NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE |
Aprile 1998 |
I disoccupati in Europa c'erano gia'! La scoperta dell'acqua calda che molti vogliono raffreddare, pompando da una parte e aspirando dall'altra affinche' queste cifre si ridimensionino allo scopo di ricevere gli onori di casa del capitale multinazionale nell'Europa dei padroni. La Spagna, fanalino di coda per l'occupazione, dichiara di essere scesa sotto il 20%, per la precisione al 19,8!: stiamo parlando di 3,2 milioni di persone senza occupazione, stabile o registrabile. Su queste cifre pero' ci sono differenti interpretazioni. Molti analisti sottolineano come la crescita (dell'occupazione) sia dovuta a fattori stagionali: il dato destagionalizzato mostra una perdita di 33mila occupati nello stesso periodo.
In Germania, estremo opposto della Spagna, l'Ufficio Federale del lavoro ha confermato che a marzo il numero dei disoccupati e' diminuito di quasi 200mila unita' (tasso al 12,1%). Questa flessione - apparente - della disoccupazione e' provocata soprattutto dalla ripresa dei lavori stagionali (in particolare con l'edilizia). Anche qui il dato destagionalizzato parla di una diminuzione di meno di 2mila unita', che pero' e' composta di una diminuzione di 11mila unita' nei lander occidentali e un aumento di 9mila in quelli orientali.
Comunque la mobilitazione dei senza lavoro continua: ieri in quasi 300 citta' hanno manifestato oltre 50mila disoccupati, per il terzo mese consecutivo.
La ricchezza prodotta dal lavoro nero nei 15 paesi della Comunita' Europea rappresenta una percentuale tra il 7 e il 16 per cento del PIL. Sempre secondo le stime della Commissione europea il lavoro "legale" non dichiarato (quindi escluso il lavoro semiservile, infantile ecc.) corrisponde ad un numero di posti di lavoro tra i 10 e i 28 milioni. Ma l'Italia ha un dato maggiore: l'economia occulta e' stimata tra il 20 e il 26% del PIL.
L'ultimo dei contratti d'area finora approntati ha avuto il via libero anche dalle amministrazioni, dopo la sigla tra padroni e sindacati. Nessuno spiraglio - ne volonta' - di mettere un freno al dilagare del sottosalario e del sottodiritto in Italia del Sud. Ad una popolazione di circa mezzo milione di abitanti, con 20mila disoccupati si promettono "ben 400 posti di lavoro", e per il futuro 1500.
Quali posti e con quali diritti?
Tutto e' fatto in deroga ai contratti nazionali, ai minimi salariali di legge. I contratti di formazione ormai sono stati enormemente dilatati, fino all'eta' di 40 anni, con possibilita' per tutte le aziende dell'area possono assumere in F/L a due livelli inferiori rispetto alla qualifica di destinazione (anche questo e' un sottosalario), che manterranno anche per un altro anno dopo la conferma. Stessa regola per i contratti di inserimento.
Per F/L e "inserimento" pioveranno soldi pubblici: naturalmente i padroni sparano a zero sul pubblico, tranne quando li rimpinza di denaro. Infine contratti a termine per il 20% dei contratti stabili (altrove siamo sul 10%); orario da calcolarsi su base annua, sfondamento dei tetti degli straordinari stabiliti dai contratti nazionali. Siamo di fronte ad una sperimentazione da estendere altrove, su tutto il territorio nazionale. Questa scoperta dell'acqua calda viene dalla CGIL. Peccato che pero' questi solerti funzionari del capitale tra gli operai si siano piegati a firmare tutto il firmabile quanto a riduzione dei diritti e aumento dello sfruttamento.
La Seima e' un'azienda di Tolmezzo con 600 dipendenti e stabilimenti in Francia e Spagna. Ha acquistato lo stabilimento Altissimo di Moncalieri (produce fanali), l'ha trasferito a Grugliasco, e ha annunciato di voler azzerare i precedenti accordi aziendali per sostituirli con quelli friulani.
Il consiglio di fabbrica della ex-Altissimo si sono accorti che questi padroni venivano da un altro mondo: l'azienda friulana chiedeva di modificare completamente la vita stessa in fabbrica.
