A RUOTA LIBERA
In questo spazio saranno ospitati interventi "interni" ed "esterni" su tutto quello che in qualche modo a a che fare con il torrentismo.
26/10/97
CRONACA DI UNA GIORNATA IN GOLA CON
il Gruppo Torrentistico Albatros
La sveglia suona puntualmente alle 05,00: è ora di alzarsi, ..... fuori è ancora buio. Un'ultimo controllo a tutta l'attrezzatura scrupolosamente preparata il giorno precedente e via, a raggiungere i compagni d'avventura di oggi: Daniela, Carlo, Tullio e Valerio; l'appuntamento è alle 06,00, al solito posto; ci si organizza con le macchine in funzione degli itinerari di avvicinamento previsti e si parte puntuali.
Chilometro dopo chilometro ci avviciniamo al gruppo montuoso della gola in programma (la quarta, quest'anno); la tappa al bar di turno per una sostanziosa colazione è d'obbligo. La gola di oggi è tecnicamente impegnativa, il divertimento è assicurato ...... Dopo circa 2 ore di viaggio cominciamo ad affrontare i primi tornanti della montagna che ormai ci circonda, imponente, come se ci aspettasse ......
Giungiamo all'imbocco di una sterrata e cerchiamo di percorrerla fin dove è possibile con le macchine; quando ormai la strada diventa impraticabile, troviamo una piazzola dove riusciamo a parcheggiare: questa sarà la nostra destinazione al termine della gola. Effettuiamo come sempre i necessari trasferimenti di materiale tra le macchine e ripartiamo, percorrendo una lunga e tortuosa sterrata, per raggiungere il punto da cui inizieremo a piedi il percorso di avvicinamento alla gola. Parcheggiamo finalmente anche la seconda macchina e cominciamo la vestizione, senza dimenticare l'ennesimo controllo dell'ultimo minuto: corde, casco, imbrago, muta, moschettoni, pronto soccorso, ......, tutto è a posto, siamo pronti per iniziare l'avventura.
Carta topografica alla mano, ci dirigiamo verso l'imbocco del sentiero individuato in precedenza; lo percorriamo in salita (non possiamo permetterci soste, il tempo è tiranno!) fino alla quota stabilita; man mano che saliamo il peso degli zaini comincia a farsi sentire sulle spalle, Tullio è in fase ansimante, Daniela procede con il suo passo moderato ma continuo, Valerio comincia già a gustare cioccolata, io a bere, Carlo ..... continua a brontolare. Ci troviamo, senza rendercene conto, in un punto panoramico insospettabile: davanti ai nostri occhi si apre uno scenario indescrivibile, la vista spazia a 360° sui paesaggi lontani illuminati dai raggi di sole, il cielo è di un colore azzurro intenso. Dopo le foto di rito, cominciamo a traversare a mezza costa in leggera discesa giungendo in breve all'attacco della gola, in corrispondenza di un grande ..... imbuto naturale! Il luogo è impressionante e selvaggio: è molto facile riuscire ad immaginare quali visioni evocano tali luoghi a coloro che li definiscono "Orridi"; ci capiamo al volo con una semplice occhiata, l'adrenalina è già entrata in circolazione e si trova al punto giusto.
Dopo aver indossato il casco ci inoltriamo nella gola; il primo tratto è percorribile in progressione semplice, presentando solo alcuni saltini superabili in arrampicata: in questo momento la nostra attenzione è tutta rivolta ad evitare di scivolare sul greto molto sconnesso e bagnato. All'improvviso ci troviamo in corrispondenza di una verticale di circa venti metri con uno scorrimento idrico ancora modesto: è necessaria la "sosta tecnica" per indossare l'attrezzatura di discesa; considerato che l'ambiente è abbastanza umido e che si nota già un certo apporto d'acqua, decidiamo di indossare subito la muta, evitando anche così una seconda e successiva sosta che potrebbe far perdere tempo prezioso.
Completato per primo la vestizione, procedo subito ad armare il salto: scendiamo tutti evitando il piccolo gettito d'acqua. L'ambiente si presenta ora aperto e suborizzontale; si prosegue per un centinaio di metri con facili passaggi e senza grossi ostacoli naturali, fino ad incontrare, immediatamente dopo una curva, un salto di circa quaranta metri con un nevaio alla base. I meccanismi sono ormai collaudati ed in breve Valerio si stà già calando per arrivare alla base della verticale e valutare la situazione: con un breve segnale acustico convenuto ci comunica che possiamo scendere.
