NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE |
Febbraio '99 |
Il 18 febbraio i metalmeccanici preparano uno sciopero generale. Ma gli scioperi tra gli operai sono pane quotidiano, e parla a vanvera chi indica come finita la classe operaia. Sciopereranno i mille nuovi assunti grazie alla rottamazione? Hanno lavorato per mesi sotto continuo ricatto, facendo superlavoro: reagiranno ora che sono assunti partecipando allo sciopero? In recenti occasioni i nuovi lavoratori, che si vogliono ammaliati dalla flessibilita' e disposti a tutto, hanno meravigliato piu' d'uno per la loro pronta adesione alle lotte anche piu' dure (Piaggio, Mirafiori). |
I metalmeccanici aprono la lotta. Come sempre la mobilitazione di questa categoria e' centrale per conoscere gli umori nella classe operaia. Il rinnovo del contratto, quel contratto che D'Alema e Confindustria vorrebbero abolire, deve pero' essere solo un'occasione per individuare altri obiettivi, generali e unificanti rispetto ad altre categorie di lavoratori salariati. In gioco c'e' appunto il diritto alla contrattazione nazionale unificata, che non e' solo un orpello formale, ma rappresenta un momento unificante per milioni di lavoratori, altrimenti ridotti a trattare singolarmente o localmente.
Ma c'e' piu' in generale la lotta contro la flessibilizzazione dei lavoratori, dei loro orari e salari; la riduzione d'orario; i diritti sindacali.
Che sappiamo bene non sono piu' quelli rappresentanti da CGIL-CISL-UIL e qualche altro sindacato giallo, ma che attraversano nelle loro differenti tonalita', tutti i comparti lavorativi, e la cui difesa deve unire lavoratori che, altrimenti, vengono volutamente tenuti in disparte, a difesa corporativa dei propri interessi. Cosi' gli operai metalmeccanici non devono dimenticare che le RSU della scuola sono state rinviate ulteriormente da CGIL-CISL-UIL.
In questa situazione, e' ovvio che non possiamo solo stare a guardare cosa faranno i metalmeccanici: si deve intervenire nelle loro mobilitazioni non con spirito demonizzatore verso quanti si mobilitano ancora sotto le insegne logore dei sindacati istituzionali, ma con spirito unificante, di chi porta le insegne nuove, non corporative, del sindacalismo autorganizzato, della classe operaia che lotta contro lo sfruttamento, dei disoccupati che non accettano di lavorare senza diritti, dei lavoratori dei servizi che non vogliono la cessione di questi ai privati.
Ogni manifestazione dei metalmeccanici deve diventare manifestazione di tutti i settori in lotta e far accresce cosi' il potenziale mobilitativo di questa vertenza, indicando che non sono CGIL-CISL-UIL i rappresentanti dei lavoratori e che serve una organizzazione di classe che diriga le lotte verso il successo.
La lotta paga, la solidarieta' pure. Cosi' sono stati sospesi i 2800 licenziamenti alla Ford brasiliana che avevano messo in moto scioperi oltre che nella Ford stessa anche in altre fabbriche. I lavoratori avevano occupato lo stabilimento, tutti uniti, tanto quelli licenziati che quelli che avrebbero mantenuto il posto, e le famiglie con loro: alla Volkswagen erano scesi in sciopero di solidarieta', e dappertutto si erano raccolti soldi per sostenere la lotta.
DALLA PARTE DEGLI OPERAI (contributo distribuito in ECN)Nella vicenda della chiusura dello zuccherificio di Fano, tutti hanno gravi responsabilità. Il Governo, che avallando politiche liberiste, affianca la Sadam in un operazione di saccheggio del territorio regionale. La Regione, che in questa vicenda, è rimasta colpevolmente in silenzio, lavandosene le mani. Il Consiglio Comunale tutto, con in testa Capitan Fracassa Carnaroli, che dopo tanto parlare e minacciar rivolte, è riuscito solo a organizzare la squallida sceneggiata dell'occupazione della Prefettura. Anzi è riuscito anche a non approvare un vincolo di carattere politico sulla destinazione d'uso dell'area dello stabilimento dove, è ormai certo, si preparano interventi speculativi. tute bianche Fano 30 01 99. |
I patti territoriali si espandono, sparpagliandosi sul territorio nazionale. Il ministro dell'economia Carlo Azeglio Ciampi ha annunciato l'approvazione da parte del governo di 23 nuovi patti. Il patto territoriale nasce da un accordo per nuovi investimenti tra le istituzioni locali, i sindacati, le imprese. Il patto prevede una stima degli investimenti e dei nuovi posti di lavoro che si potrebbero creare, ma non fissa ancora il quadro dei rapporti di lavoro. A questo provvede il contratto d'area che riguarda concretamente la "qualità" dei nuovi posti di lavoro, dalla retribuzione alla flessibilità. E qui si creano le condizioni "idonee", al ribasso, persino al di sotto dei minimi contrattuali, per favorire non i lavoratori ma il profitto. Al ribasso rischia talvolta di finire anche l'ambiente, dal momento che sono ammesse "scorciatoie" per verificare la compatibilita' ecologica dei progetti. I 23 patti approvati riguardano tutta l'Italia: dalla Maremma a Cuneo, da Ferrara a Taranto, da Rovigo alla Locride. Il finanziamento sfiora i 1.500 miliardi.
