Capitolo 2

 

Andata e ritorno al comunismo

Arresti della guarnigione di Kiev, 29 marzo 1966

 

Dei miliardi di persone che abitano il nostro peccaminoso pianeta, faccio parte di quei pochi che hanno assaggiato il vero comunismo e grazie a Dio, ne hanno portato fuori la pelle.
E' successo tutto cosi'.


Durante l'assegnazione dei compiti mattutini agli arrestati, il caporale Aleksiejev annuncio', puntandoci col dito le nostre sudicie divise, il seguente comunicato:
-Te, te e te: sito numero otto.
Questo significava gli impianti di manutenzione-recupero dei carri armati: cioè il caricamento dei cingoli rotti. Un lavoro mortalmente faticoso con delle norme assolutamente non raggiungibili.
-Te , te e quegli altri dieci: sito venisette.
Questo significava la stazione ferroviaria: scaricamento di munizioni, che è ancora peggio.
I guardiani prendevano subito i loro arrestati e li caricavano sui camion.
-Te, te, te e quell'altro ancora: sito centodieci.
Questo era il peggiore di tutti. Impianti petrolchimici. Pulizia degli interni di enormi serbatoi. Durante questo lavoro, la persona si inzuppava cosi tanto di puzzo della benzina, paraffina e di altre sostanze puzzolenti, che dopo non riusciva a mangiare ne' dormire. Non venivano date speciali tute di protezione, ne' la gattabuia prevedeva la doccia. Ma pare che questa volta riesco ad evitare il sito 110.
Il caporale è sempre piu' vicino. Cosa ci capitera'?
-Te, te e quegli altri tre: sito dodici.
Cosa puo' essere?
La guardia ci condusse a lato, segno' i cognomi e diede i tradizionali dieci secondi per montare sul camion. Con leggerezza e agilita', come mastini , saltammo sotto il telone di un nuovissimo GAZ. Mentre il secondino riempiva il modulo con la destinazione delle nostre anime, stuzzicai col gomito un secco cadetto con le distinzioni dell'artiglieria. Tutto sembrava indicare che fra di noi era quello piu' esperto. Appena senti' il numero dodici, chiaramente calo' di morale.
-Dov'è?
-Al Comunismo, dalla stessa Saltichikha- sussurro', aggiungendo una pesante ma fine imprecazione.
Anche io imprecai, perche' lo sanno tutti che al mondo non c'è cosa peggiore del comunismo. Ne avevo gia' sentito molto a proposito del comunismo e di Saltichikha, ma non sapevo ancora che si chimasse 'Sito n.12'.
Il nostro guardiano si appoggio' all'automatico e salto' sul cassone. Il motore sbuffo' un paio di volte, con difficolta' si mise a regime, dopo di che il GAZ si mosse sopra il liscio terriccio pre-rivoluzionario verso il nostro luminoso futuro.

Il Comunismo è situato nella periferia nordo occidentale dell' antica metropoli slava, la madre delle citta' russe, la millenaria Kiev.
Nonostante occupi un enorme parte della terra ucraina, non è possibile che una persona non autorizzata possa anche solo dargli un'occhiata, ma nemmeno al muro di cemento di quattro metri di altezza che lo circonda. Il Comunismo è nascosto in una sorda foresta di abeti, circondato da tutte le parti da obiettivi militari: basi, arsenali, magazzini. Chiunque volesse almeno una volta dare un'occhiata alla costruzione del Comunismo, dovrebbe prima penentrare all'interno di una base militare protetta da guardiani armati e cani cattivi incatenati.
Il nostro GAZ filava spedito sulla strada per Brest-Litevsk e passando alcune ultime case , si infilo' agilmente in un innocuo sentiero fra due siepi verdi su cui pendevano dei cartelli: ENTRATA PROIBITA. Dopo cinque minuti, si fermo' davanti a un cancelletto di legno non dipinto, che per niente assomigliava al cancello del nostro chiaro e luminoso domani. Il cancelletto si spalanco' e dopo averci fatto entrare, si richiuse immeditamente. Eravamo in trappola. Da entrambe le parti, muri alti sui cinque metri, dietro a noi il cancello di legno dall'aspetto indubbiamente solido e davanti a noi un altro concello, di acciaio, indubbiamente ancora piu' solido.
Improvvisamente come sbucando da sottoterra, comparve un giovane tenente e due soldati coi fucili. Ci contarono alla svelta, diedero un' occhiata all'interno del GAZ, sotto il cofano e sotto il camion stesso, controllarono i documenti dell'autista e del guardiano. La barriera di acciaio verde davanti a noi tremo' e dopo un momento scivolo' via verso sinistra, mostrando ai nostri occhi il panorama della foresta di abeti, tagliata in due da una larga strada dritta e liscia come la pista di un aeroporto. Dietro al cancello di acciaio mi aspettavo di vedere tutto tranne il denso intreccio della foresta.
Nel frattempo, il GAZ sfrecciava avanti sullo stradone asfaltato. Sulla destra e sulla sinistra, tra i pini, si potevano distinguere le enormi costruzioni in cemento degli arsenali e dei magazzini, ricoperti in superficie di terreno e circondati densamente da cespugli di filo spinato. Dopo alcuni minuti di nuovo ci fermammo di fronte a un muro di cemento incredibilmente alto. La procedure si ripete': primo concello, dietro ad esso la diga di cemento, controllo dei documenti, secondo cancello, dietro ad esso lo stradone dritto dentro la foresta, anche se questa volta i magazzini e i depositi erano assenti.
Infine ci fermammo difronte a una sbarra dipinta a strisce, controllata da due guardiani. Da entrambi i lati della sbarra si allungavano profondamente nella foresta, dei cavi tesi a cui erano legati dei grgi cani da difesa. Ognuno strattonava con vigore. Avevo gia' visto molti cani ma questi mi sembravano particolari. Solo dopo, ho realizzato che ogni cane da guardia abbaia quando strattona il guinzaglio, mentre queste bestie erano quasi inudibili. Non abbaiavano, ringhiavano solo, strozzandosi con la propia stessa saliva dall'eccesso di rabbia. Come veri cani da guardia, abbiavano solo a comando.
Superata l'ultima barriera, il GAZ si fermo' davanti a un'enorme cartellone rosso, alto tra i sei e i sette metri, sul quale lettere dorate di mezzo metro annunciavano:


