Ed ecco un altro simbolo del decennio pop più fervido di questo secolo. Manuel Stefano Carry, bostoniano di origine, si trasferì in Italia con la madre nel 1967, all'età di soli cinque anni. Essendo stato così poco in America, riesce ad apprendere benissimo l'italiano, mentre a scuola se la cava male con l'inglese. Diventa tuttavia famoso per altre qualità: la bellezza, il vestire, la palestra.
Dopo un inizio come fotomodello, incontra Roberto Turatti (DJ milanese) e Miki Chieregato, che diventeranno suoi produttori. Il suo primo disco, tuttavia, vede la luce grazie a Enrico Ruggeri: si tratta di To Meet Me, del 1983.
Nel 1985 pubblica una serie di singoli che lo rendono protagonista delle classifiche di tutta Europa: Future Brain, Bad Boy, Charleston e Catch The Fox. In quell'anno esce il suo primo album, Overpower.
Intanto Manuel aveva scelto un nome d'arte che è tutto un programma: Den Harrow, vale a dire "denaro".
Il 1987 è il suo anno d'oro: Don't Break My Heart, il suo più grande successo di sempre, raggiunge il numero 1 in Germania e Den si decide ad esibirsi in tour. Le esecuzioni dal palco, come pure l'album Lies, uscito in quel periodo, suggeriscono ad alcuni squallidi detrattori che non fosse lui a cantare nei dischi. 
Durante tutti gli anni 90 lavora soprattutto all'estero, con particolare riscontro nei paesi di lingua tedesca. Si impegna anche in alcune produzioni cinematografiche. Con il finire del secolo, fiutando il prepotente ritorno del pop 80, promuove l'iniziativa 80's All Stars Project, il cui più recente obiettivo è la pubblicazione di un album-tributo dedicato a Baltimora. 

E ora spazio a un breve riascolto de:
 

Il sito ufficiale: 
www.denharrow.com