Sabato 22 Settembre 2007
Presentazione del libro
Il ribelle dai guanti rosa. Charles Baudelaire
di Giuseppe Montesano
Grande scoop dell’Associazione Culturale Tre Grazie che è
riuscita ad assicurarsi la presenza nel nostro paese dello scrittore Giuseppe
Montesano grazie alla libreria Uthòpia di Capua
L’occasione è stata offerta dalla presentazione, in prima nazionale,
dell’ultimo libro, "Il ribelle in guanti rosa. Charles
Baudelaire", edito da Mondadori.
Un attento e qualificato pubblico ha seguito con attenzione, dopo i saluti del
Coordinatore dell’Associazione R. Caianiello,
l’interessante e puntuale introduzione del prof. Giuseppe
Rotoli, una presenza fissa ormai nelle manifestazioni culturali del
nostro paese, e la successiva presentazione del libro da parte dell’autore.
Il prof. Rotoli ha sottolineato il suo personale interesse per
lo scrittore napoletano, "Io sono innamoratissimo di questo
libro. Quando il presidente dell’ACTG ha telefonato qualche giorno fa per
darmi l’onore di presentare G. Montesano, ho accettato senza esitazione perché
sono uno che legge costantemente tutto ciò che Montesano scrive". E ha
aggiunto: "Dopo la lettura di un qualsiasi suo libro vi
sentite trasformati".
E ancora: "Nel leggere le sue opere ci accorgiamo che
neanche noi stessi ci conosciamo come lui ci conosce".
Il prof Rotoli ha rimarcato il rilievo non solo nazionale ma europeo dello
scrittore quando ha ricordato con soddisfazione una intervista di ’Le Monde’
riportata dall’inserto letterario de ’La Repubblica’ nella quale il nostro
viene definito "uno degli scrittori più intelligenti, più
provocatori e più profondi del nostro panorama letterario e averlo stasera qui
con noi è l’occasione di un approfondimento, di una verifica di ciò che
pensiamo non solo di noi stessi ma del mondo attuale".
Avviandosi alla conclusione il relatore ha rilevato l’aspetto profetico
dell’opera di G. Montesano: "Mentre leggevo questo libro
oltre a comprendere quel periodo (1848-52) ho compreso meglio il nostro periodo
e quello che accadrà domani. E’ un libro profetico".
Egli ha concluso il suo intervento esprimendo, non senza enfasi, un auspicio:
"Grazie alla sua capacità critica, analitica, alla sua
perizia e acribia, grazie a tutto questo noi ci sentiremo più ricchi, più
forti. Se la nazione riuscirà a sentire questi profeti potrà salvarsi,
altrimenti non ci sarà la possibilità".
Ha preso poi la parola lo scrittore Giuseppe Montesano il quale
ha spiegato innanzitutto la ragione intima del libro su Baudelaire: "...un
po’ perché, è stato detto, quell’epoca è vicino alla nostra e un po’
perché il nostro bisogno di poesia o di cultura o di arte o di letteratura è
un bisogno secondo me, poco ascoltato da noi stessi. Viviamo in un tipo di mondo
e di società che non ascolta, preferisce non ascoltare questo bisogno e noi, a
furia di non ascoltarlo ce lo dimentichiamo, con la conseguenza che diventiamo
sempre più spenti".
L’autore ha tracciato dunque a grandi linee la vita del poeta, molto difficile
a causa dei suoi eccessi e dei suoi debiti, che lo portarono a essere messo
sotto tutela dalla famiglia. Ma nonostante quel tipo di vita, quella persona è
riuscita a trovare dentro di sé, grazie alla poesia, delle cose belle. Un uomo
che ha vissuto una vita difficile è riuscito a creare un’opera importante.
"E’ un mistero. Probabilmente c’è però una risposta a
questa cosa..La risposta è che non conta, in un certo senso, l’aspetto
materiale dell’esistenza in chi ha dentro di sé molte cose da dare...La
qualità della sua opera non dipende dalla qualità della sua vita".
Raccontare le vicende di Baudelaire ha dato all’autore
l’occasione di parlare della vita parigina della metà dell’800, dei rapidi
cambiamenti o sconvolgimenti, delle trasformazioni sociali concentrate in pochi
anni e che avvicinano quel tempo al nostro.
"Dentro questo mondo Baudelaire fa poesia. Dentro questa
vita disgraziata quest’uomo crea un’opera, un’opera immensa, non per la
quantità, ma per la qualità, per la capacità di concentrazione. Come si fa a
concentrarsi quando bisogna pagare delle cambiali?"
Con grande capacità affabulatoria Montesano ha affrontato il problema centrale:
A che serve la poesia?... "Baudelaire diceva che si può
resistere tre giorni senza pasto, non si può resistere tre giorni senza poesia",
intesa come il bello. E ogni essere umano, anche per una piccola frazione di
tempo riesce a fare poesia (seppure non nel senso tecnico se non ne ha gli
strumenti), a gustarla quando vede un paesaggio, un quadro, se legge un libro,
se assiste a un film, ecc. "Ma è fondamentale comunicarla
agli altri, condividerla, nessuno che sta da solo è in grado di creare poesia".
Al termine è intervenuto il sindaco E. Parente 8accompagnato nell’occasione dall’Assessore alla Cultura S. Raimondo) il quale ha sottolineato alcuni concetti affrontati dall’autore e gli ha fatto dono del crest del Comune "con la speranza che lui lo possa conservare con amicizia e con stima in ricordo di questa bella serata"
franco tessitore
Nota: Giuseppe Montesano è nato a Napoli. Ha scritto i romanzi A Capofitto (Sottotraccia 1996 e Mondadori 2001), Nel corpo di Napoli (Mondadori 1999), Di questa vita menzognera (Feltrinelli 2003), Magic People (Feltrinelli 2005). Ha curato, insieme a Giovanni Raboni, l’edizione delle Opere di Baudelaire nei Meridiani e tradotto La Fontaine, Gautier, Villiers de L’Isle-Adam, Flaubert. Collabora a "Diario della settimana", "il Mattino", "L’Unità".
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