Recensione di "Alchemy" tratta da "Metal Shock" n° 298 (Novembre 1999)
Recensione di "Alchemy" tratta da "Metal Shock" n° 298 (Novembre 1999)
YNGWIE J. MALMSTEEN' S RISING FORCE
"ALCHEMY"
(Dream Catcher)
13 tks. - 68 min.
Conf. 5 - Prod. 4 - Pers. 5 - Tec. 4,5
Voto: 5 / 5 (Strappaorecchi !)
Sicuramente il lavoro che Yngwie ha svolto con l'orchestra non ha fatto altro che giovare al suo modo di comporre. Ecco quindi che Yngwie rispolvera il nome Rising Force e ritorna proprio a quelle sonorità. Non potevo che aspettarmi di meglio dall'axe hero svedese e questo disco rappresenta un voltarsi indietro ma senza ugualmente smettere di guardare in avanti. Malmsteen come al solito rivoluziona la sua band e stavolta ad accompagnarlo troviamo musicisti che già hanno legato il loro nome al suo e quindi al basso ritroviamo Barry Dunaway, alla voce Mark Boals (in precedenza cantò su ''Trilogy'' e in alcuni brani di ''Inspiration'') ed il fedele Mats Olausson alle tastiere. La novità spunta dietro i tamburi, che stavolta sono occupati da John Macaluso che ha legato il suo nome ai TNT e che ha irrobustito la parte ritmica.
Si gioisce all'ascolto di ''Blitzkrieg'', strumentale che riprende alcune armonie presenti in ''Evil Eye'' del primo splendido disco a nome Rising Force e si prosegue con ''Leonardo'', dedicata a Leonardo da Vinci, che rappresenta sicuramente uno dei migliori brani dell'intero disco, con i suoi cori tra l'epico e il gotico e con la voce di Mark che ci riporta indietro di ben tredici anni e la chitarra di Yngwie sempre pronta a creare assoli barocchi e fughe classiche. Molto dura è ''Playing With Fire'', l'aria è ancora quella che si respirava ai tempi di ''Marching Out'' e di ''Trilogy'', con la voce di Boals sempre pronta a creare splendide melodie. Momenti più blues con ''Stand (The)'', mentre con ''Wield My Sword'', Yngwie indurisce il sound con un metal duro e rovente.
C'è poi ''Blue'', splendido blues strumentale, lento ed emozionante, dove Yngwie riesce a dare espressione ad ogni singola nota. Mi rincresce dover tralasciare gli altri brani, ma lo spazio a mia disposizione sta finendo e mi limito quindi a menzionare ''Hangar 18, Area 51'', ottimo brano, e la conclusiva ''Asylum'', strumentale di dieci minuti e diviso in tre parti, di cui ''Asylum'' può appartenere ancora una volta a ''Trilogy'', mente ''Sky Euphoria'' dà modo ad Yngwie di destreggiarsi alla grande con la chitarra classica e ''Quantum Leap'' dà modo a John Macaluso di dimostrare di essere un grande drummer. Il Maestro Yngwie J. Malmsteen è tornato alla grande ed è voluto ritornare al passato e questo per chi, come il sottoscritto, lo ha sempre seguito è una gran cosa. DA AVERE !! (Fabio Loffredo)
Trascrizione di Valeria Guarnieri.
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