Pinocchio

Tratto da una libera riduzione di "Pinocchio" di Carlo Collodi

Personaggi:

Interpreti:

   

Pinocchio

Angela Ruzzoni

Geppina

Patrizia Volpi

Mastro Ciliegia

Ciro Fontanello

Cipollina

Chiara Castaldi

Il Grillo

Riccardo Moretto

Lucignolo

Anna Manfredi

Mangiafuoco

Manuel Winkler

Fata

Valentina Aceto

Arlecchino

Francesca Facchin

Pulcinella

Chiara Bravo

Balanzone

Ilaria Battiston

Rosaura

Eleonora Gobbo

Gatto

Elena Biason

Volpe

Julie Barut

1° medico

Giulia Carlini

2° medico

Nicole Trovant

Ladro

Elia Pancheri

Giudice

Valentina Codolo

1° gendarme

Elia Pancheri

2° gendarme

Alessandro Bazzana

Contadino

Giulia Ambrosio

Pescatore

Alessandro Bazzana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Entra Mastro Ciliegia trascinandosi dietro la nipote: Cipollina)

Mastro Ciliegia: Ohi che strazio di bambina! E’ mezz’ora che stai miagolando: raccontami una storiella, raccontami una storiella! Ti ho detto di no, no, no!

Cipollina: Ed io ti dico di si, si, si e si! Voglio una fiaba, voglio una fiaba!

Mastro C: Cipollina stai buona, non mi far perdere la pazienza. Vedi tutti questi signori? Essi ci stanno a guardare, e che bella figura ci facciamo?! Intanto saluta garbatamente, su cara…, buonasera.

Cipol: Buona sera un corno. Ti ho detto, raccontami una fiaba…e poi saluterò se mi garba!

M:C: Maleducata, cattivaccia! Signori miei scusate..è un’impertinente! Io sono Mastro Antonio.

Cipl: Non è vero! Tu sei mastro Ciliegia! E tutti ti chiamano così lo sai perché? Perché bevi troppi bicchierini di liquore! Così dice sempre papà!

M.C: zitta non parlare più! Io sono Mastro Antonio!

Cipol: Se mi racconti una storiella, starò zitta, se no… scopro tutti gli altarini.

M.C: Taci manigolda. E va bene, ora ti racconterò una bella storia.

Cipol: Quale?

M.C: Quella di Pinocchio.

Cipol: Bene! Ma è vera?

M.C: Verissima. Ascolta. C’era una volta

Cipol: Un re.

M.C: No cara. Questa volta il re non c’entra affatto. C’era una volta un grosso pezzo di legno, uno di quei rozzi ciocchi da ardere; non so come capitò in casa di Mastro Geppetto… Sta di fatto che un bel giorno l’afferrò per farne un burattino. Giù un colpo d’ascia, ma figurati la sua sorpresa quando sentì una vocina "Ahi,Ahi!" giù un altro colpo e di nuovo la vocina flebile " non picchiar così forte!". Questa volta aveva udito bene, non c’erano dubbi! Quel legno parlava e sentiva. Sai che paura! Gli tremavano le gambe e le mani. Era talmente impaurito che per farsi animo andò subito in osteria a bersi un goccetto di vino a raccontare quel fatto incredibile ai suoi amici.

Cipol: Uh che bella storia, e poi e poi?

M.C: E poi…e poi arrivò Geppina, la moglie di Geppetto. Sta a sentire.

Geppina: Geppetto, Geppetto! Ma dove si sarà cacciato? Benedetto uomo, lo so io dove è andato. Sarà in osteria a bersi un bicchiere di vino. E… questo che cosa è? Un burattino? Adesso perde tempo a costruire anche burattini, invece di darsi da fare per trovare dei lavoretti ( sposta il burattino, questo si muove, fa delle capriole ). Mio Dio! Si muove?

Pinocchio: Ciao!

Geppina: Parla? Un burattino che parla? Non può essere vero! Ma è proprio il cielo che ce lo manda! Questo burattino meraviglioso che sa parlare e ballare sarà la nostra fortuna: potremo girare il mondo per guadagnarci un pezzo di pane. Sarà uno spettacolo per grandi e per piccini. Ad una certa età tenere qualcuno vicino fa proprio bene al cuore…Un figlioletto, insomma, che mi faccia anche compagnia. Il mio figlioletto.Lo chiamerò Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna.

Pinocchio: Mamma, mamma, ho fame.

Geppina: Hai fame? Tutti i bambini appena nati, hanno una gran fame.

Geppetto (cerca qualcosa da mangiare, ma si accorge che con c’è nulla): Aspetta Pinocchio che vado a cercare qualcosa da mangiare.

Grillo: Cri, cri, cri… Pinocchietto.

Pinocchio (impaurito): Chi è che mi chiama?

Grillo: Sono io.

Pinocchio: Uh…che bestione. Dimmi tu, chi sei?

Grillo: Oh bella! Sono io. Il grillo parlante ed abito in questa stanza da più di cent’anni.

Pinocchio: Mamma mia da cent’anni abiti qui? Beh, oggi però che tu lo sappia questa stanza è mia, e se vuoi farmi un gran piacere, vattene!

Grillo: Io non me ne andrò se prima non ti avrò detto una grande verità.

Pinocchio: Dimmela e spicciati. Io non ho tempo da perdere.

Grillo: Guai a quei ragazzi che si ribellano ai genitori e che abbandonano la casa paterna, prima o poi se ne pentiranno amaramente.

Pinocchio: Canta pure Grillo mio, come ti pare e piace. Io invece domani all’alba, voglio andarmene da qui, altrimenti di me avverrà ciò che avviene a tutti gli altri ragazzi: mi manderanno a scuola e per forza o per amore mi toccherà studiare ed io francamente non ho nessuna voglia di aprire un libro. Io mi diverto molto di più a correre dietro le farfalle, ad arrampicarmi sugli alberi, a rubare i nidi degli uccelli, che andare a sgobbare a scuola per divenire un bel salame.

Grillo: Povero grullerello, non sai che facendo così, diventerai invece un bel somaro?

Pinocchio: Stai zitto, grillaccio della malora.

Grillo: Allora, imparerai un mestiere?

Pinocchio: L’unico mestiere che mi piace è quello di mangiare e bere a crepapelle e di non fare un bel nulla.

Grillo: Per tua norma tutti quelli che fanno questo mestiere presto o tardi finiscono all’ospedale o in prigione.

Pinocchio: Bada grillaccio del malaugurio, se mi salta il ticchio guai a te.

Grillo: Povero mio Pinocchietto, mi fai compassione.

Pinocchio: E perché ti faccio compassione.

Grillo: Perché sei un burattino e quel che è peggio hai la cocuzza di legno duro.

Pinocchio: A me cocuzza di legno duro!? Ora ti scaravento un calcio e ti uccido. Tieni bestiaccia, tieni ( tira calci).

Grillo: Aiuto, aiuto, muoio!

Pinocchio: E’ morto povero Grillo. Non volevo ucciderlo, ma la colpa in fondo non è mica mia… mi ha insultato, mi ha provocato…bah uno di meno al mondo. Uh, uh, che bruciore allo stomaco, vediamo se c’è nulla da mangiare…neanche uno stecchino.. brrr.. comincio a sentir freddo (tuoni), mio Dio un tuono (lampi), anche il temporale ci voleva (comincia a piagnucolare), ihh che fame…che freddo e che sonno (sbadiglia) che sonno (si addormenta).

Temporale, musica

Geppina: (bussando dal di fuori) Ohi Pinocchio, apri, apri, oh che non senti? Sono la tua mamma.

Pinocchio: ( mezzo addormentato) Oh che sonno, che paura chi è che mi chiama?

Geppina: Sono io, mamma Geppina, non mi riconosci più? Apri dunque.

Pinocchio: Non posso.

Geppina: Perché non puoi?

