Recensione live tratta da "Rock Magazine" (dicembre 1988)
Recensione live tratta da "Rock Magazine" (dicembre 1988)
LIVE !! - YNGWIE MALMSTEEN, Rolling Stone, Milano, 5 dicembre 1988
Recensione a cura di Raffaello Carabini
  Da una lettera di Liszt, da Milano: "...eccomi al negozio di Ricordi. Entro e subito mi siedo davanti al pianoforte. Comincio a suonare qualcosa, è il mio modo di presentarmi. Ricordi è lì...ad un certo punto sento che dice al suo commesso: Questo o è Liszt o è il diavolo !" Non sembri irriverente, ma qualunque appassionato di hard rock fosse entrato - ad occhi bendati - nel club milanese durante l' esibizione del chitarrista svedese sarebbe sbottato nella stessa esclamazione. Yngwie non ha certo bisogno di una chitarra con tre manici a forma di cuore e color rosa (come Steve Vai, l' axeman di David Lee Roth, acre avversario del Nostro che avvicendò negli Alcatrazz), nè avrebbe bisogno dei salti, degli attorcigliamenti, delle giravolte che fa compiere allo strumento senza perdere minimamente il filo dell' esecuzione. E' probabile che Ritchie Blackmore senta le orecchie fischiare ogni volta che la Stratocaster bianca dello scorbutico efebo si mette a ruggire riffs brillantemente "classici", a correre con la velocità del tuono su e giù per gli accordi, ad esplorare territori ardui e scoscesi, con il solo difetto di prendersi troppo sul serio. Aiutato dalla ritmica epilettica dei fratelli Johansson, Anders batterista e Jens tastierista, e dal nuovo quadrato bassista Barry Dunaway, l' errante Malmsteen allinea quasi due ore di show, rinforzandolo solo da tre serie di scoppi con fiammata, da poche sbuffate di fumo e da un' illuminazione spartana con fondi soprattutto blu, violetto e rosso. "Rising Force" è la potente presentazione, "Liar" è il primo pezzo di hard eroico, aperto con una linea melodica epica, "Déjà Vu" batte contro il torace con il rombo ritmato delle martellate, "You Don' t Remember" è un diluvio lirico-spedito che intrappola una citazione della "Love Is Blue" di Paul Mauriat e gli ooh-ooh-yeah richiesti ai 2500 ragazzi presenti. E ancora si continua con "Crystal Ball" - mentre Yngwie ha tolto la giacca di finto leopardo ma ha mantenuto gli stivaletti di vero pitone - con l' acustica "Dreaming" a far accendere le fiammelle degli zippo, con "Don' t Let It End" - l' unica dal secondo LP - con le corali "Now Is The Time" e "Heaven Tonight" che hanno aperto le gabbie alla selvaggia galoppata finale di "Riot In The Dungeons", coronata dal maltrattamento definitivo della sei corde, mazza da baseball, sesso, carta igienica, trottola, soprammobile da spolverare con stracci...I bis sono "Black Star" e l' inevitabile manifesto conclusivo "Faster Than The Speed Of Light" che chiude un set di intemperante ebbrezza, di hard stordente, di forza simpaminica, dopo il quale si può pure sopportare una carica di Unni ed elefanti. Gli assoli che intervallano i pezzi crescono con la forza di un' eruzione, partendo dai più disparati inizi, classici (quello deputato di Malmsteen è il solito "Adagio" di Albinoni, imbizzarrito da scariche elettriche e da fulminee variazioni sui tasti più stretti) oppure fusion oppure ragtime, mentre i mini-solo che farciscono ogni brano sono aggiunte di "funky-fast" al corpo dei pezzi, anche quando la Fender - e talvolta la Gibson - viene strapazzata dagli incisivi o ruotata attorno ai fianchi. Sì, lo so che adesso è ora di dire qualcosa del cantante Joe Lynn Turner, anche se nessuno si è premurato di presentarlo alla platea, a conferma degli attriti con il leader. Anzi, i due sul palcoscenico si sono pressoché sempre ignorati (solamente durante "Fury" hanno cantato insieme dallo stesso microfono il ritornello), ma il grande professionismo di entrambi non ha lasciato trasparire sbavature nella colata metallica, nè la voce piena dell' ex-'arcobaleno' ha mal servito la voglia totale dell' altro. Pochissime le pecche, se la svolta del repertorio di Malmsteen verso la direzione che dovrebbe portare alla vetta delle charts vi ha convinto, altrimenti qualche dubbio rimane, benché non si possa dar torto a quei ragazzi di Livorno che, uscendo dal Rolling Stone, commentavano: 'Questo c' ha tre palle !!'.
Trascrizione di Valeria Guarnieri.
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