IL PARTITO HA PROMESSO SOLENNEMENTE:
L'ATTUALE GENERAZIONE DI UOMO SOVIETICO
VIVRA' NEL COMUNISMO!


Un po' piu' giu', tra parentesi, si leggeva la firma:


DAL PROGRAMMA DEL PARTITO
COMUNISTA DELL'UNIONE SOVIETICA
APPROVATO AL 22° CONGRESSO DEL PCUS


Il guardiano strillo':
-Dieci secondi! SCENDERE!- e come dei grigi passerotti, volammo fuori dal camion, disponendoci in fila lungo il lato posteriore. Dieci secondi. Si puo' fare. Eravamo solo in cinque e saltare giu' dal GAZ era piu' facile che arrampicarsi lungo i suoi fianchi ghiacciati. In piu' negli ultimi giorni abbiamo perso notevolmente di peso.
Comparve di fronte a noi, dotato di luccicanti scarponi da uficiale, un caporale dall'aspetto severo e le maniere di un lord. Faceva parte dei vecchi servitori della corte. Spiego qualcosa velocemente al nostro guardiano, dopo di che questo grido':
-Attenti! In colonna dietro al caporale, marsch! Sinistr! Sinistr!
Ci muovemmo uno dietro l'altro su una stradina ricoperta di panneli di cemento e ripulita dalla neve, fino a quando, dopo aver attraversato un giovane giardino, ci fermammo come un solo uomo, senza comando: cosi' forte ci colpi l'inaspettata visione cui ci trovammo di fronte.
Su una radura della foresta, circondato da giovani abeti, comparvero buttate in pittoresca maniera delle costruzioni di incredibile bellezza. Mai prima di allora, ne' dopo, in nessun film fiabesco, in nessuna mostra architettonica, mi è capitato di vedere una tale armonia di colori, magnifica natura e arte architettonica.
Non sono uno scrittore, non sono capace di rendere doverosamente la bellezza di quel posto, in cui qualcuno mi ha buttato facendomi grazia molto tempo fa.
Non solo noi, anche il nostro guardiano a bocca splancata ammirava l'inusitata visione. Il caporale, visibilmente abituato a tali reazioni, strillo' al nostro guardiano. Questo, leggermente confuso, aggiusto' l'imbracatura del fucile, ci insulto' pesantemente per rimetterci in ordine, dopodiche' andammo avanti sul sentiero ricoperto di granito grigio, passando accanto a cascate e stagni congelati, ponticelli cinesi inarcati come gatti sopra i ruscelli, pergole di marmo e piscine ricoperte di mosaici.


Superammo un piacevolissimo paesello e ci immergemmo di nuovo nella giovane foresta. Il caporale si fermo' in una radura circondata da alberi e ordino' di spalare la neve. Vedemmo uno sportello nel terreno. In cinque, con difficolta' sollevammo il portellone di ferro.
Dall'interno, arrivo un terribile puzzo. Il caporale, tapppandosi il naso, saltello via verso gli alberi. Avremmo volentieri fatto altrettanto, ma la cosa poteva finire con una breve serie di automatico tra le costole. Percio' ci attappammo i nasi soltanto e indietreggiammo dal pozzo nero.
Il caporale prese una boccata di fresca aria di foresta e ci lancio' il comando:
-La pompa e le carriole stanno qui, mentre il frutteto, laggiu', ecco, si vede. Entro le 18.00 dovete finire la pulizia del pozzo nero e la concimazione del frutteto.
Dopodiche' si allontano'.

Il celestiale posto in cui eravamo finiti era il 'CENTRO RICREATIVO DEL COMANDO DEL PATTO DI VARSAVIA'. In altre parole, il Sito n.12. Il Centro era mantenuto in caso al Comando del Patto di Varsavia venisse l'improvvisa voglia di rilassarsi nei pressi dell'antica citta' di Kiev. Ma i capi del Patto erano piu' propensi a passare le loro ferie in riva al Mar Nero. Percio' il Centro brillava di solitudine.
In caso di visita del Ministro della Difesa o del Capo di Stato Maggiore Generale, a Kiev esisteva un'altra dacia chiamata 'CENTRO RICREATIVO DELLA DIRIGENZA DEL MINISTERO DELLA DIFESA' o anche Sito n.23. Ma siccome il Ministro dell Difesa e i suoi vice compaiono a Kiev una volta ogni dieci anni, anche li' brillava di solitudine.
In caso di arrivo di qualcuno dei dirigenti del PCUS o del governo, il Comitato Cittadino del Partito e il Consiglio Cittadino avevano a disposizione molti altri siti. Ancora altri siti, di standard superiore, erano sotto la gestione del Comitato Provinciale del Partito e del Consiglio Nazionale Provinciale. Infine, i complessi piu' magnifici, superanti di molto i nostri siti militari, erano naturalmente il vanto del Comitato Centrale del Partito Comunista Ucraino e del Consiglio Supremo ucraino. Quindi c'erano molti posti in cui ricevere ospiti illustri. La dacia n.12 stava quasi sempre vuota. Non ne usufruiva il comandante del Distretto Militare di Kiev, ne' i suoi vice, per la semplice ragione che ognuno di loro aveva il diritto a possederne una sua propria.

