LA RICCHEZZA INTERIORE

Hermann Hesse ( 1916)

Solo nei momenti critici della vita il carattere di un uomo si manifesta nella sua vera essenza. E si manifesta anche in modo autentico e in un tutto il suo reale valore, il rapporto del singolo con il mondo spirituale o ideale, con tutto cio' che non si puo' gustare fisicamente e afferrare, solo quando gli abituali sostegni della sua vita esteriore si sono allentati o sono stati sconvolti. In tempi difficili si puo' sperimentare un fenomeno singolare: che ci sono uomini in grado di morire per un ideale di quelli in grado di vivere per esso.

La cultura, contrariamente alla natura, rappresenta tutto quello che l'uomo ha trovato e creato al di la' dei bisogni della vita quotidiana come valore spirituale, soprattutto le religioni, le arti e le filosofie. Anche il canto popolare del pover'uomo, la gioia provata dal giovane vagabondo di fronte al bosco e alle nuvole, l'amore per la patria e per gli ideali di partito: tutto cio' e' " cultura", patrimonio spirituale, essenza umana. Questo bene ideale posseduto dall'uomo si e' mantenuto si e' accresciuto al di sopra di ogni oscillazione della storia dell'umanita' e dell'evoluzione dei popoli. Chi prende interiormente parte a questo patrimonio, appartiene ad una comunita' dello spirito che e' indistruttibile e possiede qualcosa che nessuno puo' strappargli. Denaro, salute, liberta', vita, li possiamo perdere. Ma solo con la morte ci puo' essere tolto cio' che abbiamo guadagnato spiritualmente e che possediamo.

Solo in tempi di penuria e di sofferenza si manifesta cio' che e' veramente nostro, cio' che ci rimane fedele e che non ci puo' esser tolto. Ci sono molte persone che in tempi sereni apprezzavano e amavano un bel passo del Nuovo Testamento o un verso profondo di Goethe, che ascoltavano volentieri una conferenza e una bella musica, e che invece, quando la loro vita e' oscurata dal bisogno, dalla fame, dalle preoccupazioni, non trovano piu' in tutto questo il minimo conforto. Chi ha un'esperienza del genere, che aveva solo un ruolo passivo di friutore delle cose dello spirito, che perdendo la sua biblioteca perde anche il suo mondo spirituale, chi perdendo l'abbonamento ai concerti perde la musica, e' in realta' un pover'uomo e senza dubbio non ha avuto mai il giusto, autentico rapporto con quel bel mondo dello spirito. Il giusto rapporto verso queste cose non e' difatti quello del fruitore, per quanto possa essere colto e istruito. Il fruitore possiede la cultura come un ricco fannullone possiede il denaro: il giorno in cui lo perde, diventa piu' povero di un mendicante che nella sua miseria puo' anche trovarcisi bene.

Il patromonio culturale non e' qualcosa di impersonale che si puo' comprare e utilizzare. Della musica che un grande artista ha composto fra conflitti interiori e profondi sconvolgimenti dell'anima, non me ne posso acquisire stando pigramente a leggere su una sdraio.

Nella vita di tutti i giorni ognuno di noi conosce e sperimenta da sempre che non esistono rapporti, amicizie e sentimenti duraturi, su cui si possa contare, ai quali non abbiamo dato il nostro sangue, non abbiamo dato amore, partecipazione, sacrifici, lotte. Tutti sanno e sperimentano personalmente quanto sia facile innamorarsi e quanto invece sia difficile e bello amare veramente. L'amore, come tutti i veri valori, non si puo' comprare. C'e' un piacere che si puo' comprare, ma non l'amore.

La vita esige da chiunque voglia diventare un vero uomo, la capacita' di sottomettersi e di sacrificarsi, di riconoscere legami da mantenere e da curare sacrificando il nostro piacere momentaneo e le nostre voglie. Cresceremo internamente nel momento in cui riconosciamo questi legami e ci sottomettiamo ad essi volontariamente, senza costrizioni. Per questo consideriamo il delinquente, che non ha mai imparato queste cose, un ritardato e un essere inferiore.

Come la societa' umana tollera e appoggia il singolo solo se egli la riconosce e si sacrifica per essa, allo stesso modo la cultura comune a tutti gli uomini e a tutti i popoli esige da noi riconoscimenti e sottomissione e non solo una semplice conoscenza, uso e godimento di essa. Una volta che abbiamo accettato nel nostro intimo questa esigenza, acquistiamo la vera condivisione dei beni della cultura. E chi ha messo in pratica anche una sola volta un alto pensiero, che si e' sacrificato per un riconoscimento, e' gia' fuori dalla cerchia dei semplici fruitori e fa parte di coloro che manterranno inalterato il proprio patromonio spirituale.

Nessun uomo e' tanto povero da non poter levare gli occhi al cielo almeno una volta al giorno e ricordarsi di un pensiero buono e vivo. E il prigioniero che avviandosi al lavoro ripete dentro di sé un bel verso o canticchia a bocca chiusa una bella melodia, può possedere queste cose belle e consolanti più profondamente di alcuni esseri viziati, stanchi ormai di circondarsi di cose belle e di avere dolci stimoli.

Tu che sei triste e lontano dai tuoi cari, leggi ogni tanto un bel brano, una poesia, richiama alla mente una bella musica, un bel paesaggio, un momento autentico della tua vita! E se prendi queste cose sul serio, vedi se per miracolo questo momento si illumina, se il futuro diventa più consolante, e la vita degna di essere vissuta!