Intervista ad Yngwie su Metal Shock (Marzo 1992)
Intervista ad Yngwie su Metal Shock (Marzo 1992)
YNGWIE MALMSTEEN A FERRO E FUOCO! - IL RITORNO DEL CHITARRISTA SVEDESE CI
PERMETTE DI SCRUTARE NEL SUO TORMENTATO PASSATO E DI CAPIRE IL SUO PUNTO DI
VISTA 'SCOMUNICATO' ALL' INTERNO DI UN DIFFICILE CAMPO QUALE E' LA SCENA
MUSICALE, INSOSPETTABILE REGNO DI DELICATI EQUILIBRI.
Intervista di Paolo Maiorino
Non avrei mai pensato di poter tornare a parlare di Yngwie Malmsteen
tanto presto o perlomeno nutrivo qualche dubbio sulle reali possibilità del
musicista svedese di riprendersi dalla grave crisi che lo aveva colpito,
crisi di carattere personale e musicale al tempo stesso. D'altro canto non
avrei mai neanche immaginato di trovarmelo di fronte in uno strip joint (un
club di spogliarello) completamente ubriaco, solo come un cane, ingrassato
come mai, rissoso ed irascibile. E' successo circa un anno fa, a marzo del
1991. Alcuni amici di Miami mi avevano portato in un club situato nella
lussuosa zona residenziale della città delle Florida, il Roxy. E' proprio lì
che ogni sera Yngwie si recava quando non era impegnato in tour o altre
attività di carattere professionale. Yngwie si era definitivamente
trasferito in Florida dalla California dove era stato trascinato in una
serie di episodi certamente non dignitosissimi e dove l'abuso di alcool e
droga erano gli ingredienti insostituibili di un'esistenza perennemente
noiosa. "Eclipse" uscì nel '90 e segnò il definitivo collasso di
Malmsteen: l'album fu praticamente ignorato dalla stampa, più che altro
per via dell'atteggiamento provocatorio e sbruffone di Yngwie che può
veramente contare su pochissimi amici in un ambiente che solitamente non
perdona la mancanza di educazione. Così, dopo un tour altrettanto
insoddisfacente, Yngwie è rientrato alla base scomparendo dalla
circolazione, proprio mentre la Polygram decideva di disfarsi di lui, del
suo virtuosismo chitarristico e di tante speranze e promesse disattese.
Ma ritorniamo al nostro tragico incontro. Eccolo guadagnare uno degli sgabelli
del Roxy, lo sguardo duro ma perso nel vuoto, i pochi conoscenti che lo
salutano con irriverenza quasi a sbeffeggiarlo... Yngwie siede da solo, gli
occhi puntati sul Bloody Mary che il barman gli ha appena servito, le
spalle al palco che stasera ospita l'ennesima band di belle speranze che,
come la maggior parte di esse, difficilmente varcherà i confini dello stato
meridionale. Yngwie è già decisamente alticcio, non è di buon umore e
rifiuta la compagnia di un paio di groupies a caccia di una notte da poter
ricordare e raccontare, con un musicista, una rockstar, anzi, una ex
rockstar. Me lo ricordo ancora Yngwie, quando nella prima metà degli anni
'80, esplose al fianco di Ron Keel negli Steeler; un Yngwie diverso, anche
ingenuo se vogliamo, ma quello del Roxy è la peggiore deformazione che gli
si potesse augurare. Insomma, me ne sto lì, seduto con i miei amici dal
lato opposto del bancone e le chiacchiere della gente sono del tipo "Ah,
non vorrei proprio finire come lui!" oppure "Se solo avesse saputo
amministrarsi meglio..." Lo guardo insistentemente e mi chiedo se ci possa
essere qualche speranza che lui possa riconoscermi, visto che l'ho
incontrato 'ufficialmente' due volte per altrettante interviste, ma,
riflettendoci un momento, forse non è il caso. Il tipo che se ne sta
accasciato lì di fronte non è l'arrogante funambolico guitar hero che una
volta si permise di insultare sua maestà Ritchie Blackmore per il solo
fatto che non lo aveva riconosciuto durante un ricevimento ufficiale.
