Viaggiando lungo la Via Tôkaidô

di S. Yamaguchi


La via Tôkaidô è stata una delle vie principali del Giappone fin dal periodo antico. Ma dal periodo Edo cominciò a divenire la più importante delle 5 grandi strade che partivano dal Nihonbashi a Tokyo 1.

La via Tôkaidô si snodava dal ponte Nihonbashi al ponte Sanjo-Oohashi di Kyôto, la capitale imperiale, a circa 492 km da Edo. Lungo questa via erano state costruite 53 stazioni di sosta da Shinagawa (la più vicina a Edo) a Ohtsu (la più vicina a Kyôto). I viaggiatori percorrevano a piedi questa via, cioè viaggiavano con hisakurige (con garretti di cavallo) 2.

Secondo la documentazione del tempo, ad esempio, nel "Tôkai-dochû Hisakurige Kokkei Sugoroku", Hiroshige ci dice che si percorreva l'intera via in 12 giorni e 11 notti, cioè 37 km al giorno. Si poteva dunque viaggiare abbastanza velocemente anche a piedi. Il sugoroku è un gioco tradizionale giapponese che si svolge all'interno della stanza. Il sugoroku si gioca su una tabella con alcune decine di caselle che contengono delle figure. L'angolo inferiore destro è furidashi cioè la partenza, si avanza quindi in senso orario seguendo la forma della tartaruga marina umigame, ed il termine, agari, è il centro del cerchio. I giocatori mettono i loro segnaposti sulla partenza furidashi all'inizio del gioco. Ciascuno lancia i dadi al suo turno e fa avanzare il suo segnaposto secondo il numero che esce. Il primo che arriva al agari è il vincitore. Ma nel corso del gioco si incontrano delle caselle che fanno saltare un turno di gioco. Il sugoroku illustrato da Hiroshige presenta la stazione Nihonbashi di Edo come la partenza furidashi, la stazione Sanjo-Oohashi di Kyôto come il termine e 11 delle 53 stazioni di sosta corrispondono alle caselle dove si deve perdere un turno di gioco. Naturalmente c'erano dei viaggiatori che procedevano più lentamente godendosi il viaggio. Secondo il diario di viaggio "Kiryomanroku" del cerebre scrittore Bakin, noi troviamo testimonianza di un suo viaggio di 19 giorni e 18 notti, per una media di 25,5 km al giorno.

Aumentando i viaggiatori sulla via Tôkaidô, si cominciavano a pubblicare varie opere, che oggi sono preziosi documenti, che avevano per soggetto la via Tôkaidô. Ad esempio: - nel 1660 Tôkaidô meisho ki di Asai Ryoi (I luoghi famosi della via Tôkaidô) - nel 1777 Tôkaidô meisho zue di Akiboshi Rito (I luoghi famosi della via Tôkaidô illustrati) - nel 1802-09 Tôkaidôchu Hisakurige di Juppensha Ikku e così via.

Le serie di silografie di Hiroshige e di Hokusai sono le più conosciute, ma anche serie come la Gojôraku e la Suehiro, del periodo più tardo, seguono sempre la stessa corrente. Comunque, non soltanto la via Tôkaidô, ma anche le altre vie, erano quotidianamente percorse da molta gente delle diverse classi sociali. Più avanti lo vedremo su alcune diapositive. Nel Tôkaidô-Fûkei-zuroku di Hiroshige, troviamo diverse figure di viaggiatori del tempo e le ambientazioni caratteristiche della via, ad esempio: vari tipi di monaci viaggiatori o dei monaci che viaggiavano per compiere esercizi, samurai, massaggiatori ciechi, viaggiatori solitari, mercanti ambulanti, postini per gli espressi o per i pacchi, teatrali di campagna, vari tipi di ladri o teppisti, le musiciste cieche, i pellegrini del tempio Konpira o dei pellegrini che viaggavano senza il permesso dei loro genitori, o ancora pellegrini che giravano chiedendo l'elemosina, camerieri e cameriere, albergatori in cerca di clienti, prostitute, medici, venditori di medicine, ed ancora gli alberghi, i cavalli Sanpôkôjin, i portatori di kago (le portantine), i turisti, etc. Questa gente comunemente viaggiava a piedi ma qualche volta si serviva del cavallo o della portantina. Naturalmente alcune persone di rango elevato viaggiavano sulle loro portantine lussuose. Ma in ogni caso dovevano attraversare tratti di mare o i fiumi servendosi anche dei traghetti.