Pinocchio: Perché, perché non ho più i miei piedini di legno. Ihh, mi hanno mangiato i piedi.

Geppina: E chi poteva mangiarti i piedi che sono di legno?

Pinocchio: Quel brutto gattaccio nero. Povero me!

Geppina: Aspetta che entro dalla finestra. Oplà, ma come sei grullo, ma non vedi sciocchino che ti sei bruciato i piedi sul focolare?

Pinocchio: Bruciati? E chi è stato? Ah, ora ricordo il grillo parlante, il temporale, che notte di inferno, babbino mio. Tuonava, balenava. Piovava.

Geppina: Ma che dici. Si dice, pioveva.

Pinocchio: Pioveva, baleneva.

Geppina: Balenava.

Pinocchio: Uh che confusione e che fame, se tu sapessi!

Geppina: Cerca di stare buono, che ti darò qualcosa da mangiare e nel frattempo ti rifarò i piedi.

Pinocchio: Oh, grazie mammina cara, anzi per ringraziamento ti prometto che domani andrò, sai dove? A scuola. Si, a scuola!

Geppina: Ecco sistemati i piedi. In quanto alla scuola, le tue sono ancora promesse. Adesso va do comprarti un sillabario nuovo.

Pinocchio: Grazie mamma. Oh che gioia andare a scuola… studiare, diventare un grande avvocato, un filosofo, un poeta. Oh già mi sento un professore. Quante cose vorrò imparare, la matematica, l’astrologia, la.. la..

Voce Grillo: I bambini bugiardi finiranno male, specie quando fanno amicizia con cattivi compagni.

Pinocchio: Ancora tu, grillaccio della malora, eppure io ti ho ucciso. Sarà la sua anima dall’inferno.

Vado via da questa casa, altrimenti questa voce mi farà impazzire.

INTERMEZZO

Mastro Ciliegia: Hai capito dunque che razza di monello è Pinocchio?

Cipollina: E perché?

Mastro Cil: Come perché. Dopo che papà Geppetto si era tolto il pane di bocca per quel cattivo legnaccio, ecco il compenso che ne riceve! Pinocchio si vende i libri per andare a vedere i burattini.

Cipollina: Embè?

Mastro Cil: Embè!? Che cosa vorresti dire? Che ha fatto bene Pinocchio?

Cipollina: Se non c’era altro da vedere!

Mastro Cil: Come sarebbe a dire!

Cipollina: Sarebbe a dire se non c’era qualche partita allo stadio non gli restava altro da fare.

Mastro Cil: Io non ti racconto più nulla. Sei una discolaccia, peggio di Pinocchio.

Cipollina: Dai nonnino, continua a raccontare. Cosa accadde a Pinocchio dopo che ha venduto i libri?

Mastro Cil: Accadde che Pinocchio fa un brutto incontro.

Lucignolo: Dove stai andando burattino?

Pinocchio: A casa dal mio papà. E tu chi sei?

Lucignolo: Io sono Lucignolo.

Pinocchio: E dove vai?

Lucignolo: Vado ad abitare nel più bel paese del mondo... una vera cuccagna.

Pinocchio: E come si chiama?

Lucignolo: Il paese dei balocchi. Perché non vieni anche tu?

Pinocchio: Io? Oh non davvero, non posso.

Lucignolo: Peggio per te. Te ne pentirai… dove lo trovi un paese così bello! Pensa che lì non ci sono scuole, non ci sono maestri, non ci sono… libri, in quel paese benedetto non si studia mai.

Pinocchio: Magnifico! Magnifico!

Lucignolo: Perbacco è proprio un paese per noi ragazzi… ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili…

Pinocchio: Ma dimmi, le giornate come si passano nel paese dei balocchi?

Lucignolo: Oh bella! Si passano giocando dalla mattina alla sera.. poi si va a letto e la mattina dopo si ricomincia… che te ne pare dunque?

Pinocchio: Corbezzoli, è una vita che farei volentieri.

Lucignolo: E che aspetti allora?

Grillo: Cri, cri, cri. Attento, bada a quel che fai. I ragazzi che non mantengono la loro parola finiscono male i propri giorni.

Pinocchio: Grillaccio della malora! Vattene!

Lucignolo: Ehi Pinocchio che ti piglia?

Pinocchio: Nulla, nulla. Dico che non posso venire. Ciao, me ne vado.

Lucignolo: Aspetta un momento… quanta fretta, rimani a farmi compagnia. Arriverà la corriera.

Pinocchio : La corriera?

Lucignolo: Certamente, vedrai che roba… saremo almeno cento ragazzi.

Pinocchio: Beh, vuol dire che rimarrò… ma solo per vederti partire.

Grillo: Cri, cri, stai attento. I cattivi compagni sono quelli che portano sulla strada cattiva.

Pinocchio: Brutto grillaccio… non fai che rompermi le uova nel paniere.

Lucignolo: Ma che ti piglia dunque. Non chi ce l’hai.

Pinocchio: Niente, niente. Dicevo che proprio non posso.

Lucignolo: Senti, senti sta arrivando la corriera.

Pinocchio: Allora è proprio vero.

Lucignolo: E che vuoi che ti racconti frottole?

Pinocchio: Lucignolo, senti giura che in quel paese non si studia mai.

Lucignolo: Te lo giuro.

Pinocchio: E allora andiamo, vengo anche io.

Lucignolo: Bravo. Evviva…

Musica

Intermezzo

Cipollina: Anch’io, anch’io… Al paese dei balocchi!!! Con Pinocchio, con Pinocchio.

Mastro Ciliegia: Scioccherella, vorresti fare anche tu la fine di Lucignolo e Pinocchio?

Cipoll: Bella fine!…Tra tante feste! Giocando dalla mattina alla sera…Evviva, evviva!

M.C: Ma…ma..ma..che nipotina mi è capitata!

Cipoll: E perché?

M.C: Come perché? Pinocchio ha abbandonato suo padre per divenire un somarello, per ragliare e mangiare fieno.

Cipoll: Un somarello!!??? Ma nonnino…!

M.C: Certamente, tutti i ragazzi che se ne vanno sulla corriera dopo la prima settimana di felicità, vedranno spuntarsi la coda…ma sta a vedere…

Intermezzo musicale

Pinocchio: ( intorno al capo un cappuccio o un berrettone) Oh che bella vita! Aveva ragione Lucignolo:… Qui non si studia mai. Non si vede un professore. Non esistono scuole.

Lucignolo: ( anche lui con il cappuccio) Ohe! Pinocchietto! Come va?

Pinocchio: Bene. E tu Lucignolo come te la passi?

Lucignolo: Benone!

Pinocchio: Dici sul serio?

Lucignolo: Perché dovrei dire una bugia?

Pinocchio: Ma? Scusa amico, perché tieni in capo questo berretto che ti copre le orecchie?

Lucignolo: Ma… me lo ha ordinato il medico perché mi sono fatto male a questo ginocchio. Il tuo caro berrettino, perché ti sta calcato sotto il naso?

Pinocchio: Me lo ha ordinato il medico per un capitombolo dalla giostra.

Lucignolo: Em..em.. Povero Pinocchio!

Pinocchio: Em..em Povero Lucignolo! Ma dimmi Lucignolo, hai avuto forse male all’orecchio?

Lucignolo: Io? Mai! E tu?

Pinocchio: Mai! Però da stamani ho questo orecchio che mi fa spasimare.

Lucignolo: uh! Lo stesso male che ho io da stamane.

Pinocchio: Anche tu? E quale orecchio ti fa male?

Lucignolo : Tutti e due. E a te?

Pinocchio: Tutti e due. Anche a me. Ma che sia la stessa malattia?

Lucignolo: Ho paura di si.(piagnucolando)

Pinocchio: Senti Lucignolo, perché non mi fai vedere i tuoi orecchi?

