prima aveva usato i suoi poteri per creare un sarcofago di ghiaccio intorno alla tomba di Acquarius, allo scopo di onorare la memoria di un uomo che, persino dopo la morte, aveva lottato per difendere Atena e la pace sulla terra. Sirio era tornato ai Cinque Picchi insieme al maestro e stavolta si era fermato per alcuni mesi in modo da stare con Fiore di Luna. La ragazza quando lo aveva visto tornare, coperto di ferite ma vivo, era corsa in lacrime ad abbracciarlo. Fiore di Luna non aveva ovviamente riconosciuto l'anziano maestro nel giovane di diciotto anni che era tornato insieme a Sirio, ed anche dopo le spiegazioni era rimasta inizialmente confusa, ma subito dopo si era comportata col maestro come aveva sempre fatto. Ma la gioia maggiore la ebbe senza dubbio Pegasus, ed infatti sarebbe difficile dimenticare lo sguardo del ragazzo quando, sostenuto da Ioria, si era avvicinato tremante a Patricia e, nonostante le ferite, con le lacrime agli occhi, era corso verso di lei e l'aveva abbracciata a lungo. Tutti i cavalieri, persino Phoenix, di solito restio alle lacrime, si erano commossi ed avevano pianto di gioia nel vedere i due finalmente riuniti.
In seguito Patricia era andata a vivere alla casa di Pegasus, alla darsena, e si era presa amorevolmente cura di lui, fasciandogli le ferite, che comunque grazie al potere di Atena si stavano rimarginando rapidamente. Durante quelle settimane, Pegasus aveva raccontato a Patricia le sue avventure da cavaliere, a partire dall'addestramento fino allo scontro contro Ades, passando per la corsa per le dodici case, la battaglia ad Asgard ed il regno sottomarino. Le aveva raccontato dell'amicizia fra lui e gli altri cavalieri, della vera identità di Lady Isabel, e di come avesse a lungo creduto che lei fosse in realtà Castalia. Patricia dal canto suo raccontò la sua vita presso un piccolo villaggio in Grecia, accudita da un anziano artigiano, finché un giorno Castalia non l'aveva trovata. Quando Castalia le aveva detto di venire con lei, Patricia aveva esitato a lungo, ma alla fine aveva deciso di seguirla, perché dentro di se voleva svelare i misteri del suo passato e scoprire per quale motivo era venuta in Grecia tanti anni fa. "Ora" - affermò la ragazza sorridendo al fratello - "sono felice di aver seguito quella donna !"
Solo Lady Isabel non riusciva ad essere completamente felice perché, anche se il pericolo di Ades era stato sventato, la ragazza ben sapeva che la minaccia che si profilava all'orizzonte era forse la peggiore che potesse esserci.
"Una decisione di mio padre non è da sottovalutare. Se ha deciso che l'umanità deve essere distrutta, sarà impresa ardua fermarlo. Ci ha concesso una possibilità, ma sarà una prova alla nostra portata ? Potremo avere delle possibilità contro l'essere più potente dell'universo ?". Queste domande, cui non riusciva a trovare risposta, tormentavano spesso le sue notti, insieme al timore di non essere la degna reincarnazione di Atena.Passarono altri mesi, poi, in una ventosa mattina d'autunno, Lady Isabel convocò i cavalieri alla prima casa del Grande Tempio. Patricia fu molto rattristata nel sapere che suo fratello doveva partire per combattere di nuovo, ma Pegasus la rassicurò, dicendole che ora che l'aveva trovata, non la lascerà per niente al mondo, e la ragazza, seppur dispiaciuta, si era convinta. In fondo, anche Patricia era consapevole che Pegasus era un cavaliere, e che ora che la battaglia con Zeus era ormai incombente, era necessario che i cavalieri fossero pronti. Riuniti i cavalieri, Lady Isabel attese che tutti i cinque eroi fossero di fronte a lei, poi, guardandoli negli occhi, iniziò lentamente a parlare
"Ormai mancano solo tre mesi alla sfida contro mio padre e, anche se non so cosa ci aspetti, sono cera che non si tratterà di una battaglia facile. Molti esseri nella mitologia avevano cercato di sconfiggere Zeus, ma il destino che avevano trovato era stato il medesimo. Tutti loro sono stati colpiti dalla folgore divina e precipitati nel Tartaro, la parte più profonda e buia degli inferi."