"Ciao, Yngwie, sono Paolo Maiorino di Metal Shock, ti ricordi di me
?"... No... Per attirare la sua attenzione mi viene voglia di dire "Ciao,
Yngwie, sai che ti considero tra i più grandi chitarristi di tutti i tempi
?"... Nemmeno, no... magari se è ancora mezzo sveglio si incazza perché non
dico 'il più grande di tutti i tempi'. No, decisamente non è il caso e poi
che ci sarebbe da dire? Che "Eclipse" è andato male e la sua casa
discografica gli ha stracciato il contratto? Se per caso ha finito di
pagare quella fiammante Ferrari nera che si trova qui fuori nel parcheggio
o se, magari, è affogato nelle cambiali? Così decido di lasciar perdere
mentre mi rivelano che negli ultimi tempi è peggiorato a vista d'occhio e
praticamente non suona nemmeno più. Improvvisamente, il tono della voce di
Yngwie si alza a sproposito, il barman non vuole dargli un altro drink e
lui protesta vivacemente. Dalle parole ai fatti in men che non si dica, un
paio di clienti cercano di ricondurre il chitarrista alla ragione, ma dei
colpi alla rinfusa accendono gli animi, arrivano i due buttafuori,
afferrano Yngwie per il bavero e lo sbattono fuori nella polvere, mentre
l'irato Malmsteen bestemmia e ricorda a tutti che lui è "un grande uomo di
potere e che gliela farà pagare!" "Non è possibile andare avanti così" -
sento dire ad uno dei due energumeni - "E' già la terza volta in questo
mese, bisognerà impedirgli di entrare la prossima volta". Capitolo chiuso,
con sbigottimento da parte del sottoscritto e anche un imbarazzante senso
di disagio e di incredulità.
Ma il tempo passa ed arriviamo a pochi giorni or sono, un anno dopo
quell'increscioso incidente; durante le festività natalizie mi vengo a
trovare nell'ufficio newyorkese dell'Elektra, si parla di Metallica, White
Trash, Motley Crue e Scatterbrain. Improvvisamente, Steve, uno dei
responsabili della promozione internazionale, mi fa: "Hai ascoltato il
nuovo Malmsteen?" "Che? Chi? Come? Quando?" gli faccio io e, come
d'incanto, salta fuori l'advance tape di "Fire And Ice", il nuovo lavoro
del chitarrista svedese, insieme ad una disponibiltà ufficiosa dell'artista
a comunicazioni con la stampa. Stabilito che mi verrò a trovare comunque
dalle parti di Miami di lì a poco per altri motivi, chiedo di fissare un
appuntamento per un incontro. Yngwie ha pescato un ottimo contratto con
l'Elektra quando tutti lo davano per spacciato ed è già una grande sorpresa.
Secondo punto d'interesse: non esiste ancora una nuova biografia della
band, così mi faccio telefonare qualche giorno dopo per sapere almeno i
nomi dei musicisti che hanno affiancato Yngwie, a parte il singer Goran
Edman che ho riconosciuto sin dal primo brano in scaletta. Svante Henryson
al basso, Mats Olausson alle tastiere e Bo Werner alla batteria: per
quattro quinti, dunque, la lineup è rimasta quella di "Eclipse" e l'unico
elemento cambiato è proprio il drummer, visto che Michael Von Knorring non
ha saputo rifiutare l'allettante offerta di John Sykes, entrando a far
parte dei Blue Murder al posto di Carmine Appice. Non solo, dunque, Yngwie
è riuscito nel giro di un anno a trovare un'altra etichetta disposta a
credere in lui, ma ha saputo mantenere la band legata, nonostante che non
si fosse mai distinto per grande considerazione nei confronti dei suoi
colleghi. Così, walkman alla mano (e alle orecchie!) consumo il nastro
nella speranza di potermi incontrare con il protagonista di questa nostra
storia che, certamente, non può essere identificato nell'eroe di turno ma,
casomai, nella vittima di un mondo ancora più crudele di quanto si voglia
far credere. Quando mi dicono che Yngwie è disposto a fare una
chiacchierata stasera al Roxy, mi viene da pensare che a volte la vita
gioca proprio brutti scherzi... In un anno è cambiato tutto! E come se il
tempo si fosse fermato, Yngwie è ancora seduto lì sullo sgabello, io faccio
il passo necessario, mi presento e lui accetta di chiacchierare del più e
del meno. L'Yngwie di un anno fa, magari, mi avrebbe preso a pugni. Mi
siedo con lui cercando di mascherare il mio imbarazzo... "No, non mi ricordo
di essere mai venuto in questo posto!" dico, guardandomi intorno, le
cameriere sono diverse, lo stesso barman è cambiato, i miei amici si sono
trasferiti a New York, il passato non ci appartiene. Yngwie sembra tornato
in forma, almeno spiritualmente, visto che le sue frasi sono piene di
proclami, buoni propositi, sogni da realizzare; nessun dubbio, Yngwie è il
solito vecchio sbruffone e diamine se questo non è un buon segno!!!!
