NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE |
Gennaio 1998 |
La lotta dei disoccupati - e non solo - francesi si sposta nelle piazze, visto, anche, che la polizia ha sgomberato le sedi occupate. Manifestazioni in 60 città, con migliaia di partecipanti, segno che i problema posto dai disoccupati è sentito dagli altri settori. A Parigi, per esempio, hanno partecipato anche ferrovieri, dipendenti delle poste e telecomunicazioni, metalmeccanici oltre ai militanti delle sigle sindacali che sostengono questa lotta. Negli ultimi mesi il tasso di disoccupazione in Francia si è attestato sotto la soglia del 12,5%, circa 3 milioni di persone: secondo il ministero del lavoro più di un terzo di questi è privo di occupazione da più di un anno. Nel paese, dicono recenti studi si sta diffondendo una precarizzazione lavorativa che influisce sui rapporti di forza e sui modi di vivere, diffondendo un forte senso di insicurezza sociale. A fronte di questi dati dobbiamo registrare alcune cose. Innanzitutto, la Francia, almeno dal dicembre '95, ci sta abituando a grandi momenti di mobilitazione, che pur interessando settori specifici e per periodi di tempo concentrati, presenta due caratteristiche che devono far riflettere, per la loro reciprocità. Innanzitutto, queste lotte, dal pubblico impiego ai camionisti, ai disoccupati, registrano una forte solidarietà sociale, che per le caratteristiche stesse delle lotte (non corporative, per miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro, per i servizi sociali ecc.) possiamo tranquillamente chiamare "SOLIDARIETA' DI CLASSE".
Poi, queste lotte hanno fino ad ora portato a dei successi, che poi inevitabilmente si scontrano con le contraddizioni in seno alla borghesia che governa, di che colore sia poco importa. E' doveroso porci dei problemi, come lavoratori e comunisti in Italia: non si può semplicemente inneggiare alle lotte d'oltralpe (come si fa per altro, per ogni cosa che si muova ad una certa distanza), e non capire le differenze che producono diversità anche nelle forme, negli obiettivi e nel raggiungimento o meno di questi. Pochi esempi. I metalmeccanici, una categoria forte e numerosa, nel settembre '96 hanno intrapreso una lotta "economica" per il rinnovo del contratto, che si è conclusa 5 mesi dopo con una secca sconfitta. Una dispersione di forze, un mancato coinvolgimento di altri settori, della società nel suo complesso. Colpa dei sindacati, potremmo facilmente dire. Ma i sindacati sono fatti da lavoratori, che hanno a cuore le proprie condizioni di vita e di lavoro, così come hanno a cuore quelle dei loro compagni. In Francia i camionisti hanno bloccato per un mese strade e città, hanno messo a dura prova la resistenza della popolazione, la quale li ha sostenuti, sopportandone le conseguenze. Questo ha permesso ai camionisti di vincere. Poi ci sono tutti i casi minori: fabbriche che chiudono perché i padroni se ne vanno all'estero; padroni che chiudono fabbriche all'estero per impiantarle in Italia. In entrambi i casi non ci sono movimenti di solidarietà. Ma non è solo un problema che assilla i lavoratori, gli operai: i disoccupati qui da noi sembra stiano solo a Napoli. La disoccupazione è un fatto soggettivo, così come vuole il padrone, e i disoccupati che vanno a manifestare davanti alle fabbriche in lotta come segno di solidarietà ( e la ricevono in cambio) continua a restare una prerogativa napoletana. Ebbene, più che "eccitarsi" per le forti lotte che avvengono oltralpe, sarebbe giusto studiarne la natura, e verificare la possibilità di realizzare qui da noi una forte solidarietà di classe. Dovremo superare diffidenze e arretramenti cui ci hanno costretti padroni, sindacati e riformisti. Ma almeno proviamoci: non dobbiamo aver paura di rivolgerci ad altri settori, quando lottiamo, e di solidarizzare con chi lotta, anzichè chiudersi nel bel mondo del proprio specifico, in cui ci si sente "poveri ma belli". SOLIDARIETA' CON CHI LOTTA CONTRO IL CAPITALE
Si avvicina una massiccia campagna di licenziamenti da parte della direzione della General Motors, negli impianti Opel di Russelsheim. Lo scopo è di ridurre del 20 - 30% la forza lavoro in Europa, e in particolare in Germania, dove il costo del lavoro è salito più che altrove. Ma anche la Gran Bretagna deve aspettarsi dei tagli. Nelle Asturie (Spagna) è giunto al settimo giorno lo sciopero delle miniere di carbone, dove 10mila lavoratori protestano contro il piano di riduzione della produzione e i prepensionamenti suggeriti dalla Commissione Europea.