"A Tolmezzo si fanno 21 turni di stampaggio, si lavora il sabato e la domenica. Ma noi - dice Antonio Sorella del consiglio di fabbrica - abbiamo rifiutato le domeniche". All'Altissimo i lavoratori avevano creato una specie di banca del tempo: se si lavorava una domenica 8 ore venivano pagate, e 12 accantonate.
La Seima aveva dato 2 anni per ambientarsi: a dicembre e' scaduto questo periodo e sono ricominciati gli scioperi. L'azienda risponde licenziando 3 operai e una operaia sostenendo che ne avrebbe assunti altri 4 (uomini) ma con una lettera in cui accettavano di lavorare la domenica.
Ora si e' arrivati ad una sperimentazione su due livelli: uno e' di 37 ore medie settimanali e l'altro di 34 e mezzo. "La morale e' che a Tolmezzo si lavorano 42 ore per avere lo stesso salario che noi abbiamo lavorando 36-37 ore, senza domeniche".
Questa politica nordestina in Piemonte ha gia' trovato alcune applicazioni: il metodo e' sempre quello di mettere i giovani contro gli anziani, creare "l'operaio combattente", come dice Airaudo della Fiom, pronto a difendere il posto di lavoro individualmente, perche' individuale e' il contratto fattogli. Una caratteristica, per questi giovani, e' di essere assunti con contratti a termine che poi vengono trasformati in F/L: ossia la formazione arriva dopo due o tre anni in cui l'operaio ha gia' lavorato in produzione. Inoltre il livello salariale e' sempre piu' basso ed il ricatto aumenta.
Squadre speciali di sicurezza, polizia, cani poliziotti hanno occupato i porti australiani, con assalti da commando per permettere al governo di procedere al licenziamento di oltre 2000 lavoratori. I lavoratori segnalati con apposite liste sono stati fatti sgomberare dai posti di lavoro. Interessati dai licenziamenti sono stati 14 terminali portuali della Patrick Stevedoring.
Ieri nelle citta' interessate si sono riversate nelle strade migliaia di persone, edili, insegnanti, infermieri, contro i licenziamenti. La decisione del governo e' stata singolarmente chiara: finanziare la liquidazione per 1400 lavoratori ed assumerne 400 non sindacalizzati.
Il colpo di mano militare nei porti deve prevenire le mosse della Mua, il sindacato marittimo, cui ha dato ragione finora una sentenza, per il blocco dei licenziamenti. La vertenza dura da piu' di due mesi: fa seguito sostanzialmente a quella dei portuali di Liverpool, ma in Australia il sindacato e' ancora forte ed in grado di mobilitarsi a livello nazionale, con uno sciopero generale.
La Federazione Internazionale dei trasporti ha fatto sapere che chiedera' a tutti gli affiliati di aderire al boicottaggio della Patrick Stevedoring. C'e' poca fiducia in questa dichiarazione visti i precedenti con i dockers di Liverpool: la solidarieta' si affida soprattutto ai vari gruppi e sindacati di portuali nel mondo.
Prepariamoci a dare sostegno a questa lotta contro le ristrutturazioni capitalistiche che ri rivela essere di grande portata.
Sciopero di 2 ore ieri alla Fincantieri di Trieste e Monfalcone, e di tutti e 10mila lavoratori dell'azienda, cui si sono affiancati anche quelli delle ditte d'appalto. "Fincantieri organizza il lavoro affidando un numero crescente di lavorazioni a ditte in appalto che non sono qualificate e non rispettano i diritti dei lavoratori e produce conseguenze negative anche sul bilancio della societa'", dice un comunicato. Nell'area della cantieristica friulana si concentra il lavoro in affitto proveniente dalla Romania e da altri paesi dell'est, pagati ai salari dei loro paesi e portati a lavorare in Italia.
Anche alla Piaggio di Pontedera nella gestione magazzini subentra una ditta esterna, la TNT Traco. La ditta ha assorbito 185 dipendenti del settore ricambi della Piaggio, prendendo in mano i magazzini ricambi di Lugnano e Pisa e distribuendo oltre 42mila componenti di ricambio ai concessionari. I lavoratori Piaggio si sono ritrovati cosi' a cambiare veste (la tuta con scritto TNT anziche' Piaggio) e categoria (da metalmeccanici ad addetti ai servizi e al commercio).
