Intervista ad Yngwie su Metal Shock (Giugno 1990)
Intervista ad Yngwie su Metal Shock (Giugno 1990)
YNGWIE MALMSTEEN, ARROGANZA CON STILE - A POCHI MESI DALLA PUBBLICAZIONE
DEL LIVE ALBUM, IL VULCANO MALMSTEEN TORNA IN PISTA CON L'ENNESIMO LP IN
STUDIO, DAL TITOLO EMBLEMATICO: "ECLIPSE". RECENTEMENTE E' VENUTO A
TROVARCI IN ITALIA PER BEN QUATTRO DATE DEL SUO TOUR...
Intervista di Paolo Maiorino
Ancora una volta Yngwie è cambiato e lo ha fatto rispettando in pieno il
suo stile, in modo radicale ed inequivocabile. E' senz'ombra di dubbio un
personaggio molto scomodo, se volete antipatico, al quale sono sovente
affibbiate svariate etichette, come quella di virtuoso arrogante oppure di
uomo molto presuntuoso. La verità è che Yngwie è perfettamente conscio
delle proprie possibilità ed è ben deciso a farle valere, rifiutando
qualsiasi compromesso. Non a caso ha rifiutato per ben sette anni di fila
la cattedra del G.I.T., il più importante centro accademico chitarristico,
senza contare i suoi dinieghi a gente del calibro di Ozzy Osbourne e David
Lee Roth, fra gli altri, che avevano tentato di assoldarlo nei loro
rispettivi gruppi.
L'estroso svedese, ormai naturalizzato americano, ha imparato molto dal
1983, anno in cui sbarcò alla corte di Mike Varney nel progetto Steeler, ma
sarebbe errato pensare che Yngwie fosse più vulnerabile in quel periodo.
Tutt'altro, visto che dopo la fugace esperienza con Ron Keel decise di
muovere un passo fondamentale entrando a far parte degli Alcatrazz di
Graham Bonnet al posto di Steve Vai. La sua carriera si è così snodata
lentamente in tutte le fasi necessarie al raggiungimento di uno status tale
da consentire al chitarrista scandinavo di poter operare in proprio, sotto
l'appoggio della potente Polygram e con un'audience di fans fedelissimi e
sempre più numerosi.
Lo avevo conosciuto qualche anno fa, ed in quella occasione mi era
sembrato particolarmente polemico ed arrogante, devo ammettere che il tempo
lo ha cambiato in meglio, perché se è vero che Yngwie stenta a perdere
quell'aria snobistica e provocatoria, è anche vero che ora si è autoimposto
uno stile molto originale che ne contraddistingue le risposte. Il terribile
incidente di qualche tempo fa, che rischiò di troncarne la carriera, sembra
ormai un lontano ricordo, anche se Malmsteen è sembrato piuttosto rilassato
a livello fisico. Ciò non gli impedisce, ovviamente, di continuare a
lanciare le sue saette, e se i suoi obiettivi preferiti erano prima Eddie
Van Halen e Mike Varney, ora il tiro si è ulteriormente allargato
coinvolgendo altri nomi, colpevoli a detta di Yngwie di interferire o
semplicemente di non adattarsi alla realtà personale del suo microcosmo.
"Odyssey" era un grande disco, ma "Eclipse" è anche migliore e,
considerando che la line up è stata totalmente modificata, non è poco. La
cosa sicura è la consapevolezza che Malmsteen ha ancora molto da offrire e
che i suoi improvvisi cambi di direzione vadano analizzati come episodi con
continuità storica. In poche parole, Yngwie va preso per quello che è,
ossia un grandissimo chitarrista, un ottimo compositore ed un buon
performer. La parola, dunque, a "sua Maestà"...
- YNGWIE, PERCHE' NON HAI CONTINUATO A COLLABORARE CON JOE LYNN TURNER?