Le sinistre al governo, lo diciamo da sempre, diventano i migliori esecutori degli interessi capitalistici. Blair in Gran Bretagna, sta pensando di regalare ai privati le scuole pubbliche peggiori. Dato che le scuole peggiori sono quelle dei quartieri poveri, abbandonate a se stesse, senza fondi ecco allora che Blair pensa bene di liberarsi non solo del fallimento economico, strutturale ma soprattutto di quello sociale, lasciando questi quartieri in mano alla speculazione privata che garantirà l'educazione a prezzi di profitto. Così che i quartieri poveri oltre a restare tali, partoriranno meno diplomati e resteranno anche nella miseria culturale. Negli USA, nonostante sette anni di crescita economica (per chi e come?), aumenta la povertà. Anche in America si parla di "crescente angoscia ed incertezza" nelle famiglie, dinanzi al rapido deteriorarsi del tenore di vita, la diminuzione dei livelli minimi degli stipendi, la preoccupazione per il proprio futuro di milioni di persone in età pensionabile. Finiti i sussidi di povertà e l'assistenza medica "Medicaid", si sono allungate sempre più in tutti gli USA le code alle Soup kitchen. Le statistiche dicono che la povertà raggiunge, oggi, il 13,7% della popolazione. circa 50 milioni di persone - 19% - vivono al di sotto della soglia di povertà ufficiale. Per coloro che lavorano, ma rientrano nella condizione di "povero", le entrate sono diminuite del 19%: nel '93 guadagnavano 315 dollari a settimana, nel '96 256.
Il gruppo Riva ha ufficialmente annunciato 1000 esuberi, dando un'accelerazione al processo di ristrutturazione avviato in modo duro ma strisciante, da quando Riva ha acquistato dall'IRI l'industria siderurgica. Già sono state avanzate le relative richieste di mobilità lunga al ministero. La direzione aziendale si sente in una botte di ferro, di fronte allo scadere dei vincoli occupazionali posti dall'IRI al momento della cessione e di fronte ad un sindacato rinunciatario (sono tantissime le tessere restituite). Questa volta FIOM-FIM-UILM hanno promesso la lotta: a cominciare da martedì 13 gennaio, tutta l'area industriale si fermerà per 24 ore.
Continuano le trattative al ministero del lavoro sulla minaccia Piaggio (Fiat) di mettere in atto tagli che lascerebbero a casa 140 persone. Per ora 750 tra operai e impiegati sono in CIG fino al 31 gennaio.
Il tribunale di Brescia sta per dichiarare il fallimento della Valsella Meccanotecnica, fino a poco fa maggiore produttrice di mine antiuomo. E proprio a causa di questa sua terribile produzione, che nel mondo crea tanti morti anche a guerre finite, la fabbrica ora sta sparendo: i lavoratori e le lavoratrici hanno scelto di opporsi a questa produzione di morte. In cambio hanno ricevuto solo un diktat da Borletti (presidente della Valsella, che fa parte del gruppo Fiat): o si fanno mine o si chiude. Due aziende si sono offerte per rilevare la Valsella riconvertendola in produzione di macchine elettriche, con tutti i 55 dipendenti attuali. Ma si oppongono, tra i creditori, tre banche nazionali, creditrici delle somme meno consistenti.
Attenzione! i lupi scendono in Italia, aggiungendosi a quelli nostrani. Ma non sono i simpatici animali, purtroppo in via d'estinzione: sono bestie autentiche, assetate del sangue dei lavoratori. Sono le aziende del lavoro interinale, quelle che affittano manodopera, secondo i dati della legge Treu. Adesso è il turno della Adecco, società specializzata svizzera, che mira ad aprire 15 agenzie in Italia.
...i lavoratori e il popolo pagano. Molto piu' pesantemente di quanto avviene in Corea del Sud, i diktat del FMI fanno sentire il loro fiato sull'Indonesia.
Bill Clinton, che sta usando il FMI come ariete per sgretolare le concorrenziali economie delle "tigri asiatiche", invita Suharto, perla dell'anticomunismo mondiale, ad andare fino in fondo nell'applicazione del "piano di riforme predisposto dal fondo monetario", condizione per i 43 miliardi di dollari gia' promessi.
Il debito del paese e' molto pesante: si distribuisce fra settore pubblico e privato in egual misura (circa il 50% del totale, 52 mld di dollari per il primo e 65 per il secondo), e solo un 10% e' in mano alle banche commerciali.
Nella crisi vuole metter bocca l'esercito, che ritiene il dittatore Suharto troppo vecchio e malato per vincere il settimo mandato presidenziale. Su questo la pensa cosi' un po' tutto il paese, con conseguenti corse all'accaparramento di beni di prima necessita'. Giovedi' scorso la popolazione ha preso d'assalto i negozi di generi alimentari, mentre la rupiah toccava il minimo storico, i prezzi crescevano e i militari si allertavano, proclamando la loro disponibilita' a prendere il posto del dittatore, che avrebbe "gia' dato tanto alla patria".