"Ho passato un periodo profondamente triste dopo il crack di "Eclipse".
Credo che il collasso sia dovuto però più ai miei errori precedenti che non
allo spessore compositivo del disco in questione. Ho sempre creduto nei
musicisti che avevo scelto allora e non a caso sono rimasti tutti con me,
anche Michael Von Knorring avrei gradito che restasse e la decisione di
lasciare è stata completamente sua. Se mi avessi incontrato qualche tempo
fa (mi guardo attorno con fare vago, nda) avresti visto l'ombra di me
stesso. Ero ridotto davvero male, ma il principale pregio, ed al tempo
stesso difetto, del mio carattere è quello di non mollare mai. Lentamente
ho cercato motivazioni tali da permettermi di costruirmi un futuro e alla
fine ci sono riuscito!"
- COS'E' CHE VERAMENTE TI RATTRISTAVA, AL DI LA' DELL'INSUCCESSO
DELL'ALBUM?
L'atteggiamento della gente! Sembrava come se molti stessero aspettando
il mio tracollo con trepidazione. Capisco di non essere simpatico a molti,
ma addirittura arrivare ad odiarmi! Mi ha deluso il comportamento dei
responsabili della Polydor perché, al di là delle decisioni di carattere
commerciale che non sto qui a commentare, potevano comportarsi nei miei
confronti con più tatto ed educazione. Ho fatto molti errori nella mia
vita... sono un uomo che sinora ha vissuto una vita coraggiosa,
trasferendomi negli States dalla Svezia ed affrontando una società che
aveva ben poco da insegnarmi e che, comunque, mi trattava come un individuo
di secondo piano... Non dirmi che non è successo anche a te! Sei europeo?
Allora sei emarginato!
- NON MI RISULTA, YNGWIE. SENZA PARLARE DI MANIE DI PERSECUZIONE, L'ACCUSA
MI SA TANTO DI QUALUNQUISMO...
Ma si tratta di esperienza personale; vivendo negli Stati Uniti ho imparato
velocemente a non fidarmi di nessuno. Se ancora sono qui a parlarne, lo devo
a questa filosofia di vita che, magari, mi ha reso antipatico agli occhi
dell'opinione pubblica. Ti sto antipatico?
- CERTO E' UNA DOMANDA DIFFICILE, COMUNQUE IL TUO ATTEGGIAMENTO, SPECIE NEI
CONFRONTI DELLA STAMPA, E' SEMPRE STATO DI DIFFIDENZA...
Forse perché avete sempre scritto così tante ca****e sul sottoscritto che
non c'era neanche bisogno che mi venivate a rompere il c***o, potevate
decidere di farmi dire quello che volevate!
- SEI STATO FORTUNATO ANCHE NEL TROVARE UN'ETICHETTA, E PER GIUNTA DEL
LIVELLO DELL'ELEKTRA, DISPOSTA A CREDERE IN TE...
Sì, un misto di fortuna e merito perché in tanti anni e albums qualcosa di
buono devo averlo fatto anch'io... Importante è stato il fatto che il gap di
tempo tra la fine del tour di "Eclipse" e la firma del nuovo deal non fosse
stato lungo al punto da creare uno stato di frustrazione irrisolvibile.
- QUALCUNO HA ANCHE DETTO CHE ERI D'ACCORDO CON LA NUOVA CASA DISCOGRAFICA
GIA' DA MOLTO TEMPO...
Ca****e!! Magari fosse stato così, non avrei avuto problemi, visto che il
nuovo materiale era praticamente già tutto pronto. Comunque sia, alla fine
siamo riusciti a tornare e "Fire And Ice" farà rimpiangere molte cose a
molte persone...
- QUALCHE TEMPO FA SI PARLAVA DI UNA TUA POSSIBILE PARTECIPAZIONE AD UN
PROGETTO CHE INCLUDEVA ANCHE DAVID COVERDALE DEI WHITESNAKE E CARMINE
APPICE, POI NON SE NE FECE PIU' NULLA; FORSE LA POCO FELICE ESPERIENZA CON
JOE LYNN TURNER TI HA SCORAGGIATO IN QUESTO SENSO?