Ma il Sito n.12 non sembrava abbandonato: ci venne ad abitare stabilmente la moglie del comandante del Distretto Militare. Il Sito N.23 era occupato dalla sua unica figlia. Il Comandante stesso ballicchiava invece con gli amici nella sua dacia privata.
L'organizzazione che si occupa di rifornire di prostitute il personale di alto rango si chiama ufficialmente 'Gruppi di Canto e di Ballo del Distretto Militare di Kiev'. Istituzioni analoghe esistono in ogni Distretto Militare, in ogni Flotta e ogni Gruppo di Forze stazionanti all'estero.
Il personale servente la moglie del generale d'armata Jakubovski, attuale comandante del Distretto Militare di Kiev, era veramente numeroso. Non provo nemmeno a fare una stima numerica. Sappiamo solo che tutti i giorni, come aiuto all'armata di cuochi, servi, camerieri, donne di servizio, giardinieri, arrivavano dagli arresti di Kiev cinque, otto ma anche venti arrestati. Per svolgere i lavori piu' sporchi, come noi oggi.
Tra gli arrestati la dacia del Patto di Varsavia era nota con l'infame nome di 'Comunismo'. Difficile stabilire come e perche' è stata battezzata cosi. Forse in ragione del cartellone all'entrata, forse per la fiabesca bellezza che la caratterizza. Non è escluso, che la vera ragione stava nel fatto che la misteriosa magia qui si intrecciava indissolubilmente con la quotidiana umiliazione umana, cioè molto prosaicamente, che il Paradiso e la Merda erano qui in stretto legame.


Per quanto riguarda la merda, ce ne stava in abbondanza.
-E' profondo il pozzo?- chiede un geniere uzbeco.
-Fino al centro della terra.
-Ma potevano collegarla con un tubo con la canalizzazione cittadina!
-Stupido! Pensi che un generale d'armata cachera' nello stesso canale in cui cachi te? Non sei ancora abbstanza cresciuto per tali privilegi. Una tale canalizzazione è stata progettata per motivi di sicurezza: se ci finisse dentro qualche importante documento, allora? Il nemico non dorme. Il nemico ha accesso a tutti i canali. Percio' qui hanno costruito un circuito chiuso, per evitare la perdita di informazioni.
-Quindi, secondo voi, il canale d'informazione passa per il culo dei generali?

-Non capisci niente, provincialotto- concluse il secco artigliere.- Questo sistema è stato concepito per la conservazione delle feci generalesche, che in confonto a quelle nostre, sono ricche di calorie. Com'è la tavola, cosi' è lo stronzo. La qualita' della merda è strettamente legata alla qualita' del cibo. Se tu dessi a qualche Michurin questo fertilizzante di prima qualita', ricoprirebbe per secoli di gloria la nostra Patria grazie alla ricchezza dei raccolti.
-Basta parlare!- taglio' corto la guardia.

E' sempre meglio che a fare il secondino sia un carrista. Un'altra vita. Non fa niente che sa bene che per troppa gentilezza nei riguardi dei prigionieri puo' finire egli stesso in gattabuia, insieme a coloro a cui apppena faceva la guardia. Ma il fratello-carrista è sempre meglio del tizio della fanteria o dell'artiglieria. Non è nemmeno male se la guardia è, nemmeno uno nostrano, ma un cadetto anziano del terzo o quarto anno. Anche se è di un plotone diverso, lui stesso almeno una volta è stato al gabbio. Sa cosa significa. La cosa peggiore è quando a fare da guardie ci sono i novelli, che da soli non sono mai stati dentro. Ubbidiscono ciecamente alle istruzioni. E proprio uno cosi' ci capito' oggi.
Grosso, con una grande e brutta bocca, sicuramente del primo anno. E tutto quelllo che possiede addosso è nuovo: casacca, cappello, scarponi. Ai tempi del nonno era una cosa impossibile. Si poteva avere solo una cosa nuova: l'uniforme, o gli scarponi o il cinturone. Ma se è nuovo tutto significa che si ha di fronte un novellino.
La recluta aveva sul colletto i distintivi dei trasmettitori, cosa che a Kiev poteva significare solo un pupilllo della Scuola Superiore del Genio Trasmettitori Radiotecnici di Kiev. In breve SSGTRK. Il nostro novellino sembrava che stava per saltare in aria dalla rabbia. Significava che di dovemmo tirarci su le maniche.
Cosi' cominciammo il nostro primo giorno di lavoro al Comunismo. Uno pompava la merda, gli altri quattro trasportavano il liquido puzzolente nel frutteto del generale. Come compagno avevo il secco artigliere che dava l'impressione di essere un vecchio logorato. Il lavoro visibilmente superava le sue scarse forze. Spingendo le carriole cariche, diventava rosso in faccia, sospirava, gemeva, sembrava in generale come se stesse per spirare l'anima. Con un carico minore non funzionava nemmeno, che la seconda coppia protesto' subito e il guardiano ci minaccio' che fara' rapporto a chi di dovere.
Ma il secco chiaramente aveva bisogno di qualche tipo di supporto, se non nei fatti, almeno nelle parole. Mentre spingevamo le carrucole piene non potevamo nemmeno pensare a parlare, ma al ritorno, piu' che volentieri. Il bersaglio dei nostri viaggi distava un trecento metri dal pozzo puzzolente e dalla guardia, percio' potevamo parlare liberamente.
-Ehi, artigliere, quanto ti è ancora rimasto da scontare?- chiesi, dopo che abbiamo lasciato il primo carico sotto un enorme melo.
-Ho finito- rispose debolmente.- Almeno che oggi non becco l'aggiunta.
-Fortunato!- Dissi con invidia.- Quanto ti è rimasto per i distintivi dorati?
-Niente.
-Come?-non capii.
-Cosi. L'ordine gia' da tre giorni giace a Mosca. Appena il Ministro ci apporra' la sua firma senza prezzo, prego, distintivi dorati, saro' un ufficiale. Se non oggi, domani!
Lo invidiai un'altra volta. Davanti a me un intero anno di attesa. Un intero anno alla Scuola dei Comandanti delle Forze Corazzate. Un anno è un periodo di tempo cosi' lungo che se i miei compagni gia' contavano le ore ed i minuti, io ancora toglievo solo i giorni.
-Non male! Direttamente dalla gattabuia alle doccie e al ballo di promozione. Agli stupidi la fortuna aiuta sempre!
-Almeno che non ci danno l'aggiunta- mi interruppe.
-Nel tuo caso vige l'amnistia.
Non rispose, forse perche' ci stavamo riavvicinando al guardiano dalla brutta faccia.