E la situazione della classe lavoratrice indonesiana, da decenni decapitata della sua direzione comunista (un milione di comunisti assassinati dal '75), non e' delle piu' rosee. 36mila operai (il 60%) delle 76 compagnie automobilistiche e di ciclomotori aderenti all'Associazione industriale GIAMM, saranno tra breve lasciati a casa, perche' queste industrie sopravvivono con materie prime e pezzi di importazione.
Ancora piu' plumbeo il panorama nell'edilizia, con il 70% delle opere bloccate e con una caduta produttiva del 40%. In vista 2,8 milioni di disoccupati in piu'.
Altri 40mila disperati a Giava ovest, per il fallimento di 39 industrie tessili. Piu' di 8mila colletti bianchi licenziati a causa della bancarotta di 16 banche. Gli agricoltori scontano la siccita', e migliaia di emigrati tornano in patria. Su circa 90 milioni di lavoratori, il 70% risulterebbe disoccupato, secondo parametri generali, anche se in Indonesia, si viene esclusi da questa categoria se solo si lavora un'ora a settimana. Gli scioperi si stanno allargando a macchia d'olio, colpendo le industrie piu' prestigiose (la Nike ha abbandonato il campo a settembre). Ormai nelle dispute di lavoro e' sempre piu' frequente l'intervento dell'esercito e di reparti speciali, Pprc.
Mentre il governo Jospin tratta con i disoccupati riconoscendoli come interlocutori, il braccio violento dello stato agisce con il bastone: ieri sono stati evacuati diversi centri sociali francesi occupati dai senza-lavoro ormai da diversi giorni. Ieri il premier Jospin ha promesso un miliardo di franchi a favore dei disoccupati, che hanno pero' deciso di mantenere i loro presidi in circa 20 centri sociali, sparsi in tutta la Francia. La polizia e' intervenuta ma gli sgomberi si sono svolti senza disordini. In Francia ci sono oltre tre milioni di disoccupati. La loro protesta e' volta a ottenere una rivalutazione del sussidio di disoccupazione. Intanto la protesta ha buone possibilita' di coinvolgere un movimento europeo, il seguito di quello che nella primavera del '97 si mobilito' in tante citta' di tante nazioni europee, contro la disoccupazione, il precariato e l'esclusione sociale. L'obiettivo e' per il 18 aprile a Bruxelles. Come abbiamo avuto gia' modo di dire, l'esperienza francese, non solo questa del movimento di lotta dei disoccupati, e' sempre piu' avanti del resto dell'Europa di classe. Occorre mettere a profitto questo avanzamento, non indugiare in un applauso che produrra', come e' gia' stato per le marce europee del '97 solo un elemento di spettacolarita' in una lotta che non puo' che essere quotidiana, come lo e' in Francia.
Ancora, la parola d'ordine deve essere: SOLIDARIETA' DI CLASSE CONTRO IL CAPITALE.
Come previsto i licenziamenti all'Enichem di Manfredonia sono stati ufficializzati con una comunicazione giunta agli interessati (per il momento 148 lavoratori), e saranno operanti da domani. Altri 70 lavoratori saranno licenziati il mese prossimo. In una assemblea, presenti i delegati del sindacato di categoria FULC, si cercava di delineare possibili scenari e risposte all'arroganza padronale (pubblica). Per alcuni prevaleva la rassegnazione, cui i sindacati confederali hanno allenato molti lavoratori. Ma il blocco dei cancelli proseguirà nei prossimi giorni.
L'ex stabilimento MIMMINA di Badia al Pino - Gea - ha avviato le procedure per mettere in mobilita' 63 lavoratori sugli attuali 148, per la decisione di trasferire un ramo dell'azienda, cioe' il commerciale, alla MIMMINA spa, a cui verranno assegnati 18 dipendenti.
L'Inca e' il padronato della CGIL che aiuta i lavoratori a districarsi nel ginepraio della legislazione fiscale, pensionistica. Dovrebbe aiutare i lavoratori a trovare certezze. Ma proprio all'Inca, i lavoratori sembrano perderle. La vicenda riguarda 14 lavoratori del patronato della sede centrale di Roma, che circa un anno fa hanno ricevuto una lettera nella quale venivano informati di essere stati destinati alle sede zonali che fungono da sportelli. A monte di questo spostamento non sembra esserci la necessita' di adeguare la struttura a nuovi compiti, per i quali i lavoratori si dicevano disposti, pur chiedendo garanzie e formazione, bensi' si delineava sempre di piu' l'obiettivo di praticare tagli al personale. "Esigenze di tipo economico e organizzativo impongono una riduzione del personale". L'Inca sta cambiando pelle, verso una piu' marcata aziendalizzazione. Non ultimo l'obiettivo di concorrere alla gestione della forza lavoro "interinale".
L'azienda ha annunciato 400 lettere di cassa integrazione, e i lavoratori si preparano a dare una risposta. Gia' ieri mattina si sono svolte assemblee con scioperi di un'ora e mezzo per ogni turno, e oggi a Genova si svolgera' un corteo alla prefettura. Secondo l'azienda si tratta di una emergenza causata dalla perdita di alcune commesse asiatiche a causa della crisi in quell'area. La crisi internazionale del capitale ha ripercussioni ovunque, e naturalmente i padroni le scaricano subito sugli operai, utilizzando tra l'altro il tanto vituperato "intervento statale".
