L’efficienza produttiva ed economica
-l’inserimento del complesso sistema zootecnico da latte italiano nel contesto europeo ed internazionale si è consolidato nel corso dagli anni 60 a oggi con dolorosi adeguamenti che selezionano sia la permanenza che l’accesso nel settore, la competizione coinvolge profondamente ogni fattore della produzione e del mercato, esaltando l’interdipendenza di questi due momenti, sino a farne un tutt’uno sul piano logico e della gestione.
Da una parte le componenti che condizionano lo "sviluppo dell’efficienza economica" sono legate all’efficace presenza sul mercato delle aziende zootecniche, mentre dall’altra le componenti condizionanti lo "sviluppo dell’efficienza produttiva", in una condizione di rispetto dei vincoli normativi e contrattuali attualmente in vigore (quote latte, nuove regole UE igienico-sanitarie per la filiera latte, ecc.), adeguatamente ottimizzate, stanno portando all’affermarsi di tipologie d’impresa.
Si rileva una tipologia di aziende che fanno fatica ad integrarsi con il mercato traendo un reddito sufficiente e destinate all’abbandono, un’altra tipologia di aziende in fase di adeguamento con prospettive di attività agro-ambientali di sviluppo sostenibile, tese a soddisfare una domanda sempre più pressante da parte delle popolazioni urbanizzate ed industrializzate ed, un ultima tipologia, aziende di "grandi" dimensioni, che utilizzano manodopera salariata, con alta professionalità, elevata specializzazione produttiva, con una forte integrazione con il mercato.
Il rilievo di talune aree di intervento può essere più evidente per determinati comparti rispetto ad altri e le soluzioni offerte avere natura più specifica, nell’ottica del miglioramento dell’efficienza e della competitività. In generale si osserva il contrasto, tipico della nostra agricoltura, tra una discreta efficienza in campo tecnico-produttivo e la limitata capacità di porsi sul mercato. E?carente l’integrazione tra i vari comparti della filiera latte, un esempio di norma "verticale", che detta regole per tutti i soggetti operanti lungo la filiera, dagli allevatori ai commercianti, alle industrie di trasformazione, è il DPR n. 54 del 14.01.1997 sugli standard di qualità per le stalle, i caseifici e le strutture di distribuzione del prodotto finale, avviando il processo di ottimizzazione della filiera latte, tanto più necessario quanto più ci avviciniamo alla internazionalizzazione dei mercati.
L’ottimizzazione produttiva ed economica
-Il concetto coinvolge il miglioramento delle componenti critiche individuate nel corso dell’analisi sull’efficienza produttiva, nella considerazione delle notevoli quantità importate dal mercato UE, visto che il mercato locale è nettamente deficitario, scaricandosi le tensioni generate in un contesto più ampio.
Ai fini della "ottimizzazione tecnico-produttiva" particolare riguardo viene rivolto al ruolo del monitoraggio continuo produttivo e riproduttivo degli allevamenti con relativo flusso di dati per la gestione mirata del servizio di assistenza con sistematico aggiornamento dei tecnici sulle innovazioni tecnologiche di interesse applicativo dove le nuove tecnologie dell’informazione sono un valido strumento, sia di monitoraggio e controllo delle diverse attività produttive dell’allevamento, sia della gestione dell’intero processo produttivo e di mercato delle imprese zootecniche.
In tal senso sono da considerare aspetti gestionali quali il peso economico che l’alimentazione occupa nei costi di produzione del latte (circa il 50%) rappresentante per l’azienda zootecnica un forte elemento di competitività; il miglioramento del patrimonio genetico degli animali finalizzato ad esigenze del mercato ed alla qualità dei prodotti; il potenziamento dell’assistenza tecnica con modelli operativi in campo.
L’associazionismo agricolo tende a conferire agli allevatori un maggiore potere contrattuale, una migliore organizzazione da parte dei produttori per un più stretto coordinamento tra la produzione zootecnica e le imprese che trasformano e commercializzano i loro prodotti, assicurando il costante adeguamento della qualità dei prodotti zootecnici alle richieste del mercato.
L’adeguamento alla nuova politica agricola dell’UE (Agenda 2000) è orientata a favorire le misure strutturali e l’avvicinamento ai prezzi internazionali, ne consegue che per mantenere l’impatto della concorrenza internazionale ci si prepara sin da ora ad un graduale superamento del regime di quote, misure di sostegno al reddito degli allevatori sono la valorizzazione commerciale dei prodotti zootecnici come logica operante nel senso della qualità riguarda Tipicità, DOP, IGP ed attestazioni di specificità, come previsto dalle norme ISO della serie 9000, all’interno delle quali si inserisce il sistema di autocontrollo HACCP (Hazard Analysis Critical Control Point).
Conclusioni
-I numerosi punti di debolezza della filiera lattiero-casearia caratterizzano la produzione nazionale di Latte con un accentuato dualismo strutturale secondo gli aspetti strettamente zootecnici da latte e dell’industria di trasformazione, travandoci di fronte ad un settore non ancora completamente maturo per affrontare la forte concorrenza UE per la nostra industria ancora povera di ricerca e sviluppo ed a basso contenuto tecnologico nel momento in cui l’aspetto di rilievo che interessa l’intera filiera è quello della tutela e diffusione della valorizzazione commerciale dei prodotti delle produzioni casearie tipiche sul territorio regionale.
Appare evidente che in questo contesto non è possibile parlare di efficienza ed ottimizzazione produttiva ed economica dei sistemi zootecnici da latte, senza tener conto della politica europea della qualità, che rientra pienamente nell’ampia accezione di integrazione. Il settore lattiero-caseario si trova ad operare nella consapevolezza che la competitività internazionale è sempre di più legata a fattori non di prezzo, ma a rapporti contrattuali trasparenti legati alla logica della garanzia e dell’assicurazione qualità dei sistemi produttivi, che danno luogo a differenze nella produttività degli inputs e nella qualità finale dei prodotti.
Bibliografia