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Articolo pubblicato nel gennaio-marzo 1997

 

INTERNET E LA POESIA

La cosa che più stupisce di Internet e di cui si parla poco è il numero crescente di "siti" (luoghi virtuali) dedicati alla poesia, alcuni curati da riviste letterarie, la maggior parte creati da poeti dilettanti e professionisti che mettono in linea campioni dei propri lavori. Il fenomeno, al momento prevalentemente americano, nato all’interno delle maggiori istituzioni universitarie, sta raggiungendo proporzioni ragguardevoli e si sta lentamente insediando anche in Italia, soprattutto fra i giovani, quelli che più difficilmente trovano spazio su riviste letterarie o non hanno accesso ad altre forme di pubblicazione.

Fra i poeti più presenti su Internet troviamo l’americano Clayton Eshleman, poeta, traduttore, saggista, redattore di varie riviste e professore della Eastern Michigan University. Scorrendo la sua biografia si viene a sapere che la sua poesia è stata pubblicata in oltre 400 riviste; che ha al suo attivo undici raccolte di poesie; che come giornalista per The Los Angeles Times Book Review ha recensito le singole opere di un gran numero di poeti di tutto il mondo trai quali anche il nostro Montale; che nel 1979 ha vinto il prestigioso National Book Award come traduttore del libro del poeta peruviano César Vallejo, Complete Posthumous Poetry (Poesie postume complete); infine che tutte le opere di Eshleman sono pubblicate dalla Black Sparrow Press, una delle più importanti case editrici americane nel campo della poesia.

Nel sito Internet a lui dedicato dalla State University of New York, Buffalo (http://wings.buffalo.edu/epc/authors/eshleman/eshstate.html), sono pubblicate due poesie considerate rappresentative dell’opera di Eshleman. Ne proponiamo una, la più breve e forse la più interessante, che nasce dallo sdegno del poeta per il tristemente famoso caso Rodney King, l’automobilista nero picchiato a morte dalla polizia di Los Angeles, senza alcun motivo apparente.

Pier-Franco Donovan

* * *

GIOCO SPORCO

Vedo il corpo nero percosso e violentato
dico che vedo il corpo nero percosso e violentato
dico che io uomo bianco vedo il corpo nero percosso e violentato,
per i prossimi 39 versi sentirete Rodney che viene percosso,
perché loro lo picchiarono, loro
gli hanno spaccato la faccia, lo hanno lavorato bene,
lo hanno preso a calci deriso e rimesso a posto, rimesso
al suo posto, volevano scagliarlo verso sud, lanciarlo
verso nord, hanno calpestato il suo sperma, hanno ballato
sul suo corpo, quei bianchi hanno sconfitto il suo inguine,
volevano spaccargli i denti, lui provò ad urlare loro lo bastonarono
sulla bocca, gli hanno rotto il culo come agli arabi – lui come Baghdad?
Lui come 170mila bambini iracheni?
Lui come il sistema fognario della città?
Hanno coperto la sua ritirata con un tappeto di bombe come per i Curdi?

E in caso tu pensi che io stia confondendo petrolio e asfalto,
hanno percosso Rodney King come fosse un pezzo di legno
o uno scarafaggio, sia insetto che legno,
che l’hanno picchiato perché era un nero già morto,
perché era uno sporco negro,
ora tutti voi studenti bianchi ripetete       con        me
voi che mai lo fareste voi che non avete volontà morale         Lo hanno
percosso come vostro padre potrebbe picchiare vostra madre?
Perché donne e neri sono i percuotibili,
ammazza questo nero donna bianca perché lui lei è,

ammazza questo troncone nero bianco rosa e blu vivente

ammazza questo troncone umano che si gonfia e si lamenta.
Picchia quello che sono,           picchia quello che sei,
picchia a tempo,       ma nessuna masturbazione è abbastanza forte
per strappare via il bianco, per estrarlo, calcite,
grandi tunnel di gesso del tuo seme in te,
per spossessarci dell’umano che dobbiamo considerare il canale della nostra nascita
sempre in competizione con noi?         Ahimè, siamo, nella nascita,
e picchiamo la nostra nascita,          noi siamo,        nella nascita
battiamo Rodney         battiamo la terra
e adesso sappiamo        battere la terra non è più
           un passo di danza o il nome di un gioco
ma sbandiamo ammassati agli occhi dell’osservatore
mentre i morti sono ammucchiati sotto di noi,
                   i morti, le bestie e
        tutti quegli insetti che non abbiamo mai voluto nominare.

 

(Da Under World Arrest,
Black Sparrow Press, 1994
trad. Pier Franco Donovan)

 
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