Le donne viaggiatrici comunemente preferivano non usare il tragetto per attraversare il lago di Hamana, quindi deviavano per una via a nord del lago allungando il percorso. Per questo questa via veniva chiamata Hime-Kaidô, anche oggi è rimasto questo nome, cioè la via delle signorine.

Non c'era molta differenza tra le cose che portavano con sè i viaggiatori di quel tempo e quelle che portano oggi i viaggiatori giapponesi all'estero: vestiti di ricambio, un cappello, delle cinture, biancheria, calze, un ventaglio, pennello con inchiostro, fazzoletti di carta, una guida turistica, il portafoglio, un blochetto per appunti, il sacco, le medicine, ago e filo da cucito, un pettine, la lampada, dei fiammiferi del tempo, un coltello, l'impermeabile, una merenda, ect. Infine indossavano le fascie per i piedi e per le mani e preparavano un po' di tabacco. Il sacco era portato come Furiwake-nimotsu cioè bilanciato sulla spalla metà sul petto e metà sulla schiena.

Ma ciò che non doveva mancare mai al viaggiatore erano due documenti, il sekisho-tegata e l'ohrai- kitte. Il sekisho-tegata era il certificato di buona condotta rilasciato dal propretario dell'abitazione di residenza del viaggiatore a Edo, che era una forma di lettera ufficiale destinata ai controlli di Hakone e di Arai. Invece il documento ohrai-kitte era rilascito dal tempio parocchiale del viaggiatore ed era un tipo di carta d'identità.

Il controllo di Hakone era molto severo perchè la sua posizione lo rendeva come la porta di Edo. In quel periodo la gente diceva: "I fucili non possono entrare e le donne non possono uscire", ciò vuol dire che il controllo esaminava severamente i carichi per impedire che dei fucili nascosti arrivassero a Edo. Al tempo stesso controllavano le donne per non farle scappare da Edo, perchè le mogli dei capi feudali erano obbligate ad abitare a Edo come ostaggi del potere Tokugawa. I viaggiatori, sia uomini che donne, erano obbligati a presentare il sekisho-tegata. Sul Tegata, che era scritto in forma di domanda di autorizzazione al viaggio, doveva essere dichiarata la destinazione del viaggiatore. I viaggiatori dovevano consegnare questa lettera al primo controllo di Hakone, ed avevano quindi bisogno di un'altra lettera per l'altro controllo di Arai.

Le donne erano invece soggette ad un controllo più severo, i loro documenti dovevano essere molto più dettagliati. Non erano sufficienti delle dichiarazioni generiche ma dovevano essere specificati anche i segni particolali del fisico delle viaggiatrici, ad esempio altezza, caratteristiche della figura, ed persino la posizione dei nei. Ed di più avevano bisogno della firma accompagnata dal timbro della questura oltre a quella del proprietario dell'abitazione. Se mancava qualcosa non era loro permesso di passare. Ai posti di controllo c'erano delle donne-poliziotto hitomi-onna 3, chiamate comunemente aratame-baba 4, che esaminavano il corpo delle viaggiatrici e controllavano se c'era qualcosa che non corrispondeva alle dichiarazioni. Anche i giovani uomini non potevano passare finchè la aratame-baba non verificava la loro mascolinità. C'era una canzone popolare del tempo che sottolineava la comicità del controllo:

Noboru Hakone no Osekishode, chotto makuri,
Wakashû no monotowa uketorenu.
Kocha shinzô janaika to chotto Mishima

[Al controllo sulla salita del monte Hakone,
si guarda spogliando per un secondo.
Oh! come è possibile di un uomo giovane!, no, no, è una giovane signora chotto Mishima 5]

Inoltre gli alberghi dei viaggiatori erano inizialmente i kichin-yado, dove i viaggiatori pagavano soltanto il costo della legna per cuocere il proprio riso. Ma in seguito, gli alberghi che servivano anche da mangiare divennero più comuni, si chiamarono hatago. Nelle stazioni di sosta sulla via furono costruiti numerosi alberghi, e gli albergatori facevano a gara a cercare i clienti con le offerte dei portieri e delle donne Tome-onna.

