Reviews

Mettiamoci subito d'accordo: se il rock progressivo è ricerca, sperimentazione e innovazione, allora questo non è esattamente il caso dei Night Watch: il fantasma dei primi Genesis e dei Marillion aleggia infatti spavaldamente nelle trame di questa band milanese all'esordio, e non di meno nella voce - peraltro bella e sicura - di Simone Rossetti; eppure, la loro fervida capacità di scrittura e la loro straordinaria intensità melodico-interpretativa sono in grado di coinvolgere ed emozionare come non succedeva da tempo in questo genere di vicende. Solitamente i Genesis sono stati emulati e saccheggiati senza remore nella loro dimensione più estetica: i Night Watch sanno invece essere credibili nella struggente forza introspettiva e nel sensibile chitarrismo a squarci crimsoniani di Francesco Zago. I sette episodi si susseguono senza cedimenti, fra delicato intimismo ed esternazioni ritmiche più convulse ed elettriche. Se il rock progressivo è un "genere", allora i Night Watch hanno saputo confezionare un album efficace e suggestivo, estremamente competitivo anche in proiezione internazionale (Pick Up, tel.0424/52.14.45).
(L.C.)

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Mucchio selvaggio n°288
13-19 Gennaio 1998

Dopo numerosi demo-tapes e concerti live, tra i quali citerei quello di supporto ai grandi Jadis nello scorso autunno, ecco approdare al tanto sospirato Cd i milanesi NightWatch. La band ci riporta indietro nel tempo rispolverando tematiche musicali care ai primi Genesis, Marillion e King Crimson.
E' indubbio, ascoltando l'album, che il background musicale dei nostri inglobi determinate sonorità anni '70 ma è doveroso ammettere che nonostante tutto Simone Rossetti e compagni son riusciti a partorire un prodotto che non è una fotocopia del passato ma una giusta e ragionata miscela di classicismo ed originalità. Infatti l'evocativa voce del succitato singer e il tocco "Hackettiano" di Francesco Zago sono una delle principali caratteristiche del combo milanese.
Il Cd (dalla copertina decisamente elegante) si snoda lungo sette tracce, tutte di elevata qualità artistico-compositiva; si passa dalla trascinante opener "My Ivory Soul", alla bella (e forse più rappresentativa per la band) "The Fisherman" sino all'orecchiabile "The Black Cage". Da notare la presenza di due brani strumentali e l'elegante arpeggio di una chitarra prima classica e poi elettrica nel finale di "Flower Of Innocence" che conclude il dischetto. Un album maturo e completo! (RC)

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Flash n°108
Gennaio 1998

Con una punta di orgoglio e senza fare della bieca retorica campanilistica salutiamo con soddisfazione il sospirato esordio discografico dei Nightwatch, sparuta pattuglia di progrockers, in una città, Milano, da qualche anno avara di emozioni in tale senso, perlomeno dopo il frettoloso prepensionamento di Theatre e Tale Cue. I Nightwatch incarnano al meglio l'essenza di quel filone, a lungo 'inflazionato', che ha il suo cardine nel vizioso e romantico triangolo Genesis/IQ/Marillion: ad altri, più ingenui, i Nightwatch hanno lasciato il tempo e la voglia di commettere reati ai limiti del plagio; loro se ne escono con la fedina penale pulita, osando svolazzare sui nobili pentagrammi, traendone una fortissima ispirazione, ma senza commettere sostanziali errori di fondo.
E' per questo che le atmosfere grandiose dell'opener My Ivory Soul, con tutte le cromature romantiche degne di album come The Wake (tanto per non fare nomi) viaggiano sui binari di una compiaciuta dimestichezza con il 'genere', ma per conto proprio e con un piglio così convincente da risultare quasi 'originale'; il tutto sostenuto dall'ottima tessitura chitarristica di Francesco Zago (autore di tutti i pezzi) e dalla colorita performance vocale (quante volte l'abbiamo già detto?) di Simone Rossetti. Per le stesse ragioni funziona il 'giochetto' che regge splendidamente l'amara vicenda che ha per protagonista The Fisherman o, più avanti, The Black Cage, romantiche elucubrazioni musicali che sarebbero piaciute tantissimo ad un certo agnello sdraiato sul Broadway: fini cesellature di basso, un adeguato apporto ritmico, ma soprattutto tastiere 'crepuscolari' in quantità per spianare la strada alle trame chitarristiche eternamente combattute tra tentazioni 'frippiane' e il surrealismo 'ragionato' del grande Steve Hackett. Una incalzante rincorsa a tinte forti, un arcobaleno dai colori a tratti malsani e improbabili destinato a placarsi (esclusa la breve The Theme) solo nel brano conclusivo, Flower Of Innocence, un bucolico quadretto di arpeggi e tenui melodie che chiude un sipario di velluto rosso e pesante su questo Twilight.
Alla resa dei conti Francesco Zago e compagni ne vengono fuori a testa alta: a loro perdoniamo volentieri l'ambizione e l'audacia di voler proporre un album che senza un adeguato supporto visivo non riesce, per forza di cose, a restituirci il pathos e le atmosfere che hanno i medesimi brani proposti dal vivo (chi ha avuto la fortuna di vedere un concerto dei Nigthwatch sarà sicuramente d'accordo con noi). Non è una colpa, e inoltre il problema vero dei Nightwatch semmai è un altro: con un esordio a tali livelli sarà una impresa ripetersi, specialmente in un ambito dove non sono ammessi i giochi 'delle tre tavolette', facilonerie o sterili esercizi di copiatura. Per il momento, comunque, onore al merito.

