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FONTI NON RINNOVABILI
Silvia, Manuel, Alessandro, Denis



Le fonti non rinnovabili di energia sono quelle che si esauriscono con l'uso, o comunque, si consumano in tempi più brevi di quelli necessari per la loro formazione. Sono i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) e l'uranio.


CARBONE


PETROLIO


METANO


URANIO









 

IL CARBONE

I carboni fossili derivano da una lenta e graduale decomposizione che, migliaia di secoli fa, ha subito il legno di antichissime foreste, sommerse dalle acque e sepolte poi sotto la crosta terrestre. Questa decomposizione è avvenuta in mancanza di aria, sotto l'azione di alte temperature e pressioni e in presenza di speciali batteri.Il carbonifero
Come sappiamo, i tessuti vegetali sono costituiti in massima parte di cellulosa, sostanza formata da carbonio, idrogeno ed ossigeno. Durante la decomposizione questi tessuti hanno perduto quasi tutto l'ossigeno e l'idrogeno e si sono trasformati in carbone, sostanza ad altissimo contenuto di carbonio. I carboni fossili più antichi risalgono alla fine dell'era primaria, circa 300 milioni di anni fa: in quel periodo grandi superfici della terra erano occupate da immense foreste acquitrinose che, grazie a un clima caldo e umido, si svilupparono enormemente per migliaia di secoli. Nell'era successiva, l'era secondaria, a causa di giganteschi rivolgimenti della crosta terrestre, questi grandi accumuli di legname furono ricoperti da detriti terrosi e sommersi dalle acque: così cominciarono a formarsi i carboni più antichi (le
antraciti ed i litantraci). I successivi sollevamenti della crosta terrestre che formarono i continenti riportarono alla superficie i depositi carboniferi che oggi vengono sfruttati.
Di origine più recente sono le
ligniti (circa 50 milioni di anni) e le torbe (600.000 anni). La percentuale di carbonio diminuisce al diminuire dell'età e, di conseguenza, diminuisce il potere calorifico dei diversi tipi di carbone.
Il carbone viene utilizzato soprattutto come combustibile nelle centrali termoelettriche e in particolari settori dell'industria siderurgica.
Fino agli anni '50 il carbone ha rappresentato la principale fonte di energia a cui si è ricorso nella comunità europea ma in seguito all'avvento dell'impiego del petrolio, la sua importanza ed utilizzazione è andata sempre più riducendosi e soltanto le miniere più produttive hanno continuato a funzionare.


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IL PETROLIO

Il petrolio si è formato nell'era paleozoica (alle origini della vita animale) circa 350 milioni di anni fa, molto prima della comparsa dell'uomo. I mari erano ricchi di organismi vegetali e animali che, dopo la morte, si adagiavano sulla roccia, sulla sabbia o sulla fanghiglia che ricopriva il fondo marino.
Il termine petrolio deriva dal latino "
petrae" e "oleum" e significa olio proveniente dalla pietra. Tecnicamente il petrolio è una miscela molto densa di idrocarburi (composti chimici di idrogeno e carbonio), di colore variabile dal nerastro e al bruno/giallo. L'odore del petrolio è abbastanza caratteristico anche se per larga parte dipende dalla presenza di diverse sostanze quali ossidi vari, composti con l'azoto, zolfo ecc.; il peso specifico della miscela petrolifera oscilla tra 0,8 e 1 kg/dm³ e ciò in ragione delle suddette.
Pozzo petrolifero in un anticlinaleI giacimenti sono formati inizialmente da una roccia serbatoio permeabile e una roccia impermeabile di copertura. Le migliori rocce di copertura sono il sale e le argille plastiche. Se una trappola si trova sul percorso di migrazione degli idrocarburi, si forma un accumulo. Un accumulo di dimensioni tali viene appunto definito giacimento.
Il petrolio è un miscuglio di idrocarburi: dal gas metano ai solidi bituminosi. Per scomporlo nei suoi componenti lo si scalda a 380° e lo si immette nella colonna di
distillazione frazionata. Qui, sfruttando i diversi punti di ebollizione, si separano e si raccolgono i sottoprodotti alle diverse altezze della colonna. Con la distillazione i primi ad essere prodotti sono i gas alla temperatura di 60° C, a 100°C si ottiene la benzina, a 275°C si ottiene il cherosene, a 380°C si ottiene il gasolio e infine rimangono i residui. Dopo ulteriori lavorazioni dai gas si ottiene il GPL; la benzina viene trasformata nelle varie benzine e la nafta viene trasformata in carburante per motori diesel. Il gasolio viene usato per il riscaldamento e con i residui, dopo la distillazione vengono prodotti asfalti e bitumi.
I prodotti ricavati dal petrolio sono utilizzati nel campo energetico (combustibili) e petrolchimico (materia di base). Asfalti e bitumi sono usati per asfaltare strade o impermeabilizzare.


