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Premessa
Chi vuol sapere tutto su Exa ed Exakta deve leggere il libro di Clement Aguila e Michel Rouah. Se poi la Hove Foto Books, la casa editrice, avesse voluto pubblicare tutto il materiale preparato dagli autori, sul tema ci sarebbe poco da scrivere.
Con questa consapevolezza affronto ugualmente il tema Ihagee non solo con l'obiettivo di indicare, attraverso una nutrita serie di episodi, alcuni tra i percorsi possibili per raggiungere il traguardo di una seria collezione ma anche di fornire informazioni comprensibili sui diversi modelli. Sono infatti convinto che l'italiano sia la lingua migliore per parlare ad un collezionista italiano.
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La mia prima Exa
Possedevo già alcune Exakta quando un amico, Thomas Beyer, architetto nato e laureato a Berlino e innamorato della Liguria, mi regalò una delle sue due Exa.
Si trattava di una Versione 6, con numero di matricola 594.948 ben conservata, che lui stava ancora utilizzando come terzo o quarto corpo macchina, per ottimizzare la sua nutrita serie di obiettivi.
Non ne ho mai parlato con lui ma penso che le sue macchine venissero utilizzate, fino a pochi anni prima, dal padre, acquarellista di grandi capacità che per lavoro girava tra le cime delle Alpi Austriache per costruire visioni tridimensionali delle vallate turistiche. Assemblando e modificando opportunamente le immagini realizzate dai diversi punti di vista otteneva delle carte complete, una realtà modificata di quel tanto sufficiente a mostrare anche luoghi che da un unico punto di vista unico inevitabilmente sarebbero rimasti nascosti. Anche Thomas utilizzava abitualmente per lavoro la sua attrezzatura e credo che ogni tanto, a distanza di anni, lo faccia ancora, continuando a fidarsi delle sue macchine e degli obiettivi che possiede.
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I percorsi tortuosi verso il resto della collezione
Ho guardato la mia prima Exa a lungo. C'era qualcosa che non mi piaceva. La targa frontale, un rettangolo nero con la scritta Exa in bianco, non mi piaceva, si scontrava con la mia sensibilit... di grafico, affinata da anni di mestiere, da anni di critica e di autocritica.
Il confronto con il logotipo precedente, chiaro, semplice, inciso a pantografo sul metallo del frontale delle prime VP di medio formato o delle successive 24x36 era a tutto vantaggio della tradizione.
Non solo. Questa nuova soluzione mi sembrava un rudimentale tentativo per manifestare la coscienza della necessità di cambiamento. Ma quale cambiamento fu effettuato nel 1961 sulle macchine di Dresda, se non la grafica del marchio? Mentre Exa passava da un marchio all'altro, nello stesso anno all'Exakta VXIIa succedeva la stessa cosa. Certo che stavano arrivando i giapponesi, ma contemporaneamente Ihagee voleva celebrare i 25 anni del sistema reflex sul formato 24x36 e qualcosa andava cambiato. Cambiarono però solo i marchi sui corpi macchina e le coperture del pozzetto e del prisma. Troppo poco per festeggiare un quarto di secolo - purtroppo l'unico - di un sistema che, con le sue costanti innovazioni, aveva sempre anticipato le mosse della concorrenza, via via più numerosa e più pericolosa. Le fantasie di rinnovamento affidate inizialmente alla nuova impostazione grafica dovevano poi scontrarsi, pochi anni dopo, con la realtà di un mercato basato sulla competività e su dinamiche imprenditoriali totalmente estranee al management delle aziende dei paesi dell'Est. In un mercato chiuso, all'insegna dell'autarchia, con ricettività sufficiente, Ihagee avrebbe avuto possibilità di sopravvivenza, ma esportando in tutto il mondo doveva fare i conti con i giapponesi che, come in tutti gli altri settori, erano in agguato. Così come vendendo sottocosto le loro nuove moto (spesso i giapponesi sono stati deferiti alla Corte dell'Aja per dumping) accelerarono la disgregazione di aziende storiche come BSA, Norton, Triumph, altrettanto fecero con la gloriosa Exakta.
Ma è tempo di tornare alla mia prima Exa. La mia prima Exa mi fece provare il desiderio di possedere una seconda Exa, una Exa precedente, che conservasse le caratteristiche delle Exakta che possedevo, gioielli artigianali che non recavano traccia di modernismi. Le mie Exakta avevano il frontale inciso. Anche la mia futura Exa avrebbe dovuto essere così. Non sapevo che esistesse ma sicuramente doveva esistere, le macchine che possedevo erano lì a dimostrarlo.