Lucignolo: prima fammi vedere i tuoi.

Pinocchio: Furbo l’amico, prima i tuoi.

Lucignolo: No carino, prima devi essere tu.

Pinocchio: Prima tu e poi io.

Lucignolo: Dai facciamo un patto. Nascondiamoci ed io conterò uno due tre, ed al tre ci leviamo tutti e due il berretto nello stesso momento.

Pinocchio: Buona idea. Accetto.

Lucignolo: Sei pronto? Uno, due, tre..

( I due si guardano, si meravigliano e poi ridono )

Lucignolo: Ma lo sia che sei brutto forte?

Pinocchio: E tu mi fai ribrezzo.

Lucignolo: Non ti illudere, tu sei come me, sai? Ne più, ne meno.

Pinocchio: Impossibile.

Lucignolo: Lo sai cosa mi ha detto il medico?

Pinocchio: Che cosa?

Lucignolo: Che presto diventerò un ciuchino perfetto.

Pinocchio: Anch’io?

Lucignolo: Certo, anche tu.

Pinocchio: No, non è vero! Non può essere vero! Io, ciuchino? Non voglio, non voglio! Ohio! Ohio! Ohio!

Cocchiere: Bene ragazzi, avete ragliato bene. Così mi piace. Siete due ciuchini di razza pura. Ora vi voglio vendere e realizzare un po’ di denaro. Sarete venduti al circo equestre e se non sarete adatti per un numero di attrazione, la vostra sorte sarà di diventare pelle da tamburo.

Pinocchio: Io un tamburo? No, per pietà, signor cocchiere. Lasciatemi, lasciatemi. Voglio tornare da mio padre. Mi sta cercando. Voglio andar via, voglio andar via ( scalcia e si azzoppa ).

Cocchiere: Bravo. Ma bravo. Adesso ti sei anche azzoppato. Che me ne faccio di un asino zoppo? Ho fatto proprio un bel affare a prendermi questi due. A chi li posso dare adesso? Me li devo tenere questi mangia fieno ad ufo? Povero me!

Fata: Signor cocchiere che ve ne fate di questo ciuchino zoppo? Vendetelo a me. Vi do venti lire. Non vale di più.

Cocchiere: Tenetevelo pure. Anzi, per venti lire li vendo tutti e due.

Pinocchio: Vi ringrazio bella signora. Ma chi siete? Perché ci avete salvato?

Fata: Sono la tua madrina. La fatina dai capelli turchini. Voglio molto bene al tuo babbo e mi dispiace molto che debba soffrire per colpa tua. Ma dimmi, perché avete quelle lunghe orecchie d’asino?

Pinocchio: Siamo andati a scuola e un nostro compagno aveva gli orecchioni e così ce li ha attaccati. ( il naso si allunga. Lucignolo frigna e piange ).

Fata: Davvero? Ma guarda, guarda. E come mai siete finiti nelle mani di questo cocchiere?

Pinocchio: Ci siamo addormentati a scuola e quando ci siamo risvegliati ci siamo ritrovati qua. Forse è stata la maestra a venderci. ( Naso più lungo )

Fata: ( Si mette a ridere ) Certo che non ti manca la fantasia! ( Continua a ridere )

Pinocchio: Insomma, perché ridete?

Fata: Rido della bugia che hai detto.

Pinocchio: E come mai sapete che ho detto una bugia?

Fata: Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due tipi: quelle che hanno le gambe corte e quelle che hanno il naso lungo. Le tue, per l’appunto, sono di quelle che hanno il naso lungo. ( Pinocchio si accorge del naso )

Fata: Sei un ragazzo che non meriteresti la mia bontà, ma ti aiuterò per tuo padre Geppetto. Via questo lungo naso e via queste orecchie di asino.

Pinocchio: Grazie, grazie fatina, vedrai che non te ne pentirai. Ora tornerò a casa e prometto che diventerò bravo, andrò a scuola e aiuterò il mio babbo.

Fata: sono contenta per te, e per questa tua promessa ti faccio un regalo e ti porto a vedere il teatro di Mangiafuoco.

IL TEATRO DI MANGIAFUOCO

( In scena Pulcinella, Balanzone, Rosaura ed Arlecchino)

Pulcinella: L’aggi’ a fa murì, l’aggi’ a fa murì.

Balanzone: Pulcinella, mò di chi stai parlando?

Pulcinella: (andando su e giù) di quel grandissimo fetente di Arlecchino batti un occhio.

Balanzone: Mò fermati un momento, mi fai girare la testa… ( Pulcinella si ferma ) Oh, finalmente…!!! Mò si può sapere che cosa è successo?

Pulcinella ( furente ) E’ successo che quel disgraziato – eh chille ch’aggie ditto primma, si vuole sposare la signora Rosaura!

Balanzone ( conciliante ) …E allora? Se la vuole, mo che se la pigli!

Pulcinella ( esplodendo ) E nossignore, dottò!!! Perché a Rosaura me la voglio sposare io: Pulcinella qui presente di persona. ( Pausa. Gli viene un’idea e si struscia a Balanzone con tono accattivante ) Anzi, Dottò giacchè siete accà, faciteme ‘o ppiacere: vuie che parlate accussì buone, convincetela vuie la Signora Rosaura. Dicintecello vuie...

Balanzone ( ispirato, canta )… A sta compagna vostra…

Pulcinella ( preso anche lui, canta )… Ch’a a voglie bbene, a voglie bbene assà… ( si interrompe brusco ) neh… Dottò, che fa, piazzamme? Mo ce mettimme pure a cantà! Nun pazziate… Allora, m’ò ffacite ‘o piacere, si o no?

Balanzone ( con tono melenso ) Mo certamente, non ti preoccupare, ti servirò ben bene… ( esce di scena )

Pulcinella: ( al pubblico ) Chille, ‘o Dottore, ha preso un tono di voce che non mi piace, non mi piace proprito! Mo ‘o voglie seguì: agg’a sentì quello che dice a Rosaura mia! ( si nasconde in un angolo a spiare ). Buio.

( Balanzone e Rosaura in luce, dall’angolo opposto sbuca la testa di Pulcinella )

Balanzone : ( complimentoso ) Bellissima Signora Rosaura, sono venuto qui a godere della vostra presenza…0

Pulcinella : ( dal suo angolo, al pubblico ) Siente, siente comme parla bbuone!

Balanzone: …per farvi decidere a sposare, Pulcinella…

Pulcinella: ( emozionato, al pubblico ) Song’io!!!

Balanzone: Pulcinella dicevo, quel cervello fino…

Pulcinella ( come sopra ) Song semp’io!!!

Balanzone: Non fa per voi!

Pulcinella ( trasalendo, al pubblico ) Nun song più io!

Balanzone: … Mò vedete carine, Pulcinella è un bugiardo…

Pulcinella: ( indispettito ) ‘eh capit ‘o Dottore, ah?!?

Balanzone: … un imbroglione!!!

Pulcinella ( tra i denti ) Ha parlat’ a verità…!

Balanzone:.. e po in fondo non capisce un accidenti!

Pulcinella: ( furente, sbotta ) Un accidenti a te! Grandissimo fetente! ( prende un bastone ) Vien’accà che te scass ‘o provolone!!! ( rincorre Balanzone che scappa )

Arlecchino: ( Entrando di corsa ) Benedeti… Vardè… Laggiù… Xè Pinocio… Pinocio…

( Tutti i burattini si fermano e guardano nella direzione indicata da Arlecchino. Poi… )

Pulcinella: ( felicemente stupito ) E’ ‘o vero è Pinocchio!…

Balanzone: Mò è davvero Pinocchio!

Rosaura: Evviva! E’ il nostro fratello Pinochio!

Arlecchino: ( impaziente ) Pinocio, corri benedeto, vieni tra le mie braccia!

Pulcinella: Corri… Pinocchio!

Balanzone: Vieni, nostro!