Alla notizia dell'invio di 30 lettere di licenziamento, hanno occupato gli stabilimenti Enichem di Manfredonia, bloccando tutte le attività e gli impianti. Sono i 254 lavoratori del polo chimico del foggiano, in attesa che cali definitivamente il sipario sulla storia della chimica targata Enichem in Capitanata. Attualmente sono impiegati in operazioni di bonifica e di messa in sicurezza degli impianti. 110 di loro andranno in mobilita' lunga e prepensionamento a fine anno, mentre gli altri 144 saranno riciclati in quel pool di attività industriali - vetreria, chimica metalmeccanica e plastica - il cui insediamento e' previsto dal contratto d'area della Capitanata. L'Enichem intende dismettere definitivamente nel prossimo dicembre e anzi vuole accelerare negli stabilimenti che per anni hanno prodotto caprolattame e fertilizzanti. Con i licenziamenti il liquidatore di Enichem Agricoltura, Fiorillo, sembra aver impresso una decisa sterzata agli incerti esiti del contratto d'area.
Peccato che l'accordo-quadro tra sindacato e Enisud sul contratto d'area non sia stato chiuso e che la società di servizi che doveva gestire la reindustrializzazione non sia ancora stata costituita. I ritardi accumulatisi sembrano ricadere solo sulle spalle dei lavoratori che, per esempio, chiedono di rimanere nel settore chimico, ove vantano un know-how di alto profilo, ed invece saranno sbattuti a far altro.
Intanto i contratti di solidarietà scadono a fine giugno, mentre solo nel giugno del 2000 potranno essere avviate le nuove assunzioni legate alla reindustrializzazione. Nell'incertezza la proprieta' ha cominciato a licenziare e "continuerà a farlo nei prossimi mesi, almeno altre 120 unita'", precisa Luigi Lauriola della Filcea-Cgil.
L'Enichem va per la sua strada, scaricando, come merce inutilizzabile, lavoratori con una storia industriale alle spalle, un territorio monopolizzato dalla monocoltura della chimica e contaminato a livello ambientale, e i gravissimi danni provocati alla salute dei lavoratori e dei cittadini con le sue produzioni nocive.
"Se passano questi licenziamenti", spiega Lauriola, "passera' il ricatto che obbliga i lavoratori ad accettare qualsiasi offerta di occupazione nell'ambito del contratto d'area".
FLESSIBILITA' Vecchie e nuove vittime di una mostruosita'
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Non può che andare peggio: questo il semplice commento di ogni lavoratore che prende coscienza della perdita di diritti, di sicurezze, che vede flessibilizzare orari e salari (quindi carichi di lavoro e profitti) a vantaggio del padrone, di fronte all'ennesimo omicidio da lavoro salariato.
Alla Pirelli Bicocca, storico stabilimento milanese, i sopravvissuti 2000 lavoratori ieri hanno deciso che due ore di sciopero non davano nemmeno il senso della rabbia che avevano dentro: così , riuniti in assemblea l'hanno prolungato fino a 8 ore.
Giuseppe Bartolo era morto venerdì alla Pirelli Cavi, fulminato da una scarica elettrica.
Lo stabilimento va verso la chiusura: così la proprietà ne ha deciso lo stato di progressivo abbandono, che incide sulla sicurezza degli operai. E l'azienda, consapevole di ciò, non ha nemmeno informato dell'accaduto i delegati alla sicurezza, se non dopo, quando l'operaio era gi morto.
Per il giorno dei funerali i compagni di Giuseppe si fermeranno ancora 4 ore, e un'ora forse anche in tutto il settore chimico.
