Intervista a Yngwie tratta da “Hard Rock Magazine” n. 83 (Settembre 2002)


        L’inventore e portabandiera del metal neoclassico era di passaggio a Parigi per illustrarci nei minimi particolari la sua nuova opera, “Attack !!”. Abbiamo approfittato dell’occasione per farlo parlare di sé, dei suoi ex musicisti e del successo. Non appartenendo al genere di persone che tiene a freno la lingua, Yngwie vuota il sacco. Attenti quindi, è una conversazione piccante ! - Intervista di Jean-Sébastien Baert.

 

Hard Rock Magazine: L’album “War To End All Wars” non è così lontano. Sembra che tu sia molto prolifico.

Yngwie J. Malmsteen: E’ buffo che tu mi dica questo perché un giornalista proprio ieri si lamentava del fatto che i miei album erano troppo distanti gli uni dagli altri. Mi domandava perché mi prendessi tanto tempo per scrivere un album. Questo per dirti che la gente non è d’accordo con te. Io quasi lo sarei. E’ vero che ultimamente ho pubblicato parecchi cd in un lasso relativamente breve. E’ un fatto principalmente connesso al mio entourage, a persone che mi hanno fatto fare cose che non avrei mai dovuto fare. Avrei dovuto ascoltare me stesso piuttosto che seguire i consigli fessi che persone apparentemente di fiducia mi prodigavano. Beh, alla fine è un’altra storia. Comunque, per promuovere “War To End All Wars” ho fatto il giro del mondo in un anno, dal novembre del 2000 a quello del 2001. Penso di aver visitato tutti i paesi del mondo. Dopo il tour sono rientrato a casa e ho trascorso il Natale in famiglia. A partire dal gennaio 2002 ho iniziato a mettere insieme delle idee e scrivere nuove canzoni. Le registrazioni sono iniziate ad aprile e terminate a giugno.... ed ecco “Attack !!” che arriva nei negozi.

HRM: Che pensi di “War To End All Wars” oggi ? La produzione è stata molto criticata.

YJM: In effetti... Per questo disco io volevo prendere una nuova direzione con dei brani più semplici e meno “prodotti”. Alla fine questo non ha funzionato affatto. Ma hai ascoltato “Attack !!” ? Che ne pensi della produzione ?

HRM: Effettivamente, è ad un livello superiore.

YJM: Ecco, ci siamo rimessi in carreggiata. Dimentichiamo il disco precedente e pensiamo al futuro.

HRM: Ci sono altre cose che non ami di “War To End All Wars”?

YJM: No, secondo me le canzoni sono veramente buone. Penso solo di aver scelto male l’ingegnere del suono. E questo vale pure per i musicisti e il cantante. Le canzoni rendono veramente bene dal vivo, molto meglio che sull’album, credimi. Penso che sia sempre un buon disco, ma credo che in un futuro non lontano lo farò remixare. Io e Tom Fletcher ora lavoriamo come una squadra e siamo complementari. Se lo faccio ripubblicare, non avrà un piccolo cambiamento qua e là ma sarà totalmente remixato dall’inizio alla fine per farlo uscire con il suono che merita. Riprenderò ogni pista e ci lavorerò sopra. Ancora una volta non penso che sia un cattivo album; è solo il suono che non è all’altezza.

HRM: “Attack !!” è stato un album facile da realizzare ?

YJM: Non è mai troppo facile. Sicuramente quando vuoi fare qualcosa di grande bisogna che tu ne abbia i mezzi. La musica mi viene abitualmente in maniera abbastanza naturale e piuttosto rapidamente. Poi non mi resta che completare i brani, unire le parti, fare dei passaggi. Alla fine le parole mi sono generalmente ispirate dagli avvenimenti che si verificano intorno a me, personali o sociali, oppure da un libro che ho letto. Non direi che questo disco è stato più facile o più difficile da fare rispetto ad un altro. Come i precedenti, è venuto in maniera naturale, non ci sono state particolari difficoltà. Sono stato molto ispirato per farlo. E’ un disco ispirato.

HRM: Qual’è stata l’idea forte che avevi in testa mentre componevi “Attack !!” ?

