Battezzando
"Kennedy morti" la band da lui fondata con il chitarrista East Bay Ray
e il bassista Klaus Flouride, il cantante Eric "Jello Biafra" Boucher non
dava luogo ad equivoci su quale fosse il suo intento primario: mettere
alla berlina, in modo violento e dissacrante, la società americana
e i suoi (falsi) miti. A tale obiettivo la formazione di San Francisco
si è mantenuta fedele per i suoi due lustri di esistenza, pagando
però duramente la sua feroce iconoclastia e la sua scarsissima propensione
al compromesso: aggressioni fisiche, vertenze legali, censure e campagne
diffamatorie hanno infatti segnato la storia di Biafra e soci tanto quanto
le soddisfazioni morali raccolte - i quasi 7000 voti ottenuti dal leader
nella corsa alla poltrona di sindaco, o il fatto che la sua etichetta Alternative
Tentacle abbia ormai superato i vent'anni di esistenza- e lo spessore
di una discografia non molto nutrita ma per lo più straordinaria
in termini di originalità e forza espressiva.
Attivissimo anche nel campo del giornalismo, della poesia e in genere del "terrorismo" multimediale, Jello Biafra è uno dei più credibili simboli del punk inteso non solo come provocazione ma anche come strumento di lotta alle aberrazioni del sistema; un sistema contro il quale il nostro ha continuato a scagliarsi, rialzandosi a ogni colpo ricevuto, anche dopo aver posto sull'avventura Dead Kennedys una pesante pietra tombale. Non bastasse il testamento musicale della band, le varie collaborazioni con altri artsiti (D.O.A., No Means No, Tumor Circus, Lard, Mojo Nixon) e una eloquente serie di album recitativi dall'enfasi barricadera servono a ribadire quanto le mille battaglie, anche quelle perse, meritassero di essere combattute.
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