La ragazza fece un attimo di pausa, in modo da permettere a tutti di comprendere le sue parole fino in fondo, poi riprese
"E' inutile che vi dica che da questa battaglia dipende la salvezza dell'intera umanità. Zeus è il padre di tutti gli Dei e la sua parola è legge Solitamente quando prende una decisione nulla può dissuaderlo, ma è anche vero che ha sempre mantenuto le sue promesse, se riusciremo a sconfiggerlo non si rimangerà la parola data e l'umanità sarà salva. D'altra parte, se saremo sconfitti, nessuna forza nell'universo potrà fermarlo e l'umanità sarà annientata ! Voi avete accettato di lottare al mio fianco, ma non conoscete i terribili poteri di Zeus, e per questo ora vi chiedo…siete pronti alla lotta cavalieri ?"
Per un attimo tutti i cavalieri restarono in silenzio, avevano già combattuto contro delle divinità, e non si trattava certo di Dei minori, ma sfidare Zeus era forse osare troppo anche per loro. Nessuno di loro aveva mai avuto a che fare direttamente con lui, ma le storie narrate dai miti, insieme alla facilità con cui aveva riportato in vita i cavalieri d'oro e lo stesso Pegasus, erano una più che soddisfacente testimonianza del suo enorme potere. La loro esitazione però durò solo pochi istanti, poi Pegasus sollevò lo sguardo e, fissando Lady Isabel negli occhi, affermò
"Lady Isabel…sono certo di parlare a nome di tutti…eravamo già rassegnati a sacrificarci quando siamo scesi nella porta per l'aldilà, tutto ciò che è successo dopo quel momento è solo un dono inaspettato. Non ci siamo mai tirati indietro prima, non lo faremo certo ora ! Se tu ci guiderai come hai sempre fatto, ti seguiremo in capo al mondo !"Alle parole di Pegasus seguì un cenno di assenso da parte di ciascuno degli altri quattro cavalieri e, nel saperli così vicini a lei, Atena si rasserenò ed accennò un sorriso di gratitudine. Poi la ragazza si volse verso Mur, in piedi a pochi passi da lei, e gli chiese
"L'esito di questa battaglia potrebbe dipendere dalle armature divine, che però sono state gravemente danneggiate durante lo scontro contro Ades ! Mur, puoi ripararle ?"L'attenzione di tutti si spostò sul cavaliere d'ariete, il quale restò in silenzio per interminabili secondi, con gli occhi chiusi e lo sguardo basso. Tutti i cavalieri osservarono il loro compagno, consci che molto dipendeva dalla sua risposta, poi, finalmente, il custode della prima casa aprì gli occhi e rispose "No !"
Più di una volta nel corso delle loro battaglie i cavalieri si erano resi conto del profondo potere che era nascosto nelle parole, le quali spesso si rivelano armi anche più affilate dei colpi segreti, ed infatti questa semplice sillaba fece calare su di loro un velo di sconforto e smarrimento. "Riparare le armature divine va al di là delle mie possibilità, mi dispiace cavalieri ! Quelle armature sono nate dal sangue divino, unito al cosmo dei cavalieri che si espandeva verso l'infinito. Non riuscirei mai a ripararle, neanche usando il sangue dei cavalieri d'oro !" proseguì Mur
"Mur, hai detto che quelle armature sono nate dal sangue divino, potresti utilizzare il mio per ripararle !"
