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L'apostrofo

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Articolo pubblicato nell'ottobre-dicembre 1996

Pier-Franco Donovan, poeta conosciutissimo, già presentato da Mario Luzi: un lirico di cui più volte ebbi occasione di parlare anche in pubblico; e che a sua volta si è occupato di me, impareggiabilmente. Ebbi modo di sottolineare una sua classicità post-moderna, una sensibilità universale, un’ideale di bellezza ispirato all’antica Grecia, pur essendo egli di origine irlandese e portando inevitabilmente con sé un bagaglio ancora più remoto e suggestivo – mai barbarico nel senso latino della parola – ma piuttosto raffinato e misterioso. L’intensa etnia culturale, d’un poliedrico e magico splendore, d’una squisitezza che l’antica compagine romana non riuscì mai a sospettare, si ritrova anche nella sua "seconda maniera", più robusta, sintetica e ritmica, scrittura dialettica e musicale allo stesso tempo, abilmente oggettivata.

Duccia Camiciotti

* * *

Ieri è già perduto

Ieri è già perduto
nei recessi della memoria,
sbiadita copia cartacarbone.
Cercare la pagina giusta
per spiegare "ero" e "sono"
è impresa tortuosa.

Come un bibliotecario ricurvo
mi perdo tra alti scaffali,
cosa cerco non ricordo più,
troppe volte gli attimi sono passati
da quando ho avviato la ricerca,
troppe volte è mutata l’identità,
troppe volte alterato il senso.

Frammenti di pagine sparse
lanciano segnali incerti
tra realtà e menzogna:
c’è corrispondenza fra sé
e i frammenti emersi,
il destino mi dissemina
in ordinato disordine.

Pier Franco Donovan

 
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