Quando la concorrenza aumentava, apparivano le prostitute dei alberghi. Queste donne erano chiamate meshimori-onna ovvero ojare 6. In alcune stazioni come quella di Shinagawa che si trova vicino alla capitale Edo, cominciava a venire gente dalla capitale ed erano frequentate dai monaci delle vicinanze, si sviluppò così un gran commercio. Ma in alberghi siffatti i viaggiatori accompagnati da moglie e bambini non potevano soggiornare tranquillamente. Per questo ebbe inizio un'altra organizzazione commerciale che gestiva una catena di alberghi. Questa organizzazione si chiamava Kô, ad esempio Naniwa-kô (Osaka), Azuma-kô (Edo), Santo-kô etc. Questi alberghi erano come i villaggi turistici di oggi. Qui era vietato servire sake, avvicinare le donne, ed anche giocare d'azzardo. In cambio venivano pubblicate delle guide turistiche. I viaggiatori pranzavano negli alberghi delle stazioni oppure nei ristoranti, nelle trattorie o nei bar che si trovavano fra due stazioni, questi locali sono divenuti famosi per le varie specialità gastronomiche del luogo, ad esempio la zuppetta di tororo di Mariko, le grigliate di anguille di Arai, la pasta fresca di riso di Abekawa, etc.

Il problema più grosso del percorso lungo la via Tôkaidô era l'attraversamento del fiume Ooigawa. Nelle canzoni popolari del tempo si cantava:

"Gli otto ri [circa 32 km] del monte Hakone li potremo superare a cavallo ma come potremo superare il fiume Ooigawa?"

Il governo feudale non aveva mai costruito i ponti per il motivo militare della difesa la capitale Edo. Il guado era rischioso ed i portatori, se il fiume si faceva grosso, chiedevano alti premi. Se la pioggia continuava a lungo o cadeva in gran quantità veniva sospeso l'attraversamento del fiume e gli albergi delle stazioni si riempivano di viaggiatori in attesa. A causa di queste difficoltà le spese dei soggiorni aumentavano, la gente giocava, le prostitute avevano più occasioni ed i viaggiatori acompagnati da donne erano distrubati da quest'ambiente. Ed più anche i gomano-hai 7 o i kumosuke 8 si mettevano a disturbare i viaggiatori. Il gomano-hai era un impostore che si fingeva un viaggiatore ma che rubava soldi e oggetti di valore agli altri viaggiatori. Il kumoske era invece chi lavorava come portatore di valigia o di portantina, ma che non era affidabile, per questo ancora oggi in Giappone i taxisti poco affidabili sono chiamati kumosuke- tax.


NOTE:


1 - Le cinque vie sono:
- Tôkaidô: Edo/Kusatsu/Kyôto
- Nakasendô (Kisokaidô): Edo/Kiso-Kusatsu/Kyôto
- Oshû-kaidô: Edo/Utsunomiya
- Shirakawa: Nikkô-dôchû/Edo
- Utsunomiya:  Nikkô/Kôshû-dôchû/Edo/ Kôfu




2 - Hisa significa letteralmente: ginocchio e Kurige è il colore marrone del pelo di cavallo.



3 - Onna è la donna che osserva, controlla le persone (Hitomi)



4 - Aratame-baba: Il controllo della vecchia.



5 - Mishima è il nome della stazione seguente al controllo di Hakone ma in questa canzone "Mishima" assume un doppio senso. Mi significa vedere e Shima richiama il verbo ausiliario shimau che si usa associato ad un verbo nel senso del finire del concludere del terminare. Mi-te-shima-u significa dunque: ho visto, ho controllato.



6 - Tome-onna: Erano le donne che fermavano (Tome) i clienti per invitarli ad entrare nei locali. Meshimori-onna erano chiamate così le donne che offrivano ai clienti le ciotole ricolme di riso e restavano a loro disposizione, oppure che che invitavano i passanti (Ojare) a seguirle nei locali.



7 - Gomano-hai: è la cenere dei legni pofumati o delle resione che i monaci buciavano per allontanare i demoni che certi imbroglioni pretendevano di vendere. Mescolandosi ai viaggiatori questi personaggi aspettavano l'occasione buona per rubare qualche borsellino.



8 - Kumosuke: erano i portatori che si offrivano ai viaggiatori e che andavano e venivano come nuvole (Kumo) senza residenza, e che come un ragno (Kumo) aspettavano che gli sprovveduti.