Rosaura: Dai fratello!

Arlecchino: Presto… vieni! … ( ripetute più volte )

Pulcinella: Quant si bbell’!… ‘Nu bbabbà…

Balanzone: Mo’ fatti guardare!… Sorbole!

Rosaura: Che bel vestito! … Un bacetto!…

Arlecchino: Pinocio, pinoceto mio!… Fradeo!…

( Entra in scena Mangiafuoco )

Mangiafuoco: ( furibondo ) Come ti sei permesso di portare lo scompiglio nel mio teatro?

Pinocchio: ( Veramente illustrissimo, non è colpa mia. )

Mangiafuoco: Basta, così! Adesso faremo i conti… Vedo che sei fatto di ottimo legno, perciò questa sera ti brucerò per cucinare la mia cena. Così impari a disturbare il mio lavoro!

Pinocchio: ( scoppia a piangere ) Ih, no, non voglio morire!… Sono appena nato io!… Ih, ih, ih…

( Mangiafuo si stropiccia la barba e starnutisce )

Arlecchino: ( all’orecchio di Pinocchio ) Manco mal, fradeo, quando Mangiafuoco starnutisce vuol dire che è commosso. Sei salvo!

Mangiafuoco: ( starnutisce sempre più violentemente ) E finiscila di piangere! I tuoi lamenti mi fanno pizzicare il naso… eettccììì…

Pinocchio: Felicità!

Mangiafuoco: Grazie. E il tuo babbo e la tua mamma sono sempre vivi?

Pinocchio: Il babbo si, la mamma non l’ho mai conosciuta.

Mangiafuoco: Chissà che dispiacere per il tuo babbo se ora i ti facessi ardere, povero vecchio… etcì… etcì… etcì…

Pinocchio: Felicità, felicità, felicità!

Mangiafuoco: Ma io ho ancora bisogno di qualcosa da bruciare per cuocere il mio montone… Pazienza! Vuol dire che brucerò qualche burattino della mia compagnia… Olà, gendarmi!

( Arlecchino trema violentemente. Appaiono due gendarmi neri con il cappello in testa e la sciabola sfoderata in mano )

… Pigliatemi quell’Arlecchino lì e gettatelo nel fuoco. La mia cena deve essere cotta per bene!

Arlecchino: Poareto mi, poareto mi…

Pinocchio: Pietà signor Mangiafuoco!

Mangiafuoco: Qui non ci sono signori.

Pinocchio: Pietà signor cavaliere!

Mangiafuoco: Qui non ci sono cavalieri!

Pinocchio: eccellenza, pietà!

Mangiafuoco: Insomma, ragiona, se ho risparmiato te, bisogna per forza che bruci lui!

Pinocchio: Quando è così so quale è il mio dovere. Avanti signori gendarmi, legatemi e gettatemi tra le fiamme. Non è giusto che il povero Arlecchino debba morire per me.

Mangiafuoco: Sei proprio un bravo ragazzo, vieni qua e dammi un bacio.

Arlecchino: Donca, la grazia la xe fatta?

Mangiafuoco: La grazia è fatta. Dimmi un po’ come si chiama tuo padre?

Pinocchio: Geppetto!

Mangiafuoco: Che mestiere fa?

Pinocchio: Il povero!

Mangiafuoco: E quanto guadagna?

Pinocchio: Guadagna tanto da non avere mai un soldo in tasca.

Mangiafuoco: Povero uomo, mi fa compassione. Eccoti cinque monete d’oro. E portagliele subito e salutalo da parte mia.

Buio

Mastro Cipolla: Pinocchio ringraziò mille volte il burattinaio, e i burattini della compagnia. E tutto contento si mise in viaggio per casa sua. Ma aveva fatto appena pochi metri, che incontrò per la strada…(entrano in scena la volpe e il gatto, che fanno un giro in penombra. La volpe è zoppa e si appoggia al gatto, e il gatto cieco si fa guidare dalla volpe).

Volpe: Buongiorno Pinocchio.

Pinocchio: Come è che sai il mio nome?

Volpe: Ho incontrato la tua mamma che ti cercava. Era senza giacca e tremava di freddo.

Pinocchio: Povero la mia mammina. Ma da oggi tutto cambierà, perché sono diventato un gran signore.

Volpe: Un gran signore?… Tu?…Ah, ah.

Pinocchio: C’è poco da ridere, queste qui sono davvero cinque monete d’oro.

Volpe: E che cosa vuoi fare di queste belle monete? Carooo…( abbracciandolo )

Pinocchio ( divincolandosi ): Prima di tutto… voglio comperare una bella giacca per la mia mamma. Tutta d’oro e d’argento e con i bottoni di brillanti, e poi voglio comprare un abbecedario per me.

Volpe: Davvero?

Pinocchio: Davvero.

Volpe: Ma guarda me. Per la sciocca passione di studiare ho perso una gamba.

Gatto: E guarda me: per la sciocca passione di studiare ho perso al vista di tutte e due gli occhi.

Grillo: Pinocchio, non dar retta ai due cattivi compagni o te ne pentirai.

Pinocchio: So bene io, come comportarmi, non ho bisogno dei tuoi sciocchi consigli.

Volpe: Seeenti, carino. Vorresti mica raddoppiare le tue monete d’oro?

Pinocchio: Cioè?

Volpe: Vorresti di cinque monete, farne cento, mille, duemila?

Pinocchio: Magari! Ma…come?

Volpe: Ecco! Invece di tornartene a casa, dovresti venire con noi.

Pinocchio: E dove?

Volpe: Mò nel paese dei Barbagianni.

Pinocchio ( indeciso va su e giù ): Non ci voglio venire. Voglio andarmene a casa: ormai sono vicino e c’è la mia mamma che mi aspetta.

Volpe: Allora tornatene a casa tua e tanto peggio per te.

Gatto: tanto peggio per te.

Volpe: Tu dai un calcio alla fortuna ( assesta un calcio al gatto).

Gatto: Alla fortuna. ( calcio alla volpe)

Volpe: Di cinque monete ne avresti duemila.

Gatto: Duemila.

Pinocchio: Ma come è mai possibile.

Volpe: Ora ti spiego ( rivolgendosi al pubblico). Bisogna sapere che nel paese dei barbagianni c’è un campo chiamato da tutti, il campo dei miracoli ( verso Pinocchio ). Tu! Fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro… diciamo… uno zecchino d’oro. Poi ricopri la buca con un po’ di terra, l’annaffi con due secchi d’acqua di fontana, ci butti sopra una manciata di sale e poi te ne vai tranquillamente a dormire. Durante la notte, lo zecchino germoglia e fiorisce e la mattina dopo che cosa trovi? Mò trovi un bell’albero carico di zecchini d’oro.

Pinocchio ( sbalordito ): E allora se io seminassi tutti i miei cinque zecchini d’oro, la mattina dopo quante ne troverei?

Volpe: Il conto è presto fatto. Metti che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini, moltiplica cinquecento per cinque, e la mattina dopo, ti ritrovi duemila e cinquecento zecchini!

Pinocchio ( felice ). Oh che bella cosa! Oh che bella cosa. Appena avrò raccolto tutti gli zecchini, duemila li terrò per me e gli altri cinquecento li regalerò a voi.

Volpe ( fingendosi offesa ): Un regalo a noi? Non sia mai!

Gatto: Mai!

Volpe: Noi siamo gente semplice, pensiamo solo a far arricchire gli altri ( si appresta ada andare via insieme al gatto ).

Pinocchio ( al pubblico ): Che brave persone! ( ai due. Aspettatemi vengo con voi. Escono insieme. Buio).

( Luce fioca. Pinocchio è solo e si fa coraggio parlando ad alta voce ).

