Indira Gandhi (1917 - 1984), figlia di Jawaharlal Nehru, gli successe alla guida del Partito del congresso (1959) e poi del Paese. Primo ministro dal 1966 al 1977, condusse una politica di modernizzazione e di controllo dei settori fondamentali dell' economia, non priva però di aspetti autoritari e clientelari. Nel 1975, accusata e condannata per brogli elettorali, decreta lo stato di emergenza e sospende le libertà costituzionali. Sconfitta alle elezioni del 1977 dà vita a una nuova formazione politica (congresso Indira), con la quale torna alla guida del Governo nel 1980. L'ondata di violenze suscitata nel Punjab dalla minoranza Sikh e da lei ferocemente repressa (massacro nel tempio di Amritsar,1984) è all'origine del suo assassinio, compiuto da alcune sue guardie del corpo di estrazione Sikh.
Rajiv Gandhi (1944 - 1991) figlio di India Gandhi, dopo avere studiato in Inghilterra, venne designato dal Partito del Congresso come successore della madre (1984). Dopo la sua elezione a primo ministro, guidò il paese per sette anni (1984-1991). Nonostante la moderazione che caratterizzò sia la sua politica interna sia quella estera, Rajiv non riuscì a sottrarsi al clima violento che continuò a contrassegnare le campagne elettorali del suo paese: venne infatti ucciso da un estremista nel corso della compagnia elettorale del 1991. La situazione politica ha continuato ad essere difficile, anche perchè il conflitto con il vicino Pakistan si è ulteriormente aggravato.