Il secondo giro risulto ancora piu' pesante per l'artigliere. Riusci' ad arrivare appena ai primi alberi. Quando rovesciavo la carriola lui si appoggio' al tronco di un albero con tutto il corpo.
Lo dovevo sorreggere affinche' non cadesse. Per ora due carte me le sono giocate senza successo: ne' il pensiero della promozione, ne' l'immediata fine degli arresti lo rallegravano nemmeno un po'. Mi rimase l'ultima possibilita' per sollevargli il morale. Decisi di illuminarlo con la visione del nostro luminoso futuro, la visione del comunismo.
-Mi senti?
-Cosa vuoi?
-Non pensi, artigliere, che se anche adesso è difficile, verra' il tempo che anche noi vivremo in un paradiso, come questo, al Comunismo? Questa si' che sara' vita eh?
-Cioè, intendi, tutto il tempo nella merda?
-No, ma cosa dici, non intendevo questo- protestai, affossato dalla sua mancanza di slancio.- Intendo, che verra' il tempo, quando abiteremo in giardini del genere, in cosi' deliziose e piccole cittadine con piscine, con intorno alberi secolari e vicino frutteti pieni di mele. Anche meglio, con le ciliegie! Quanta poesia...un frutteto pieno di ciliegie, eh?
-Sei un imbecille- disse con voce cupa.- Un imbecille al quadrato, anche se carrista.
-Perche' imbecille?- chiesi offeso- Cosa intendi?
-E chi secondo te, nel comunismo, trasportera' la merda? Adesso chiudi il becco, ci stiamo avvicinando.

La domanda era cosi elementare, e posta con un tal tono, che mi sentii come se avessi preso una mazzata in testa. Per la prima volta in vita mia mi hanno posto una domanda sul comunismo alla quale non sapevo rispondere immediatamente. Fino ad adesso tutto era stato chiaro come il Sole. Ognuno lavora come vuole e quanto vuole, cioe' in base alle proprie capacita', e riceve cosa vuole e quanto vuole, cioè in base alle proprie esigenze. Se voglio essere, diciamo, un acciaiere, divento un acciaiere. Prego, lavora per il bene comune e per te stesso, sei del resto un cittadino di pari diritti della societa'. Vuoi insegnare? Non c'è problema, la nostra societa'rispetta ogni sforzo. Vuoi fare l'agricoltore? Cosa ci puo' essere di piu' nobile che fornire il pane alla gente? Senti il richiamo per la diplomazia? La strada è aperta!

Ma chi allora pensera' alle canalizzazioni? Possibile che si trovi qualcuno che dica: 'Si, questa è la mia voocazione, il mio campo, non desidero fare niente altro'? Sull'isola di Utopia questo lavoro era svolto dai prigionieri, come noi adesso. Ma nel comunismo non ci saranno prigioni, ne' la compagnia di rigore, ne' gli arrestati. Semplicemente non ci saranno piu' motivi per compiere crimini. Tutto sara' gratis. Prendi quanto vuoi, non è mica un crimine, è solo soddisfazione delle necessita'. Ognuno prende in base alle proprie esigenze, ecco l'assunto base del comunismo.