I lavoratori della Imeg, la piu' grande industria di lavorazione del marmo nel mondo, hanno bloccato il traffico sull'Aurelia. I 230 dipendenti non hanno ricevuto la mensilita' di dicembre e il 60% della tredicesima.
Riparte la trattativa sul futuro di 1650 lavoratori che l'azienda considera di troppo.
Il movimento dei disoccupati organizza per oggi una giornata di azione nazionale con cortei in varie citta': e' stato lanciato un appello ai "lavoratori occupati" perche' appoggino la lotta dei senza lavoro e per favorire la partecipazione di tutti ci saranno cortei anche sabato prossimo. A Cherbourg e in altre citta' ci sono gia' state manifestazioni di solidarieta'. Continuano inoltre le occupazioni delle sedi Assedic e degli enti locali. Il governo ha annunciato che il miliardo e 300 milioni stanziati saranno disponibili fin da oggi.
La prima vittoria del movimento e' l'essere stato riconosciuto come interlocutore dal governo. I disoccupati chiedono l'estensione del Reddito Minimo di Inserimento anche ai giovani sotto i 25 anni, ma il governo su questo non e' disposto a cedere. Cosi' come non intende negoziare il forte indebitamento delle famiglie piu' povere nei confronti di alcuni enti pubblici, come l'Edf (ente elettrico).
Oggi tutti i minatori spagnoli scenderanno in sciopero per 24 ore, per protestare contro l'uccisione di un loro collega travolto da un'auto mentre attuava un blocco stradale vicino a Oviedo. I diecimila minatori statali delle Asturie hanno sospeso ogni dimostrazione dopo l'incidente, ma restano in sciopero, giunto ormai al non giorno, e oggi avranno la solidarieta' dei colleghi delle miniere di carbone private.
Occupata e disoccupata anche la Borsa del commercio e dell'industria, mentre fuori la polizia lanciava lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Il "tempio dei padroni" e' stato occupato contro l'intransigenza della Cnpf, che non vuole ricevere le organizzazioni dei disoccupati. La mattina il corteo e' stato lungo e partecipato: oltre alle organizzazioni dei disoccupati (AC!, Apeis, Mncp) c'erano la CGT-disoccupati e varie delegazioni di sindacati, come Sud, Fsu, i dissidenti della Cfdt, la Cgt, e anche studenti e sans-papiers. "il diritto di vivere non si mendica, si guadagna, si prende!" diceva lo striscione di AC!
Alla manifestazione c'erano anche alcuni deputati della maggioranza, comunisti, verdi e l'ala sinistra dei socialisti. Il PCF critica le azioni di sgombero violente della polizia. Cortei si sono svolti in molte citta' francesi, e sabato ci sara' la manifestazione nazionale. Ancora va sottolineato come, indifferente ai grilli parlanti della sinistra del capitale, il movimento sociale che mobilita la Francia con cadenze costanti da almeno tre anni, si alimenta della solidarieta' di classe fra differenti figure del mondo del lavoro e del non-lavoro, e che solo per questo finora queste mobilitazioni hanno prodotto risultati positivi, tanto da innescare questa moltiplicazione e diffusione (camionisti, pubblico impiego, studenti, disoccupati e precari). Non e' la nascita di nuove figure sociali: e' il riconoscersi degli operai, dei pubblici dipendenti, degli studenti, dei disoccupati, degli immigrati, in una classe con medesimi interessi, abbastanza unita, capace di unirsi nella lotta.
Questo e' l'elemento di riflessione: anche questo movimento non potrebbe andar lontano senza il sostegno degli operai e degli altri settori di salariati.
Si e' concluso lo sciopero di 24 ore indetto dalla FLM ionica all'ILVA, mentre si profilano altre mobilitazioni contro il gruppo di Emilio RIVA, che aveva rilevato la siderurgia dell'IRI. Riva ha accumulato 1100 mld di profitto nel '97 e accelera la ristrutturazione, attuando una campagna antisindacale con trasferimenti, punizioni per emarginare gli operai che lottano e dirigono le lotte, inviti a non partecipare agli scioperi con minacce.
Decine di operai della Cellulosa Calabra, in C.I. da maggio, hanno occupato la corsia sud della statale 106. La protesta e' motivata dalle incerte prospettive occupazionali e la mancata anticipazione della indennita' di cassa integrazione per dicembre e della tredicesima.
Alla Alutek di Carmagnola (della Fiat) da tre giorni sono in corso scioperi contro l'azienda che ha chiesto un regime di straordinari invece che impegnarsi nella conferma dei giovani assunti "temporaneamente". Per oggi e' stato indetto un nuovo sciopero, anche se ieri notte la Fiat ha chiesto di aprire la trattativa.
