DINASTIA ARAGONESE DEL REGNO DI NAPOLI 1442-1503

L'unità del regno delle due Sicilie si era spezzata sin dalla ribellione dei Vespri Siciliani del 1282.
La Sicilia era divisa fra Aragonesi e Angioini fino al trattato di Caltabellotta quando fu sancita l'esistenza di due regni di Sicilia, quello di Trinacria che comprendeva solo l'isola e quello di Sicilia, che anacronisticamente si riferiva alla parte continentale, meglio conosciuta come Regno di Napoli, cioè le terre oltre il faro dello stretto fino al Garigliano e il Tronto.
Il regno di Trinacria era governato da Pietro d'Aragona che aveva sposato Costanza di Svevia, figlia di Manfredi.
Il regno di Napoli era governato, con l'appoggio del papa, suo signore feudale, dal conte di Provenza Carlo d'Angiò.
Anche questo trattato, però non riportò pace fra Angioini e Aragonesi, che si accanirono sempre più a combattersi.
Dopo vari tentativi da parte degli Angioini e degli Aragonesi di imparentarsi fra loro per riunificare il regno.
Nel 1420 la regina Giovanna II d'Angio', rimasta senza eredi,  per difendersi dal pontefice e da Luigi d'Angio', chiese aiuto agli Aragonesi proponendo l'adozione di Alfonso V , figlio di Ferrante re d'Aragona, offrendogli il titolo di duca di Calabria e la qualifica di erede al trono.
Il giovane Alfonso d'Aragona aveva 24 anni  e nel frattempo spinto da desiderio d'avventura e di conquista stava tentando di impadronirsi della Corsica, che apparteneva alla repubblica di Genova.
Nel 1421 Alfonso, con le sue truppe giunse a Napoli accolto come un liberatore ma la regina Giovanna II, per le pressioni dei suoi cortigiani e un susseguirsi di eventi, ritenne di revocare l'adozione. Alfonso, pur non accettando il disconoscimento, dovette sospendere le sue mire.
Dopo vari tentativi di impossessarsi di Napoli con la forza ci riusci' nel 1441 con uno stratagemma, già usato da Belisario,   facendo entrare i suoi catalani in città attraverso un antichissimo acquedotto in disuso.
Dopo circa due secoli e mezzo, la Sicilia ed il napoletano ritornarono sotto lo stesso sovrano, che fu chiamato "re delle due Sicilie", anche se il regno fu unico, però ciascuna parte di esso conservò la propria amministrazione giuridica e la Sicilia rimase con lo stesso ordinamento che aveva avuto in precedenza.
Virtualmente a partire da questo momento e fino al secolo XIX Napoli diventa un dominio spagnolo e comincia ad assimilare tutti i pregi e i difetti di questo grande popolo.

ALFONSO V, gia' re d'aragona, diventa ALFONSO I 
come fondatore della nuova dinastia Aragonese Napoletana.

Alfonso V, in giovane età, aveva sposato per ragioni politiche la cugina Maria di Castiglia, dalla quale non aveva avuto figli.
Maria era una brava amministratrice e Alfonso allontanatosi dal suo regno la nominò  suo luogotenente.
Rimanendo quasi sempre lontano dalla propria moglie, il sovrano ebbe numerose relazioni amorose, dalle quali nacquero dei figli bastardi, due femmine, Isabella e Maria e un maschio Ferdinando, che gli spagnoli chiamavano Ferrando e i napoletani Ferrante.
Il re dopo la conquista di Napoli, nel 1443 ottenne il consenso del parlamento, di considerare erede al regno di Napoli il figlio Ferrante.

Il primo pensiero di Alfonso I appena insediatosi a Napoli fu quello di riformare la giustizia e lo comunico' subito al Parlamento Generale che si tenne nel convento di San Lorenzo Maggiore. Istituì il patrocinio gratuito ai poveri, per i quali la giustizia esercitata ogni venerdì  e nomino' un reggente assistito da quattro giudici che in assenza del Mastro Giustiziere avrebbero presieduto la Gran Curia della Vicaria.
Durante il suo regno la capitale subì un notevole ampliamento, specialmente verso la parte antica e fu circoscritta da una murazione rinforzata da ben 22 torri. Nella parte orientale fu incluso nella città tutto il quartiere di Formello sino a Sant'Agostino alla Zecca e la Porta di Forcella venne spostata ed attualmente si chiama Nolana, anche quella Capuana fu spostata vicino al Castello nel luogo dove si trova ora.
Alfonso fu un mecenate del nostro Umanesimo, la cultura letteraria fiorisce. Con lui nasce quel fascino intellettuale intelligibile a tutte le classi sociali che trasforma la civiltà di un'intera epoca.

