La Strato-Master
Beh, questa è la mia
ultimissima creatura. L’esigenza di averla è nata dal fatto che la mia ’65 è un
casino da portare in giro, vivo sempre con la paranoia che me la rubino, quindi
mi serviva una chitarra che replicasse fedelmente il suono della Strato
originale. Per questo doveva avere specifiche tassativamente “vintage” ed
essere robusta, perché adesso suono solo
con suoni Stratocaster, quindi questa è attualmente la mia unica chitarra,
anche l’Arma Totale è per adesso messa in un cantuccio in attesa di tempi
migliori.
Cominciamo dal
colore. Purtroppo la foto non rende bene, ma il colore è davvero “vintage”; è
un rosso Borgogna (in casa Fender lo chiamano Burgundy Mist), tutte le
plastiche sono invecchiate artificialmente, color crema. Il corpo è in ontano.
La
circuitazione è ovviamente tradizionale e i pick up sono dei Lindy Fralin Blues
Special dei quali sono pienamente soddisfatto, vanno oltre ogni più rosea
aspettativa, danno l’idea di cosa sia un suono limpido e trasparente, e in più
hanno la grinta necessaria per far cantare qualunque Stratocaster.
Potenziometri CTS (come da tradizione) da 250 kohm, selettore a 5 posizioni; il
filo dei collegamenti, oltre ad essere ottimizzato come percorso, quindi il più
breve possibile, è ricoperto in tessuto e non in plastica; tutto ciò è davvero
oltre il maniacale, lo so, ma vuoi mettere la soddisfazione di sapere che
dentro c’è filo tipo anni 50?
Nelle foto si
nota l’inizio del lavoro di schermatura che ho fatto (sedi dei pick-up), alla
fine la chitarra era interamente schermata con dell’alluminio adesivo, e ne
risulta uno strumento silenziosissimo, almeno per quanto può esserlo una
chitarra coi single-coil. Tra l’altro il pick up centrale è RPRW (reverse
pole-reverse winding), e quindi nelle posizioni 2 e 4 del selettore i pick up
accoppiati diventano più o meno humbucker.
Il tremolo lo tengo con quattro molle e ciò
aumenta l’effetto “reverbero” tipico di queste chitarre, anche se rende la leva
dura. Tutto l’hardware è come al solito Gotoh, meccaniche riproduzione Kluson e
ponte (a sei viti come impone il buon senso) con blocco in acciaio; anche la
leva è in acciaio rinforzato perché la prima si è rotta dentro la sede al primo
tentativo di piegare il ponte così duro; tenuta dell’accordatura su una
ipotetica scala 1-10 uguale a 11.
Il manico è
reverse, in acero con bellissime venature, la tastiera in palissandro.
Una piacevole
sorpresa è stato il capotasto Tusq, davvero un passo oltre la media delle
comuni plasticacce.
Conclusione:
mi sono scocciato di dire che TUTTE le mie chitarre suonano bene, quindi per
questa dico solo una cosa: chi vuole provarla è il benvenuto, garantisco una
comparazione diretta con la ’65.