La Piaggio segue la strategia Fiat, cedendo tutte le attivita' non direttamente produttive: negli stessi posti di lavoro si trovano fianco a fianco contratti diversi per le stesse mansioni. In piu' la Piaggio segue anche il modello Aprilia, ossia quello della fabbrica "cacciavite", di solo assemblaggio.
Lo scontro tra le lavoratrici delle pulizie di Mestre e l'ENEL ha registrato un successo delle prime: dopo settimane di picchetti e cariche della polizia, la presenza costante ai cancelli dell'ENEL con la solidarieta' di altri lavoratori, dei centri sociali e persino dei prosindaci ha fermato l'ingresso della cooperativa Miles di Roma, vincitrice di una gara con un ribasso del 60%. La strategia dell'unita' nella lotta paga, e gia' si presenta un'altra occasione: ieri ai cancelli della Fincantieri di Monfalcone i picchetti contro gli appalti venivano fatti insieme da operai e centri sociali e quando la polizia ha provato a caricare "selettivamente" questi ultimi, gli operai li hanno difesi.
Unita' con la classe operaia.
Il governo dell'Ulivo si prepara a presentare davanti al tribunale europeo il suo piano di occupazione: il famoso pacchetto Treu, riveduto e peggiorato. Non sara' una casuale coincidenza se questo avviene mentre il FMI dice la sua sulla legge per le 35 ore: una sostanziale bacchettata, anche se fuori luogo, al governo italiano. Fuori luogo perche' la legge sulle 35 ore si incasella in una politica governativa di sicuro gradimento per il FMI stesso, fatta di "occupabilita'" e non di occupazione.
Occupabilita', ossia uomini e donne pedine, piu' di prima, di una scacchiera di imprese, mobili a secondo degli interessi di queste non dei primi.
Il Piano Treu e' intessuto di "occasioni di lavoro", di soldi e facilitazioni per le imprese, di diritti sociali ridotti al minimo. Per questo ripetiamo l'osservazione gia' piu' volte fatta: non dobbiamo lasciarci travisare dalle 35 ore per legge, quando la realta' in cui arriveremo al 2001 sara' ben grave e distruttiva di ogni realta' di classe.
Lo scopo del padronato e farci lavorare tutti di piu' e piu' in fretta, e i modi per farlo stanno tutti quanti nel Pacchetto Treu e nelle sue derivazioni, come Contratti d'Area e Patti Territoriali.
Anche la Grecia entra in Europa a suon di flessibilita' e superlavoro.
Questa volta tocca a dei lavoratori un po' particolari, nel bene e nel male: i piloti della compagnia di bandiera greca. Pagati fior di milioni ma sicuramente soggetti a stress particolari in un epoca in cui la "deregulation" aerea ha ridotto tempi di riposo e personale, i piloti si sono rifiutati di fare gli straordinari durante il periodo pasquale. Il piano governativo, che sottosta' al diktat europeo, prevede un congelamento dei salari e un allungamento degli orari. Ma chi volerebbe tranquillo con piloti che hanno lavorato piu' del normale?
Domenica i portuali avevano subito un pesante scacco, dovendo permettere le operazioni di carico e scarico a lavoratori non sindacalizzati (e quindi ricattati). Cio' sembra aver ridato fiato alla protesta: ieri nella capitale hanno sfilato in corteo i portuali e le loro famiglie oltre a molta gente che manifestava la propria solidarieta' a questi lavoratori. Altre proteste, con blocchi di navi e camion si erano avute lunedi' a Melbourne e a Newcastle. Oggi la corte federale si dovra' esprimere sui 1400 licenziamenti (attuati con una vera azione militare, corpi speciali e cani). In gioco c'e' il diritto ad essere iscritti ad un sindacato: e' stato lo stesso ministro per le relazioni industriali a dichiarare in una intervista che i lavoratori sono stati licenziati non per questioni legate alla produttivita' ma perche' iscritti al sindacato. Ora si attende la reazione dei dockers a livello mondiale, un rinnovato atto di solidarieta', come fu per i portuali di Liverpool: in Australia, come in Inghilterra, gli scioperi di solidarieta' sono vietati, per cui l'appoggio puo' venire soprattutto da fuori.
