Articolo su Yngwie tratto dal quotidiano "La Repubblica" del 24 maggio 2001
Questa sera il concerto al Palladium. Il musicista idolatrato dagli appassionati fan della sua tecnica straordinaria unica al mondo
Metal guitar
Ecco Malmsteen, il virtuoso Paganini dell'hard rock
Fulminato ancora giovanissimo da Hendrix, ora suona anche i classici
di Felice Liperi
Arriva a Roma il Paganini della chitarra rock; difficile definire in altro modo Yngwie Malmsteen, musicista idolatrato dagli appassionati del virtuosismo chitarristico e della performance hard rock, che questa sera suonerà al Palladium. Considerato il più tecnico fra tutti i chitarristi emersi negli anni '80 cioè nella generazione meno legata al blues come Steve Vai e Eddie Van Halen e che aveva a cuore soprattutto il gesto più esplosivo ed estremo della chitarra. Non a caso ha acquisito questa tecnica straordinaria dopo essere stato fulminato ancora giovanissimo dal chitarrismo di Hendrix e Ritchie Blackmore dei Deep Purple, per poi applicarla con ossessiva precisione ai repertori di autori invece provenienti dal versante classico come Beethoven, Bach e lo stesso Paganini.
Tradotti in arpeggi e scale suonati a velocità vertiginose, imposero, con l'album di esordio "Rising Force" del 1984, l'algido neoclassicismo di Malmsteen a tutto il mondo orfano di solisti in grado di infiammarsi per svisate alla velocità della luce. E' in questo periodo che si afferma come un modello per i chitarristi di mezzo mondo, grazie anche all'applicazione della sua tecnica al lavoro di gruppi come Alcatrazz e Rising Force. Uno spaventoso incidente stradale nell'87 non ne interrompe la corsa verso una fama planetaria, rinfocolata da "Odyssey", il suo album più vicino alla dimensione pop e anche maggior successo discografico.
Nonostante ciò, la prodigiosa tecnica del chitarrista svedese (nato nel 1963) è stata all'origine di una serie di album fortunati che ne hanno pietrificato lo stile ad un tecnicismo puro che forse lascia poco spazio a emozioni. Nonostante ciò gli album degli anni '90, fra cui "The Seventh Sign", "Fire & Ice" fino ai più recenti "Inspiration" e "Facing The Animal", ne hanno innalzato enormemente la fama soprattutto in Usa e in Giappone.
Una fama che lo ha portato a metà degli anni '80 ad una nomination al Grammy per il migliore solista di rock strumentale e a scalare le classifiche con un genere musicale che pur popolarissimo presso il pubblico dell'heavy metal non può essere considerato commerciale. Ecco perché c'è da aspettarsi gran folla per il concerto di questa sera, soprattutto perché all'appello di Malmsteen risponderanno non solo i maniaci dell'hard rock e dell'heavy metal ma tutti coloro che sono ormai da decenni orfani dell'assolo fiammeggiante dei vari Alvin Lee e Jimmy Page.