Svuotammo la terza carriola, quando esclamai trionfalmente:
-Ognuno pulira per se' stesso! E ci saranno anche dei macchinari appositi!
Mi guardo' con compassione.
-Hai mai letto Marx?
-Certo!- esclamai impettito.
-Ricordi l'esempio delle spillette? Se le produce un solo uomo, ne fara' tre esemplari al giorno. Se la stessa produzione viene divisa fra tre uomini, uno taglia il filo di ferro, il secondo affila le estremita, il terzo le piega e ci mette la chiusura, allora in una giornata faranno trecento spille. Cento a testa. Questa è la divisione del lavoro. Piu' in una societa' è alta la divisione del lavoro, piu' è alto il rendimento. Per ogni lavoro c'è bisogno di uno specialista, di un virtuoso, non un amatore dilettante. Ora immagina diciamo Kiev. Immagina ora che ognuno del suo milione e mezzo di abitanti debba ora installare, alla come viene ovviamente, la propria canalizzazione. La deve pulire e conservare da solo! Te lo immagini?
Adesso per quant riguarda gli apparecchi. Ti ricordo che Marx prevedeva la venuta del comunismo sul finire del 19° secolo. Allora non c'erano macchine del genere. Significa questo forse, che il comunismo non era raggiungibile allora? Nemmeno adesso ci sono apparecchi appropriati. Forse il comunismo non è raggiungibile nemmeno ora, forse? Amico! Finche' qualcuno non inventera' qualche altra patente, ci dovra' essere sempre qualcuno che si immerge nella merda di altri. E questo è, col permesso, merda, non comunismo. E anche quando un tale apparecchio sara' inventato, ci sara' qualcuno che lo dovra' pulire e mantenere. Nemmeno questo sara' un attivita' piacevole. Difficile credere che qualcuno senta la propria vocazione di vita per un tale lavoro. Del resto, te sei daccordo con la teoria marxista della divisione del lavoro? O forse non sei marxista?
-Certo che lo sono!- esclamai.
-Attento a quel coglione, potrebbe sentirci. Per ora ti suggeriro' qualche questione su cui pensare. Chi nel comunismo seppellira' i morti? Sara' dichiarato il fai da te, oppure se ne occuperanno gli amatori dopo l'orario di lavoro? Parlando ingenerale, nella societa' ce n'è di fottuto sporco lavoro. Non si possono avere solo diplomi e generali. Chi macellera' i maiali? Sei mai stato in una fabbrica di filetti di pesce? Arrivano i pesci e bisogna immediatamente pulirli, a mano, senza i tuoi maledetti apparecchi. Quindi? E chi pulira' le strade e portera via la spazzatura? Oggigiorno anche gli spazzini devono avere le qualifiche necessarie, nemmeno facili. Oppure, ci saranno nel comunismo i camerieri? Per ora è una professione niente male, ma cosa accadra' quando non esisteranno piu' i soldi? Per finire pensa a tutti coloro che non hanno la minima idea di come si pulisce la canalizzazione, come il nostro compagno Jakubovski. Pensi che abbia qualche personale interesse per l'arrivo del giorno in cui dovra' pulire da solo la propria merda? Pensaci su. Adesso bocca chiusa che ci stiamo avvicinando...
-State parlando troppo! Muoversi!!

-Aspetta un po', artigliere. Quindi secondo te, il comunismo non arrivera' mai?
Si fermo' come murato, colpito dall'assurdita' della mia domanda.
-Ma che sei caduto dal becco della cicogna? Certo che no!
-Ma perche'? Come hai fatto ad evitare fino ad ora la forca, tu, schifoso controrivoluzionario? Maledetto maiale antisovietico!- dicendo questo con tutta la forza scagliai la carriola per terra. La puzzolente sostanza dorata si verso' sull'accecante candore della neve e sul sentiero di granito.
-Che ti appassiscano le palle!- sputo l'artigliere, incazzato come un toro.- Adesso come niente ci prenderemo cinque giorni di aggiunta, come niente, vedrai!
-Aspetta...pare che nessuno ci abbia visto. Copriamolo con la neve, svelto!
Febbrilmente cominciammo a buttare la neve sulla macchia di sporco. Ma ecco il guardiano.
- Cretini! Cosa avete fatto? Chiecchiere eh? E io devo rispondere di voi? Vedrete, come vi faro' cantare!
-Aspetta, vecchio...Noi adesso lo copriamo con la neve e nessuno lo vedra'. Le carriole sono pesanti come niente. Ci è scivolta dalle mani. Al giardino gli fara' bene. Tra una settimana la neve si sciogliera' e tutto si assorbira' nel terreno.
Ma la guardia dalla faccia cattiva era inflessibile.
-Dovevate lavorare, non parlare! Vi faro' ballare, che vi passa la voglia!
Allora l'artigliere cambio' tono.
-Brutto coglione! Prima servi quanto noi, poi potrai parlare. Fa' il rapporto, prego! Solo che dopo finisci dentro perche' non ci hai controllati!
Mi aggiunsi al collega.
-Sei giovane e stupido, e non hai finora mai avuto seri problemi. Nel suo caso, lo scritto è gia' andato a Mosca, fra tre giorni sara' un ufficiale, te invece sei ancora un moccioso..
-Chi moccioso? Attento a te!...
Strinse il fucile e grido:
-Tornate al lavoro! Subito! Vi insegnero a comportarvi!
L'artigliere gli lancio' un'occhiata indifferente e mi si rivolse con calma:
-Andiamo. Non c'è modi di discutere con un bue...Tanto oggi stesso lo mettono dentro...Ricorda cio' che dico.
Con un passo da passeggiata ci dirigemmo verso il pozzo.
-Denuncera'- sussurro confidenzialmente l'artigliere.
-Non lo fara'- mi opposi.- Ci perdera' la testa ancora per un po' ma entro sera gli sara' passata.
-Vedremo!
-Cosa te ne preoccupi? Perche' te ne rattristi? Vieni della campagna? Alla campagna tornerai. La vita va presa come i cavalli, per il morso. Ascoltami, te, maledetto reazionario: perche' secondo te il comunismo non avverra'?
-Be'- basta che non ti sfotti con la carriola!-perche' al nostro Partito e all'intero Comitato Centrale questo tuo comunismo serve quanto un buco nel bicchiere.
-Sei un fottuto bugiardo controrivoluzionario e basta!
-Vatti ad impiccare, povero stronzo! Prima di tutto chiudi la bocca e smetti di gridare. Non si puo' parlare con te finche' stiamo con la merce. Pazienza. Scarichiamo e ti chiarisco tutto.