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IL METANO


Il metano (CH4), chiamato anche "gas naturale", come il petrolio è un prodotto di degradazione e trasformazione di organismi viventi. Non a caso esso si trova molto spesso insieme al petrolio, in sacche chiuse. Quando, scavando pozzi, queste sacche entrano in comunicazione con l'ambiente esterno, il metano fuoriesce spesso con molta violenza. Il metano è un combustibile molto pregiato, soprattutto perché in genere non contiene zolfo. Viene trasportato attraverso i metanodotti. In Italia esistono giacimenti di gas ma una parte deve essere importata dall'URSS, dall'Olanda e dall'Algeria. In genere, si cerca di evitare questo combustibile per la produzione di energia elettrica ma lo si utilizza per usi civili.


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L'URANIO

L'uranio è un elemento chimico appartenente alle famiglie dei metalli ed è il più pesante esistente in natura. E' abbastanza diffuso sulla crosta terreste ed è ottenuto per estrazione, in miniere a cielo aperto o in gallerie, da minerali quali pechblenda, uranite, carnotite e autunite.
Caratteristica dell'uranio è di essere radioattivo, cioè di emettere radiazioni. La scoperta di questa proprietà si deve al fisico francese
Herry Becquerel (1852-1908), nel 1897 si accorse che un pezzo di materiale uranifero era in grado di impressionare una lastra fotografica. Altri fisici come i coniugi Pierre (1859-1906) e Marie Curie (1867-1934) scoprirono poi che altri elementi come il polonio e il radio presentavano le stesse proprietà dell'uranio. La natura della radiazione emessa dalle sostanze radioattive venne chiarita da Ernest Rutheford (1871-1937). Egli scoprì che ci sono tre tipi di radiazioni: i raggi alfa, beta e gamma.
Un'
Fissione nuclearealtra caratteristica dell'elemento uranio è quello di essere fissile. I nuclei dei suoi atomi sono cioè scindibili in due parti quasi equivalenti, se vengono colpiti da un neutrone; questo processo viene chiamato reazione nucleare di fissione. Nella fissione del nucleo di uranio, assieme ad una notevole quantità di energia termica si liberano dei neutroni dal nucleo originario, i quali, in circostanze opportune, possono colpire ciascuno un nucleo di uranio, che scisso, libera energia e neutroni innescando una reazione a catena. Per poter utilizzare l'enorme quantità liberata dalla fissione dell'uranio è necessario evitare che la reazione a catena divenga troppo rapida assumendo un carattere esplosivo. Si tratta di realizzare la cosiddetta fissione controllata, cioè una reazione a catena rallentata nella quale l'energia viene sprigionata abbastanza lentamente da poter essere sfruttata senza pericolo. L'apparato in cui avviene la fissione controllata è chiamato reattore nucleare. Il calore sviluppato dalla fissione dell'uranio è utilizzato per riscaldare dell'acqua che viene vaporizzata. Il vapore ad alta temperatura (250°-300°C) così ottenuto mette in moto una turbina, la cui energia cinetica viene infine trasformata in energia elettrica. La fissione nucleare produce una grande quantità di calorie. La fissione nucleare produce "bruciando" uranio una quantità di energia fino a 2200 volte superiore a quella che si otterrebbe bruciando una equivalente quantità di petrolio.


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