YJM: Non avevo uno scopo preciso. Quando mi dedico alla stesura di un album, per la maggior parte del tempo ho un’idea di quello a cui andrà ad assomigliare, ad esempio se voglio accentuare parti di chitarra folli o se voglio che sia piuttosto semplice o piuttosto heavy... ma non questa volta qui. Per “Attack !!” ho cominciato a scrivere senza pormi alcun limite, ho lasciato venire le idee senza respingerle per qualche motivo. Mantenevo quello che mi sembrava buono. Ecco perché è così vario. Canto persino in “Freedom Isn’t Free”, una canzone in stile blues. Senz’altro c’è un dominante stile neoclassico, ma ci sono brani molto heavy e altri più calmi. Non mi sono limitato ad una cosa sola.

HRM: Nel contempo stai per pubblicare una versione live del tuo “Concerto Suite”.

YJM: Esatto, uscirà in Cd e Dvd. E’ già disponibile in Giappone e presto lo sarà anche in Europa, a partire dal prossimo 21 ottobre. E’ un progetto che mi ha appassionato, ho fretta che esca dovunque. Era molto difficile, non ero davvero preparato a questo genere di cose; ma il risultato è buono e ne sono fiero. Tra il suonare con un’orchestra o con un gruppo rock c’è un abisso, sono due universi differenti. In un gruppo rock puoi poggiare sugli altri musicisti, se c’è un problema tecnico puoi continuare il brano. Invece con un’orchestra sei davanti a tutti, il pubblico guarda proprio te e non hai il diritto di sbagliare. In effetti, la sfida più grande è stata di riuscire a comporre le partiture di tutti gli strumenti dell’orchestra.

HRM: E’ un’esperienza che pensi di ripetere un giorno ?

YJM: Senz’altro e non una sola volta. Ma per questo occorrerebbe che io avessi più tempo da dedicarvi. Al momento non faccio altro che interviste (ride). Non ho proprio tempo di comporre.

HRM: Credi che un giorno ti sarà possibile comporre un album che non avrà niente a che fare con il neoclassico ?

YJM: E perché dovrei farlo ? E’ troppo limitativo un album di blues, non voglio farmi imbrigliare. “Majestic Blue” è uno strumentale molto jazzy, “Freedom Isn’t Free” è bluesy, “Baroque & Roll” è molto classica e così via. Mi chiedono spesso: ‘Perché non fai un album acustico ?’ ‘Perché non fai un disco blues ?’. Non voglio questo, per me è avvilente fare sempre le stesse cose su un cd. Voglio che l’album sia vario, non mi piace limitarmi.

HRM: Chiamare l’album “Attack !!” è molto aggressivo e poi l’occhio sulla copertina.... perché ?

YJM: Perché non era mai stato fatto prima.

HRM: E’ un buon motivo....

YJM: Sinceramente non sapevo cosa mettere in copertina e come intitolare il disco. Allora ho preso il nome di una delle canzoni e voilà ! Ho avuto l’idea di mettere il mio occhio, il risultato mi ha convinto, dunque è stato così. Non ci sono ragioni nascoste. Sinceramente, non sono cose così importanti per me. L’importante è la musica, non attaccarti a questi dettagli, ascolta piuttosto quello che c’è sul disco. A parte questo penso che il titolo dell’album sia simpatico e che la copertina sia cool. Tutto qui.

HRM: C’è un brano che si chiama “Baroque & Roll”; questo doveva essere il nome della tua etichetta.

YJM: E ho uno studio che si chiama così. Per il momento, ho messo da parte l’idea dell’etichetta, ma dovrebbe tornare fuori tra poco. Baroque & Roll è il nome che ho trovato per definire la mia musica. La gente dice che faccio neoclassico, ma io rispondo che faccio Baroque & Roll. E’ una cosa che ho inventato e che mi appartiene; ne sono fiero e lo stesso vale per il termine. E’ un espressione che mi appartiene e che rappresenta la mia musica. Quindi, se voglio chiamare una canzone, uno studio o un’etichetta Baroque & Roll, lo faccio. So che questo mi rappresenta agli occhi degli altri. E’ come Rising Force: questo ti fa pensare ad un altro gruppo ? No, ti fa pensare ad Yngwie J. Malmsteen. E’ un nome che uso da più di 24 anni.

HRM: Per i chitarristi: utilizzi nuove tecniche su quest’album ?