Si fanno sempre piu' tesi i rapporti tra maestranze dell'Ilva di Taranto e il paron Emilio Riva. Dopo lo sciopero di martedi', l'azienda ha deciso di avviare le procedure di contestazione e di sospendere due delegati. Si tratta di un iscritto della Uilm e di uno della FIOM, entrambi rappresentanti sindacali impegnati nelle ultime agitazioni. Una decisione indubbiamente grave e provocatoria, tesa a limitare l'azione sindacale che si muove per la difesa dei diritti, della dignita' dei lavoratori e per il rispetto degli accordi. L'episodio che ha fatto scattare la sanzione sarebbe avvenuto dinanzi alla portineria della dirigenza nel giorno dello sciopero. I due delegati avrebbero avuto un battibecco con un dirigente che cercava di fare spazio ad alcuni dipendenti del centro siderurgico per consentire loro di varcare i cancelli dell'azienda. Si spera ora in una forte adesione alle iniziative di lotta previste per la prossima settimana: da martedi a venerdi prossimi si svolgeranno scioperi articolati in fabbrica, nelle ultime ore del primo e del secondo turno di lavoro. Ed e' praticamente sicuro che, dopo altri due ricorsi presentati al pretore (la mancata assunzione di 87 ex dipendenti Sidermontaggi e di altri 10 lavoratori dell'Ilva in liquidazione), i sindacati decidano per la 'via giudiziaria' anche per i due ultimi casi. All'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto vengono violati sistematicamente i diritti dei lavoratori e tutti gli accordi, pur 'a perdere', con i sindacati confederali. Sono esercitati pesanti ricatti sui giovani neoassunti con contratti di formazione-lavoro e inoltre vengono addirittura promessi premi in denaro a chi si cancella dal sindacato, nonche' sono modificati unilateralmente gli orari di lavoro e l'organizzazione delle attivita'.
Il governo ha messo allo studio la possibilita' di aumentare i cosiddetti minimi sociali, principale rivendicazione dei disoccupati. I quali oggi manifesteranno a Parigi e in tutta la Francia, e la sfida maggiore e' nella partecipazione massiccia dei lavoratori occupati. Intanto il movimento di lotta continua le occupazioni: e' importante che mentre si perseguono e raggiungono obiettivi mediante la trattativa, si continuino altre forme di lotta, che diano forza e coesione al movimento.
Uno studio rivela che in Francia le famiglie che vivono con i minimi sociali sono 3,3 milioni, e i poveri sono aumentati vertiginosamente.
Ormai le aggettivazioni del lavoro non nascondono piu' trappole: sono esse stesse il tranello per quanti lavorano o lavoreranno: Le leggi e le normative hanno fatto si' che "essere flessibili" o "mobili" non e' una scelta di vita, una condizione aggiuntiva dell'essere lavoratore, ma sempre piu' una necessita' se si vuole sopravvivere. Ed e' bene che si ricordi che nel capitalismo si lavora per sopravvivere piu' o meno bene. Cosi' il governo italiano vara nuovi incentivi per il lavoro... mobile e temporaneo. Non sia mai che ci si abitui a lavorare troppo! Il contributo economico e' di 800mila lire per chi si sposta per lavorare e potranno essere coinvolti 40mila giovani. Per altri e' stato pensato uno "stage" retribuito, un lavoro a 12 mesi per diplomati o laureati. 600mila lire mensili, meta' a carico del datore di lavoro e meta' dello stato. Continua cosi' il contraddittorio rapporto dei liberali-capitalisti con lo stato che non deve intervenire in economia, ma deve contemporaneamente sopperire ai problemi dei padroni.
Continuano i traffici di marchi e gli accentramenti multinazionali. La Nestle' sta per cedere il marchio Locatelli che dovrebbe passare al gruppo francese Besnier. Nella tattativa per il passaggio e' compreso appunto il marchio Locatelli (fino ad ora Nestle' aveva ceduto solo i rami d'azienda dell'Olio Sasso, mantenendo il nome), la riorganizzazione dello stabilimento di Moretta (Cuneo), che impiega circa 200 persone, che viene utilizzato anche per la produzione di Buitoni (sempre Nestle') e che raccoglie 400 produttori di latte.
Non e' solo una prerogativa dell'India o della Thailandia, il lavoro minorile. Anche l'Italia si appresta, nel pieno della deregolamentazione delle normative contrattuali, ad allestire i suoi bambini schiavi, salvo poi piangere lacrime di coccodrillo.
Alla periferia di Roma (come in Puglia, Campania, Basilicata, Nord-est) i lavoratori hanno scoperto 200 ragazzini che lavoravano in condizioni di semischiavitu'. I bambini erano per lo piu' cinesi e albanesi, ma c'erano anche italiani. i loro caporali albanesi sono stati arrestati. E i loro padroni? I bambini lavoravano da circa sei mesi, nove ore al giorno per non piu' di 20mila lire al giorno. Producevano articoli per aziende manifatturiere. Dovevano consumare i pasti restando seduti al loro posto di "lavoro".