suggerì Lady Isabel facendosi avanti, ma anche questa volta la risposta del cavaliere d'ariete era negativa "Sarebbe necessaria una quantità troppo elevata di sangue per ripararle tutte e cinque, e poi non sarei comunque in grado di ricreare le condizioni necessarie…no… un tale compito è superiore alle possibilità di qualsiasi uomo !"I cavalieri si accasciarono al suolo perché avevano già capito dove Mur volesse arrivare, quelle erano armature divine, e solo un Dio poteva ripararle. Cristal fu il primo a parlare, con un tono a metà tra il disperato ed il disilluso
"Se le cose stanno così, non ci resta alcuna speranza ! Fra gli Dei dell'Olimpo solo Efesto potrebbe riuscire a ridare a queste armature l'antico splendore, ma…"
"…Ma Efesto è certamente dalla parte di Zeus ed anche se riuscissimo a raggiungerlo, non accetterebbe mai di aiutarci !"
concluse Sirio a voce bassa.Stringendo i pugni, Pegasus affermò "
Vorrà dire che combatteremo senza armature ! Siamo pur sempre cavalieri, ed ora è il momento di dimostrarlo !" Dal tono del ragazzo emergevano una volontà disperata, che non temeva nulla, ma anche esitazione e paura. Il cavaliere infatti sapeva che le loro speranze di vittoria, già minime con le armature, erano praticamente nulle in quelle condizioni."Non ci restano speranze. Forse è meglio rassegnarci…senza le armature divine siamo condannati alla sconfitta !
" affermò Phoenix pensieroso, a braccia conserte."La mia armatura divina conserva le caratteristiche della fenice, può risorgere dalle sue ceneri e ricrearsi più forte di prima, ma per voi non ci erano speranze…"
"Fratello…"
Pegasus avvertì la tristezza del gruppo ed avrebbe voluto rispondere qualcosa, incoraggiare gli amici, ma purtroppo non sapeva cosa dire, le parole di Phoenix, anche se secche, erano fondamentalmente vere.
"Ti sbagli, Phoenix ! Esiste una speranza !" Fu Mur a pronunciare queste parole, con un tono deciso e sicuro.
"Che intendi dire…sai forse come riparare le armature ?"
si affrettò a chiedergli Andromeda, con tono speranzoso."Come ho appena detto, non posso riparare le armature, ma forse so chi può farlo !"
"Parla presto, non tenerci sulle spine ! Di chi si tratta ?"
"La vostra intuizione era giusta, solo un essere soprannaturale può riparare le armature, ma Efesto non era il solo ad avere un tale potere. Dovete raggiungere Asgard e trovare il nano Etri. Ora come ora era lui la nostra unica speranza !"
"Ad Asgard…"
Sussurrò Cristal con un filo di voce"Chi è il nano Etri ?"
Chiese Pegasus sentendo la speranza rinascere dentro di lui."Pegasus, credo di aver capito cosa intenda Mur. Quella dei nani è stata una delle prime stirpi ad apparire sulla terra, una stirpe antica quanto quella degli Dei e sin dall'antichità si stabilirono ad Asgard, nascosti nelle caverne più profonde. Essi temono la luce del sole, che può trasformarli in pietra, ma sono fabbri abilissimi !"
spiegò Sirio al compagno, ricordando quando il maestro gli parlò di queste strane creature."E' così cavalieri. Etri è il nano che forgiò le armi degli Dei di Asgard. Armi come Mjomnir, il martello di Thor, o la spada Balmunk, della quale voi stessi vi siete serviti in passato !" concluse Mur
"Dunque dobbiamo tornare ad Asgard, trovare questo Etri e convincerlo a riparare le nostre armature ! E' così, grande Mur ?"
chiese Pegasus con una ritrovata sicurezza, ed il custode della prima casa annuì."Bene, allora partiremo subito, manca poco tempo alla battaglia finale contro Zeus. Lady Isabel, è meglio che lei rimanga qui, non ha senso che si stanchi in un viaggio fino ad Asgard !"
"Lo penso anch'io ! Stavolta non avremo bisogno del suo aiuto. E' molto meglio che lei resti qui e raccolga le forze in vista della prova che ci aspetta !
"A queste parole, Lady Isabel avrebbe voluto controbattere qualcosa, ma poi alla fine accettò, consapevole che i cavalieri avevano ragione e che era indispensabile che lei fosse nel pieno delle forze per affrontare Zeus.