Pinocchio: Come è buio, potrei incontrare degli assassini! Ma io agli assassini non ci credo! Secondo me gli assassini sono stati inventanti dai babbi per far paura ai ragazzi che vogliono uscire la sera… e se anche li incontrassi qui, mica i spaventerei. No!.. Gli griderei signori assassini che cosa vogliono da me? Si ricordino che con me non si scherza. Sono sicuro che a queste parole quei poveri assassini scapperebbero via come il vento. Caso mai poi non volessero scappare … beh …allora scapperei io e tanti saluti. ( A questo punto si ode un rumore. Pinocchio si volta e vede entrare due figuracce nere ).

Pinocchio: Eccoli davvero! Mi conviene nascondere le monete nella bocca… Così…

Volpe: O la borsa o la vita!

Gatto: …Vita…

Volpe: Meno ciarle e fuori i denari:

Gatto: Denari

Volpe: Fuori i denari o sei morto.

Gatto: Morto

Volpe: E dopo ammazzato te, ammazzeremo anche tuo padre.

Gatto: Padre

Pinocchio: No, no, il mio povero babbo no! ( le monete tintinnano )

Volpe: Ah farabutto! Dunque le hai nascoste sotto la lingua? Mò, sputale subito. ( Pinocchio si copre la bocca con le mani )

Volpe: Ah, fai il furbo? Aspetta che ci pensiamo noi a fartele sputare. ( rivolto al gatto ) Impicchiamolo!

Gatto: Picchiamolo ( i due afferrano Pinocchio e lo appendono ad un albero )

Volpe: Ora noi ce ne andiamo. Torneremo qui domani, quando tu sarai morto stecchito e con la bocca spalancata. ( I due escono di scena, Pinocchio comincia a dondolare al vento, fino a che non riesce a staccarsi )

Pinocchio ( balbettando ): Oh povero me, oh povero me! Presto fatina accorri in mio aiuto te ne prego, sto male. Non mi reggo in piedi, sto morendo. Vedo una luce là in fondo. Proverò a bussare a quella porta.

Lumaca: ( si affaccia ) Chi è a quest’ora? ( parla molto lentamente, strascicando le parole )

Pinocchio: Per favore, aiutatemi sto male.

Lumaca: Questa è la casa della fata turchina. La fata sta dormendo. E non vuole essere svegliata. Vattene. Ma tu chi sei?

Pinocchio: Sono Pinocchio.

Lumaca: Ah, ho capito! Sei quel discolaccio che fa morire di crepacuore suo padre e la buona fata. Aspetta che ora scendo e ti apro.

Pinocchio: Spicciatevi per carità, perché io ho freddo e sto molto male.

Lumaca: Ragazzo mio, io sono una lumaca e le lumache non hanno mai fretta. E poi, perché dovrei correre per un monellaccio come te?

Pinocchio: Lumachina, sono due ore che aspetto. Abbiate pietà. Spicciatevi, che cosa state facendo?

Lumaca: Ihhh, quanta fretta. Sto correndo un attimo di pazienza. Ecco si è svegliata anche la fata. ( fata si avvicina ) Accorri c’è Pinocchio che sta male.

Fata: Pinocchio cosa ti è successo? Oh mio Dio è svenuto. Lumachina, presto vai a chiamare i medici. No, è meglio che ci vada io, altrimenti Pinocchio fa in tempo a morire veramente. ( Ritorna con i medici )

Fata: Presto miei fidi medici, accorrete! Salvate il mio figlioccio.

Entrano due medici ed avanzano a tempo di musica, cercando di rubarsi il passo vicendevolmente.

Dottor Tartufo: Esimio collega, il tempo degli unguenti, degli elisir e dei decotti è ormai tramontato. La medicina oggi deve rinnovarsi, usare metodi più moderni.

Dottor Bindolo: Mi permetta di dissentire, illustre dottor Tartufo. I sistemi antichi sono ancora oggi i migliori.

Tartufo: Dottor Bindolo, non si rende conto che erbe, tisane, cataplasmi hanno fatto il loro tempo? Il futuro della medicina è la psicologia, la persuasione, il convincimento…

Bindolo: Ma che psicologia! Vorrei vedere io curare un mal di pancia con la psicologia. Un bel decotto di ortica e… tutto si rimette a posto.

Tartufo: Dissento, dissento. Co il decotto prima o poi il mal di pancia ritorna. Invece dico che basta far credere al malato di non avere la pancia e il problema è risolto per sempre.

Bindolo: Volete dire che il mal di pancia scompare e non viene più?

Tartufo: Oh no! Quello rimane, ma il malato non lo sa ed è soddisfatto. Quando sente i dolori di pancia, crede che gli faccia male un piede e si massaggia quello.

Bindolo: E che guadagno c’è?

Tartufo: Ci guadagna il medico. Il malato si sente infatti guarito dal mal di pancia, ringrazia il dottore e lo paga bene e poi gli chiede di curargli anche il piede.

Fatina: Insomma signori, finitela con questi discorsi assurdi e curate il mio Pinocchio. Non vedete che non rinviene?

Bindolo: Un momento, lei è molto eloquente dotto Tartufo, ma io a queste cose non ci credo.

Tartufo: Non ci crede? Non lo sa che con la persuasione io potrei guarire un moribondo?

Bindolo: Non mi faccia ridere. Io con le mie erbe posso far ballare uno zoppo dalla nascita.

Tartufo: Rida, rida pure sganascione.

Bindolo: Sganascione a me? Come si permette citrullo laureato. Anche il diavolo potrei guarire io.

Tartufo: Fanfarone, mammalucco.

Bindolo: Scalzacane, ammazza gente.

Tartufo: Ti faccio vedere io.

Fatina: Basta signori, finitela ve ne prego non fate così. Basta ho detto, occupatevi del malato invece di litigare.

Vorrei sapere da lor signori. ( non la ascoltano) Vorrei saper da lor signori se questo burattino sia vivo o morto!

( Il primo medico si sbaglia e tasta il polso, il naso, il piedi del collega )

Primo medico: La mia scienza mi dice che il burattino è bello e morto, ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è vivo.

Secondo medico ( Prende il polso del collega e tirandolo ): Mi dispiace contraddire il mio illustre amico e collega ; per me questo burattino è ancora vivo, ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero.

Pinocchio ( piange): ih, ih,ih

( I due medici lasciano cadere le braccia, poi uno alla volta, vanno davanti al cono di luce )

Primo medico: Quando il morto piange, vuol dire che è in via di guarigione!

Secondo medico ( furioso ): Nossignore, quando il morto piange che gli dispiace morire. ( fanno un inchino alla fata, poi bisticciando se ne vanno ).

Fata: Pinocchio mio sono sicura che sei ancora vivo, e starai subito bene se prenderai la mia medicina contro la febbre. Su prendila. ( beve la medicina )

Pinocchio: E’ dolce o amara?

Fata: E’ amara, ma ti farà bene! Dai retta a me. Bevila. Quando l’avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero.

Pinocchio: E’ troppo amara! Amara! Io non la posso bere!

Fata: E va bene, prima ti darò una pallina di zucchero, e poi berrai la medicina.

Pinocchio: Così non la posso bere.

Fata: E perché?

Pinocchio: Perché mi dà noia quel guanciale che ho laggiù sui piedi. ( La fata gli leva il guanciale )

Pinocchio: E’ inutile! Nemmeno così la posso bere…

Fata: Cos’altro ti dà noia?

Pinocchio: Mi dà noia l’uscio di camera che è mezzo aperto. ( la fata chiude l’uscio ) Insomma, questa acquaccia amara non la voglio bere. No, no, no!

Fata: Ragazzo mio te ne pentirai. La febbre ti porterà in poche ore all’altro mondo. Anzi ti restano pochi minuti di vita.

Pinocchio: Oh fata spicciati per carità! Perché non voglio morire. ( Beve la medicina e subito dopo si alza )

Fata: Dunque la mia medicina ti ha fatto bene!

