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Articolo pubblicato nel luglio-dicembre 1997

 

da "Gli interventi per il XVII Congresso dell'SNS"

SCRITTORI, OGGI

La grande editoria si è trasformata in vera e propria industria, più attenta ai "gusti" del consumatore che non alla qualità del proprio prodotto. La media e piccola editoria soffocata dai colossi del settore ricorre, ormai abitualmente, al "contributo" economico dell’autore per sopravvivere, spesso senza curarsi se il testo da pubblicare sia degno o meno di andare in stampa. Le istituzioni preposte alla salvaguardia del patrimonio letterario e alla tutela degli autori si occupano più della riscossione dei "diritti" di cui solo le briciole raggiungono le tasche degli autori. Infine, la crisi della critica, condizionata da pressioni esterne e che sempre meno trova posto all’interno delle redazioni delle case editrici, costretta a compromessi con l’industria editoriale pur di conquistare uno spazio vitale.

Sono, questi, i discorsi inutilmente ripetuti e amplificati nei salotti letterari della penisola.

La verità è altrove, da ricercarsi nella massificazione della cultura come conseguenza inevitabile dell’educazione di massa: tutti apprendono i rudimenti della scrittura, credono di saper scrivere e, nel peggiore dei casi, pensano di avere qualcosa da dire.

Non si negano le reali e importanti conquiste sociali dell’educazione di massa. Ma è bene accettare che la massificazione ha degli effetti secondari che sono nocivi alla figura dello scrittore intesa in senso tradizionale, ormai in via di estinzione.

Con quali prospettive un giovane può allora avvicinarsi al mestiere-non-mestiere dello scrittore?

Praticando altri mestieri, più o meno legati al mondo della parola o completamente al di fuori di esso, dedicando alla scrittura la poca concentrazione che il poco tempo libero consente. Vivere la scrittura è un lusso, navigarla superficialmente la norma.

È una situazione con la quale si deve necessariamente convivere, il prezzo che si paga per le conquiste socio-economiche della società moderna. La letteratura è per natura elitaria; non è un caso che i tentativi di organizzare o istituzionalizzare il mondo delle lettere falliscono per l’impossibilità di comprendere sotto un’unica insegna una attività che nasce nella più assoluta libertà e solitudine dell’individuo.

Ogni iniziativa politica a sostegno della letteratura e che tuteli gli scrittori è benvenuta. È il riconoscimento dovuto a una parte del patrimonio culturale del paese che merita di essere valorizzato. C’è solo da sperare che si attui una politica di ampio respiro in grado di comprendere il più possibile le molteplici realtà del mondo letterario; e che abbia la forza, il coraggio e la libertà di operare una selezione, di esprimere un giudizio, per estirpare un sottobosco sempre più arrogante e potente che sta soffocando i pochi alberi rimasti nella foresta.

Forse questo è chiedere troppo al mondo politico che, dopotutto, vive del consenso della massa. E gli scrittori non fanno massa. Esiste invece una massa che scrive.

Pier Franco Donovan

 
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