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Antropologia e filosofia a confronto: il problema del relativismo
 

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  Tesi di laurea di Tiziana Valtolina
 

1. Introduzione
Abstract: dall'introduzione

La critica del metodo scientifico nell'opera
di P.K. Feyerabend. Il 'caso Galileo'




Tra i filosofi della scienza contemporanei Feyerabend è, forse, quello cui meno si adatta una tale etichetta e questo non solo perché lui stesso ha sempre rifiutato di essere considerato più di un professore universitario o -al massimo- di un ‘propagandista’, ma perché nei suoi numerosi articoli e libri ha espresso le sue idee in continua evoluzione, mostrando il peso che su di lui hanno esercitato posizioni diverse, piuttosto che una salda e radicata filosofia.
L’arma che Feyerabend utilizza maggiormente per portare avanti questo suo programma è l’ironia che serve, sia a ridimensionare la portata degli argomenti di cui tratta (perché ciò che veramente conta per il Nostro “non è né la razionalità, né la scienza, né la libertà -astrazioni come queste hanno fatto più male che bene- ma la qualità della vita degli individui”), sia ad abituarci a guardare alla storia della scienza senza gli occhiali deformanti di qualche metodologia. Feyerabend, cioè, ci serve per prendere atto che tutti i metodi vanno criticati.


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Nel primo capitolo si intende fornire un rapido resoconto delle sue tesi. Il pensiero feyerabendiano si snoda lungo tre tappe fondamentali. Si parte dalla critica all’empirismo. 
Con gli anni la critica di Feyerabend investe l’idea stessa di razionalità che, imponendo regole oggettive valide un po’ per tutto, ha creato quel terzo mondo esclusivamente razionale di Popper, che ha eliminato tutti i fattori irrazionali (come l’ingegnosità, la creatività, la persuasione), veri e unici responsabili del progresso. L’eccessiva rigidità e astoricità dei canoni popperiani (ma anche lakatosiani e kuhniani) sono responsabili dell’attuale ristagno della scienza. Compito dell’epistemologia anarchica feyerabendiana è, allora, quello di riportare alla luce i ‘metodi sommersi’, che hanno determinato le rivoluzioni della fisica moderna, della relatività e della meccanica quantistica. 

La maggiore libertà sostenuta dagli scienziati ‘anarchici’ si ripercuote, poi, anche a livello istituzionale. La parola nelle decisioni importanti della società non spetta più a distanti ‘pensatori’, ma deve venire da ‘amici’, cioè dai cittadini stessi, e si deve postulare l’uguaglianza di tutte le tradizioni. La scienza, così, diviene solo una delle tante forme di conoscenza e, quindi, prima di imporre le sue soluzioni deve conoscere anche le altre culture.
Poiché la maggiore debolezza della filosofia della scienza contemporanea risiede nel fatto di procedere in modo astorico, Feyerabend dedica numerose pagine all’opera galileiana per mostrare come “la scienza moderna e la sua metodologia iniziò come ribellione di poche persone contro modelli di pensiero ben stabiliti” e come Galileo dovette far uso di trucchi psicologici, retorica, persuasione e ipotesi ad hoc per poter affermare la sua nuova dinamica e cosmologia che contraddicevano l’esperienza e congetture ragionevoli. Galileo, così, agì come un anarchico, cioè in modo irrazionale nei termini delle teorie del Seicento, e per questo fu uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi.

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Nel secondo capitolo della tesi si sottolinea quello che, per Feyerabend, è l’aspetto più importante dell’opera di Galileo, cioè la sua propaganda, legata a ‘trucchi’ come lo stile, la teoria dell’anamnesi, l’utilizzo di ipotesi ad hoc. Essa “ha una importanza essenziale” per Galileo perché serve a creare e mantenere interesse per teorie implausibili. I nuovi fenomeni celesti e le nuove idee del moto non erano accettate dal senso comune, ma Galileo riuscì a convertire entrambe in favore di Copernico, grazie alle sue abilità di propagandista. Organizzando in modo nuovo alcuni vecchi fatti, eliminandone altri e costruendo nuove connessioni tra linee concettuali diverse, riuscì a fare accettare la sua nuova scienza, basata su un tipo d’esperienza “creata quasi dal nulla”.

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Nel terzo capitolo si analizzano le critiche sia di storici che filosofi della scienza a una tale interpretazione di Galileo. Secondo questi Galileo non ha mai dimostrato di fare uso di alcun tipo di propaganda per portare avanti le sue idee, cioè non si comportò come un anarchico; chi veramente fa uso dell’inganno è solamente Feyerabend che fornisce una ricostruzione storica di Galileo del tutto illusoria. Inoltre non si possono accettare le conclusioni di Feyerabend, cioè l’idea che nella scienza giochino un ruolo determinante fattori irrazionali e personali. 
Ho cercato di mostrare come Feyerabend non accetti -com’è sua abitudine- nessuna di queste critiche. Ai primi risponde mostrando come i presunti ‘fatti’ usati per confermare l’ipotesi copernicana (come la teoria delle maree e le fasi di Venere) non rendessero affatto più plausibile il moto della Terra. Galileo, quindi, non disponeva di nessuna prova in favore delle sue tesi. Il grande merito di Galileo fu quello di utilizzare materiali provenienti dal passato e adattarli per confermare il copernicanesimo, cosa che i suoi predecessori non avevano fatto. 
Lo stesso argomento vale per il cannocchiale: non fu Galileo a inventarlo, ma fu il primo ad “accorgersi dell’enorme interesse delle cose viste” che, ancora una volta, confermavano la teoria copernicana solo se si trascuravano (come inspiegabilmente fecero i contemporanei di Galileo) le differenze tra la luna di Galileo e quella che si poteva vedere ad occhio nudo. 

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In una breve appendice alla tesi, si analizzano alcuni punti di contatto tra la fisica classica e la fisica contemporanea. Se oggi -come al tempo di Galileo- ci troviamo alle prese con interpretazioni di tipo filosofico (strumentalistiche) della fisica, occorre sperare che gli scienziati come i fisici prendano spunto da Galileo che, affrontando esclusivamente argomenti fisici e tralasciando quelli filosofici, propose una interpretazione realistica della sua nuova fisica. Se per ottenere ciò, come abbiamo detto, egli è dovuto ricorrere a ipotesi metafisiche, allo stesso modo devono (o dovrebbero) operare gli scienziati contemporanei, senza lasciarsi impressionare -come purtroppo accade- da argomentazioni filosofiche precostituite, che negano che la fisica atomica sia qualcosa di più di un semplice strumento di previsione.
Feyerabend mostra anche che l’opposizione che Galileo ottenne da parte della Chiesa non è poi molto diversa da quella che i moderni fisici, biologi e scienziati incontrano attualmente. Oggi -come allora- non è sufficiente portare avanti le idee con argomentazioni, occorre anche adattarle all’ideologia e istituzioni del momento, se non si desidera essere allontanati dalla comunità scientifica. Se oggi il controllo non è più così rigido come al tempo di Galileo, ciò è segno solo di una minor rigidità verso ciò che è diverso, non di un mutato atteggiamento nei suoi confronti.

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lampione

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" Interazioni tra culture, domini linguistici, gruppi professionali avvengono continuamente, ed è quindi assurdo parlare di oggettività o di senso relativo all'interno di confini ben definiti. [...] L'oggettivismo e il relativismo sono chimere"

— P.K. Feyerabend
(Contro l'ineffabilità culturale)

 

Copyright Tiziana Valtolina - 2002-2005.
Ultimo aggiornamento: 22-apr-05