MACCAFERRIda un volantino: "Il gruppo Maccaferri, 2000 mld di utile, chiude uno stabilimento a Roma in Via del trullo, licenziando in tronco 48 operai, per spostare la produzione a Celano e Bellizzi, dove profitterà dei finanziamenti governativi e dell'Unione Europea. [...] Governo e padroni, con l'infame patto per il lavoro, aumentano la disoccupazione, la precarieta' e abbassano ulteriormente i salari costringendoci ad una assurda guerra fra poveri! - Difendiamo i posti di lavoro della fabbrica - Manifestiamo la nostra solidarieta' ai 48 operai in lotta - Costruiamo un movimento di lotta contro i licenziamenti, la disoccupazione e la precarieta' ASSEMBLEA Lunedi' 20 aprile ore 17 - davanti al Centro Sociale "ricomincio dal Faro" - Via del Trullo 300 CORTEO CITTADINO al Trullo giovedi' 23 aprile ore 17" |
da un volantino:
"Le ormai tristemente note vicende di mala sanita' del Pliclinico di questi giorni non sono altro che la punta dell'iceberg degli ospedali cosiddetti d'insegnamento, che rappresentano invece dei veri e propri feudi in mano ai docenti universitari che li usano solamente come supporto alle loro attivita' private. [...] Nei giorni scorsi abbiamo assistito alla mobilitazione dei lavoratori delle imprese di pulizie della Sapienza che rappresentano un grande momento di ripresa di lotta, perche' mettono alla sbarra la gestione di questo Ateneo. [...]Al Policlinico e' ormai prassi quotidiana per i lavoratori la mobilita' di reparto e il lavorare in sottorganico, facendo turni massacranti anche la notte, con evidenti rischi per gli utenti, in piu' si prevede lo spostamento di centinaia di posti letto da questa struttura pubblica alla struttura privata del san Raffaele.
[...] A questa preoccupante realta' di sottorganico l'Ateneo risponde con le piu' diverse forme di precariato (contrattualizzato e non, consulenze esterne, appalti, borse di studio etc.) a tutti i livelli (amministrativi, tecnici e didattici) fino avere e proprie forme di lavoro sommerso.
Promuoviamo la costruzione di un comitato per il lavoro
Lunedi' 20 aprile ore 12 CONFERENZA STAMPA aula XII di scienza politiche
Comitato promotore"
Il 24 aprile a Roma manifesteranno in corteo da Piazza Esedra al Ministero del lavoro tutti quei lavoratori che stanno subendo la politica governativa filo padronale tesa a ridimensionare garanzie e salari attraverso nuove forme di sfruttamento.
Lavori socialmente utili, precariato nella pubblica amministrazione, disoccupati e corsi di formazione, cassaintegrati utilizzati in lavori di pubblica utilita', sono tutte forme di lavoro sottopagato. "Contro ogni evidenza Governo e CGIL-CISL-UIL continuano a riproporre come unica ricetta per lo sviluppo dell'occupazione incentivi alle imprese e maggiore precarieta' per i lavoratori. Diventa sempre piu' evidente la necessita' di rilanciare il ruolo pubblico nella soluzione concreta del problema occupazionale: la creazione di posti di lavoro e' direttamente collegata allo sviluppo dei servizi pubblici e al funzionamento di tutta la pubblica amministrazione" - dice il volantino di convocazione dello sciopero/manifestazione.
Per la prima volta dall'85 uno sciopero coinvolge tutta la Danimarca. Quasi mezzo milione di lavoratori è sceso in sciopero a tempo indeterminato. Sono lavoratori dell'industria, compresi quelli dei trasporti e della navigazione marittima.
Il conflitto è esploso quando la maggioranza dei lavoratori ha respinto la bozza d'accordo sui contratti, negoziata tra i sindacati e i padroni, che non prendeva in considerazione una delle principali richieste dei lavoratori, riguardante il tempo di lavoro. In particolare, una settimana di ferie in più (la sesta), unitamente ad un orario più breve e a maggiore disponibilità padronale per i congedi parentali. Nella bozza d'accordo la sesta settimana non c'era!