Pinocchio: Altroché fatina mia, mi ha proprio salvato. Quanto siete buona! Quanto bene vi voglio.

Fata: Anche io ti voglio bene Pinocchio. E se vuoi rimanere con me, ti prometto che sarai molto felice.

( Pinocchio titubante )

Pinocchio: Io rimarrei molto volentieri… ma il mio povero babbo!

Fata: Credi che non abbia pensato anche a lui? L’ho fatto avvertire e prima di notte sarà qui.

Pinocchio: Davvero?! Allora… posso andargli incontro? Non vedo l’ora di riabbracciarlo.

Fata: Vai pure, ma fai attenzione a non perderti. Prendi la via del bosco e lo incontrerai di sicuro.

( Entrano al volpe e il gatto e la fata è già uscita )

Volpe: Caaaro Pinocchio, come mai ti trovi qui?

Gatto: Qui?

Pinocchio: Uff… è una storia troppo lunga. Sappiate comunque che l’altra notte ho trovato gli assassini per strada.

Volpe: Gli assassini? E che volevano?

Pinocchio: Rubarmi le mie monete. Ecco cosa volevano!

Volpe: Infami!

Gatto: Infamissimi!

Pinocchio: Io scappai.. ma loro mi raggiunsero, e mi impiccarono a quell’albero.

Volpe: Ma che mondo! Che mondaccio! Come faremo noi poveri galantuomini?

Gatto: Tuomini!

Volpe: E ora cosa fai da queste parti?

Pinocchio: Vado incontro al mio babbo!

Volpe: E le tue monete d’oro?

Pinocchio: Le ho in tasca!

Volpe: Ma allora non le hai ancora seminate?

Pinocchio: Non ho avuto tempo e oggi non posso! Un altro giorno.

Volpe: Un altro giorno sarà troppo tardi.

Pinocchio: Perché?

Gatto: Perché questo campo se l’è comprato un gran signore e da domani nessuno potrà più seminarvi denari.

Pinocchio: Va bene mi avete convinto. Grazie di cuore!

Gatto: Bene noi adesso andiamo via!

Pinocchio semina e si allontana.

Pinocchio: Vado a cercare mio padre e lo porterò qui a fargli vedere il mio albero di monete d’oro.

Entrano la volpe e il gatto e rubano le monete.

Pinocchio: Non ho trovato mio padre perché era troppo buio.

Grillo parlante: Ah, ah, ah!

Pinocchio: Che hai da ridere tu?

Grillo: Ah, ah, ah! Quanti pesci abboccano qua!

Pinocchio: Ma insomma, maleducato di un grillo, si può sapere di che cosa ridi?

Grillo: Rido di quei tontoloni che bevono tutte le bugie che i furbi gli raccontano.

Pinocchio: Di chi stai parlando?

Grillo: Sto parlando di te, povero Pinocchio. Sei così citrullo da credere, ah, ah, ah, che i soldi spuntino dalla terra, ah, ah, ah, come i cocomeri e le zucche.

Pinocchio: Non ti capisco!

Grillo: Ah no? Beh, ora ti spiego. Mentre tu eri via, la volpe e il gatto hanno rubato le tue monete!!! E questa è la sorte di tutti i creduloni come te, che non accettano mai i buoni consigli.

Buio, luce su Mastro Ciliegia e Cipollina

Cipollina: Su nonno, non farmi stare in ansia, continua a raccontare e poi?

Mastro Ciliegia: Immagina la disperazione di Pinocchio, quando vide che il grillo aveva detto la verità. Deciso però di non farla passare liscia ai due furfanti, si recò in città per denunciarli ai giudici. Ma la giustizia si sa è lenta..

Pinocchio: e così illustrissima eccellenza, signor giudice quei due imbroglioni mi hanno rubato le monete d’oro. Ed io sono corso subito qui da voi per domandarvi giustizia.

Giudice: L’imputato dichiara di essere stato derubato di tutti i suoi averi. L’imputato ha delle prove a suo discarico.

Pinocchio: Ma vostro onore, forse non mi sono spiegato, non sono io l’imputato. Io non ho commesso alcun reato. Sono innocente. I ladri sono il gatto e la volpe. Come ve lo devo dire? Ma in che paese sono capitato? Arrestano i derubati e lasciano liberi i ladri.

Giudice: Silenzio, altrimenti vi faccio uscire dall’aula. Procediamo. Fate entrare il primo testimone. ( entra in aula lentamente la lumaca ) Si sbrighi, signora lumaca, se continua di questo passo, fa in tempo a testimoniare al giudizio universale.

Lumaca: Giudice, un po’ di pazienza. Sto arrivando. Dunque, io vorrei deporre contro l’imputato. Non ho assistito al furto, ma conosco il teste. E’ un ragazzo senza cuore, non si preoccupa di chi gli vuole bene, come suo padre e la fatina. E’ un fannullone e bugiardo. Gli è cresciuto perfino il naso.

Pinocchio: Non è vero, sì devo ammetterlo, non ho voglia di lavorare, però voglio bene al mio babbo.

Giudice: Silenzio ti ho detto. Parlerai quando sarai interrogato. Chiamate in aula il teste successivo.

Fata: Vostro onore, conosco bene l’imputato e voglio testimoniare in suo favore. E’ vero, è un ragazzo discolo, con poca voglia di studiare, però in fondo è buono. E i soldi che gli avevano regalato li voleva portare al suo babbo. Io ero presente, quando si è ritrovato derubato di tutti i suoi averi e posso testimoniare la sua disperazione. Credetemi, non è lui che dovete arrestare, ma il gatto e la volpe.

Giudice: Mi sembra che questa ultima testimonianza sia una prova sufficiente a dimostrare la non colpevolezza dell’imputato. Che la corte pronunci il verdetto: Innocente. Il caso è chiuso, lasciate libero l’imputato.

Mastro Ciliegia: Eh sì, l’aveva proprio scampata bella, povero Pinocchio! Liberatosi dai gendarmi, andò alla ricerca del suo babbo. Pinocchio ha fame e sta per raccogliere un bel grappolo d’uva, quando…

Contadino: Ah, birbaccione! Sei tu quel disgraziato che ogni notte mi ruba le galline!

Pinocchio: No! No! Io volevo solo qualche chicco d’uva. Ho tanta fame.

Contadino: Non ti credo. E comunque voglio darti una lezione. Ora ti aggiusto io! ( Gli mette un collare ) Ecco fatto!

Pinocchio: Un collare a me?

Contadino: Certo! Siccome oggi è morto il mio cane tu lo sostituirai e mi farai da cane da guardia.

Contadino se ne va e Pinocchio piange

Pinocchio: ih, ih, ih come sono disgraziato! Ih, ih, ih, come sono stato sfortunato, anche il contadino ce l’ha con me! A quest’ora sarei al calduccio con il mio babbo e potrei dormire… dormire… dor.. mi.. ( si addormenta )

Ladro: Buona sera Melampo.

Pinocchio: Io non mi chiamo Melampo.

Ladro: Oh! Chi sei tu di grazia?

Pinocchio: Pinocchio!

Ladro: E che fai di bello qui?

Pinocchio ( stizzito ): Il cane da guardia al posto di Melampo che è morto stamattina.

Ladro: Morto? Povera bestia! Era così buono… però… anche tu mi sembri un cane per bene.

Pinocchio: Per vostra norma e regola io non sono un cane. Io non sono un cane.

Ladro: Va bene, va bene! Ma allora chi sei?

Pinocchio: Un burattino che per punizione fa il cane da guardia.

Ladro: Ebbene mio caro amico, io ti offro le stesse condizioni che facevo a Melampo buonanima.

Pinocchio: E cioè?

Ladro: Ogni volta che verrò, io prenderò otto galline. Sette le terrò per me ed una la lascerò per te, a patto che tu faccia finta di dormire.