Scaricammo.
-Benissimo. Allora immagina che il comunismo arriva domani mattina.
-No, questo è impossibile- li interruppi.- Prima bisogna preparare la base tecnico-materiale.
-Be' allora immagina che stiamo nel 1980 e il partito come promesso abbia costruito tale base. Cosa dunque ci guadagna da tutto questo comunismo un comune Segretario Provinciale del Partito? Cosa? Montagne di caviale? Di caviale ne ha gia' talmente tanto che se volesse, lo potrebbe mangiare col culo. Un auto? Ha gia' due VOLGA di servizio e una privata in riserva. Servizio sanitario? Gia' oggi viene curato esclusivamente da medicinali esteri. Cibo, puttane, dacie? Gia' ce l ha. Ti diro in tutta confidenza, che grazie al comunismo, il nostro Segretario del Comitato di Partito di Fanculo Inferiore non ci guadagnerebbe un fico secco! E cosa ci perderebbe? Esattamente tutto.
Adesso si sta riposando a pancia all'insu' nei migliori centri balneari del Mar Nero. ma nel comunismo saranno tutti eguali, come in un bagno pubblico, percio' non ci sara' piu' posto per tuttti sulla spiaggia. Oppure un altro esempio. Si sa che ci sara' abbondanza di ogni bene. In ogni negozio puoi prendere cosa ti pare e quanto ti pare. Supponiamo che non ci siano nemmeno file. Ma che divertimento sara' per il nostro Segretario se dovra' andare a prendere le cose personalmente? A cosa gli serve, se adesso la popolazione locale gli porta tutto quanto fin sotto il naso? Perche' dovrebbe volere il domani, se l'oggi è molto migliore? Nel comunismo perderebbe tutto: la dacia, i medici personali, tutta la corte e la scorta.
Da solo vedi che anche a livelli di quartiere, non troverai nessuno che sia interessato alla venuta del comunismo. Ne' domani, ne' dopodomani. I Grechko, gli Jakubovski sono quelli che ne sono interessati meno. Ti ricordi di come hanno assalito la Cina per la 'legge dell'uguaglianza', che li' 'tutti' portavano gli stessi stracci? Chissa' come vestiremo noi nel comunismo? Ci saranno delle mode? O metteremo tutti le tute da carcerato? Il Partito dice di no. Come assicurare a tutti allora, i vestiti alla moda, se devono esere assicurati a tutti e in qualsiasi quantita'? Da dove le prendi tutte quelle volpi per le pellicce delle donne? La moglie di Jakubovski tutti i giorni indossa delle pellicce nuove. Se domani arrivasse il comunismo riusciresti tu, a convincere Mariola, la mungitrice del kolchoz, che le sue cosce sono piu' attraenti di quelle di quella vecchia carcassa? O che riveste un ruolo minore nella societa'? Mariola è una ragazza giovane e anche lei vorrebbe avere le pellicce, l'oro, i diamanti. E pensi che quella vecchia vacca della Jakubovski, cedera' le sue pelli e i suoi diamanti senza combattere? Percio' smetti di vendermi tutte quelle cazzate. Lo vedi da solo che non hanno fretta a fare il comunismo domani. Non ci sono due parole. Proprio per questo hanno inventato il concetto di fase di passaggio. Hai letto Lenin? Quando ci prometteva il comunismo? Tra i dieci e i quindici anni, vero? E Stalin? Anche lui entro i dieci e i quindici, e si sbilanciava per i venti. E Chrushchov? Entro venti anni. Tutto il Partito giurava alla gente che questa volta è la verita'. E tu, veramente, pensi che nel 1980 saremo nel comunismo? Col cazzo! E forse credi, che qualcuno pretendera' dal Partito la spiegazione per la bugia? Non si sentira' nemmeno una voce di protesta.
Hai mai pensato, mio caro carrista, a quando e perche' tutti i nostri condottieri parlano di dieci o quindici anni? Te lo dico io. Perche' vogliono essi stessi godersi al vita, senza togliere la speranza alla gente. Per il resto, tutti dopo quel periodo di tempo si dimenticheranno delle promesse. Chi si ricorda oggi che cosa ha promesso Lenin? Percio' quando arrivera' il 1980, nessuno pensera' che, ecco, è arrivato il momento. Il Partito deve fare il resoconto delle proprie promesse.
-Ma tu, in verita', sei comunista?
-Comunista no, ma sono membro del Partito. E' tempo che tu veda la differenza!
Ammutoli' e non parlammo piu' fino a sera.