Comprai subito Michel Auer, e ne ebbi la prova: al numero di catalogo 2428, volume terzo, trovai la foto di una (non lo sapevo ancora a quei tempi) versione 4 del 1957. Cominciai a cercarla. Cominciai da Gabriele Balderacchi (Fotocamera) a Milano e da Carnicelli a Firenze, gli unici due negozi che conoscevo. Feci degli annunci su Fotografare e sulle altre riviste, mi servii dei giornali di annunci gratuiti, chiesi cataloghi a Ginestra e a Pelloso, a Crescenzi e ai fratelli Gaggini ... mi detti da fare e, finalmente, la trovai. Finalmente? No, fu solo l'inizio!
Come la trovai? Un viaggio per lavoro, un appuntamento spostato di un paio d'ore e la solita passeggiata alla ricerca del negozio giusto (più tardi vi dirò come si fa a trovarlo). Questa situazione si è ripetuta spesso a tal punto da diventare un rito ormai normale. Ho imparato così a conoscere, da pedone, un grande numero di città, non solo in Italia. Questo tipo di ricerca è diventato per me un mezzo, non un fine, e in ogni caso ne rimango soddisfatto, non deluso. Il negozio giusto, anzi giustissimo considerando che in una piccola vetrina a fianco dell'ingresso c'era una Exa col frontale vecchio stile, era De Bernardi, a Roma. Ricordo quanto la pagai, ricordo anche quanto fui appagato, ricordo anche che, riguardandola durante il viaggio verso casa, mi venne il sospetto che quel giorno fosse l'inizio di una lunga storia.
Cominciai infatti ad acquistare tutti i cataloghi esistenti, il Mc Keown (24.000), il Blue Book (30.000), il Michel Auer (dalle 30 alle 49.800 a volume), per scoprire che nessuno sapeva niente di preciso e che i prezzi indicati erano validi, se lo erano, solo per i diversi mercati nazionali, quelli dove veniva stampato il libro in questione. Da noi i prezzi sembravano fissi. Dieci anni fa per una Exa il privato chiedeva 100.000 lire e un negozio oscillava tra le 100 e le 150.000 lire. Per le Exakta la richiesta era di un 20-30% più elevata, indipendentemente dal modello perchè, ripeto, nessuno ne sapeva niente e gli unici punti di riferimento, i cataloghi fornivano prezzi, assolutamente inadeguati al valore oggettivo delle macchine, di circa 45-70 dollari. La confusione durò per parecchio tempo. Un esempio: tre anni fa il commesso di un negozio di Genova, proponendo una Exa IIb che poi vendette a 250.000 lire, descrisse l'obiettivo (comunissimo!) come raro ed eccezionale il fatto che la macchina possedesse un otturatore a tendina. L'otto aprile di quell'anno mi venne regalata e quando, con la confidenza che lega due persone che stanno insieme, venni a saperne il prezzo, tornai nel negozio a protestare. L'artefice dell'imbroglio, Giuseppe si chiama, mi conosceva da anni e, malgrado io fossi un cliente abituale (fino a quel giorno) non accettò le mie rimostranze e rimase fermo sulla sua valutazione (anche in termini qualitativi), affiancato in questa sua posizione dal proprietario del negozio.
Tornando alla nostra storia il problema più grosso era costituito dalla mancanza di informazioni. Chiesi a Bruno Palazzi, esperto di fotografia, consulente di Cattaneo (Leitz) e autore del libro Canon, se non si potesse imbastire una ricerca sull'Exakta e se lui fosse disposto ad occuparsene. Come risposta mi diede l'informazione più utile: avrei dovuto continuare a cercare, acquistando i modelli che non avevo e anche quelli che avevo, qualora questi ultimi fossero in migliori condizioni o leggermente diversi. Solo continuando avrei potuto saperne di più, confrontando tra loro i pezzi simili attingendo informazioni da collezionisti o da mercanti. Non mi rimaneva altro da fare e cominciai.
Imparai a non mettere il numero di telefono sugli annunci di ricerca per ricevere offerte scritte e dettagliate, tra cui scegliere. Imparai a farlo soprattutto dopo che, in risposta ad uno dei miei annunci, un signore (che a distanza di anni continua a proporre macchine da collezione su tutte le riviste) mi chiese per una Exa versione 5, che non avevo e che ovviamente acquistai, una cifra decisamente elevata dicendomi che "... è di una signora anziana che lui conosceva e che aveva bisogno..."). Ho accettato anche perchè non sono capace di contrattare e non lo sarò mai. Tra tutti coloro che mi hanno risposto mi sento invece vicino al signor Vincenzo G. di Napoli, iscritto al Touring Club, di cui conservo ancora la lettera dove, dopo l'elenco del materiale Ihagee in suo possesso, mi pregava di fargli "... un'offerta da amatore ad amatore, in modo da non dovermi pentire di venderla: ogni volta che vendo un pezzo sto male per molto tempo". Non gli risposi. Anzi, gli sto rispondendo ora. Qualsiasi cifra, e soprattutto la cifra giusta, mi sarebbe sembrata insufficiente.