Ieri una delegazione dei DS, incontrando la RSU Pirelli ha affermato: "Non tollerabile nessun calcolo economico che possa giustificare l'esistenza di questa piaga [morti sul lavoro]". Bravi! Peccato che tutto l'armamentario di politica economica messo in piedi dal governo - a direzione DS - vada proprio nel senso di ridurre (o meglio, riportare) a "mero calcolo economico" qualsiasi cosa: diritti, condizioni di lavoro e di vita, salute e abitazione.
I signori si stupiscono di ciò che essi stessi fanno!
Speriamo che il loro stupore non sia contagioso, e che gli operai sappiano lucidamente cogliere la vera natura delle cose che si cela dietro i trucchetti politici e demagogici della sinistra borghese e di governo.
Con una semplice dichiarazione verbale, il direttore del personale del Consorzio PAE che gestisce i servizi nella base militare di Sigonella ha annunciato ad un centinaio di lavoratori tutti iscritti CGIL e CISL che era inutile che venissero al lavoro il giorno dopo.
I lavoratori hanno immediatamente deciso di rimanere all'interno della base. E' solo un ulteriore passaggio di uno scontro che va avanti da più di un anno con proteste dure, contrapposizioni tra lavoratori in sciopero e crumiri, pestaggi da parte della polizia e scioperi della fame.
Anche questa volta agenti della DIGOS e carabinieri hanno circondato i lavoratori.
La scusa ufficiale per questi licenziamenti è una mancata visita medica, cui erano stati inviati i lavoratori senza rispettare la legge 626 sulla sicurezza, che prevede visite mediche solo dopo aver mappato il rischio cui ogni lavoratore è esposto, questo per evitare arbitri e interferenze nella salute dei lavoratori. Guarda caso i licenziati sono tutti coloro che avevano chiesto che fosse fatta la mappatura.
Ricordiamo che la PAE aveva vinto l'appalto con il 43% di ribasso, un prezzo che non consentiva nemmeno di pagare gli stipendi.
Il lavoratori della Nuova Siet di Taranto hanno bloccato da ieri mattina il cantiere, dichiarando una assemblea permanente ad oltranza.
Da un comunicato dei lavoratori in lotta: "i lavoratori ritengono che nella trattativa romana (che scade il 24 febbraio) non sono adeguatamente tutelati lavoro, salario e diritti: vogliono passare all'ILVA sin dal 1_ marzo senza distinzione tra cartellinati e non cartellinati e senza discriminazione; [...] vogliono che sia applicato l'accordo ICROT del '96 [...] che comporta una integrazione salariale di 1.000.000 in aggiunta al salario di mobilità (nel caso venga appunto applicata questa). I lavoratori sono compatti e molto determinati, i delegati RSU FIM/FIOM/UILM hanno tentato invano di convincere i lavoratori a mettere fine all'assemblea permanente. [...] I lavoratori hanno risposto massicciamente NO, con il delegato RSU Slai/cobas: rabbia e preoccupazione tra i lavoratori si trasformano in decisa volontà di difendere il lavoro/salario e i diritti acquisiti".
Il comunicato termina invitando "tutti i lavoratori, la cittadinanza, le forze politiche e sociali a stringersi intorno ai lavoratori NUOVA SIET in lotta per il lavoro e il reddito per le loro famiglie".
Per esprimere solidarietà a questi lavoratori: RSU Slai CObas Cantiere Nuova Siet, Slai Cobas provinciale 099/4792086
I lavoratori della OP Computers di Scarmagno, ex Olivetti, hanno manifestato godendo del sostegno di tutta la città. Le guerre finanziarie cui assistiamo anche in campo Telecom lasciano sulla strada migliaia di lavoratori. Nei giorni della grande guerra della telefonia, con un OPA da 100mila miliardi, i 1200 lavoratori OP rischiano il posto per una cifra al confronto insignificante: 130 mld.
Ma si sa i padroni fanno altri conti: l'Olivetti ha venduto il settore informatico perchè non gli rendeva, ora offre migliaia di miliardi per compare Telecom: ma i lavoratori Telecom, già un pezzo avanti quanto a precarizzazione e flessibilità, saranno i prossimi a sentire la scure delle acquisizioni?
Infatti, perchè certi "piatti" industriali (fatti di uomini e donne in carne ed ossa, non lo scordiamo) diventino appetibili, così come alla OP Computers, anche alla Telecom si prospettano tagli per 15-20mila unità.