Beh, per almeno due motivi fondamentali. Il primo riguarda la sua
voce... per carità, è un ottimo cantante ma il suo stile non rientrava nel
mio concetto, nella mia interpretazione musicale; a me piace molto l'heavy
metal e necessito di un singer con stile aggressivo, mentre lui è più
adatto a cose più leggere come l'hard rock melodico. Non è che ci fossero
problemi personali tra di noi. Quando decisi di includerlo nella mia band
era un tentativo, poi non sono rimasto molto soddisfatto del suo contributo
su "Odyssey" e non ho di conseguenza ritenuto che fosse il caso di
continuare questa collaborazione. Sono molto felice ora con questo nuovo
gruppo.
- COME PENSI CHE IL TUO SOUND SI SIA EVOLUTO IN "ECLIPSE", SOPRATTUTTO
RISPETTO ALLE PRECEDENTI REALIZZAZIONI E IN PARTICOLARE A "ODYSSEY"?
Credo che "Eclipse" sia l'LP che meglio possa rappresentare il mio stile;
mai prima d'ora ero riuscito ad esprimermi così limpidamente. L'album è
molto assortito anche se mantiene quello status musicale che tende a
privilegiare la chitarra; è un sonud molto americaneggiante. "Eclipse" è il
disco che fa finalmente apprezzare il mio lavoro come compositore e penso
che i brani contenuti sul vinile possano essere accettati anche da chi non
ama necessariamente il suono della chitarra. Come puoi ben vedere sono
molto orgoglioso di "Eclipse", anche perché l'ho composto interamente da
solo, musica e testi.
- LA LINE UP E' COMPLETAMENTE CAMBIATA, NON E' COSI'?
Sì, il punto è che i ragazzi della vecchia band stavano perdendo in
entusiasmo, stavano invecchiando musicalmente. Mano a mano che componevo
nuovi brani, mi lasciavo trascinare dall'impeto e mi caricavo molto, ma
quando poi andavo in studio a provarli con gli altri, mi accorgevo che la
mia carica cozzava contro un muro. Era diventata una routine e a me queste
cose non sono mai piaciute. Dagli elementi del mio gruppo pretendo una
partecipazione maggiore, loro devono essere il primo riflesso delle mie
composizioni. Al contrario, i nuovi elementi sono fantastici, mi hanno
ispirato molto nel mio lavoro... E' come cambiare ragazza o lavoro, ad un
certo punto ti accorgi che è giunto il momento di smettere, è inevitabile.
- NEL TUO ALBUM LIVE TI SEI LIMITATO QUASI ESCLUSIVAMENTE AL MATERIALE PIU'
RECENTE; COME MAI QUESTO BREAK COL PASSATO?
Ci sono diversi punti da analizzare nei confronti di quel disco. Avrei
potuto anche realizzare un doppio live, ma la compagnia si è opposta; ci
sono stati poi dei rallentamenti sulla data prevista di pubblicazione per
il fottuto motivo che si trattava di shows registrati in Unione Sovietica e
alla Polygram volevano riservarsi questa carta per Bon Jovi. Insomma,
doveva essere lui, la sua band, a realizzare per primo qualcosa laggiù.
Così, dopo il Music Peace Festival, ho avuto via libera. Comunque, non ho
voluto includere brani del passato per il semplice motivo che la voce di
Turner mal si adattava alle tonalità originali di Jeff Scott Soto ed ho
preferito perciò evitare un pastrocchio.
- QUINDI, LA TUA IDEA DI REGISTRARE L'LP IN RUSSIA NON AVEVA PRECEDENTI?
No; infatti, avevo effettuato un tour da quelle parti con risultati
estremamente soddisfacenti, mi ero esibito in un teatro da diciottomila
posti per venti sere ed avevo fatto registrare il tutto esaurito per venti
sere di fila!!! A quel tempo nessuno ci aveva suonato, perlomeno a quei
livelli, così pensai di incominciare l'esperienza con un live. Poi è venuta
fuori questa stronzata di aspettare i Bon Jovi che mi ha veramente rovinato
tutto. Non che ci tenessi particolarmente ad essere il primo, solo che mi
hanno fatto perdere del tempo prezioso.
- YNGWIE, IN QUEST' ULTIMO PERIODO HAI CERCATO D'IMPORTI COME COMPOSITORE
E PRODUTTORE E NON SOLO COME CHITARRISTA?