"Io non verrò con voi !"
affermò improvvisamente Phoenix, appoggiato ad una colonna con le braccia conserte"Fratello…sei certo di quello che dici ?"
"Si, Andromeda. Come ho già detto la mia armatura si riparerà da sola se sarà necessario. Al contrario andrò di nuovo sull'Isola del Riposo, in modo da solidificarla con la lava vulcanica !"
Anche se triste, Andromeda annuì, e così fecero gli altri cavalieri, ormai pronti alla partenza.
"Prima che andiate c'era ancora una cosa…seguitemi cavalieri !" affermò Mur voltandosi per entrare nella prima casa. Pegasus, Sirio, Cristal ed Andromeda seguirono l'amico fino all'ingresso per una delle stanze del tempio, poi Mur continuò "I nani sono creature insidiose, spesso amano mettere alla prova le persone… convincere Etri potrebbe essere più difficile del previsto…potreste dover combattere, e forse queste vi saranno utili !" Il cavaliere si spostò in modo da permettere agli altri di entrare nella stanza, nella quale si trovavano quattro armature di bronzo. Osservandole bene, i cavalieri si accorsero che non erano armature comuni, erano quelle che avevano indossato ad Asgard e nel regno di Nettuno, solide e lucenti come lo erano un tempo. "Non posso riparare le armature divine, ma, con l'aiuto degli altri cavalieri d'oro, ho potuto comunque forgiare queste corazze per voi. Come vedete sono identiche a quelle che avete già utilizzato in passato, ed anche la loro resistenza era la medesima. Queste armature si rivelerebbero certamente inutili contro gli Dei, ma vi saranno sicuramente di aiuto se Etri dovesse mettervi alla prova !"
I cavalieri si avvicinarono alle corazze, e subito i loro cosmi interagirono con le armature, avvolgendo i ragazzi in auree di energia brillanti e lucenti. Poi, all'improvviso, le armature si scomposero ed i vari pezzi volarono sui corpi dei quattro eroi. Per alcuni attimi i cavalieri ammirarono le armature, poi, a nome di tutti, Pegasus ringraziò Mur per il suo indispensabile aiuto. Mur annuì ed affermò "Andate ora, non c'era tempo da perdere. L'ora della battaglia finale si avvicina sempre di più ! Vi teletrasporterò ad Asgard, vicino al palazzo di Ilda di Polaris"
Con indosso le nuove armature e negli scrigni quelle divine, semidistrutte, i cavalieri salutarono Lady Isabel e Phoenix, poi Sirio fece un cenno a Mur, il quale bruciò il suo cosmo. I cavalieri furono avvolti da una luce dorata per alcuni secondi, poi, quando la luce si fu dileguata, di loro non c'era più traccia.
In quello stesso momento infatti i quattro giovani erano ad Asgard, nel piazzale di fronte alla statua di Odino. I cavalieri si guardarono attorno, riconoscendo subito il luogo, e nello stesso momento tornarono loro in mente lo scontro con Orion, avvenuto proprio in quel piazzale, ed il sacrificio del cavaliere del Nord per sconfiggere Syria. In quel momento ad Asgard stava nevicando, ed un gelido vento sferzava i volti dei quattro eroi. "Non è cambiato proprio niente !" disse Pegasus rabbrividendo per il freddo e facendo sorridere gli altri ragazzi. Poi, guardandosi attorno, Cristal notò delle persone venire verso di loro, avvolte in pesanti mantelli per difendersi dal freddo. "Guardate, c'è qualcuno !" disse rivolto ai compagni, che si voltarono in direzione dei nuovi venuti. All'inizio nessuno di loro riuscì a capire di chi si trattasse, ma comunque sapevano che non c'era pericolo in quanto la catena di Andromeda non reagiva in alcun modo. Poi, quando i quattro vennero più vicini, i cavalieri li riconobbero, e subito corsero verso di loro, felici di rivederli. Si trattava infatti di