Di&go: Obiettore di Coscienza (O.d.C)

Quella che segue è una lettera, o meglio, un momento in cui ho "fotografato" il mio stato d'animo poco prima di ripartire per casa, forse per l'ultima volta. Ho deciso di trascriverla qui, per cercare di trovare quella immensa lacrima che non è mai riuscita a vedere Bassano, ma che continua a premermi il cuore...

 

"Bassano del Grappa, 18 febbraio 2000, ore 15.46 circa...

 

La mia piccola storia da obiettore finisce qui, in questa casa dove sono arrivato per la prima volta esattamente 10 mesi fa e dove ne ho vissuti per quasi cinque. Giorni duri, i primi, giorni di domande sul perchè così lontano da casa, giorni di timori, di "paure" verso una città che avevo solo sentito nominare qualche volta. E con la speranza di tornarmene presto alla mia vita "normale". Purtroppo non sono un tipo che ama i bruschi ed inaspettati cambi di direzione, e quello era per me, per dirla in termini attuali, una violenta strambata.

Fin da subito sono stato immerso nella difficile e spaventosa realtà dell'handicap, e questo non poteva far altro che angosciarmi ancora di più. Non sono mai stato espansivo con chi non conosco e con loro era anche più difficile esprimersi, parlare, chiedere, avere. E qualcuno metteva proprio paura, o per come era fisicamente, o per come urlava, o per come parlava ma non si capiva niente, in dei suoni misti tra il dialetto veneto stretto e parole forse inventate lì per lì per la prima volta, nate e perse per sempre.

La prima settimana a contatto diretto e "violento" con tutti questi ragazzi, me li ha fatti conoscere un po' tutti, e non intendo solo anagraficamente. Ho scoperto come e quanti tipi di ragazzi si celano dietro la parola DOWN, che non tutti sono uguali, ma che anzi anzi ognuno ha la sua personalità, unica ed inimitabile. Come i "normali", guarda un po'... E poco alla volta li capisci tutti e sai come prenderli. Allora non hai più paura e, anzi, sei consapevole di avere nuovi amici.

Poi, a distanza di qualche giorno dal mio arrivo, non ricordo bene poichè avevo ancora la testa in disordine, le mie capacità informatiche mi hanno portato a ritagliarmi un piccolo posto all'interno di un ufficio e lì, passando da una sedia dietro la porta, fino ad una scrivania, sono rimasto fino all'arrivo della lettera di trasferimento. Si tornava a casa. Improvvisamente tutti i miei pensieri, le mie idee, si sono sgretolati come castelli di sabbia al sole. Ed ecco che tutto quello che avevo fatto mi è passato davanti: il CEOD, l'ufficio, le colleghe, i colleghi, i CREC.... e mi è venuto in mente V., il bimbo più bello del mondo, che avevo seguito per una o due settimane in un asilo durante uno di questi CREC, appunto.  E tutto continuava a scorrermi davanti alla lancetta immobile dei secondi, dalle risate fatte qui, alle litigate per la pulizia della casa, le sere al bar, i fine settimana a tentare di andare in giro da solo, con tuttocittà nascosto in tasca e l'obiettivo di non perdermi per delle vie sconosciute, con i nomi per me più strani che si potessero leggere. E mi sono accorto, in ultimo, come sempre avviene in questi casi, che avrei potuto girare di più, conoscere più posti, lamentarmi di meno, insomma fare di più. E' stato davvero come morire, tutto implodeva dentro e non riusciva ad uscire fuori niente. Come adesso che i ricordi tornano a pesare dentro e di nuovo tutto implode e non esplode come vorrei, per liberarmi da questo senso di oppressione che riesce ad avere come unica valvola di sfogo questa breve lettera scritta in un momento di silenzio totale. Questa è la mia lacrima che non riesce a scendere dal volto, che, amara e triste, ristagna in un punto profondo del mio cuore. Vorrei fuggire da qui, perchè ogni minuto che passa mi fa stare veramente male; ma so anche che questa è la mia ultima vera giornata che passo in questa casa e domani, quando salirò sul mio treno, sarò cosciente del fatto che, forse, passerà moltissimo tempo prima che possa ritornare da queste parti e che, forse, non rivedrò più nessuna di tutte quelle persone con le quali ho condiviso una parte totalmente nuova e diversa della mia vita. In effetti, un'altra vita. A volte vorrei essere un riccio e rinchiudermi dentro me stesso per far si che nessun sentimento possa condizionarmi e ferirmi. Invece sono molto "stupido" e vulnerabile e non riesco mai a rinunciare alle cose e alle persone a cui ho voluto bene o che ho avuto la fortuna di conoscere. Non riesco a far uscire le persone dal mio cuore, proprio come non riesco a farne uscire ora una lacrima; per me, anche se il tempo passa, ed è giusto che sia così, i rapporti personali non cambiano mai. Ma per gli altri non è così, e va a finire che queste due condizioni antitetiche si scontrano, aggiungendo potere "distruttivo" a questa implosione. Per questo vorrei non dovermi ferire ogni volta con degli "stupidi" sentimenti di amicizia, ma non posso essere una parentesi che vola via.

Beh, fra poco si fa festa con tutti gli ex obiettori; cerchiamo di goderci questi attimi per poi essere pronti a ripartire e salutare con un addio che solo la speranza ha già trasformato in un ciao - arrivederci a presto!

 

Di&go"

 

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