Yngwie Malmsteen

Roma, Palladium, 24 maggio 2001

 

 

¯ Dopo tre anni di assenza dalla Penisola, il Vichingo della sei corde, per la gioia delle sue legioni di fedelissimi, ha fatto ritorno nelle nostre contrade con un tour di quattro date: Milano, Roma, Firenze e Brescia. Il 24 maggio 2001 è toccato alla Capitale accogliere Yngwie e la sua band, lungamente attesi dai metal kids romani dopo l'interruzione del tour di "Alchemy". Il Palladium, una sala molto graziosa che contiene circa un migliaio di persone, è gremito della folla delle grandi occasioni… attesa, eccitazione e tanta impazienza sono i sentimenti che aleggiano fra i fans ai quali tocca attendere sino alle 22.00 per placare il desiderio di vedere in azione il Maestro; infatti, l'improvviso cambiamento di sala (il concerto si doveva tenere al Palacisalfa) ha comportato dei ritardi. Alle 21.00 sale sul palco l'artista di supporto, il chitarrista Tom Sinatra con la sua band. Per circa mezz'ora l'axeman riesce a calamitare l'attenzione del pubblico e a guadagnarsi la sua ammirazione, soprattutto grazie ad un'ottima prova con la chitarra acustica.

¯ Finalmente arrivano le fatidiche 22.00 e l'atmosfera del Palladium è calda al punto giusto per dare il benvenuto al Guitar Hero… le luci si spengono e nel buio si odono le prime "raffiche" di note dalla Fender del Maestro. Quando Yngwie appare al centro del palco attorniato dai suoi 'compagni di ventura' (Mark Boals, Mats Olausson, Randy Coven e Tim Donahue) il pubblico si scatena, lanciando grida di gioia. Nonostante i chili in più e le quasi 38 primavere sulle spalle, lo Svedese appare in gran forma e si abbandona a salti ed evoluzioni con la sua inseparabile Fender color panna, contagiando i fans con il suo entusiasmo. Anche la band, dopo le ultime vicissitudini, appare in forma e tra i suoi componenti il feeling è notevole. Si comincia subito alla grande con "Rising Force", cavallo di battaglia degli anni '80 cantato a squarciagola dal pubblico che manifesta la sua contentezza con un pogo piuttosto sfrenato. Dopo un primo scambio di battute con i kids, le danze proseguono con due pezzi tratti dal nuovo album, le tiratissime "Crucify" e "Catch 22". A queste note roventi segue un momento di distensione con la "Icarus Dream Suite Op. 4", a cui Yngwie unisce un altro celeberrimo strumentale, la "Trilogy Suite Op. 5". Come al solito, dal vivo il Maestro apporta delle variazioni ai suoi strumentali e vi inserisce dei brani classici; in questo caso, oltre alla consueta "Badinerie" di Bach, esegue la "Danza Ungherese n. 5" di Brahms. E' di nuovo il momento delle canzoni di "War To End All Wars", di cui la band propone ora le più orecchiabili "Masquerade" e "Bad Reputation"; l'ultima strofa di questa song viene cantata da Yngwie. Dal canto suo, Mark Boals conferma le sue grandi doti vocali e si rivela un abile intrattenitore, coinvolgendo ad accompagnarlo nei ritornelli anche i fans seduti nella galleria della sala.

¯ Circa a metà spettacolo Yngwie lascia spazio ai musicisti della sua band, che eseguono assoli dei propri strumenti; il pubblico si entusiasma soprattutto per il batterista Tim Donahue, invitato a gran voce a lanciare le bacchette (lo farà al momento dei saluti). Last but not least, come si suol dire, si esibisce Mats Olausson, fedele spalla di Yngwie sin dai tempi di "Eclipse", che viene elogiato dal Maestro per la sua preziosa collaborazione di tutti questi anni. Il concerto riprende con un altro famosissimo strumentale, "Far Beyond The Sun", le cui note sono accompagnate dal canto del pubblico. E' la volta poi di un'altra perla del repertorio malmsteeniano, "Seventh Sign", che vede Boals impegnatissimo ad incitare (come se ve ne fosse bisogno !) i fans al canto. Si ritorna nuovamente all'ultimo album con lo strumentale "Preludium" e con la vigorosa "Wild One", anch'essa accompagnata dal canto poderoso dei kids. Ad un tratto, il buio piomba in sala e gli strumenti tacciono, l'orda vichinga non crede che sia già arrivato il momento dei saluti e acclama il suo capo. Dopo qualche minuto, ecco di nuovo il creatore del 'Baroque & Roll' in azione, questa volta imbracciando un'acustica con cui esegue il "Prelude" di "Concerto Suite". Subito dopo arriva un altro glorioso strumentale, "Black Star", sempre presente nelle play list dei tour di Yngwie. Gran finale con "I'll See The Light Tonight", che manda in estasi i fans, specie quelli che lo seguono sin dai primi album. E questa volta è davvero finita, Yngwie e i suoi si portano al centro del palco e ringraziano accompagnati da una lunga ovazione. L'unica pecca di questo concerto, a mio avviso, è stata l'aver escluso dalla scaletta un album valido e ancora recente come "Alchemy".



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