Perché ero e sono stanco di essere identificato come guitar hero. Il mio è
un lavoro assai più completo che parte dalla composizione della musica,
alla scrittura dei testi, per finire con la produzione di tutto il
progetto. Non ho un metodo particolare, dipende molto dall'ispirazione.
- QUANDO ARRIVASTI NEGLI STATI UNITI FOSTI UNO DEI PRIMISSIMI ALLIEVI DI
MIKE VARNEY. DOPO DI TE, UNA SERIE INCREDIBILE DI CHITARRISTI E' SPUNTATA
OVUNQUE; COSA PENSI DI QUEST'EVOLUZIONE?
E' proprio questo il punto, amico... non mi interessa essere riconosciuto
come guitar hero, ci sono cose più importanti nella musica come le parti
cantate o la capacità di sedersi e comporre una canzone. In questo momento
non inciderei un altro album strumentale, ma con questo non sto affatto
affermando che non lo farò in futuro... mi piacerebbe piuttosto incidere
qualcosa con l'ausilio di un'orchestra.
- SEI DUNQUE ANCORA MOLTO CRITICO NEI CONFRONTI DI GUITAR HEROES COME
MACALPINE, MARTY FRIEDMAN O JASON BECKER?
Non ho niente di personale contro di loro, è solo che molti non hanno molta
'sostanza' da offrire. Non basta saper suonare velocemente la chitarra,
bisogna essere in grado di andare sul palco e regalare alla gente uno
spettacolo. E' necessario salire sul palco ed aggredire: io lo faccio da
sempre, loro no, tutto qui. Possono pure essere dei mostri in fatto di
tecnica, ma non hanno cuore, feeling...
- TI PIACEREBBE COMUNQUE SPERIMENTARE NUOVE COSE?
E perché dovrei cambiare? Non vedo affatto il motivo per cambiare, sono
molto soddisfatto della situazione, penso che quando si trova un proprio
marchio di fabbrica può essere contro producente cambiarlo.
- TORNANDO AL RADICALE CAMBIAMENTO DELLA LINE UP, HAI PER CASO SEGUITO UN
METODO PARTICOLARE NEL SELEZIONARE I NUOVI ELEMENTI?
Ovviamente cercavo gente molto preparata dal punto di vista tecnico e li ho
cercati dappertutto, New York, Londra, Miami e Stoccolma. Ed è stato
proprio in Svezia che ho trovato gli elementi migliori. Dal punto di vista
musicale gli diedi dei brani traccia da imparare per poi vedere come se la
cavavano; ovvio che dal punto di vista umano cercavo degli individui con
una spiccata personalità. Il loro carattere era fondamentale, soprattutto
perché devi passarci un anno intero 'on the road' ed è fondamentale
rimanere molto uniti.
- PERCHE' SEI COSI' AUTOCRITICO CON "ODYSSEY"?
Non mi ha soddisfatto. Non ti sto dicendo che sia un cattivo album, dico
solo che non è niente di speciale. Non possiede quel tocco magico, quel
qualcosa che lo faccia emergere.
- PERCIO' HAI CAMBIATO TUTTO.
Sono molto soddisfatto, ora. L'affiatamento è arrivato spontaneamente e
le cose vanno a gonfie vele. Non posso giurarti che la collaborazione con
l'attuale line up durerà per lungo tempo, mi limito a dire che ci sono
tutte le premesse per un felice proseguimento di collaborazione. Ma spesso
non dipende solo da questo, le cose cambiano...
- IN PASSATO HAI FATTO PARTE DEGLI STEELER CON RON KEEL E DEGLI ALCATRAZZ
CON GRAHAM BONNET. SUCCESSIVAMENTE, NEL CORSO DELLA TUA CARRIERA SOLISTICA
SEI STATO NEL MIRINO DI DAVE LEE ROTH E OZZY OSBOURNE, PERCHE' NON HAI
ACCETTATO?
Beh, con Lee Roth non ho ritenuto opportuno iniziare una collaborazione
perché il suo stile è drasticamente differente dal mio, così come i suoi
interessi... (risolino malizioso ed ironico, nda). Comunque, fa piacere
essere richiesti in giro; ho rifiutato Ozzy per lo stesso motivo. Sono
lusingato di tanto interesse, ma preferisco continuare per la mia strada.