Pinocchio: E Melampo faceva proprio così.

Ladro: Sissignore, e siamo sempre andati d’accordo.

Pinocchio: Allora ci sto, accomodatevi pure.

Ladro: Bene, tu dormi che vado al pollaio ( il ladro si dirige verso il pollaio, ma fatti pochi passi sente Pinocchio che abbaia scatenato)

Pinocchio : Ora ci penso io: bau, bau, bau!

Contadino: Ah, manigoldo, finalmente ti ho pescato. Hai finito di rubare le mie gallinelle. ( A Pinocchio ) Bravo, ora siamo pari. Và! Sei libero!

Mastro Ciliegia: Ecco dunque che il nostro amico si ritrovò di nuovo solo più affamato che mai. In quel frattempo passò per la strada un uomo tutto sudato che portava con gran fatica un sacco carico di carbone.

Pinocchio: Signore, mi fareste la carità di darmi un soldo, perché mi sento morire dalla fame.

Carbonaio: ti do quattro soldi se mi aiuti a portare a casa questi due sacchi di carbone.

Pinocchio: Mi meraviglio, per vostra regola io non sono un somaro. Io non ho mai portato sacchi di carbone.

Carbonaio: Meglio per te allora, ragazzo mio, se ti senti davvero morire di fame, mangia due belle fette di superbia e cerca di non fare indigestione.

( Passa un muratore con un secchio )

Pinocchio: Fareste galantuomo, la carità di un soldo a un povero ragazzo che muore di fame.

Muratore: Volentieri, vieni con me a portare calcina e invece di un soldo te ne darò cinque.

Pinocchio: Ma la calcina pesa e io non voglio far fatica.

Muratore: Se non vuoi far fatica, allora continua a morir di fame e buon pro ti faccia.

( Passa la fata vestita da contadina con una brocca d’acqua )

Pinocchio: Buona donna, mi dareste un sorso d’acqua?

Fata: Bevi pure ragazzo mio.

Pinocchio: La sete me la sono levata. Non avreste qualcosa da mangiare?

Fata: Se mi aiuti a portare questa brocca, ti darò un pò di pane e anche un bel pezzo di formaggio.

Pinocchio: E va bene, pazienza. Vi porterò la brocca fino a casa.

( Pinocchio comincia a fissarla )

Pinocchio: Ohh, ma voi… ma voi… ma voi assomigliate… ma sei proprio tu? Sei la mia fatina? Oh fatina mia ( Abbraccio )

Fata: Birba di un burattino, come mai ti sei accorto che ero io?

Pinocchio: E come facevo a non riconoscerti? Sei la più bella fatina del mondo.

Fata: Pinocchio sarebbe ora che tu diventassi un ragazzino per bene. Non credi?

Pinocchio: E cosa posso fare per diventarlo?

Fata: Una cosa facilissima. Abituati ad essere un ragazzino ubbidiente. I ragazzi per bene prendono a cuore lo studio e il lavoro.

Pinocchio: Eh lo so, ma io preferisco bighellonare, perché la scuola mi fa venire i dolori di pancia.

Fata: E allora resterai sempre un burattino.

Pinocchio: Oh no, sono stufo di restare un burattino, voglio diventare un ragazzo.

Fata: Allora devi fare quello che ti dico. Torna a casa da Geppetto. Fin da domani devi andare a scuola, ubbidire al tuo babbo ed imparare un mestiere.

Pinocchio: E va bene, te lo prometto! Questa volta sarò di parola.

Buio. Escono insieme e torna in scena Pinocchio

Pinocchio: Ho promesso alla fatina che andrò a scuola. Però, voglio prendermi un giorno di libertà. C’è tempo per incominciare e fare il bravo ragazzo. Voglio andare a vedere il mare. Non l’ho mai visto. Deve essere proprio bello.

Mastro Ciliegia: Senza saperlo era arrivato al mare e più precisamente ad una spelonca di pescatori.

Entra in scena pescatore. Capelli e barba lunghissimi, depone un sacco a terra.

Pescatore: Oggi voglio fare una bella scorpacciata con tutti questi pesci, me li voglio fare fritti. Dunque, vediamo un po’. Cosa serve per fare i pesci fritti. Primo: una padella capace, ma capace di che?

Pinocchio: ( nascosto ) Di farci entrare i pesci.

Pescatore: Giusto! Che tonto che sono! Ma che strana eco c’è oggi in questo posto! Beh, proseguiamo! Secondo: Farina q. b. E che significa q.b.? Quattro banane? Macché! Le banane con i pesci? Che schifezza! Allora ci sono. Quattro balene. Ma dove le piglio io quattro balene. E poi in questa padella?

Pinocchio: Scioccone! Q.b. significa farina quanto basta.

Pescatore: Giustissimo! Perbacco! Ed io che ho detto? ( perplesso e sospettoso) Questa eco comincia a puzzarmi un po’. Beh ci penserò dopo mangiato. Dunque la farina ed adesso che accidentaccio mi manca?

Pinocchio: Ti mancano i pesci.

Pescatore: I pesci? E’ vero dove siete? Ah eccovi qua, dolci, teneri, saporiti. Presto che ho fame. Allora: "infarinare i pesci, ( alza una nuvola di farina, starnutisce, tossisce). Ecco fatto. Quindi tuffare i pesci nella padella. E tuffiamoli ( i pesci cadono fuori dalla padella). Per tutti i tonni del mare! Non ci entrano! E adesso come faccio? Ah si basta fare un po’ di calcoli. Se io ho sessanta pesci, una padella che contiene otto pesci per volta, sei per otto.

Pinocchio starnutisce e pescatore si volta e con fare un po’ ebete ripete

Pescatore: Sei per otto?

Pinocchio: No, sono Pinocchio.

Pescatore: E che razza di pesce sei?

Pinocchio: Sono un burattino!

Pescatore: Ah, ah, ah…un pesce burattino? Comunque con la fame che ho ti mangerò lo stesso.

Pinocchio: Ma non mi digerirai. Sono molto duro io!

Pescatore: Poche storie, vieni qua che ti infarino.

Pinocchio: E poi come farai con i conti? Sessantuno è un numero dispari!

Pescatore: per tutte le pinne è vero! Però tu sei venuto qui a spiarmi ed io non posso lasciarti andare senza fartela pagare, almeno un pochino. Perciò ecco, devi propormi un indovinello. Se io lo risolverò tu resterai sempre con me per aiutarmi a fare i conti e se invece non saprò risolverlo.. allora potrai andartene per la tua strada.

Pinocchio: D’accordo. Senti qua. Qual è quel teatro che ha trentasei seggioline d’avorio e una ballerina rossa che balla sempre?

Pescatore: Un teatro?.. Seggioline?.. Ballerina?.. Boh!

Pinocchio: Coraggio, fai uno sforzo.

Pescatore: Il teatro regio di Parma.

Pinocchio: No!

Pescatore: La scala di Milano.

Pinocchio: NO!

Pescatore: Il San Carlo di Napoli?

Pinocchio: Nooo!

Pescatore: Insomma basta! Mi arrendo, dimmelo tu!

Pinocchio: Le seggioline sono i denti, la ballerina è la lingua ed il teatro è la bocca.

Pescatore ( toccandosi la bocca ): La bocca? E’ vero! Guarda un po’ che ballerina. E va bene monellaccio hai vinto, puoi riprendere la tua strada, già ma quale strada?

Pescatore: Ohibò! E se non lo sai tu?

Pinocchio: Il fatto è che io… mi sono perso.. perché.. la fatina… il babbo.. ih, ih, ih, il mare!

Pescatore ( intenerito ): Andiamo figliolo che ti prende? Smettila di frignare, e cerca di farmi capire qualcosa.

Pinocchio: ( Singhiozzando ): Va bene. Ecco. Io.. io mi ero messo in cammino perché la fatina..