Ilda e Flare, accompagnate da Mizar ed Alcor. I due fratelli, riconciliatisi in seguito alla battaglia contro Andromeda e Phoenix, erano gli unici cavalieri di Asgard sopravvissuti, ed ora Pegasus e gli altri erano felici di rivederli, stavolta da amici. Ilda fu la prima a parlare, e, con tono amichevole, affermò "Sono felice di rivedervi cavalieri di Atena, pochi attimi fa ho percepito il vostro cosmo provenire da qui e mi sono affrettata a raggiungervi. Quali motivi vi hanno condotti qui, ad Asgard ?" La domanda era rivolta a tutti loro, ma Pegasus rispose per primo in tono grave "Non si tratta purtroppo di una visita amichevole, Ilda. Io e gli altri siamo qui perché abbiamo bisogno del tuo aiuto !" Vedendo la preoccupazione negli occhi del giovane cavaliere, come pure in quelli dei suoi compagni, Ilda affermò "Capisco, e purtroppo devo confessarvi che il vostro arrivo non mi coglie inaspettata. Già mesi fa, in occasione di quell'eclisse improvvisa, ho percepito chiaramente il male nell'aria… e se ora uomini valorosi come voi hanno bisogno di aiuto, la situazione deve essere molto grave." La sacerdotessa prese un attimo di pausa, poi riprese "Vi aiuterò, di questo siate certi, a voi devo non solo la mia vita ma anche la salvezza di tutta Asgard. Seguitemi a palazzo, lì potremo parlare con calma !" La ragazza si voltò e, seguita da Flare, i cavalieri, Mizar ed Alcor, si avviò verso il palazzo. Durante i pochi metri di cammino, Flare si avvicinò a Cristal e, sorridendogli, gli disse "Sono felice di rivederti, cavaliere. Tempo fa ho avvertito il tuo cosmo indebolirsi ed ho temuto per la tua vita !" Sorridendo a sua volta, Cristal le rispose in tono rassicurante "Sono un cavaliere di Atena, è mio dovere lottare per difendere la mia Dea. Non devi preoccuparti per me !" La ragazza annuì con un sorriso e disse "So bene che sei un guerriero coraggioso e pronto a tutto, ma cerca comunque di essere prudente !" Poco più indietro, Andromeda parlava con Mizar ed Alcor, i quali gli raccontarono brevemente l'incontro con i loro genitori, che avevano chiesto perdono ad Alcor per le loro azioni e lo avevano accolto a braccia aperte, felici per averlo ritrovato. Qualche minuto dopo, i cavalieri erano in una stanza riscaldata dal fuoco di un caminetto. Lì Pegasus spiegò brevemente ad Ilda la situazione, raccontandole di come sconfissero Ades, dell'apparizione di Zeus e delle parole di Mur relative al nano Etri, poi concluse chiedendo "Puoi aiutarci ?" La donna annuì e rispose "Vi aiuterò come posso, ma purtroppo il nano Etri non si trova ad Asgard, o almeno non in questa Asgard !"
Queste parole generarono un attimo di smarrimento nei cavalieri, che non riuscirono a capirne il senso, poi la celebrante di Odino riprese "La terra di Asgard in cui vi trovate ora è solo una parte del regno di Odino, e si trova nel reame di Midgard…"
"Midgard ? Che significa, non capisco…"
"E' uno dei sette reami del mondo, Andromeda. Secondo la mitologia la terra è divisa in sette reami, ciascuno abitato da un tipo diverso di creature. Midgard è il reame abitato dagli esseri umani !"
spiegò Cristal all'amico, poi Ilda annuì e continuò "Per trovare il nano Etri dovete raggiungere il reale reame di Asgard, dove vive il nostro signore Odino insieme alle altre divinità !""Il vero reame di Asgard…come possiamo raggiungerlo ? Esiste un modo ?"
"Esiste solo un collegamento tra il reame di Midgard ed Asgardm, ma è molto rischioso. Si tratta di una strada che è severamente vietata a tutti noi abitanti del Nord. Pochi l'hanno percorsa, ma nessuno è mai tornato indietro !"