YJM: Il motivo per cui questo dovrebbe funzionare per me è differente. La tecnica è stata stabilita da molto tempo, la chiave è quello che tu fai con questa tecnica. Non so bene come esprimere questo concetto: la tecnica non è solo la velocità, ma anche il modo di posare le mani sullo strumento, il vibrato, il pitch, la facilità a far suonare le note giuste, la maniera di ‘vestire’ le note. E’ come con il canto. Ho acquisito un certo livello di tecnica da parecchi anni; al momento è importante per sapere come la utilizzo. Considero la chitarra come un violino; non puoi servirtene in un modo diverso da quello che puoi fare con le tue mani. E’ difficile da spiegare, ma tu puoi servirti di questo strumento solo dentro un quadro di possibilità; quando tu le conosci, quello che conta è come te ne servi. Il risultato è la musica. Che tu metta le mani sul manico o che suoni dietro le spalle ciò che è importante è la musica che ne deriva. Ascoltando uno dei miei dischi tu non puoi sapere come ho eseguito un determinato assolo... e poco importa, è la musica che conta. La tecnica dev’essere presente per poter esprimere quello che vuoi. Se non vuoi essere limitato, devi dominare la tecnica. Una volta che l’hai acquisita, tu non ci pensi più e puoi esprimerti come vuoi. Per farla breve, poco importa i mezzi che usi per arrivare là dove vuoi arrivare. L’importante è che tu abbia potuto arrivarci senza essere ostacolato dalla mancanza di tecnica. Quando si è musicisti bisogna mantenere lo spirito e la musica che risulta, non il modo in cui l’hai ottenuta. Spero che questa spiegazione sia comprensibile (ride), ma è essenziale.

HRM: Preferisci essere ammirato dai chitarristi ?

YJM: No, assolutamente no. Io non suono per i chitarristi, compongo musica. Quando tu ascolti l’album, la batteria, il canto, le parole... sono io che li ho composti. Non sono semplicemente un chitarrista o un interprete. Le canzoni formano un tutto, la chitarra è al servizio delle canzoni e non il contrario. Quando arriva l’assolo, deve portare ad un livello superiore di diletto. Ho sentito tante volte canzoni in cui l’assolo arriva come i cavoli a merenda perché non ha niente a che fare con il brano. Spesso la canzone non è niente male e d’un tratto l’assolo guasta tutto. E allora hai un solo desiderio... quello di spegnere la tua ‘catena’. Ci sono così tanti gruppi che fanno un assolo perché ce ne vuole uno, molto spesso questo non funziona. Se l’assolo non porta la canzone ad un livello superiore, dimenticalo subito, è meglio non farlo. Io la penso così. Sono talmente esigente con me stesso, che sopporto male quelli che fanno non si sa cosa e che nuocciono alla musica piuttosto che giovarle.

HRM: Doogie White è il nuovo cantante del tuo gruppo.

YJM: E’ lui che è venuto a vedermi un giorno. E’ stato durante la mia ultima tournèe, a Londra. E’ venuto al mio concerto e così abbiamo parlato e bevuto birra insieme; l’ho visto giusto un momento, poi il tour è proseguito. Qualche mese più tardi è terminato in Corea o a Taiwan, non me lo ricordo bene... fu una liberazione perché non sopportavo più gli altri membri della band. C’erano troppi attriti e questo mi dava fastidio, c’erano troppe vibrazioni negative. Avevano tutti preso un ego smisurato, ho voluto tagliare con tutto questo e li ho cacciati via tutti. Sono tornato a casa con la ferma intenzione di cominciare a scrivere il mio nuovo album, ma mi chiamò il mio manager per dirmi che era appena stato fissato un tour sudamericano e che non potevo rifiutare. Il problema era che non avevo più un gruppo. Mi hanno dunque presentato 3 o 4 persone che probabilmente potevano integrare la formazione e tra queste c’era Doogie White. Sono quindi partito con lui, Patrick Johansson alla batteria e Derek Sherinian alle tastiere. La tournèe è andata bene e quando sono rientrato ho chiesto loro se potevano suonare su “Attack !!”. Ha funzionato tutto molto bene.


Traduzione dal francese e trascrizione di Valeria Guarnieri.

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