Sicuramente sì. Dopo il primo approccio con gli Steeler avevo sempre
evitato di dover lavorare con altri caratteri che si sarebbero
inevitabilmente scontrati col mio. C'è chi nasce con una predisposizione ad
eseguire determinate mansioni, chi invece riesce meglio degli altri a
stabilire i compiti per tutti. Io credo di appartenere alla seconda
categoria, ma non ho mai imposto niente a nessuno. I musicisti che hanno
suonato con me sapevano le regole del gioco e li ho sempre considerati
persone adulte. Anche Joe Lynn Turner sapeva come stavano le cose, ma in
studio cercò di mettermi sotto con la sua presunta forte personalità e con
l'esperienza di anni e anni di lavoro... Ho cercato di ignorarlo e già mi
stavo pentendo della mia scelta, poi durante il tour i nostri rapporti sono
sensibilmente peggiorati e lui pretendeva di essere il frontman solo perché
era il vocalist. La mia musica volge intorno alla mia chitarra e su questo
non credo ci siano dubbi, ma ciò che veramente mi sconvolgeva erano le sue
motivazioni che culminavano nell'inesauribile bisogno di attenzioni, di
affetto da parte delle fans, di sentirsi dire quanto era bravo...
- MI STAI DICENDO CHE TURNER ERA MALATO DI PROTAGONISMO, UNA DELLE ACCUSE
SOLITAMENTE RIVOLTE A TE?
Il mio eventuale protagonismo deriva da esigenze strettamente musicali, non
ho bisogno di sentirmi amato o intervistato di continuo... Se non voglio che
gli altri musicisti del mio gruppo facciano interviste, non è per egoismo o
gelosia, quanto piuttosto perché questo è il mio gruppo e sono l'unico che
può parlarne nella maniera più completa e soddisfacente; gli altri hanno
per forza di cose una conoscenza limitata e possono limitarsi alla loro
fetta di torta, se capisci cosa voglio dire...
- SI', CERTO, MA E' ANCHE VERO CHE, COME DICEVI TU STESSO PRIMA, NON E' CHE
IL PERSONAGGIO MALMSTEEN ABBIA UN RAPPORTO IDILLIACO CON LA STAMPA...
No, l'abbiamo già detto, la stampa mi annoia e, specie in America, ci sono
troppi magazines, troppi programmi radiofonici e televisivi...
- E TE NE LAMENTI? E' STATO PROPRIO TUTTO QUESTO A SCATENARE L'INTERESSE
DELLA GENTE E L'ESPLOSIONE DEL GENERE CHE OGGI GIGANTEGGIA NELLE CHARTS...
Forse sì, forse hai ragione tu, ma questa interpretazione mi sembra
riduttiva nei confronti dei meriti delle bands, non ti pare? (Sì, sono
d'accordo, diciamo allora che è stato un concorso di meriti... nda)
- YNGWIE, IL TUO ULTIMO ALBUM CONTIENE BEN QUATTRO BRANI STRUMENTALI SU UN
TOTALE DI QUATTORDICI... A DISTANZA DI QUASI DIECI ANNI DALL' ESPLOSIONE DI
MALMSTEEN COME MAGO DELLA CHITARRA ED IL CONGUENTE AVVICENDARSI DI EREDI
(MACALPINE, VINNIE MOORE, SATRIANI, RITCHIE KOTZEN, CACOPHONY, ECC...) NON
CREDI SIA UN TANTINO ANACRONISTICO RIVENDICARE UN APPROCCIO COSI' LEGATO
ALLA CHITARRA SOLISTICA?
Tutto ciò che è accaduto non deve interessarmi minimamente, io sono sempre
rimasto fedele a me stesso e credo che con un vocalist si possano ottenere
determinati risultati, rinunciando necessariamente ad altri punti tipici
del discorso strumentale. "Fire And Ice" porta la mia evoluzione ad uno
stadio successivo a quello di "Eclipse" ed era l'obiettivo minimo che mi
ero prefissato. Chiaro che per via delle esperienze affrontate non ritengo
possibile, almeno nel medio raggio, l'ipotesi di suonare con musicisti di
un certo nome, anche perché non mi interessa affatto legare il mio nome ad
operazioni puramente commerciali.
Giusto il tempo di salutare Yngwie e per analizzare, come spesso mi
capita, un personaggio subito dopo averlo incontrato. Non c'è alcun dubbio
che la natura di Malmsteen è chiaramente dominata dall'egocentrismo, ma
c'è qualcosa di ammirevole nella sua netta determinazione, nel suo volersi
imporre a uomini e leggi di mercato. Rispetto ad un anno fa, Yngwie è
uscito camminando dal Roxy, salutato con affetto dai presenti. Un nuovo
tour lo aspetta con ansia e sarebbe veramente sprecato affogare questa
rinnovata linfa vitale nell'alcool o nella droga. Per ora Yngwie è
tornato, viva Yngwie!!
Trascrizione di Valeria Guarnieri.
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