A queste parole, Mizar si voltò verso Ilda con uno sguardo interrogativo e le chiese "Esiste una via…non ne avevo mai sentito parlare, mia regina !" La ragazza annuì e spiegò "Si tratta di una strada segreta, conosciuta solo da noi celebranti ! Vietare a chiunque di recarsi in quel luogo è uno dei compiti della celebrante di Odino !"
"Ma allora…neanche noi potremo percorrerla ?"
"No, Andromeda ! Voi cavalieri avete già dimostrato la vostra lealtà ed in passato avete fatto molto per Asgard. Inoltre dal vostro viaggio può dipendere l'esito della battaglia contro Zeus, e da quella battaglia dipende il destino dell'intera umanità, incluse le genti di Asgard…Vi indicherò la strada, anche se non potrò venire con voi perché, come vi ho appena detto, quel luogo è vietato a tutti noi abitanti del Nord, compresa la celebrante di Odino !" la donna si fermò per qualche attimo, poi si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra, indicando con la mano una montagna poco distante, la cui cima era avvolta dalle nubi, e proseguì in tono grave "Ogni mattina, all'alba, per pochi istanti in cima a quella montagna appare un arcobaleno. Non si tratta di un arcobaleno comune, il suo nome è Bifrost ed è l'unico collegamento tra Midgard ed Asgard…"
"L'unico strada… è un arcobaleno ?"
chiese Pegasus con tono incredulo, e la ragazza senza voltarsi rispose "Si, ma come ti ho detto non è un arcobaleno comune, ma un vero e proprio ponte. Quando la base apparirà, dovrete affrettarvi, perché avrete a disposizione solo pochi istanti, poi si scioglierà come se non fosse mai esistita. La parte centrale dell'arcobaleno è invece solida, ma anche in questo caso dovrete stare molto attenti, perché il ponte è percorso da venti fortissimi e se dovreste cadere, precipitereste senza possibilità di salvezza !"Pegasus annuì, ma poi si alzò ed affermò
"Non importa quali possano essere i pericoli, siamo cavalieri e non ci tireremo indietro. Grazie per il tuo aiuto, Ilda, le tue parole sono state preziose…partiremo immediatamente !" e subito dopo si voltò verso i compagni, trovando nei loro sguardi la sua stessa determinazione. La celebrante di Odino annuì ed osservò in silenzio i cavalieri alzarsi e mettere sulle spalle i pesanti scrigni contenenti le armature divine. Flare li osservò, con uno sguardo preoccupato, poi si alzò a sua volta e disse "Aspettate…prima di andare permettetemi almeno di darvi degli indumenti pesanti per difendervi dal freddo. Ne avrete bisogno visto che dovrete passare la notte in cima alla montagna, in attesa dell'alba e dell'apparizione di Bifrost !" poi, prima che i ragazzi possano dire qualcosa, Flare scomparve nei corridoi del palazzo, per poi riemergerne dopo qualche minuto, con in mano dei pesanti mantelli di lana grezza. La ragazza ne porse uno a ciascuno dei cavalieri, che la ringraziarono con gratitudine. Ilda si avvicinò alla sorella, mostrando di apprezzare anche lei il suo gesto, poi si rivolse ai cavalieri "Andate ora, il viaggio verso la montagna è lungo e dovrete raggiungerne la cima prima dell'alba. Alcor vi accompagnerà fino alle pendici !" la ragazza si voltò verso il suo cavaliere, il quale mosse la testa in senso affermativo, poi proseguì "State sempre in guardia e soprattutto ricordate che ad Asgard il tempo scorre in modo diverso rispetto alla terra. Ricordate anche che avrete solo pochi secondi prima che l'estremità di Bifrost scompaia, dovrete rapidamente raggiungere la zona solida del ponte, e da lì proseguire verso il palazzo di Odino !" I cavalieri accettarono i consigli, poi, accompagnati da Alcor, uscirono dal palazzo. Ilda e Flare li osservarono mentre le loro sagome scomparivano nella tormenta di neve, e la celebrante pensò "Una dura prova vi attende…buona fortuna, cavalieri !"Nelle ore successive Alcor guidò i cavalieri fino alle pendici della montagna, poi li dovette salutare, obbligato dalle dure leggi del suo paese a restare lì, e li osservò intenti ad iniziare la scalata, aiutati dalla catena di Andromeda. La scalata era resa difficile dalla neve, che ostacolava i cavalieri e non permetteva loro di vedere con chiarezza, e dal ghiaccio, che aveva reso le rocce scivolose, ma dopo molte ore, raggiunsero finalmente la cima. Era ormai il tramonto ed i quattro amici si accucciarono in un angolo, in qualche modo riparato da una roccia, stringendosi il più possibile nei mantelli dati loro da Flare, mentre la temperatura si abbassava sempre di più, e dentro di loro i ragazzi ringraziarono di nuovo Flare per quel dono semplice ma veramente indispensabile. Pegasus, con le labbra bluastre per il freddo, disse ai compagni
"Non possiamo continuare così, se restiamo qui fermi non riusciremo a superare la notte !""Abbiamo bisogno di un fuoco, e forse so come accenderlo !