- IN PASSATO NON HAI AVUTO PAROLE MOLTO CONCILIANTI NEI CONFRONTI DI MIKE
VARNEY...
Fu una terribile esperienza incidere l'LP degli Steeler nel 1983, Varney
fu un vero aguzzino. Pensa che incidemmo il tutto in appena due giorni. No,
MIke è un pessimo produttore e non gliene frega niente dei suoi chitarristi
dal punto di vista umano.
- E DI GRAHAM BONNET CHE MI RACCONTI?
Non andavamo molto d'accordo, se è questo che vuoi sapere. Certo, era già
un notevole passo avanti rispetto agli Steeler perché almeno negli
Alcatrazz mi lasciavano comporre. Considero quell'esperienza molto
positivamente, se non altro perché ho avuto la possibilità di girare il
mondo suonanado in Giappone, Stati Uniti ed Europa; è stato un passo molto
importante nella mia carriera, ma non ho un grande ricordo dei miei
rapporti con gli altri elementi del gruppo.
LIVE SHOCK! - YNGWIE MALMSTEEN / CHINA, Roma, Teatro Tendastrisce, sabato
19 maggio 1990
C'è la folla delle grandi occasioni per questo appuntamento lungamente
atteso dai kids romani. Il grande Yngwie Malmsteen sbarca nella capitale
alla guida del suo manipolo di guerrieri vichinghi e viene portato in
trionfo! Ad aprire le ostilità ci pensano gli elvetici China, che
propongono un hard rock melodico di buon impatto; ricordano alla lontana i
primi Dokken e sembrano fatti apposta per scaldare l'atmosfera col loro
heavy ritmato e trascinante. Il set dura 40 minuti e fila via che è un
piacere, "Animal Victim" e "Take Your Time" gli episodi migliori con
Patrick Mason in buona evidenza. Quando scocca l'ora X, il tendone sembra
saturo all'inverosimile e difatti si respira a malapena, confermando che
la città di Roma meriterebbe uno spazio ben più decente ed adatto alle
esigenze musicali. Yngwie entra subito nell'atmosfera, 'pedalando'
all'impazzata sulle note di "Liar" che esplode scatenando la folla paurosamente
ondeggiante. "Making Love" si presenta in una versione decisamente più
rock, mentre "I'll See The Light Tonight" esalta i vecchi fans di Malmsteen
che prendono ad incitarlo mentre lui, beh, sembra davvero a suo agio con la
chitarra in mano, tra svisate, scale velocissime ed accenni di tapping da
capogiro. L'energia di "You Don't Remember, I'll Never Forget" assale il
Tendastrisce convincendo i più restii ad unirsi alla festa ed il popolo
metallico intona il coro con un vigore che sorprende lo stesso svedese. Le
perle del repertorio di Malmsteen vengono tirate su una ad una, da "Far
Beyond The Sun" a "Trilogy", da "Judas" alla dolcissima "Dreaming" dove
l'assolo merita la palma del migliore. "Heaven Tonight" è l'inno di
battaglia che somiglia però ad un invito alla festa, e la risposta non
manca, creando qualche problema al solerte servizio d'ordine. La prima
parte si chiude con "Demon Driver" ed un duetto col pubblico. Yngwie dà
l'impressione di conoscere ed interpretare alla perfezione il suo ruolo ed
ecco che nel bis si parte con con "Black Star" per passare repentinamente a
"Spanish Castle Magic" dove Yngwie ricorda a tutti che lui, con la chitarra,
ci parla proprio ed è uno spettacolo osservare tutte quelle teste ammirare
in adorazione le piroette dell'astro scandinavo. L'ultimo numero è "See
You In Hell" e stavolta è proprio finita, con una lunga ovazione. La nuova
band asseconda Malmsteen alla perfezione e lo show risulta scorrevole e
delizioso, anche se per chi non fosse patito del settore, potrebbe
risultare noioso. Yngwie non è soltanto un buon chitarrista, ma è anche un
ottimo performer e stasera Roma ne ha avuto la prova più lampante.
(Paolo Maiorino)
Trascrizione di Valeria Guarnieri.
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