Arresti e cariche per i minatori asturiani in sciopero da oltre due settimane contro il piano governativo di riassetto del settore, che prevede forti tagli. La lotta si e' inasprita anche a seguito della morte di un operaio che effettuava un picchetto, investito da un automobilista. La polizia, intervenuta a questo blocco stradale e' stata accolta con sassi e bottiglie incendiarie.
La Elcit e' una storica fabbrica produttrice di Tv a colori della Val di Susa. Per le novanta lavoratrici il futuro si prospetta nero. Dopo lunghi periodi di cassa integrazione, l'azienda aveva fatto ricorso nell'ultimo anno a quella straordinaria, bloccando la produzione. Per la proprieta' la crisi dell'azienda non e' superabile: in passato c'erano stati tentativi di cambiare produzione, ma sono risultati tutti fallimentari. Gia' da sette anni era iniziata la "cura dimagrante" al personale: restano appunto 90 lavoratrici tra i quaranta e cinquanta anni, difficilmente ricollocabili. La Elcit ha macchinari all'avanguardia e potrebbe percio' essere riconvertita. La Magnaghi, invece si trova nell'area napoletana, e' ha una partecipazione Alenia 35%: produce carrelli per aerei e ha messo in mobilita' 95 lavoratori. Il tentativo aziendale e' di trasferire al nord la produzione.
Presidio sotto il Campidoglio di 194 dipendenti della Centrale del Latte di Roma, considerati in esubero, a seguito della privatizzazione voluta dal comune. "La colpa di questo stato di cose e' di una gestione non all'altezza della situazione" - dice Morgante della Cisl - "I lavoratori sono costretti a manifestare pur di essere messi in condizione di lavorare, mentre esponenti politici della giunta comunale non trovano di meglio che accusare i lavoratori di corporativismo".
La giustezza delle lotte nulla toglie al fatto che esse si scontrano, prima o poi, con il muro di mattoni del sistema vigente, ossia del capitalismo in crisi. Cosi' anche in Francia, dove Jospin ha alimentato alcune speranze (o illusioni), il movimento, forte e sostenuto dalla maggioranza dei francesi, dei disoccupati si sente rispondere "picche" dal governo.
La posizione di Jospin e' riassumibile in 3 punti: 1) rifiuto dell'aumento di 1500 franchi per tutti i minimi sociali; 2) tentativo di contrapporre i lavoratori ai disoccupati; 3) difesa della sua "giusta" politica per combattere le diseguaglianze sociali. La prima risposta e' impregnata di "illusione", cosa che un movimento di disoccupati, abituati purtroppo a disilludersi sempre, non dovrebbero permettersi: ci si riferisce al fatto che si auspica che un governo "di sinistra" abbia un comportamento diverso verso le rivendicazioni sociali. Abbiamo piu' volte detto che in Francia, grazie alla simpatia - o solidarieta' di classe - che i movimenti riescono ad ottenere, gli obiettivi sembrano e in parte sono piu' raggiungibili. Che sia proprio un governo "di sinistra" a dover smentire questo dato? Non sarebbe affatto sorprendente. Comunque la lotta non si fermera', questo e' importante. Dice AC!: "Questa e' la prova che il governo Jospin non ha un atteggiamento diverso da quello Juppe'. E' sempre la stessa tattica, dividere i piu' poveri, cercare un capro espiatorio".
Negli ultimi 4 anni la produttivita' e' aumentata del 13%, mentre i salari solo del 3%, con evidente vantaggio delle "imprese", che non intendono affatto riequilibrare tale disparita'. Cresce il fatturato (7,1%) e c'e' il boom degli ordini (13,1%), consolidando quindi la "ripresa" del sistema industriale italiano. Ad aumentare anche le vendite, e in particolare quelle dei beni di investimento (10,7%) - meno quelle dei beni di consumo.
L'azienda fa retromarcia, rimangiandosi le buone intenzioni di voler scongiurare i licenziamenti, e mettendo di nuovo in dubbio gli investimenti. Lo scontro con i sindacati e' su una riduzione dell'orario che permetta a tutti di lavorare. L'azienda vuole anche una riduzione secca delle pause, mentre il sindacato pone la condizione che cio' sia subordinato a migliori condizioni di lavoro. Inoltre esige il recupero delle cosiddette "fermate tecniche", scaricando sui lavoratori anche i problemi di organizzazione, causati dal management. Il 26 gennaio il prossimo incontro.
Ieri nessuno e' andato al lavoro, all'Ilva di Taranto. I lavoratori hanno voluto far sapere a padron Riva che non intendono accettare la mobilita' prevista per un migliaio di dipendenti.
I diritti, all'ILVA privatizzata, sono un optional e le condizioni di sicurezza sono pessime, con continui incidenti.
