IL SOLE
L'energia
solare è la fonte di energia più diffusa, disponibile
ovunque in modo gratuito e in grandissima quantità; ma
purtroppo la sua utilizzazione presenta problemi tecnici
ed economici che rendono notevole la differenza tra le
capacità potenziali e le possibilità pratiche
d'impiego. Un primo problema è la bassa densità
energetica dell'energia solare, che rende necessario
l'impiego di ampie superfici di raccolta, con conseguenti
elevati posti d'impiego. Un secondo svantaggio è
rappresentato dalla sua discontinuità dovuta
all'alternanza del giorno e della notte, al ciclo delle
stagioni e soprattutto alla variazione delle condizioni
meteorologiche. Questa discontinuità dell'energia solare
ha conseguenze economiche negative poiché ad essa si
deve far fronte con sistemi di accumulo dell'energia e
con integrazioni fornite da impianti che utilizzano altre
fonti energetiche.
Nel sole, attraverso il processo di fusione nucleare,
nuclei di idrogeno si uniscono formando nuclei di elio
con produzione di energia. Infatti, ogni secondo 108
tonnellate di idrogeno si trasformano in elio nella parte
centrale del sole. L'energia prodotta si trasferisce
verso la superficie esterna da dove viene emessa nello
spazio sotto forma di onde elettromagnetiche di tutte le
lunghezze. Anche se, in corrispondenza della produzione
di energia, nella fusione si ha una perdita di massa, per
il sole ci sono ancora 5 miliardi di anni di vita.
Dall'enorme quantità di energia irradiata dal sole
soltanto una piccolissima parte viene intercettata dalla
terra, poiché nell'attraversamento dell'atmosfera
l'irradiamento del sole viene immediatamente assorbito
convertendosi in energia termica e disperso.
L'irraggiamento ricevuto varia poi con la latitudine,
l'altitudine, l'ora, la stagione, le condizioni
meteorologiche e la nuvolosità del cielo. Della
radiazione solare che giunge al limite dell'atmosfera,
solo il 51% riesce ad arrivare fino alla superficie
terrestre. Se la terra assorbisse più radiazione di
quella riemessa nello spazio, la sua temperatura media
aumenterebbe costantemente. Gli esseri viventi utilizzano
una piccola frazione di energia solare attraverso le
piante verdi con la fotosintesi clorofilliana: anidride
carbonica + acqua + energia solare = ossigeno + idrati di
carbonio.
L'energia solare può essere sfruttata in tre modi:
produzione di calore a bassa temperatura, conversione
termodinamica e conversione fotovoltaica.
La produzione di calore a bassa temperatura è prodotta
da un pannello solare che assorbe le radiazioni solari e
trasmette il calore al fluido che lo attraversa, mentre
una lastra trasparente limita le perdite di calore per
convenzione e per irraggiamento. 
La conversione termodinamica, invece, prevede la
trasformazione della radiazione solare in calore e la
successiva trasformazione in energia meccanica e poi in
energia elettrica. Nel sistema a torre e campo specchi le
radiazioni solari vengono riflessi da alcuni specchi che
seguono il percorso del sole, su di una caldaia alla
sommità di una torre. In questa caldaia, si genera
vapore che viene inviato ad una turbina collegata ad un
alternatore per la produzione di energia elettrica.
Infine, la conversione fotovoltaica, utilizza il processo
fotovoltaico che si basa sulle proprietà che hanno
alcuni semiconduttori, di generare energia elettrica se
vengono colpiti dalle radiazioni solari. I generatori che
utilizzano questo processo sono chiamati celle solari o
celle fotovoltaiche; un certo numero di celle collegate
in parallelo formano un modulo, cioè un unità
fondamentale di questi impianti.
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L'ACQUA
Per molti secoli l'energia idraulica
è stata usata per azionare mulini e macchine semplici,
ma attualmente è usata con lo scopo di produrre energia
elettrica. L'energia elettrica è ottenuta sfruttando il
movimento di caduta dell'acqua da un bacino a livello
superiore fino alla centrale.
L'energia cinetica che possiede l'acqua in movimento si
trasforma, mediante l'impiego di opportune turbine, in
energia meccanica e quindi tramite alternatori in energia
elettrica.
Possiamo trovare due tipi di impianti idroelettrici: ad
acqua fluente o a serbatoio. I primi utilizzano piccoli
salti d'acqua, quindi la produzione di energia elettrica
è collegata alla portata d'acqua; nei secondi invece
viene formato un lago artificiale.
Le turbine si trovano ai piedi della diga. In questo caso
l'acqua arriva tramite condotte in pressione. Negli
impianti idraulici ad acqua fluente si usano due tipi di
turbine: FRANCIS e KAPLAN. Per gli impianti a serbatoio
invece si usa la turbina PELTON.
L'impatto ambientale di una centrale
idroelettrica si rivela nell'alterazione del paesaggio
naturale e nella variazione della temperatura dei corsi
d'acqua o dei laghi che ricevono l'acqua utilizzata
influendo negativamente sugli equilibri ambientali di
flora e fauna.
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LE MAREE E LE ONDE MARINE
Il
principio di funzionamento di una centrale elettrica, che
sfrutti il moto mareale, è molto semplice. Durante
l'alta marea, l'acqua del mare si alza e riempie un
bacino artificiale; nel periodo successivo di bassa
marea, si fa cadere l'acqua dal bacino, generando energia
elettrica con turbine e alternatori analoghi a quelli
impiegati in una centrale idroelettrica.
Rispetto all'energia eolica, quella ricavabile dalle
maree ha il vantaggio di essere legata ad un moto che ha
una periodicità ben definita (l'intervallo fra due maree
successive è di circa 12 ore).