Nacque l'Accademia napoletana, fondata da Panormita e chiamata poi Pontaniana. Questo centro umanistico napoletano, gloria e vanto della Napoli letteraria, con le sue indagini filologiche, le traduzioni dei classici greci, l'interpretazione di testi filosofici, riportano alla vita le immagini del mondo antico.

La richiesta fu poi avanzata agli stati spagnoli della corona Aragonese ed al pontefice.
Alfonso I, detto il magnanimo,  sapeva di non poter pretendere per il suo bastardo la corona d'Aragona, che spettava di diritto a suo fratello Giovanni, ma chiedeva di distaccare da questa corona quella delle due Sicilie, che in fondo era soltanto sua, avendola conquistata personalmente.
Questa idea non doveva dispiacere nemmeno al pontefice, che non vedeva con molto piacere il sorgere di una potenza troppo forte nel mediterraneo: Eugenio IV, quindi, dopo il trattato di Terracina del 1443 diede il suo consenso alla successione di Ferrante sul trono di Napoli in ossequio a quanto aveva accettato il parlamento.
Per impressionare la fantasia popolare e forse anche gli ambasciatori degli stati esteri, Alfonso I alcuni mesi dopo la conquista del regno volle inscenare un clamoroso fantasmagorico ingresso nella capitale.
Esso fu curato dal punto di vista scenografico in modo da apparire un vero trionfo, e per immortalarlo nella memoria dei sudditi il sovrano volle infatti, come gli imperatori romani, anche il suo arco di trionfo in marmo, che fece ergere all'ingresso di Castel Nuovo.
L'arco di trionfo fu pagato con 1998 ducati, raccolti  dal popolo di fede aragonese.
Il regno napoletano di  Alfonso durò 16 anni, egli fece di tutto per essere considerato un principe italiano, ma conosceva poco la lingua ed i napoletani lo considerarono sempre uno straniero. Si circondò sempre di catalani, ai quali erano riservati i posti più ambiti, mentre ai napoletani riservava solo titoli onorifici.

Questo e' il periodo di una svolta fondamentale per l'inizio dell'era moderna: Johann Gutenberg a Magonza nel 1449 inventa la stampa a caratteri mobili.
Nel 1492 Cristoforo Colombo sbarca su una piccola isola delle Bahamas, che il navigatore genovese battezza San Salvador, oggi isola Wathing.
Con la scoperta del nuovo continente, gli storici fanno coincidere la fine del medioevo.
Leonardo da Vinci -1452-1519 - pittore (la gioconda), architetto, scienziato e scrittore. Precursore di molte conquiste della tecnica moderna.
Michelangelo Buonarroti - 1475-1564 - Scultore (la pietà), pittore, architetto.  
Mentre nel Trecento per indicare un individuo era sufficiente il nome di battesimo, e al massimo si accompagnava con il luogo d'origine o il patronimico, in questa fase trionfano i cognomi arricchiti di ulteriori specificazioni come il soprannome.
L'autorità paterna è ancora dominante. Le fanciulle verso gli 8/10 anni vengono messe in convento dove imparano a filare e tessere e anche a leggere e scrivere. Uscitene devono aspettare in famiglia il matrimonio che si svolge con l'aiuto dei sensali.
La donna sposata quale che sia la sua condizione sociale, è in tutto sottomessa al marito, a cui deve obbedienza e rispetto. L'esistenza di concubinaggio e bastardi non offende nessuna sposa. Al marito è lecito, se vuole, bastonare la moglie, il cui unico rifugio può essere la casa paterna, a patto che venga nuovamente accolta.
Compiti della donna sono la conduzione della casa e la procreazione. La nascita di una femmina è considerata una sciagura, a tutti i livelli della scala sociale. La prolificità è notevole le famiglie numerose sono molto comuni, con un numero di figli che può arrivare a 27 unità. 

