L'ALTALENA
CHE DONDOLA SOLA
Poemetto, prime dieci ottave
Firenze, Fatatrac, novembre 1997
Illustrazioni di Cecco Mariniello
Il libro può essere acquistato online presso
Alla Home Page di Bruno Tognolini
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Cani che corrono, gatti seduti,
La copertina a pieno formato (JPG 62KB) Una illustrazione a doppia pagina (JPG 119KB) Un'altra illustrazione a doppia pagina (JPG 70KB) |
1
Questa è la storia melodiosa e vera
di un bimbo che si chiama Valentino,
che uscì con la sua dada quella sera
per giocare nel solito giardino.
Era appena spuntata primavera
ed il sole faceva capolino
col suo secchiello dei colori, pronto
a spataccare in cielo un bel tramonto.
2
Il giardino guardava su una strada
sporca di chiasso e macchine fumose,
ma lui ci andava sempre con la dada
nelle sere lunghissime noiose.
Tanto, diceva lei, dovunque vada
qua in città troverai le stesse cose:
tre siepi affumicate, e se va bene
uno scivolo rotto e due altalene.
3
Ma erano le altalene, proprio loro,
i giochi che a lui piacevano di più.
I piccioni, le case, il sole d'oro,
i cani, i vecchi, i pali, il cielo blu,
ciò che vedeva intorno, tutto in coro,
dondolava nel giorno in su e in giù:
mentre su e giù, come una rima ottava,
in altalena Valentino dondolava.
4
È un volo luminoso come un vetro,
un volo come il vento, un doppio volo.
Tu parti in alto e dopo qualche metro
ti fermi, indugi lì un istante solo
sospeso in aria, e via: ritorni indietro,
volando ma all'ingiù, radente al suolo.
E vai e torni, e quanti voli fai,
che voli sempre ma non parti mai!
5
Insomma, alle altalene Valentino
correva sempre prima d'ogni gioco.
E anche quel giorno, giunto nel giardino,
è lì che va, per dondolare un poco.
Ma mentre dondola sul seggiolino,
nel giallo pallido del sole fioco,
si gira alla sua destra, vede, e nota:
l'altra altalena dondola, ma è vuota!
6
Vuota! Non c'è nessuno lì d'attorno.
Nessuno che sia appena andato via.
Non c'era un filo d'aria tutto il giorno:
il vento non è possibile che sia.
E allora chi sarà? Si guarda intorno
chiedendosi: "Se fosse una magia?
Un mostro, oppure un mago, oppure un re,
che invisibile gioca a fianco a me?
7
E quando son salito era ben ferma!
L'ho vista, mi ricordo chiaramente!"
E mille dubbi giocano di scherma,
mille domande affiorano alla mente.
Ma nessuna che trovi una conferma:
niente da fare, non capiva niente.
E la dada? Si è accorta di qualcosa?
Macché: è lì che dorme e si riposa.
8
Bene - pensa a quel punto il nostro amico
facendosi coraggio - chiunque sia,
alieno del futuro o mostro antico,
non farà male un po' di cortesia.
Non è poi detto che mi sia nemico,
io provo a salutarlo: pronti, via!...
"Buongiorno!" - disse forte a chi non c'era.
E una voce rispose: "Buonasera!"
9
"Già, buonasera, giusto. Ma chi sei?"
- domandò Valentino un po' allarmato.
"Un angelo" - "Con le ali?" - "Sì, ne ho sei"
"E cosa fai?" - "Dormivo, e mi hai svegliato"
"Ma tu dormi a quest'ora?" - "Non dovrei:
dovrei essere in giro affaccendato.
Ma il fatto è che sulle tue altalene
se si è stanchi si dorme proprio bene"
10
Era un angelo, sì, stava dormendo.
Gli raccontò che dormono anche loro:
dormono un sonno altissimo e stupendo,
fitto di sogni bianchi e soli d'oro.
E al mattino si svegliano ridendo,
bevono il vento e volano al lavoro:
che è volare e girare tutto l'anno
tra gli uomini, e vedere come stanno.
E queste sono le prime dieci ottave, di cinquanta che ne conta il poemetto. Non a torto, i miei editori mi impongono di fermarmi qui. E di ripetere, dato il loro e il mio mestiere, che il libro è in vendita nelle librerie d'Italia. Oppure...
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Questa pagina è stata creata il 28 settembre 1997, e aggiornata l'ultima volta il 9 ottobre 2000
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