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COMUNICATO STAMPA DEL 09.08.2000

 

OGGETTO: I REIMPIANTI E LA VITICULTURA TOSCANA

Il gruppo consiliare del Partito dei Comunisti Italiani di San Casciano si associa alle preoccupazioni espresse dai viticultori e dalle loro associazioni per la proposta dell'Organizzazione comune di mercato per il vino (OCM) approvato dalla commissione europea e applicativo dal 1 agosto di quest'anno.

Come tutti sappiamo il nostro territorio è articolato su produzioni di varia grandezza con la presenza di piccoli viticultori che posseggono poche vigne o addirittura una sola. Nonostante ciò per mezzo delle cooperative e sfruttando i consorzi possono concorrere al prodotto vino e ricavarne i guadagni. La scelta di bloccare la creazione di nuovi impianti e le ferree regole di reimpianto rischiano, in primo luogo, di danneggiare loro. Chi infatti ne ha la necessità affronta costi elevati e iter procedurali lunghi nel sostituire le proprie vigne, rischiando a volte di essere escluso dalla produzione per alcune vendemmie. Per i produttori grandi e medi l'impatto, anche se consistente, è minore poiché possiedono mezzi propri per la pianificazione dei reimpianti e comunque possono attutirne meglio gli effetti.

Il cambiamento del disciplinare del Chianti Classico imporrà inoltre ad un alto numero di aziende il reimpianto di parte delle proprie vigne per separare la coltivazione di uve bianche da quella di uve nere. Questo processo deve venire in ogni modo aiutato dalla legislazione e non ostacolato.

Questo scenario, e comunque la riduzione delle superfici produttive, avrebbero negative ricadute sulla struttura economica e sociale del nostro territorio la cui ricchezza è proprio il frutto del lavoro personale di molti agricoltori, premessa anche del turismo e della salvagurdia dell'ambiente.

A nostro giudizio nei nostri territori piuttosto la coltivazione della vite dovrebbe trovare ulteriore slancio affiancando alle produzioni tradizionali anche produzioni nuove. Il vino infatti non è solo un prodotto di consumo ma è sempre più un prodotto culturale che esporta la nostra cultura in altre parti dell'Italia ed all'estero e che permette al Chianti ed ai suoi Comuni di partecipare all'economia globale con un proprio ruolo, una propria identità e soprattutto con un prodotto ed un'immagine forte ed affermata. Così come quel prodotto e quell'immagine solo il frutto della nostra organizzazione sociale, economica e territoriale, la loro salvagurdia è lo strumento con cui tutelare la nostra organizzazione e la nostra autonomia.

Spetta a noi che viviamo questo territorio fare le scelte opportune e saper innovare il prodotto, salvaguardando comunque una parte della produzione nei termini e nei modi tradizionali.

Riteniamo quindi opportuno che il comune eserciti pressioni in modo da promuovere gli interessi dei coltivatori presso l'Unione Europea sia direttamente che manifestandolo alla Regione, al Governo Italiano ed ai rappresentanti al Parlamento Europeo e di richiedere, insieme agli altri comuni del Chianti, una parte consistente dei diritti di nuovi impianti.

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