Vito Di Benedetto, 29 anni, ha avuto la mano schiacciata sotto l'ingranaggio di una pressa, mentre era al lavoro nella ditta Plastic Puglia di Monopoli. Il lavoratore ha perso tre dita: lavorava in appalto.
La direzione dell'Ilva ha licenziato due rappresentanti sindacali ed ha iniziato la procedura per il licenziamento di un terzo: i tre sono stati accusati di aver aggredito il capo del personale nel corso dello sciopero di alcuni giorni fa. In realta', come confermato nella stessa lettera di licenziamento ("aggressione verbale"), i sindacalisti avevano sostenuto soltanto una accesa discussione. Che lo scopo sia ben altro, lo dimostra il fatto che per lo stesso sciopero l'Ilva ha spedito 21 contestazioni individuali ed ha richiamato centinaia di lavoratori per non essersi presentati al lavoro.
Inoltre, val bene ricordare in tempi di carenza di garanzie giuridiche o per lo meno di una loro "supervisione" da parte dei padroni, che una sentenza della cassazione dice che avere una accesa discussione verbale, comprendente anche insulti, con un superiore o datore di lavoro, non e' un motivo valido per licenziare.
In ogni caso lo sciopero continua, a scacchiera: ieri si sono fermati i servizi, oggi tocchera' ai tubifici e ai treni lamiera. I sindacati chiedono al parlamento di avviare una indagine sui diritti sindacali nel gruppo Riva.
Un operaio di 40 anni e' morto ieri a Roma travolto da una escavatrice con cui stava lavorando alla demolizione di un palazzo. La ditta per cui lavorava, la "Appalti Saese" e' di quelle piccole imprese fantasma, delle quali non si riesce a sapere di piu', e stava lavorando per l'ENEL.
Secondo il segretario della FILLEA-CGIL di Roma, "Enel, Telecom e Italgas sempre piu' danno lavori fino al quarto grado del subappalto. Cosicche', grazie anche al Giubileo, si moltiplicano i microcantieri. Prendiamo per esempio l'Auditorium: per un lavoro di 180 miliardi e' stata presa una ditta che ha dipendenti, il resto e' tutto subappalto". La preoccupazione e' maggiore che al tempo di Mondiali: ad aggravare la situazione c'e' l'introduzione di una deregolamentazione spinta nel settore del lavoro dipendente, e l'aziendalizzazione delle USL ha portato ad una diminuzione dei controlli.
Solo due giorni di lavoro per un giovane di 25 anni che ieri a San Bassano, vicino Cremona, e' morto fulminato mentre manovrava un'autobotte, per conto della ditta Soncino.
Prosegue la "madre di tutte le privatizzazioni": lo smembramento dell'IRI, dopo la siderurgia e le telecomunicazioni, prosegue con la cantieristica. L'Ansaldo attende di conoscere il suo destino: sara' la Daewoo a rilevarla? Il rischi aggiuntivo di questa privatizzazione e' che l'azienda venga smembrata, riducendo cosi' l'omogeneita' delle posizioni lavorative. Ma l'offerta della Daewoo pone problemi: c'e' da fidarsi, pensa l'IRI, della crisi che attraversa la Corea del Sud? Ed inoltre, girano voci di una possibile acquisizione della Daewoo da parte di General Motors.
Il pezzo pregato dell'Ansaldo e' la Breda, quella su cui si concentrano le mire dei possibili acquirenti a lotti. La Breda ha 3000 occupati, di cui mille a Pistoia. Su di essa punta gli occhi la Fiat, congiuntamente alla Siemens e alla Gec Alsthom (le aziende del gruppo anglo francese che realizzano il Tgv). La Fiat vuole eliminare ogni residua concorrenza, vista la sua situazione monopolistica nel settore dei trasporti. Ed evitare la presenza dei sudcoreani in Italia.
Due anni tre mesi e 29 giorni sono serviti al padronato inglese, alla Mersey Docks Harbour Company, all'attuale governo Blair per mettere a tacere la voce dei 250 portuali di Liverpool, delle loro famiglie.
Alla Mersey Docks e' costata alla fine 84 milioni di lire a lavoratore, perche' accettassero il licenziamento. Licenziati per essersi rifiutati di oltrepassare i picchetti di altri 80 lavoratori in sciopero: la solidarieta' di classe per i portuali inglesi non e' cosa da poco. L'hanno data: purtroppo non ne hanno ricevuta abbastanza dalla stessa classe operaia inglese. Tanto meno da sindacati piegati alle logiche capitalistiche, ai tagli di Blair.
Ne hanno ricevuta, invece, a livello internazionale: dai loro colleghi in giro per il mondo, che hanno bloccato le merci da e per Liverpool. Da comitati, gruppi di lavoratori strutture che si sono fatte carico di diffondere anche in Italia questa lotta, raccogliere fondi, additare ad esempio i portuali di Liverpool per gli altri gruppi di lavoratori in lotta contro le ristrutturazioni.