In vista di un lungo sciopero, che blocca anche i trasporti, la popolazione ha fatto una corsa all'accaparramento: comunque, anche questo sciopero, come i più recenti in Francia, gode di un a notevole simpatia presso l'opinione pubblica popolare.
I padroni attendono l'intervento del governo socialdemocratico, che potrebbe trasformare la bozza in legge, ma sarebbe costretto a svelare la sua facciata filo padronale.
Non poteva mancare, seppure già surrettiziamente presente, il "diritto di pieno licenziamento" per i padroni, tramite apposite modifiche allo statuto dei lavoratori (L. 300/70).
Treu, il killer dei diritti dei lavoratori al sud (ma non solo) e Giugni, padre rinnegato dello Statuto dei Lav., hanno già preparato la bozza, senza che nessuno degli organi competenti a legiferare ne sia stato informato.
Pertanto, mentre ci si prepara a rendere legge la bozza sulle 35 ore, ricca di concessioni ai padroni, e soprattutto preceduta, fino al 2001, da una caduta verticale del lavoro cosiddetto "garantito", con contratto a tempo indeterminato, provocata dai contratti d'area e altre concessioni al profitto, ci si organizza già per consolidare il risultato - non legislativo - dei suddetti accordi e patti, garantendo, oltre alla flessibilità d'orario e di salario, anche quella di lavoro in se'.
La sostanza della nuova legge sta nella "estensione dei limiti" ai diritti contenuti nella 300/70.
Per esempio è previsto il licenziamento senza giusta causa per tutti, mentre fino ad ora è vigente solo nelle imprese con meno di 15 dipendenti.
Inoltre il licenziamento viene favorito ancor più nelle aree depresse, e per i giovani e i neoassunti. Questo è perfettamente in linea con quanto prima sottolineato. Infatti, se si vuole aumentare la flessibilità applicandola anche a quanti già occupati, l'ideale è limare i diritti degli assunti prima dei contratti d'area. Per fare questo, al Titolo IV della Bozza si dice che licenziabili (senza giusta causa) sono "i lavoratori alla prima esperienza" (così saranno sempre apprendisti sottopagati) e quelli "con età non superiore a 32 anni"; inoltre "tutti i nuovi assunti entro il '99 in Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Puglia, Abruzzo e Molise" e tutte le province con un tasso di disoccupazione "superiore del 3% della media nazionale" e i lavoratori che hanno una anzianità di servizio "presso lo stesso datore di lavoro inferiore a 2 anni". Insomma nessun posto garantito.
Per cui torniamo a chiederci: chi potrà poi beneficiare, nel 2001, di una qualche riduzione di orario per legge, se se la legge ci ha privati di un contratto, ci ha suddivisi in un mare di imprese a cui tale riduzione non può essere applicata?
A dar man forte alla politica del governo italiano in materia di lavoro, già pienamente asservita alle direttive del FMI e della BM, nonchè alla più generale necessità del profitto capitalistico, interviene l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE), che ha criticato l'Italia per non essere andata fino in fondo nelle linee di distruzione dei diritti e dell'introduzione della flessibilità.
In particolare l'Ocse ha detto che è ora di finirla con i contratti collettivi nazionali e che i salari non devono essere più vincolati al costo della vita.
Non ci illudiamo che il governo sappia tener testa a simili pretese.
Anzi, è evidente da quanto sopra detto, che è solo questione di tempo. Una questione di tempo su cui la classe operaia, ultimo baluardo della contrattazione collettiva, deve intervenire senza farsi accecare da promesse o attendismi.
Il cantiere della cava di marmo sulle Apuane doveva essere chiuso, secondo l'ASL, da almeno 10 giorni per insufficienti misure di sicurezza. Ma i padroni della cava Gemignani - Vanelli non hanno voluto sentir ragioni, mandando a morte altri 2 operai di 28 e 29 anni.
L'azienda si è impegnata, come richiesta dalla FIOM, a non ricorrere alla cassa integrazione fino a tutto il '99 e a non effettuare licenziamenti.
Solo i lavoratori che hanno maturato il diritto alla pensione potranno andarvi alla fine del periodo di mobilità. In questo modo i dipendenti diminuiranno di 500 unità, contro le 1650 proposte dall'azienda.