FERRANTE I D'ARAGONA

Con la morte di Alfonso, 28 luglio 1458, Callisto III, Alonso Borgia, rimettendo sul tappeto la questione del vassallaggio al papato del regno di Sicilia, rifiutò la convalida alla successione al trono di Ferrante, bastardo di Alfonso, che era stata approvata dal suo predecessore.
Nello stesso anno però moriva anche Callisto III, questi decessi a quell'epoca avvenivano sempre a proposito, e il suo successore Pio II, Enea Silvio Piccolomini,   volle sanare l'incresciosa situazione che si era creata fra Roma e Napoli e in cambio dell'incoronazione, si fece restituire da Ferrante: Benevento e Terracina e ad ottenere l'impegno a pagare il tributo feudale annuo.
Ferrante aveva sposato Isabella di Chiaromonte, duchessa di Calabria, che oltre ad essere ricca, bella e di sangue nobilissimo, aveva parentele molto influenti fra quei baroni che il re cercava di tenersi amici. Purtroppo mori' giovanissima, rimpianta da tutti.
Il re si risposo' con sua cugina Giovanna d'Aragona.
Da Isabella, Ferrante, ebbe sei figli quattro maschi e due femmine. I maschi furono Alfonso e Federico, che regnarono su Napoli, Giovanni e Francesco e le femmine Eleonora e Beatrice.
Dalla sua seconda moglie Ferrante d'Aragona ebbe una sola figlia, Giovanna, che sposo' poi il nipote Ferrantino.
Il regno che Ferrante eredito' non poteva dirsi molto saldo, insidiato com'era da nemici all'esterno e all'interno per il malcontento che ne debilitava la base.
I Baroni che erano stati ostili ad Alfonso, dopo la sua morte, si misero in contatto con Giovanni d'Angio', che era a Genova, e ottennero che nell'ottobre 1459 egli venisse nell'Italia meridionale per assumere il comando della resistenza che si stava organizzando contro Ferrante.
L'insurrezione inizio' in Calabria, dove l'Aragonese fu costretto a spostarsi per rendersi conto della situazione. In effetti la maggior parte dei feudatari tramava contro di lui, persino il cognato Marino Marzano e lo zio della moglie Giovanni Antonio Orsini.
Ferrante si trovo' a dover fronteggiare una vera guerra di riconquista. Per finanziarsi dovette addirittura impegnare la sua corona presso alcuni mercanti di Venezia.
La lotta duro' cinque anni ma riusci' a  domare la rivolta, imprigionando tutti i Baroni ribelli  fino alla morte, compreso i suoi parenti traditori.
Agli Angioini rimase solo l'isola d'Ischia, che era stata donata da Alfonso I alla sua favorita Lucrezia d'Alagno, che ne aveva affidato il governo al cognato Giovanni Torella che si rivelo' di fede Angioina, ed a  Ischia Giovanni d'Angio' si rifugio', ma quando vide che dalla Francia non giungevano gli aiuti promessi se ne torno' in Provenza: tento' ancora di riconquistare la citta' inviando una flotta nel golfo di Napoli nella speranza che il popolo lo aiutasse  contro Ferrante, invece ne gli isolani ne i napoletani si sollevarono. La flotta angioina fu sconfitta e Ferrante riusci' ad impossessarsi definitivamente anche di Ischia.
Nel 1464 mori' Cosimo de'Medici e nel 1466 Francesco Sforza. In questo periodo i tre maggiori stati italiani, Napoli, Firenze e Milano si unirono in una lega, alla quale il papa Paolo II, Pietro Barbo, non volle aderire.
Il matrimonio del duca di Calabria Alfonso, primogenito di Ferrante, con Ippolita Sforza avvenuto nel 1465, rinsaldo' i legami fra Napoli e Milano.
Come era d'uso in tutte le dinastie, Ferrante cercava di imparentare nel migliore dei modi i propri figli per coprirsi le spalle dai propri nemici, primi fra tutti i francesi: Eleonora sposo' il marchese di Ferrara Ercole d'Este. Si tento' di far sposare il secondo genito Federico con una figlia dell'imperatore Federico III, Cunegonda, che avrebbe portato in dote il ducato di Milano, che pero' non si concluse e Federico sposo' poi Anna la figlia di Jolanda di Savoia, che era stata educata in Francia alla corte dello zio Luigi XI.
Ferrante da questa lega con Firenze e Milano non si sentiva tranquillo perche' sia Firenze che Milano erano sotto l'influenza francese. Per riequilibrare le forze ritenne prudente cercare un avvicinamento con la repubblica di Venezia, che mirava a costituire una lega piu' vasta comprendendo il papato e Firenze.
Intanto i Turchi di Maometto II imperversavano in adriatico ed era giunta notizia che avevano occupato Negroponte.

Dopo aver conquistato l'Asia Minore, il sultano Maometto II, il Conquistatore, occupa Costantinopoli, la cui caduta segna la fine dell'Impero Bizantino (1453), minacciando successivamente i domini di Venezia.

