SCRITTORI,
OGGI
La grande
editoria si è trasformata in vera e propria industria, più attenta
ai "gusti" del consumatore che non alla qualità del proprio
prodotto. La media e piccola editoria soffocata dai colossi del
settore ricorre, ormai abitualmente, al "contributo" economico
dellautore per sopravvivere, spesso senza curarsi se il testo
da pubblicare sia degno o meno di andare in stampa. Le istituzioni
preposte alla salvaguardia del patrimonio letterario e alla tutela
degli autori si occupano più della riscossione dei "diritti"
di cui solo le briciole raggiungono le tasche degli autori. Infine,
la crisi della critica, condizionata da pressioni esterne e che
sempre meno trova posto allinterno delle redazioni delle case
editrici, costretta a compromessi con lindustria editoriale
pur di conquistare uno spazio vitale.
Sono, questi,
i discorsi inutilmente ripetuti e amplificati nei salotti letterari
della penisola.
La verità
è altrove, da ricercarsi nella massificazione della cultura come
conseguenza inevitabile delleducazione di massa: tutti apprendono
i rudimenti della scrittura, credono di saper scrivere e, nel peggiore
dei casi, pensano di avere qualcosa da dire.
Non si
negano le reali e importanti conquiste sociali delleducazione
di massa. Ma è bene accettare che la massificazione ha degli effetti
secondari che sono nocivi alla figura dello scrittore intesa in
senso tradizionale, ormai in via di estinzione.
Con quali
prospettive un giovane può allora avvicinarsi al mestiere-non-mestiere
dello scrittore?
Praticando
altri mestieri, più o meno legati al mondo della parola o completamente
al di fuori di esso, dedicando alla scrittura la poca concentrazione
che il poco tempo libero consente. Vivere la scrittura è un lusso,
navigarla superficialmente la norma.
È una situazione
con la quale si deve necessariamente convivere, il prezzo che si
paga per le conquiste socio-economiche della società moderna. La
letteratura è per natura elitaria; non è un caso che i tentativi
di organizzare o istituzionalizzare il mondo delle lettere falliscono
per limpossibilità di comprendere sotto ununica insegna
una attività che nasce nella più assoluta libertà e solitudine dellindividuo.
Ogni iniziativa
politica a sostegno della letteratura e che tuteli gli scrittori
è benvenuta. È il riconoscimento dovuto a una parte del patrimonio
culturale del paese che merita di essere valorizzato. Cè solo
da sperare che si attui una politica di ampio respiro in grado di
comprendere il più possibile le molteplici realtà del mondo letterario;
e che abbia la forza, il coraggio e la libertà di operare una selezione,
di esprimere un giudizio, per estirpare un sottobosco sempre più
arrogante e potente che sta soffocando i pochi alberi rimasti nella
foresta.
Forse questo
è chiedere troppo al mondo politico che, dopotutto, vive del consenso
della massa. E gli scrittori non fanno massa. Esiste invece una
massa che scrive.
Pier
Franco Donovan