Prima del tramonto riuscimmo finalmente a svuotare il pozzo. Quando toglievamo le ultime palate, sul sentiero comparve una secca e rugosa donna in un imponente pellicca di ermellino. La accompagnava il caporale. Adesso la sua faccia non aveva piu' i tratti di un lord, ma quelli di un servo di campagna.
-Attento- avverti l'artigliere.- Se Saltichikha ti da' un giorno in piu' di gabbio, non protestare. E' solo una donna. Se ti impettisci, uno- due e quella ti mette davanti al tribunale.
Il caporale guardo' il pozzo e il frutteto dopo di che fece rapporto con un pacifico tono:
-Tutto fatto, ho controllato tutto il giorno.
Quella sorrise pigramente, si avvicino' al pozzo, sbircio' dentro.
-Hanno lavorato sodo, io per tutto il giorno...-seguiva il caporale.
-Ma hanno sporcato il sentiero e l'hanno ricoperto di neve- si impiccio' la nostra guardia.
Il caporale gli lancio' un'occhiataccia di odio.
-Quale sentiero?- chiese l'ossuta con voce gentile.
-Venga, prego, le faccio vedere.- La guardia ando' avanti, l'ossuta zompettava dietro di lui.
Cadde la notte. Prese il gelo e la guardia ebbe molta difficolta' a scavare con lo scarpone lo strato di neve gelida.
-Ecco, prego, l'hanno coperto e pensavano che non ci faccio caso. Io vedo tutto!
-Chi l'ha fatto?- stridette la strega.
-Quei due. Pensavano che gli riesce, che non li notano. Noi vediamo tutto!
-Cinque giorni a testa- sibilo' la strega.- E te, Fiodor, te....- e il suo volto si incrino' per una smorfia di rabbia. Si interrompe' a mezza parola, si copri' meglio con la pelliccia e con un veloce passo si diresse verso il fiabesco paesello.
Il caporale si giro' lentamente verso la nostra guardia. Questa ancora non aveva compreso che ha fatto cascare l'onnipotente Fiodor in un pozzo di merda.
-Sparisci di qui, insime a quei disgraziati! Imbecille! Ancora ti ricorderai di me!
La guardia sorpresa spalanaco' gli occhi sul caporale: ma se voleva il meglio...
-Sfancula, fesso! Via!
Marciammo via fanculo. Girando intorno al meraviglioso paesello ci potemmo accorgere di quanto di notte fosse ancora piu' fiabesco. I bambini facevano il bagnetto nella piscina, separati dal freddo da una parete trasparente verdeazzurra, sotto la stretta sorvegllianza della badante nel classico vestito blu con grembiule bianco.

Il vice comandante della compagnia di rigore della guarnigione di Kiev fece gia' in tempo a sapere di quanto ci è stato aggiunto e aspettava personalmente il nostro ritorno dal Comunismo.
Il tenente Kirichek apri' un grosso librone.
-Cinque giorni a testa. Scriviamo: cinque...giorni...di arresto...Su odine...del comandante del Distretto...Motivazione...infrazione...della disciplina..militare...Cazzo!-strillo' improvvisamente.- Il comandante è a Mosca, ci è volato per l'assemblea di Partito! Ci stavo quasi per cascare...- guardo' dentro il librone e dopo una breve riflessione aggiunse 'vice' davanti alla parola 'comandante'.- Adesso tutto quadra! E te, Suvorov, i primi cinque giorni gli hai presi dal vice comandante, e i secondi cinque pure. Chissa' chi ti dara' la terza cinquina.- Divertito dalla propria battuta il tenente fremette.
-Guardie!
-Si, compagno tenente!
-Portateli alla 26, per un ora o due. Che imparino che l'aggiunta non significa solo una permanenza piu' lunga.


Nella gattabuia di Kiev la cella 26 era nota con il nome di 'Rivoluzionaria'. Molto tempo fa', ancora prima della Rivoluzione, da essa scappo' il famose criminale e violentatore Grigori Kotovski. Qualche tempo dopo, Kotovski e la sua banda si unirono ai bolsceviki. Successivamente per personale richiesta dello stesso Lenin, per ingenti meriti di natura criminale, il bandita è stato elevato a rivoluzionario. Questo incomincio' il fallito esperimento di Lenin di assoggettamento del mondo criminale.
Dalla prode fuga di Kotovski sono state tratte la dovute conclusioni e nessuno è piu' riuscito a ripetere il suo gesto.
Nella 26 non ci sono ne' branda ne' panca. C'è solo una sputacchiera nell' angolo. Non sta li per decorazione pero': è pienda di cloro fino ai bordi. Per far finta che è per disinfezione. La finestra dalla quale una volta volo' via l'eroe della Rivoluzione, è stata murata gia' molto tempo fa. La cella stessa è cosi' stretta e cosi' piena di cloro, che resistere dentro per piu' di cinque minuti sfiora l'impossibile. Gli occhi lacrimano, si soffoca per la mancanza di aria, la saliva riempie le labbra, il petto è tormentato da un atroce dolore.
Appena ci hanno messo la dentro, l'artigliere soffocando mi respinse lontano dalla porta. La volevo prendere a calci, ma inchinandomi davanti alla sua esperienza, mi fermai. Molto tempo dopo potei convincermi che anche questa volta aveva ragione. Proprio di fronte alla nostra cella, c'era la cella 25, destinata a coloro ai quali sembrava che nella 26 non si potesse resistere. Dopo una gita nella 25, ognuno, senza eccezioni, recuperava l'equilibrio mentale e tornava docilmente nella 26.
Intanto nel nostro loculo è stato spinto un terzo individuo. Me ne infischiavo su chi fosse. Non provai nemmeno a capire i suoi tratti. Invece l'artigliere gia' dall'inizio aspettava la sua venuta. Mi colpi leggermente col gomito (non si riusciva a parlare) e indico' il nuovo arrivato. Mi pulii gli occhi con la manica e riconobbi la nostra guardia novella.