Lo stato della chiesa era il nemico naturale dei saraceni per la questione della Terra Santa, ma anche nei fiorentini l'affermarsi della potenza islamica non poteva non destare preoccupazioni vivendo quella citta' principalmente di commercio.
Contemporaneamente Venezia come Napoli diffidavano della politica ambigua dello   Sforza il cui amore per i francesi sembrava eccessivo e pericoloso. Infatti il duca di Milano nel marzo 1470 si alleo' con Luigi XI invalidando cosi' praticamente la triplice alleanza con Firenze e con Napoli.
Ferrante contrattacco' a questa decisione fomentando ribellione nella citta' di Genova, tallone d'Achille della potenza sforzesca.
Venezia e Napoli intrapresero subito una politica unitaria ed azioni di forza nell'Egeo frenarono le velleita' turche.
Quest'alleanza pero' era  avversata da Luigi XI di Francia e cerco' di dividerla in tutti i modi, una prima volta minacciando Ferrante, nel febbraio 1471, che se non a vesse lasciato perdere Venezia gli avrebbe contrapposto Renato d'Angio', e una seconda facendo sapere al re di Sicilia tramite Lorenzo de' Medici che avrebbe abbandonato al suo destino gli angioini se egli si fosse distaccato da Venezia.
Luigi XI si spinse anche a proporre di imparentarsi fra di loro, ma Ferrante duro e deciso respinse questi approcci, come era nel suo temperamento.
Anche lo Sforza tento' di attirare Venezia e Firenze nella sua orbita e di staccarsi da Napoli, senza riuscirci.
L'alleanza fra Napoli e Venezia si spezzo' comunque verso la fine del 1473 per l'intemperanza di Ferrante, che mise in discussione il possesso dell'isola di Cipro.
Per i successivi 21 anni di vita Ferrante, instauro' alleanze e altrettante rotture con tutte le potenze Italiane in campo: il papato, Venezia, Firenze, Milano, alleandosi anche con Maometto II quando Venezia minaccio' di attaccare le coste adriatiche del regno.
Tutto questo senza trascurare le continue pretese da parte del re di Francia Luigi XI.

Nel 1480 in Spagna, per volere di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, si istituisce il tribunale dell'inquisizione Reale, organizzato e reso celebre per la sua crudelta' dal domenicano Tomàs de Torquemada. In tutto dipendente dallo Stato, l'inquisizione Spagnola e' un vero e proprio tribunale, che sulla carta ha il compito di indagare sull'ortodossia dei convertiti dall'ebraismo (marranos) e dall'islamismo (moriscos), ma di fatto diventa uno strumento efficace per stroncare qualsiasi opposizione politica, attraverso procedure giudiziarie arbitrarie e orribili torture.

Nel gennaio del 1494, dopo 36 anni di regno, Ferrante mori' e gli successe suo figlio Alfonso II.

ALFONSO II D'ARAGONA

In Francia alla morte di Luigi XI ascese al trono il figlio tredicenne Carlo VIII, sotto la reggenza della sorella Anna, che aveva sposato un suo lontano cugino, Piero II di Borbone. Il giovane re si dimostro' subito ambizioso e il suo primo desiderio fu di organizzare la conquista del regno di Napoli vantando sangue angioino in quanto sua nonna era una sorella di Renato I, usurpando i diritti di suo cugino Renato di Lorena.
Il sovrano aveva 20 anni quando penso' di rivendicare il trono di Napoli, nonostante che quasi tutti quelli che lo contornavano fossero contrari alla spedizione per i numerosi rischi dell'attraversamento di molti stati, il cui comportamento era una pericolosa incognita.
Nell'estate del 1494 Carlo VIII invase l'Italia. L'unico stato che si oppose fu quello del papato, con Alessandro VI, Rodrigo  Borgia,  che nulla pote' contro il corpo di spedizione composto da un esercito di 30 mila uomini dotato di formidabili artiglierie, ben organizzato e deciso.
Nonostante la dimostrazione di forza, il pontefice ribadi' per ben tre volte che mai e poi mai gli avrebbe concesso l'investitura del regno di Napoli.
Carlo VIII il 28 gennaio del 1495 lascio' Roma, e facendo a meno del consenso del pontefice si diresse verso Napoli.
Alfonso II allora, non avendo possibilita' di difesa, sapendosi poco amato dai sudditi, abdico' a  favore del  figlio Ferrantino, che ascese al  trono di Napoli con  il nome di Ferrante II.
Dopo l'abdicazione Alfonso II si ritiro' in Sicilia e dopo lunga meditazione indosso' il saio dei frati olivetani: 18 dicembre 1495. Mori' a Messina all'eta' di 47 anni.