Ezio Candrini

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Paperlate n°40
1998

Nouveau venu sur la scène progressive italienne, THE NIGHT WATCH signe, avec ce premier CD, un album superbe qui, à l'instar du " Battlement " de Neuschwanstein, peut être considéré comme un brillant additif à la discographie génésienne époque Gabriel.
Si l'archange Peter avait sorti après " The Lamb " un autre magnum opus en compagnie de ses frères d'armes musicaux, il y a effectivement de fortes chances pour qu'il se fut apparenté, de près ou de loin, à ce saisissant " Twilight ".
Là où la plupart des groupes manquant d'originalité s'avèrent également en panne sèche d'inspiration, la bande de l'excellent chanteur Simone Rossetti (un pseudonyme du Gab' ? Le mimétisme vocal est en tout cas hallucinant…) constitue assurément l'exception qui confirme la règle. Que les choses soient en effet bel et bien claires : l'on parle ici de mimétisme et non pas de plagiat éhonté.
Si l'instrumentation renvoie donc certes à " Foxtrot " ou " Selling England By The Pound " (guitare hackettienne à la finesse d'exécution confondante, nappes emphatiques de mellotron, flûte romantique, profusion de breaks alambiqués, …), les mélodies font preuve, pour leur part, d'une fraîcheur d'inspiration jamais démentie.
Enthousiastes, dynamiques, puissantes et contrastées, les 7 compos gravées sur ce coup d'essai digital aux allures de coup de maître offrent ainsi de nombreux moments de pure émotion.
De la poésie surréaliste de " My Ivory Soul " à la rage contenue de " The Black Cage ", en passant par le romantisme éthéré de l'instrumental " The Theme " (dont les climats mystérieux et évanescents renvoient au Steve Hackett de " Voyage Of The Acolyte "), The Night Watch s'offre ici un parcours quasiment sans faute.
Autant vous dire donc que les fans de la Génèse risquent fort de fondre les plombs à son écoute ! ! !

Bertrand Pourcheron

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Harmonie n°33
Febbraio 1998

El hecho de que se haya abusado en exceso de tòpicos y sonido de bandas clàsicas del Art Rock de los 70, ha desvirtuado injustamente a nuevos grupos que tomando como referencia algùn determinado historico, han desarrollado su propio mundo musical. Hoy ya nadie dice "IQ copia a Genesis". Tambièn habria que plantearse hasta què punto estamos siendo duros con nuestro propio gènero. Una banda actual imita descaradamente a Beatles, Byrds o Judas Priest y no pasa nada. Pero, ay de aquel que se le ocurra hacerlo con Yes, ELP o peor aùn, Genesis. Aunque estoy de acuerdo en que el uso/abuso de los cliches genèticos ha dado lugar a un pseudo-pop elegante (en muchos casos) conocido como neo prog, seria injusto aplicarlo con severidad a todo nuevo nombre con dichas influencias. En el caso de los italianos The Night Watch, puede que su musa flote entre oniricas nebulosas desprendidas de un sinfin de escuchas de Nursery Crime o Foxtrot, pero partiendo de esta premisa, crean su personal òptica tan vàlida como la màs original de las musicas (que no siempre son por ello, buenas). Simone Rossetti posee sus propios registros, -cantando en inglès- sòlo que su fuente inspirativa anda pareja con Gabriel-Fish. Y los tejedores de ritmos, Antonio Mauri (bajo) y Diego Donadio (baterìa), aportan un fantàstico soporte tecnico lleno de detalles asombrosos. Sublimado por el constante tono romàntico, dramàtico y epico de Francesco Zago (guitarras y programaciòn) y Giovanni Alessi (teclista excepcional). No creo que Twilight pueda ser definido como neo prog. Sus intrincados pasajes, plagados de subidas, remansos, salidas inesperadas o explosiones sentimentales tienen una gran raiz 70's. Sòlo escucha "A Game With Shifting Mirrors" 8:02 y comprobaràs todo lo dicho. E1 alejamiento de formas actuales simples es en este tema evidente, y màs cercano a premisas experimentales Crimson o Gentle Giant.
The Night Watch merecen ser escuchados con atenciòn. Sus, a priori, paralelismos con la era Gabriel son olvidados al finalizar la audiciòn de Twilight. Lo que demuestra que con serio trabajo y ambiciones, toda base inspirativa/obstàculo puede ser desafiado con total valentia y èxito. Los excelentes resultados de este disco son un claro ejemplo. Os gustarà.