Un comune arrestato non comincia la pena nella cella 21, 25 o 26. Solo quelli che si guadagnano l'aggiunta passano per una di esse, a volte per due di fila.
Il nostro trasmettitore-novello in via del tutto eccezionale incomincio' la sua detenzione nella cella 26. Non è da escludere che l'onnipotente caporale si sia lamentato all'aiutante o al vice comandante. Non è nemmeno escluso che il novellino ha cominciato a ribellarsi, quando, dopo aver consegnato munizioni e fucile, ha saputo improvvisamente che il suo plotone torna in caserma mentre lui stesso per motivi a lui sconosciuti, deve rimanere qui, agli arresti per dieci giorni. O forse il tenente ha deciso di metterlo con noi per gioco, sapendo gia' in anticipo cosa sarebbe successo.Nella bianca foschia dei velenosi vapori il nostro nuovo compagno si dibatteva per il primo attacco di tosse. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, senza speranza cercava la parete con le mani che si agitavano nel vuoto.
Non eravamo dei nobili cavalieri senza macchia e senza paura. Non avevamo intenzione di perdonarlo. Qualcuno potrebbe dire che non è fair picchiare un indifeso, accecato, sopratutto nel momento in cui non si aspetta l'attacco. Cosi puo' parlare solo qualcuno che non è mai stato nella cella 26. Per noi la comparsa del guardiano era un segno del destino. Non provai allora nessun nobile sentimento e non voglio ora ascrivermi elevati ideali. Chi c'era mi capisce, chi non c'era non ha diritto a giudicarmi.

L'artigliere face segno e quando l'alto guardiano si raddrizzo tra un attacco di tosse e l'altro, lo calciai con tutta la forza tra le gambe. Strillo con voce disumana e si piego' per l'insopportabile dolore. In quello stesso momento, l'artigliere con tutta la forza lo colpii con lo scarpone sul ginocchio sinistro. Quando la guardia stava gia' a terra, l'artigliere aggiunse due calcioni nello stomaco.
A causa dei rapidi movimenti, ingoiammo troppo cloro. Io vomitai, l'artigliere si stava strozzando, e la guardia stava distesa a terra. Si fotta!
Vomitai un'altra volta e sentii con tutta sicurezza che non mi sarebbe stato dato di vivere a lungo su questa terra. Non desideravo piu' nient' altro, nemmeno l'aria fresca. Le pareti della cella si allontanarono e ruotarono. Da lontano mi giunse lo stridore delle porte che si aprono, ma per me faceva lo stesso.

Sembra che recuperai la coscienza relativamente velocemente. Accanto a me portavano fuori sul corridoio la guardia ancora incosicente. Improvvisamente mi fece una gran pena il fatto che quando si svegliera' sulla sua panca di legno, non avra' capito che cosa gli è capitato nella cella 26. Decisi di riparare all'errore e finirlo prima che fosse troppo tardi. Mi strattonai con tutto il corpo, cercando di alzarmi dal pavimento di cemento. Tutto il mio sforzo frutto' con una penosa alzata della testa.
-Si sta svegliando- disse qualcuno in alto spora la mia testa.- Fagli odorare ancora un po'.
L'artigliere si reggeva in piedi, adesso era lui che vomitava.
Qualcuno molto vicino a me disse:
-Questo è gia' un ufficiale per ordine del Ministro della Difesa.
-L'ordine del Ministro è arrivato oggi ma è stato firmato ieri- protesto un'altra voce.- Cioè l'amnistia comprende solo ieri. Oggi, dopo la nomina a ufficiale, ha preso l'aggiunta dal vice comandante del Distrettto. Questo non glielo puo' togliere nessuna amnistia ministeriale.
-Non rompere le palle! E' una situazione eccezionale, bisogna rivolgersi al vice comandante del Distretto.
-Ma se lui il tuo fresco tenentino non l'ha mai visto in faccia. L'ordine veniva dalla moglie. Del resto anche lui ora è volato all'assemblea. Non vorrai forse rivolgerti a lei?
-Mai! Per nessuna ragione!- si confuse la seconda voce.
-Ecco , vedi. Non lo possiamo lasciar andare nemmeno per l'amnistia. Sai cosa succederebbe domani, se lei decidesse di venire a vedere di persone? Ci farebbe tagliare i coglioni a tutti!
-Hai ragione.

Successe ,che mentre il nostro artigliere puliva la canalizzazione, il Ministro della Difesa ha firmato l'ordine di promozione per lui e altri duecento cadetti al grado di sottotenente. In questi casi, l'ordine ministeriale equivale alla cancellazione di ogni infrazione. Ma quando l'ordine viagiava da Mosca a Kiev, il nostro artigliere fece in tempo a prendere un'altro arresto, nominalmente da parte del vice comandante del Distretto. Nessuno poteva farci niente. Ma siccome formalmente era un ufficiale, il suo posto era al reparto ufficiali, separato dalla plebe con un alto muro. Ci stringemmo come fratelli, come persone comuni che si lasciano per sempre. Mi sorrise pallido e cosi' come stava, insozzatto negli escrementi della moglie del futuro Comandante Supremo delle Forze Congiunte del Patto di Varsavia, il Maresciallo dell'Unione Sovietica Ivan Jakubovski, si diresse verso il cancello di ferro che conduceva al reparto ufficiali.
Questa volta senza scorta.

 

 


Il Maresciallo dell'Unione Sovietica Ivan Jakubovski

Comandante in Capo delle Forze Congiunte del Patto di Varsavia

dal 1967 al 1976