COWBOY BEBOP

Ultimamente stiamo assistendo ad una sorta di piccolo miracolo cui stento ancora a credere. Improvvisamente, forse in contemporanea con il successo dei Simpsons di Matt Groening, i grandi Network televisivi hanno cominciato a trasmettere cartoni animati addirittura in prima serata e con una discreta frequenza. Pensare anche solo un paio di anni fa che South Park sarebbe potuto essere trasmesso alle 21.30 su Italia Uno sarebbe stata pura fantascienza. Questa inversione di tendenza, inaspettata, ma certo assai gradita, sembra essere stata anticipata proprio da MTV, un network su cui certo non mi sento di approvare le scelte a livello musicale, visto il suo rigetto categorico per tutto quello che inizia con "Heavy" e finisce con "Metal", ma che si sta facendo perdonare con la programmazione frequente di episodi di anime di recente produzione, ad affiancare quel concentrato noioso di stupidità americana chiamato "Beavis and Butthead" all'interno del palinsesto. Le prime due serie scelte sono state l'ottimo Golden Boy, di cui purtroppo è stata interrotta la trasmissione per non meglio specificati motivi, e questo eccezionale Cowboy Bebop, alla cui vista, per caso, facendo zapping, non riuscivo nemmeno a credere. Ormai è in onda da un paio di mesi, per cui molti di voi avranno già avuto la possibilità di apprezzarlo ogni giovedì alle 21.00 (con varie repliche), ma cercheremo di spendere qualche parola sia invogliare a vederlo chi non l' ha mai fatto, sia per fornire qualche informazione e commento a chi sta già seguendo la serie.Cominciamo con qualche dato. Cowboy Bebop prevede in totale 26 episodi autoconclusivi, tutti quanti diretti da Watanabe Shinichirou, disponibili, in origine, in videocassetta e perfino in laser disc e DVD per il mercato giapponese, per un totale di nove volumi collezionabili. Il centro della vicenda si svolge, nel 2071, intorno alle figure di due cacciatori di taglie, Spike Spiegel e Jet Black, che vagabondano nello spazio con la loro astronave al continuo inseguimento di ricercati dalla polizia, allettati dalle elevate somme poste sulle loro teste, non disdegnando visite su quel che resta della Terra, ovvero un ammasso di rovine tra cui si ergono desolati rimasugli urbani e porti spaziali. Il primo dei due personaggi può forse essere considerato il protagonista della vicenda, impeccabile con la pistola, spavaldo nella sua incapacità di evitare di cacciarsi nei guai, ombroso negli atteggiamenti, mai troppo ciarliero, ma sempre pronto a sfoderare la sua ironia pungente nei confronti dei compagni d'avventura. Primo tra questi, appunto Jet Black, il suo socio, un ex poliziotto di molto più in là con gli anni, immenso per dimensioni, quanto docile e cauto nell'agire, ha dalla sua parte la saggezza dell'esperienza, ma ciò non gli basta a sottrarre dai guai il suo spregiudicato compare. Come coppia non possono che riportare alla mente Lupin III e Jighen (si scrive così?). Tra i loro viaggi s'imbattono i Faye Galantine, un'altra cacciatrice di taglie, una bella figliola volubile e voluttuosa, spudoratamente approfittatrice, che riesce ad entrare a far parte dell'equipaggio del Bebop (il nome dell'astronave) nonostante non riesca ad acquistare la simpatia dei suoi due compagni di viaggi, in particolare di Jet. Nonostante il suo cinismo pare probabile un suo interesse sentimentale verso Spike, che invece la sbeffeggia e la provoca, instaurando tra i due una maliziosa rivalità. Da notare il fatto che grazie a dei trattamenti è decisamente più vecchia di quanto sembra. Ultima arrivata in casa Bebop è Edward, detta, Radical, un'eccentrica banbina di tredici anni, sotto la cui innocenza si nasconde uno dei più ptenti hacker dell'intera galassia. A completare lo staff il cane Ein. Da un punto di vista narrativo si riconferma la tendenza di fine millennio nel campo della produzione testuale: il pastiche e la contaminazione. Di primo acchito si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad avventura spaziale di stampo catastrofico post distruzione della terra. E questo è sicuramente vero. Nella puntata seguente pare di trovarsi di fronte alla versione del nuovo millennio del leggendario Lupin III, tra truffe, inganni e inseguimenti all'interno di un casino'. E l'elemento poliziesco certo non manca. Successivamente non mancano accostamenti possibili al "bellicismo intergalattico" degni dei migliori episodi di Star Wars (quindi non l'ultimo), tra piogge di missili da schivare, nemici da inseguire negli abissi siderali e scontri tra navicelle guidate da singolari personaggi. Inevitabili, ma più parchi e credibili del solito le virate nel cyberpunk, soprattutto a livello di atmosfere. Grande pregio risiede nell'estrema flessibilità dei tempi, mai uniformi, ma anzi aderenti alle necessità testuali, così a sequenze da cardiopalma in cui il ritmo si fa frenetico e sfuggente, si alternano istanti meditativi di grande spessore patetico, in cui l'orologio sembra fermarsi per dar spazio alle riflessioni dei personaggi. Molto efficace risulta l'impiego di frequenti ellissi nella narrazione, che in un primo momento lasciano interdetto lo spettatore, incapace di ricostruire nella sua interezza i nodi della vicenda, che poi si ricollegano tra loro magicamente solo al termine dell'episodio, con un effetto drammatico notevole.Già, perché al di là del contesto fantascientifico in cui si svolge, Cowboy Bebop racconta storie di uomini, di dolori latenti per anni che all'improvviso riemergono, di ricordi sbiaditi, di scelte importanti, di solitudine, di amore, di tristezza, di paradossi, di pensieri affogati nell'alcool. L'amaro romanticismo di alcune vicende è veramente toccante, smorzato solo da un tono ironico, certo, ma proprio per questo ancora più beffardo. Questo è il futuro, signori, cambia qualcosa con il presente o con il passato? Passano gli anni, ma l'uomo e i suoi sentimenti rimangono eterni. E vi assicuro che i dialoghi così sensibilmente costruiti non si trovano nemmeno nei film dei più quotati registi "seri" che mandano in sollucchero la spocchiosa critica d'alto borgo… A scandire una tale alternanza tra elettrizzante velocità e languida e ponderata quiete una colonna sonora monumentale, magistralmente diretta dalla geniale Yoko Kanno, che imposta i tempi su straordinari tappeti sonori di stampo jazz/bebop, che sovente si elevano da semplice funzione di scansione metrica per elevarsi quasi a narratori sonori della vicenda stessa. La colonna sonora nella sua interezza è disponibile in tre cd più un maxi single. Senza esagerare penso che Cowboy Bebop sia una delle cose più belle, sia visivamente e contenutisticamente, apparse sul piccolo schermo negli ultimi anni, per cui sommergete MTV di lettere perché non molli la programmazione, in attesa di saggiare le qualità del nuovo arrivato Alexander.

See you Space Cowboy

Angelo Manganello