Una lotta che per noi non ha mai fine: non abbiamo ancora la forza per imporre la vittoria della classe operaia, ma la strada segnata e' quella della solidarieta' di classe. Piu' uniti e piu' forti, in tutto il mondo, per spezzare la logica del profitto e dello sfruttamento. Dove c'e' un operaio, un proletario che lotta, dobbiamo esserci tutti, materialmente e idealmente.
Per noi, che sosteniamo ogni gruppo di lavoratori che lotta contro il padronato, pur nelle difficili condizioni soggettive (mancanza di organizzazioni sindacali e politiche adeguate), questa lotta e' un insegnamento attuale, non ci scoraggia.
Come scriveva Gramsci, dopo la sconfitta degli operai Fiat negli anni '20, i portuali di Liverpool "hanno fatto quanto e' dato fare ad uomini in carne e ossa". Ma la loro "umiliazione", quei miseri 84 milioni a testa per tanta professionalita', sacrificio, e' di chi cede a testa alta, di chi ha lottato; i governi della sinistra del capitale, dei sindacati asserviti, non hanno questa dignita'.
E' stato siglato ieri il primo contratto in area "35 ore". Per i cartai l'intesa prevede 75mila lire di aumento in due tranche, piu' 160mila per il periodo id carenza contrattuale. Ma solo a fine '98 si affrontera' la questione dell'orario: i sindacati chiedono la "banca delle ore" e riduzioni d'orario in cambio di maggior uso degli impianti; i padroni vogliono piu' flessibilita'. Si attende ora il giudizio dei 90mila addetti.
Dopo un mese di proteste e scontri con le forze dell'ordine, un morto ad un picchetto e arresti vari, il sindacato dei minatori dei villaggi della Cuenca, la zona mineraria della regione spagnola delle Asturie, ha raggiunto ieri a Madrid un accordo con la compagnia statale per l'estrazione del carbone. E' prevista una riduzione dell'organico entro il 2001 a 6500 unita' (sono 9800 attualmente), con un prepensionamento al 100% del salario per gli "esuberi".
A Montecitorio la gestione del lavoro e' piuttosto vaga e disinvolta: ci sono dipendenti con a fianco un esercito con diritti piu' o meno riconosciuti. Nel 1991 80 ragazze vengono assunte a tempo determinato come dattilografe, per sostituire personale in aspettativa, secondo la legge 230 del '62, per la quale il contratto non puo' essere rinnovato piu' di una volta. Invece l'assunzione viene prorogata ben 4 volte. I compiti per cui erano state assunte si modificano, e le donne si ritrovano a lavorare a fianco del personale che avrebbero dovuto sostituire. Cominciano cosi' a pensare che il loro rapporto di lavoro va verso una definizione positiva, una assunzione definitiva, anche perche' la legge 230 su questo e' molto chiara. Nel '94 pero' i contratti non vengono regolarizzati e anzi non vengono nemmeno rinnovati. Le donne chiedono che la loro situazione venga giudicata da un organo competente, la commissione giurisdizionale, che pero' iora non si e' ancora espressa. L'avvocato delle lavoratrici si e' rivolto alla corte europea. Cosi', lavorare per organi costituzionali, per quelli che fanno le leggi salvo poi non mantenerle, diventa una sfida "europea", contro la precarieta' del lavoro, contro la flessibilita'. La camera ora sta cercando di sanare in modo "equivoco" la vicenda: e' stato indetto un concorso che guarda caso sembra fatto su misura per poter assumere proprio queste donne. Salvo il fatto che, come temono le stesse, arrivate alla prova, dopo tre anni di lavoro, rischino di essere respinte al concorso per un lavoro che hanno gia' svolto, tanto da essere riconfermate per quattro volte.
E' proprio il caso di dire: fatta la legge, trovato l'inganno!
La divisione elettronica della Marelli di Pavia verra' trasferita a Corbetta. Lo stabilimento, che occupa 690 dipendenti, con un fatturato di quasi 250 miliardi l'anno, verra' trasferito per ragioni economiche e tecnologiche, secondo l'azienda: la sede di Corbetta si presterebbe meglio alle evoluzioni in campo elettronico! Sono gia' iniziate le assemblee, e sono previsti una serie di scioperi. La Magneti Marelli, tanto per chiarire, e' della Fiat: l'impianto di Pavia risulta essere tra i piu' produttivi e moderni.
La vertenza va verso la dirittura finale: il futuro dello stabilimento di Pontedera e di 1430 dipendenti sta per essere deciso in una riunione ad oltranza. La Rsu ha preso una posizione unitaria: certezze sugli investimenti, riduzione e flessibilizzazione dell'orario per non licenziare nessuno e rispondere alle esigenze di stagionalita' dell'azienda.
Ma tra i lavoratori, alcuni sono tornati a dar vita al Comitato di Lotta, con una posizione critica verso le posizioni cedevoli del sindacato, e contro l'intesa sulla fabbrica integrata: "Non si deve dare alcun mandato a sottoscrivere un accordo come quello che si va profilando, perche' gli operai sono contrari".