FERRANTE II D'ARAGONA (FERRANTINO)

Il 22 febbraio 1495 Carlo VIII entrava a Napoli senza colpo ferire e Ferrante II si rifugio' a Ischia.
Mentre il re di Francia cercava di completare l'occupazione del regno di Napoli, a Venezia veniva formata la Lega Santa, voluta dal pontefice con l'appoggio  dell'imperatore Massimiliano, da Ludovico Sforza detto il Moro, che in un primo tempo aveva appoggiato Carlo VIII, dai re spagnoli e da Venezia. Lo scopo di questa Lega era quello di scacciare Carlo VIII dall'Italia e restituire il trono di Napoli a Ferrante II d'Aragona.
Intanto nella capitale si saccheggiava di tutto per portare in Francia, fra cui le porte di bronzo del castello, che ritorneranno a Napoli dopo essere state catturate dai Genovesi insieme alle navi che le trasportavano.
Carlo VIII quando seppe che la lega si stava organizzando contro di lui, temendo l'isolamento internazionale, decise di tornare in Francia e sulla via del ritorno il suo esercito subì anche una sonora sconfitta a Fornovo sul Taro, 6 luglio 1495, riprendendo poi la sua marcia, ostacolato dal marchese di Mantova Gianfrancesco II Gonzaga.
Ferrante II appena ebbe la notizia della partenza del re ritorno' a Napoli e si organizzo' assieme agli eserciti della lega per per scacciare le altre truppe francesi rimaste nel regno.
Ad Atella nel luglio 1496 si arrese anche il generale Montpensier, accerchiato da truppe spagnole, veneziane e napoletane. Ferrante per ricompensare Venezia del denaro che aveva speso per riportarlo sul trono, concesse, come pegno della restituzione delle spese, alcuni porti delle Puglie: Trani, Brindisi e Otranto.
Ferrante II, ristabilita l'autorità' nel suo regno, avendo solo 29 anni, decise di sposarsi scegliendo la zia Giovanna d'Aragona, figlia della seconda moglie di Ferrante I, anch'essa di nome Giovanna, sorella di Ferdinando il Cattolico.
Questa scelta mirava a stringere ulteriormente i rapporti di parentela con il sovrano di Spagna che con tale matrimonio diventava suo zio, ma purtroppo questa unione duro' poco perche' Ferrante II mori' il 7 ottobre 1496, pianto da tutto il popolo.

FEDERICO D'ARAGONA

In mancanza di eredi diretti, a Ferrante II, gli successe al trono lo zio Federico, fratello di Ferrante I, gia' maturo negli anni, uomo di carattere mite e gentile, ma decisamente poco portato agli intrighi di governo e alle fatiche della guerra.
Egli aveva sposato in prime nozze Anna di Savoia, figlia di Amedeo IX, beatificato dalla chiesa, era nipote di Amedeo VIII primo duca di Savoia nel 1416 per investitura dell'imperatore Sigismondo, che non gli aveva dato figli.
In seconde nozze aveva sposato Isabella del Balzo, dalla quale ebbe quattro figli, Ferdinando, Carlotta, Alfonso, Cesare. Questo sovrano continuo' la riconquista iniziata dal nipote riprendendo Gaeta, cerco' di mantenere buoni rapporti con il pontefice. Per accattivarselo maggiormente fu lieto di ricevere suo figlio Cesare Borgia, in qualita' di legato per la sua incoronazione nell'estate del 1497. Il Borgia si dimostro' poi un personaggio infido ed esoso, richiedendo continuamente denaro.

I Borgia (Borja in spagnolo) erano una nobile famiglia spagnola originaria dell'Aragona. Nel 1455 si stabili' a Roma con Alonso, che divenne papa con il nome di Callisto III. La fortuna di questa famiglia giunse al culmine con Rodrigo Borgia, papa Alessandro VI, e con Cesare, detto il Valentino , figlio di Rodrigo: d'apprima arcivescovo e cardinale. Poi deposta la dignita' cardinalizia, ottenne da Luigi XII il ducato di Valentinois. Ristabili' il potere papale nello Stato pontificio e si formo' uno Stato nelle Romagne e nell'Italia centrale. Dopo la morte di suo padre nel 1503, Cesare fu esiliato in Spagna, da Giulio II, dove nel 1507 muore combattendo a fianco dei parenti navarresi contro Ferdinando il Cattolico.
Lucrezia Borgia, sorella di Cesare, sposo' Giovanni Sforza, poi Alfonso d'Aragona e infine Alfonso d'Este.