Tuttavia, un impianto di tal genere può essere
realizzato solo in luoghi (e non sono molti) dove le
maree sono particolarmente alte e dove la topografia
della costa si presta alla costruzione di dighe per
creare ampi bacini artificiali (baie, grandi estuari).
Anche le onde marine costituiscono una notevole fonte di
energie che, però, allo stato attuale della tecnologia
non si è in grado di utilizzare.
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IL VENTO
L'energia eolica è stata usata sin dai tempi antichi per
spingere le vele delle navi. Venne poi sfruttata per
azionare i mulini e macchinari variinquinante,
rinnovabile e dal costo della . E' una fonte di energia
scarsamente materia prima uguale a zeropotenziata la
ricerca di tecnologie idonee . Negli ultimi decenni si è
allo sfruttamento del vento per la produzione di energia
elettrica. Gli aerogeneratori, ad esempio, trasformano
l'energia cinetica del vento in energia meccanica, in
grado di azionare i generatori di corrente.
L'impiego di tale fonte di energia è ancora molto
limitato in quanto può essere sfruttata solo nelle zone
molto ventose dove la direzione e l'intensità del vento
sono costanti. Gli impianti eolici funzionano con venti
ad intensità comprese tra i 10 km/h e i 65 km/h.
La tecnologia sinora elaborata non consente di creare
stazioni eoliche in grado di fornire grandi quantitativi
di energia. Esistono impianti in Canada, Stati Uniti,
Belgio, Olanda, Germania, Danimarca.
In Italia le zone giudicate interessanti per eventuali
installazioni sono: gli Appennini, le coste delle regioni
meridionali, le isole del basso Tirreno e Pantelleria.
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IL CALORE INTERNO DELLA TERRA
Più si procede verso l'interno della terra più la
temperatura aumenta. Spesso le acque si infiltrano nel
sottosuolo e in presenza di alte temperature evaporano. 
L'energia geotermica è sfruttata per scopi termali, per
riscaldare interi quartieri urbani, oppure nelle centrali
geotermoelettriche per ricavarne elettricità
Il vapore, portato in superficie per mezzo di
trivellazioni viene convogliato in tubazioni chiamate
vapordotti e inviato alla centrale dove viene convertito
in energia meccanica mediante il movimento di turbine
che, collegate ad un alternatore, producono energia
elettrica. Il vapore viene recuperato e riconvertito a
uno stato liquido per essere smaltito nel terreno.
Un altro interessante impiego delle acque geotermiche a
basse temperature è costituito dall'irrigazione delle
colture di serra e ad effetto climatizzante, in grado di
garantire le produzioni agricole anche nei paesi freddi.
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LE BIOMASSE
S'intende l'insieme di materiali organici che possono
essere trasformati in combustibili solidi, liquidi o
gassosi; questa trasformazione viene attuata, mediante
particolari trattamenti. E' una fonte il cui utilizzo è
destinato ad aumentare. Il legname, ad esempio, fa parte
della biomassa. Un m3 di legno assorbe 1.000 kg di
biossido di carbonio (CO2) durante la sua crescita; dopo
circa 50 anni un albero costituisce una buona riserva di
carbonio ma una volta che questa è ultimata inizia ad
assorbire sempre meno CO2 e a produrre meno Ossigeno
(O2).
Inoltre diventa più vulnerabile ad insetti, funghi e
soggetto a facile rottura, la sua funzione di collettore
biologico si fa sempre più ristretta quindi un albero
non più efficiente biologicamente deve essere abbattuto.
Ma anche l'utilizzo dei rifiuti può essere interessante
in funzione del risparmio energetico, usando materiali di
scarto provenienti dai processi produttivi, dagli
scarichi urbani e dalle aziende zootecniche. Le aziende
agricole zootecniche non hanno in genere problemi,
perché lo stallatico è utilizzato per la concimazione;
ben diversa è però la situazione degli allevamenti
industriali, che non hanno campi da concimare. In questi
casi i rifiuti zootecnici vengono trattati in una specie
di recipiente chiamato "digestore"
così chiamato per indicare che proviene dall'opera di
organismi viventi. Il biogas trova impiego immediato nel
riscaldamento. Il biogas prodotto dal digestore viene
raccolto in un serbatoio pronto per essere utilizzato.
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IDROGENO,
ENERGIA PULITA
Per diminuire l'inquinamento ambientale derivato
dall'impiego di combustibili fossili srà necessaria
l'introduzione di nuovi combustibili, più ecologici.
Uno di questi è l'idrogeno, elemento del tutto pulito e
presente in gran quantità nel nostro pianeta. Esso è un
gas incolore ed inodore, non velenoso, che brucia
nell'aria secondo una semplice reazione, la quale
afferma: idrogeno più ossigeno uguale acqua e calore (H2+1/202= H20 +
calore).
In più, tale sostanza, se bruciata ha come prodotto di
scarto acqua pura, perciò se si alimentassero i motori a
scoppio con idrogeno i problemi ambientali causati
dall'emissione di CO2 (per es. effetto serra)
sarebbero ridotti.
Altro vantaggio dell'idrogeno è che la sua combustione
può avvenire anche in maniera elettrochimica, ossia
senza fiamma. Esiste, infatti, un dispositivo, denominato
cella a combustibile, che permette la trasformazione
dell'energia chimica dell'idrogeno in energia elettrica,
in grado di mettere in funzione un motore elettrico.
Tramite tale dispositivo l'idrogeno viene fatto
gorgogliare in una cella, contenente una soluzione
chimica, nella quale sono immersi due elettrodi; ai capi
di questi ultima si genera una differenza di potenziale,
la quale fa scorrere in un circuito esterno, collegato
agli elettrodi, la corrente elettrica.
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