Arrivati alla base ci aspetta un lungo tunnel, non visibile dall'alto, scavato dall'acqua nel nevaio. Terminato il recupero della corda e dopo aver, opportunamente, montato il frontalino elettrico sul casco, cominciamo ad addentrarci nel tunnel mantenendoci ad una distanza di circa dieci metri gli uni dagli altri (... non si sa mai). L'acqua ed il freddo cominciano a far battere i denti a Daniela e Carlo: cerchiamo di essere il più veloci possibile, ma questa benedetta galleria sembra non terminare mai; all'improvviso intravediamo una luce avanti a noi, poco dopo siamo fuori dal nevaio e ci troviamo immediatamente di fronte un'altro salto di circa dieci metri: Tullio arma e scendiamo tutti. Continuiamo in un ambiente sempre più irreale, affrontando vari salti la cui altezza oscilla tra i dieci ed i venti metri; le pareti continuano a stringersi, ad un certo punto ci troviamo in un tratto non più largo di un metro: siamo in Forra!
Nel frattempo lo scorrimento idrico si è fatto più consistente, grazie anche ad un affluente che confluisce nella gola; pur essendo divertente e spettacolare, la progressione in acqua richiede il massimo dell'attenzione: dobbiamo muoverci con cautela e precisione, in quanto la corrente ci trascina via e la roccia è viscida e con pochi appigli sicuri in caso di scivolata.
Inaspettatamente le pareti della gola cominciano ad abbassarsi e comincia ad intravedersi qualche traccia di vegetazione. Ci troviamo di fronte ad un salto di non più di sei metri, con un laghetto alla base apparentemente profondo: ..... sembra quasi un invito a tuffarci. Come al solito (regola da rispettare sempre) Carlo, ..... il meno portato per i tuffi, scende in doppia per verificare la profondità del laghetto e l'assenza di rocce sotto la superficie dell'acqua, dopodichè comincia la sequenza dei tuffi, naturalmente lontano dal getto dell'acqua per evitare potenziali pericoli dovuti alla presenza di vortici o di correnti di trascinamento.
Dopo aver superato altri due salti, e quando ormai l'ambiente sembrava essere diventato più docile, ecco che, improvvisamente, le pareti si alzano di nuovo, facendoci chiaramente capire che non è ancora finita. Un invitante slargo della gola, posto al riparo da eventuali "insidie", ci permette di effettuare una breve sosta per riscaldarci con del thè caldo; mentre verifico con l'altimetro la nostra posizione sulla carta topografica, Tullio e Carlo accendono la sospirata sigaretta.
Si riparte, ed in breve giungiamo sull'orlo liscio e levigato di una verticale di circa sessanta metri, sul quale si riversa una incredibile cascata: ci consultiamo e decidiamo di realizzare un ancoraggio esposto, sulla cengia laterale, anche per evitare di scendere sotto il getto violento dell'acqua. Metto il cappuccio della muta e comincio a scendere, fiancheggiando l'apporto idrico per circa quaranta metri; a questo punto mi rendo conto che nei rimanenti venti metri di discesa è praticamente impossibile evitare la cascata: vengo investito in pieno (la pressione psicologica e l'adrenalina sono al massimo), lascio filare la corda tra le mani fino ad acquisire la giusta velocità ed in pochi istanti sono alla base.
L'ambiente è magico, forse siamo nel punto più suggestivo della gola. Uno alla volta, ignari di quello che li aspetta, scendono anche gli altri; il recupero della corda non è uno scherzo ....., il freddo è considerevole, anche a causa della violenta corrente d'aria presente!
Proseguiamo su un tratto meandriforme, superando dei tratti a nuoto; Tullio guarda l'orologio e fa notare che è tardi, stimolando tutti ad andare più veloci.
Incontriamo ancora saltini, toboga e laghetti, finchè, quando ormai l'ambiente sembra aprirsi e tutto sembra volgere al termine, la gola ci sorprende inaspettatamente con una verticale di circa ottanta metri ai nostri piedi: l'adrenalina è di nuovo al massimo. Tocca a Valerio prendersi cura degli ancoraggi; ci caliamo lungo questo imponente salto che sembra non aver mai fine, fortunatamente fiancheggiando il getto d'acqua, anche se negli ultimi dieci metri la cascata non ci risparmia!
Purtroppo, a conferma dei nostri timori, il buio ci sorprende; i salti sono finiti e continuiamo lungo il greto, ormai calmo, con il frontalino elettrico acceso: la stanchezza comincia a farsi sentire. Dopo circa cinquecento metri incontriamo una presa in cemento armato con una scaletta metallica: è il punto di uscita dal torrente! In poco tempo raggiungiamo la sterrata dove avevamo lasciato la macchina.
Stanchi ma soddisfatti, ci complimentiamo a vicenda; non rimane che cambiarci ed indossare degli indumenti asciutti, telefonando poi al Soccorso per avvisare che tutto è andato bene.
Finalmente possiamo pensare alla trattoria da scegliere per concludere la giornata nel modo più piacevole; seduti a tavola, fra un piatto di fettuccine ed un bicchiere di vino, archiviamo la gola nei nostri ricordi, bellissima per la varietà di situazioni ed emozioni proposte e già i nostri pensieri corrono alla prossima gola.
- Giorgio Ecker -
Gruppo Torrentistico Albatros (Roma)
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