J.J.IGLESIAS

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Atropos n° 9
Marzo 1998

Very difficult to review this debut album from Italian prog band The Night Watch other than to say that, from the gentle instrumental "The Theme", through the four main epic tracks "The Ivory Soul", "The Fisherman", "Tomorrow Happened" and "The Black Cage", it's pure Trespass era Genesis. The vocals of Simone Rossetti are uncannily like Peter Gabriel's at that time and the whole texture, construct and sound of the tracks also echoes that feel. Only in the lengthy instrumental track "A Game of Shifting Mirrors" do the band move away from this style. Here they show quite a different style, in a much more complex approach than on the rest of the album, they probably sound more like King Crimson than anyone. Certainly not a bad first effort and I'm sure fans of early Genesis will enjoy the album immensely. For more information see The Night Watch web site at http://www.oocities.org/sunsetstrip/1244/.

Paul Allwood

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Wonderous Stories issue 79
July 1998

This new italian band has obviously listened to its share of early Marillion, and emulates their neo-prog take on the old Genesis sound exceptionally well. But perhaps the most striking element of this album is the remarkably consistent quality of the music. While many bands today might justify an entire 70 minute CD with only a single, mediocre, 3 minute nugget of musical creativity, The Night Watch obviously have a more than ample supply of solid musical ideas with which to flesh out these songs. Dramatic,captivating melodic themes are littered throughout the seven tracks here, drawing even the most skeotical listener back into the album again and again. The writing is notably more intricate than one normally finds in neo-prog world, and dynamics and varied instrumental textures are used to very good effect. The vocal sections, every bit as good as anything the old Marillion ever did, could make one think the band hired on Fish as a writer and vocalist. Yet the prominent instrumental explorations, heavier and more complex than the Marillion sound, push outward towards a more Crimsonesque realm. The musical style and influences may place this album conveniently in the neo-prog genre, but the quality of the music on Twilight should make this one of the rare albums that cause even neo-prog-ophobes to sit up and take respectful notice. A solid debut from a very promising group.

Rob Walker

Summary of history: After their much heralded concert at iO Progheaven 1 in November 1998, I had to write something about these guys, so here it is. The following message is for organizers of prog festivals around the world: invite these guys.

The album: The album opens with My Ivory Soul, that reveals the Genesis influences of the band: vocals like those of Gabriel and the general atmosphere is also of those band. The music is emotional and easily carries you away. The name of the band derives from King Crimson and in fact this more or less explains the dark side to the music. After the powerful first three minutes we come to a whispered part and the music stays slow and dark, reminiscent in some way of Cliffhanger, with a large bass presence, but as always the ghost of Genesis is not far off. Gosebumps aplenty during the last few minutes where various shards of melodies are combined into a potent brew. The Theme is a darling short instrumental interlude mostly acoustic, but also featuring some keyboards as a dressing. It leads up to The Fisherman the first part of which is thoroughly in the seventies Genesis style: a great vocal melody, the lyrics a story, percolating acoustic guitar and some Hackettish electric guitar. The bridge is all-out drowned in organ and more powerfull vocals. Then we return to the melancholy of the first two verses and the thematic chorus. After the interlude featuring acoustic guitar (a la Hackett's acoustic solo albums) and seagulls, the music builds up again to slowly fade away after a rather noisy Crimsonesque eruption. Then the following acoustic build-up is cut short by a heavy plodding rather aggressive passage. Tomorrow Happened is a more menacing track with like the previous tracks many different passages linked, each of them with its own atmosphere featuring wailing ethereal guitar, flute and washes of keyboards including mellotron, but also some more modern rocking parts. The lyrics are at times very weird and sometimes I really can't tell what is meant. This track is a little too fragmented for my tastes, although it does have its moments such as the bombastic build-up at the end. The Black Cage is the next one up, opening with what seem soundscapes. After percussion sets in the vocals commence. The guitar plays some very ethereal tones here, while the bass lowly bubbles and gurgles. A sweeping chorus (yup, those goosebumps again) and a strong guitarsolo round of this rather dark track. A Game With Shifting Mirrors is a longish instrumental, quite complicated in part with even some Discipline-like guitar work and varied percussion. This is the most Crimsonesque track on the album and it can be quite estranging featuring keyboards that remind more of ELP. After the dissonant violence of the previous track Flower Of Innocence is the almost acoustic, almost peaceful closer.

Conclusion: A good album in the spirit of the old Genesis (and sometimes not just the spirit), but darker, revealing hints of King Crimson. It also reveals that in some places the band could do better: in some of the tracks they seem to want to put in a little too much into their songs making them sound fragemented. Still, the emotion, the playing and the melodies are there. For those who already own this disc: live they're even much better. In fact to any one able to see these guys live: do it!

Jurriaan Hage

Taken from:
Axiom of Choice