Il pontefice era molto interessato ad imparentarsi con i reali di Napoli e dopo un primo tentativo fallito con una figlia di Federico, Carlotta  con suo figlio Cesare Borgia, concordarono un matrimonio fra Alfonso d'Aragona, figlio di Ferrante II, e Lucrezia Borgia.
Le nozze furono benedette in Vaticano nel luglio 1498 e lo sposo ebbe da Federico il titolo di duca di Bisceglie ed un sontuoso appannaggio. Dal matrimonio, molto movimentato fra Alfonso e Lucrezia nacque Rodrigo, ma nel luglio 1500 Alfonso di Bisceglie, mentre usciva dal Vaticano venne pugnalato a tradimento da un sicario sulla scala della basilica e successivamente finito da un tale Michele Corella, si ritiene per ordine di Cesare Borgia.
Nel 1498, morto Carlo VIII, gli era successo al trono di Francia Luigi XII, detto padre del popolo, dotato di ben altre qualita'.
Anch'egli volle subito organizzare una spedizione in Italia e la sua prima meta fu il ducato di Milano.
Ludovico il Moro fu fatto prigioniero e il suo ducato conquistato. Luigi XII cerco' quindi di convincere Venezia ad allearsi con lui per prendere il regno di Napoli ma a Venezia interessava Ferrara e Mantova e propose quindi a Luigi XII di rivolgersi a Ferdinando il Cattolico, che aveva gia' avuto il possesso della Sicilia.
Benche' vi fossero legami dinastici fra il re cattolico di Spagna e re Federico, sacrificando gli Aragona di Napoli il regno poteva essere diviso fra la Francia e la Spagna anche perche' la successione da Alfonso I a Ferrante I poteva essere considerata una violazione dei diritti ereditari.
Poiche' Venezia non voleva restituire i porti delle Puglie tenute in pegno, Federico commise l'errore di allearsi con i Turchi o per lo meno intreccio' relazioni diplomatiche per dare fastidio a Venezia.
Anche se questo accordo non aveva fatto danni a nessuno, costituirono una scusa per i suoi nemici: Francia e Spagna, che con il trattato di Granada l'11 novembre del 1500, decisero l'occupazione del regno di Napoli.
Dividendoselo in questo modo: alla Spagna sarebbero andate la Puglia e la Calabria e alla Francia la Campania, l'Abruzzo e il Molise.
Alessandro VI quando seppe di questo trattato ordino' a suo figlio Cesare di appoggiare i Francesi e si dichiaro' disposto ad investire finalmente il re di Francia del regno di Napoli detronizzando Federico d'Aragona.
Federico accerchiato da sud dagli spagnoli e da nord dai francesi dovette capitolare, ma nel frattempo fra i due contendenti in campo cominciarono le divergenze per la divisione della Basilicata, come degli Abruzzi.
I Francesi e gli Spagnoli s'incontrarono per trovare un secondo accordo ma tutti i tentativi fallirono.
Nell'estate del 1502 Consalvo di Cordova fu assediato a Barletta, dove avvenne poi la famosa sfida, questa disfida avvenne per un contrasto fra il francese La Motte e alcuni italiani. Fu cosi' che tredici cavalieri francesi e tredici cavalieri italiani tra cui Ettore Fieramosca si sfidarono e gli italiani ebbero la meglio.
La fortuna arrise agli Spagnoli che furono vittoriosi sia nelle azioni terrestri che in quelle navali e il 14 maggio 1503 le truppe di Consalvo di Cordova entrarono a Napoli.
Alla fine di quell'anno gli Spagnoli sconfissero l'esercito francese sul Garigliano e nel gennaio 1504 si arrese anche Gaeta ed il regno di Napoli divenne una provincia Spagnola.
Re Federico, ultimo sovrano di Napoli della dinastia aragonese, preferi' arrendersi alla Francia, anziche' al cugino spagnolo.
Il re Luigi XII lo ricevette da amico, avendo egli stesso constatato la slealta' degli Spagnoli, e gli concesse il titolo di conte del Maine con una rendita di 30.000 scudi annui. Poco tempo dopo pero' egli morì, era il 9 settembre 1504.                                                                            

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