" affermò Sirio alzandosi. I tre amici osservarono il loro compagno guardarsi attorno per qualche minuto, per poi chinarsi verso il suolo e ritornare verso di loro con in mano due pietre e degli sterpi. Sedutosi di nuovo, Sirio batte fra loro le due pietre, e quasi istantaneamente delle piccole scintille cadono sugli sterpi, che presero immediatamente fuoco. I quattro cavalieri si accoccolarono intorno al debole fuoco e, rannicchiati nei mantelli, dormirono per qualche ora, poi, poco prima dell'alba, si alzarono in piedi, in attesa dell'apparizione di Bifrost. Non appena i tiepidi raggi di sole comparirono all'orizzonte, uno spettacolo naturale straordinario si svolse davanti ai quattro amici, ed a poche decine di metri da loro apparvee l'estremità di Bifrost. Senza perdere nemmeno un secondo, i cavalieri corsero verso il ponte, e, senza esitare, iniziarono la loro corsa. Dopo soli pochi attimi l'arcobaleno alle spalle dei cavalieri iniziò a svanire, ma dopo pochi metri i ragazzi sentirono di nuovo una superficie solida sotto i piedi. Voltandosi, si resero conto di essere come sospesi nel vuoto, la montagna alle loro spalle era scomparsa, avvolta nelle nubi, mentre davanti non si vedeva la fine di quello strano ponte. Consapevoli di non avere tempo da perdere, i cavalieri ripresero la corsa verso la loro destinazione. All'inizio del vento di cui aveva parlato Ilda sembrava non esserci traccia, ma ben presto i ragazzi si resero conto della veridicità delle parole della celebrante. I cavalieri avevano appena deciso di rallentare quando una raffica di vento improvvisa fece perdere l'equilibrio a Cristal, che scivolò e cadde dal ponte sotto gli occhi degli amici. "Cristal !!!" urlò Dragone lanciandosi in avanti, ma Andromeda fu più rapido e lanciò subito la sua catena. Le nubi però impedirono di vedere se la catena aveva svolto il suo compito, così Andromeda, con il cuore che gli martellava in petto per la paura, gridò "Ci seiiiii ???" e dopo attimi di silenzio giunse la risposta affermativa di Cristal. Tutti i cavalieri sorrisero mentre Andromeda tirava su l'amico richiamando la catena, e Pegasus e Sirio aiutarono il compagno a risalire sull'arcobaleno. Cristal si era appena rimesso in piedi quando dal nulla arrivò un fascio di energia, che atterrò i quattro amici, anche se fortunatamente restarono comunque sul ponte. "Che cosa è stato ?!" si chiese Pegasus, e la risposta non tardò ad arrivare. Dalla nebbia emerse la sagoma di un uomo, vestito con rozzi indumenti di lana ed in testa un elmo metallico. Costui, sorridendo, si avvicinò ai cavalieri con passi lenti, mentre con tono sicuro dichiarò "Sono Heimdall, il custode di Bifrost. Chi di voi vuole essere il primo a precipitare nell'abisso ? ah ah ah" e la sua risata riecheggiò sinistramente nell'aria.