Pescatore: La fatina? Che fatina?

Pinocchio: La fatina dei capelli turchini.

Pescatore: La fatina dai capelli turchini? Uah…uah…come sei spiritoso! Una fatina coi capelli turchini!!!

Pinocchio: Si, bè insomma… insomma lei mi aveva detto che il mio babbo e la mia mamma…

Pescatore: Babbo? E da quando in qua i burattini hanno i babbi e le mamme? Eh?

Pinocchio: Non precisamente. E’ il vecchietto che mi ha costruito. E siccome lui non ha figli, io per affetto lo chiamo babbo. Ecco!"

Pescatore: Bravo, questo mi piace! Si, si, si! E dove sono questi tuoi genitori?

Pinocchio: E se non mi fai parlare ( sbuffando ). E’ mezz’ora che cerco di dirtelo. Io li cercavo, ma per strada me ne sono successe tante, tante, che ora mi sono perso. E non so più dove cercarli. Ih, ih, ih, oh mamma Geppina, dove sei?.

Pescatore: ( con un urlo ) Geppina? Hai detto Geppina?

Pinocchio: Certo… Geppina! Perché la conosci?

Pescatore: Io no, ma forse so dove si trova… devi sapere che da un po’ di tempo… quando di notte il vento soffia sento arrivare una vocina " chi salverà la povera Geppina?". E così tutte le notti. Io sarei anche andato a salvarlo, ma il fatto è che…, io mi vergogno un po’ a dirlo, non so nuotare.

Pinocchio: Caro pescatore non vergognarti, in fondo sei così simpatico che ti si perdona proprio tutto.

Pescatore: Poche chiacchiere, se quella lì è la tua Geppina, non devi perdere tempo, se non temo che non la ritroverai più.

Pinocchio: ( inorridito ) Non la ritroverò più?

Pescatore: E già! Perché su quell’isola c’è un’enorme ragnatela che imprigiona chiunque le si avvicini e poi... se lo succhia a poco a poco.

Pinocchio: Che orrore! Ma io non ho paura: mi procurerò un coltello, andrò da lei e zac… la farò a pezzettini.

Pescatore: Ma che zac e zac. Niente da fare. Una volta ci si provò un pesce spada, ma lei prima gli ridusse la spada come una sega e poi se lo pappò.

Pinocchio: Allora la prenderò a calcioni.

Pescatore: E sai che solletico per lei!… No! Ti dico che praticamente è indistruttibile.. soltanto…

Pinocchio: Soltanto?

Pescatore: Ha un debole, non può sentire stonare una canzone o una musica perché sviene.

Pinocchio: Bene! Io sono stonato, così le canterò una canzone e la farò svenire. Così potrò liberare la mia mamma.

Pescatore: Proprio così, ma bisogna che scappi in fretta, perché quella si riprende subito. Sai?

Pinocchio: Non ti preoccupare, scapperemo in fretta ed ora vado. Addio mio buon pescatore.

Pescatore: Arrivederci figliolo e mi raccomando bada di non avvicinarti troppo e stona più che puoi.

( Geppina imprigionata dalla ragnatela )

Pinocchio: ( a prudente distanza con voce altissima e stonata ) Mammaaa, mammina mia ti ho ritrovatooooo, per tutto il mondo sai io ti ho cercatooooo, il pescator mi disse che eri imprigionata ed io non me andrò se prima non ti avròòòò, se prima non ti avròòòò, mamminaaa liberataaa.

( Mentre Pinocchio canta la trama della ragnatela comincia ad allentarsi, sino a scivolare a terra, lasciando Geppina libera. Geppina e Pinocchio si abbracciano )

Geppina ( con voce tremula ): Pinocchio, Pinocchino mio.

Pinocchio: Geppina, Geppina mia.

Geppina: Quanto tempo e come sei pallido. Dovrò darti subito una nuova mano di vernice.

Pinocchio: Tutto quel che vuoi babbino, ma prima togliamoci di qui!

Geppina: Figliolo mio quanto ti ho cercato. Perché sei scappato? Il tuo babbo ed io siamo diventati quasi pazzi dal dispiacere.

Pinocchio: Appena papà mi costruì… ti ricordi? Subito mi prese una voglia di ballare, di saltare, non so, di fare commedia e mi ritrovai in teatro dove tutti mi festeggiavano: Pulcinella, Arlecchino, Rosaura, e persino il commendatore Mangiafuoco. Pensa che lui mi dette anche delle monete d’oro per te.

Geppina: Monete d’oro? Bene, come ci faranno comodo adesso! Compreremo una casettina e poi papà troverà un lavoro. Se no, come faremo a campare?

Pinocchio: ( sconsolato ) Purtroppo io le monete non le ho più!

Geppina: Poveretti noi!! Non le hai più? E dove sono finite?

Pinocchio: E’ una storia lunga e complicata. Però non disperarti Geppina mia. So io come camperemo: lavoreremo insieme e nello stesso posto!

Geppina: E quale sarebbe questo posto?

Pinocchio: Un posto meraviglioso pieno di luci, di colori, di applausi… Sai lo stesso posto dove sono andato appena papà mi costruì, ricordi?

Geppina: Eh se mi ricordo… Da quella volta non ti vidi più.

Pinocchio: Andremo dai miei fratelli burattini, in teatro. E’ quello il mio mondo, babbo. E sarà anche il tuo. Coraggio, vieni!

Buio

( Tutti i burattini sono in scena )

Entra Mangiafuoco con un valigione

Mangiafuoco: ( con voce strozzata ) Miei cari burattini, vi ho voluti qui tutti insieme per darvi una triste notizia ( i burattini si guardano e sussurrano tra loro )

Burattini ( in coro ) Che c’è, che c’è, che sarà successo? Che succede?

Mangiafuoco: Purtroppo, dobbiamo dirci addio!

Burattini: Addio?

Mangiafuoco: Ahimè si, abbiamo tanto lavorato insieme, abbiamo fatto ridere e piangere tanta gente tutte le sere, ma ora abbiamo esaurito il repertorio.

Burattini: Nooo!

Mangiafuoco: E invece si! Abbiamo recitato tutte le commedie che avevo scritto per voi e ora io non ho più nulla da offrire al pubblico e il pubblico, voi lo sapete bene, vuole sempre cose nuove

Burattini: eh già!

Mangiafuoco: così, con il pianto nel cuore devo dirvi addio miei piccoli grandi attori.

Burattini:ih,ih,ih,ih

Mangiafuoco: il teatro chiude per mancanze di idee.

Improvvisamente appare Pinocchio

Pinocchio: signor Mangiafuoco, amici miei sono tornato.

Arlecchino: Benedeti, xe tornà Pinocio!

Pulcinella: né, guagliò, è tornato Pinocchio.

Balanzone: Mò si, è Pinocchio!

Rosaura: Sei Tornato?

Pinocchio: Si, sono tornato e questa volta per restare. Signor Mangiafuoco vi propongo un affare: io entrerò a far parte della vostra compagnia di burattini e reciterò ogni sera le avventure che mi sono capitate.

Mangiafuoco: Caro Pinocchio, eeetcììì, etcccìì, tu sei la nostra salvezza.

Pinocchio: Ad un patto però.

Mangiafuoco: Dimmi, dimmi pure.

Pinocchio: Che voi diate da lavorare anche ai miei genitori.

Mangiafuoco: Ah, mi ricordo. Il tuo babbo. Giusto! Geppina farà la maschera. Ti va?

Pinocchio: Mi va, eccome. Coraggio! Si va ad incominciare.

Ballano tutti.

Geppina: Biglietti! Siore e siori…Biglietti. Acquistate tutti i biglietti per il grande spettacolo della compagnia di Mangiafuoco. E’ tornato P I N O C C H I O … che vi racconterà le sue avventure. Venghino…venghino… Non spingete… c’è posto per tutti…biglietti…biglietti.