Non sono capace di contrattare nemmeno nei negozi anche se ogni tanto azzardo una timida richiesta: "E' l'ultimo prezzo?" che spesso raggiunge due risultati: non solo spesso mi viene fatto un piccolo sconto ma soprattutto, con la ormai manifesta disponibilità all'acquisto, inizia il dialogo. Un dialogo che poi continua per anni, che mi permette di ricevere in anticipo, da parte di alcuni mercanti, segnalazioni sui pezzi che sto cercando. Di solito, in questi casi, acquisto. Questo mi permette di continuare a ricevere le segnalazioni, di ricambiare in qualche modo il servizio che ricevo e ad acquistare a prezzi corretti perchè chi tratta con me sa che conosco bene il mercato o per lo meno la fetta specifica che mi riguarda.
Ci sono anche situazioni diverse, in cui mi comporto in maniera diversa. Quando la richiesta è troppo elevata, ricorro a piccoli trucchi per riportare il prezzo entro termini accettabili. Una volta, tre anni fa, ero da Morgan a Londra, in Tottenham Court Road e l'Exakta II che avevo per le mani mi sembrava un po' cara. La caricai e provai a premere il pulsante di scatto. La tendina non si mosse. Guardai il commesso, il quale mi disse immediatamente che sicuramente si trattava di un piccolo guasto meccanico e che qualsiasi riparatore avrebbe potuto porvi rimedio. Per questo mi fece uno sconto di venti sterline. Lo ringraziai, pagai, aprii il pozzetto e lo scatto funzionò. Era infatti quella la corretta procedura di funzionamento di quel tipo di Exakta, per prevenire scatti accidentali.
L'avevo scoperto parecchi anni prima in un negozio di Recco dove aveva fatto tutto il proprietario: mi aveva mostrato la macchina, l'aveva aperta, aveva anche tolto l'obiettivo per mostrarmene le condizioni. Aveva appena messo a posto tutto quando, al momento dello scatto, la tendina non funzionò. Mi disse che era desolato, che non lo sapeva e che, se l'Exakta II mi interessava ugualmente, poteva mettermela 150 al posto di 200.000 lire. Solo quando arrivai a casa scoprii (non ne sapevo niente nemmeno io) quale era "il guasto". Ancora una dimostrazione di quanta poca informazione sulla produzione Ihagee ci fosse anche presso gli addetti ai lavori.
Piano piano cominciavo a conoscere modelli e relativi prezzi e a rinunciare all'acquisto (non molto spesso per la verità) quando la richiesta superava abbondantemente il valore di mercato. Risparmiai così del denaro e non acquistai dei pezzi che oggi mi piacerebbe possedere. Altre volte mi lasciai "imbrogliare": ero da Olden (Broadway 1265, New York) nel 1983 e vidi una VX 500 (non l'avevo ancora) a 65 dollari. Me la vendettero a 65 dollari non senza averle tolto con astuzia il Pancolar che c'era sopra. Altre volte, dopo avere acquistato una macchina poposta in vetrina con la borsa, mi sono sentito chiedere se mi interessava anche la custodia (il che voleva dire circa 20.000 lire in più).
Malgrado alcune piccole disavventure (compensate però da sorprese piacevoli) mi trovo, a distanza di anni, soddisfatto dei miei acquisti, soprattutto di quelli effettuati nei negozi dei professionisti. Un giorno, era l'otto aprile dell'ottantotto, per la prima volta mi recai da Cipiere, in Boulevard Beaumarchais a Parigi (lo chiamano il boulevard de la photo, per i suoi cento negozi specializzati). In una vetrinetta interna c'era una splendida Exakta B, a 1500 franchi. Chiesi a una commessa di poterla vedere ma lei mi rispose che per quella macchina doveva chiamare il proprietario. Mr Cipiere arrivò poco dopo. Anziano, alto, distinto, mi chiese perchè desiderassi acquistare proprio quella macchina. Gli parlai della mia collezione, dei chilometri che facevo a piedi alla ricerca del negozio giusto, alla ricerca del pezzo giusto. Mentre mi ascoltava aprì la vetrina, estrasse la macchina, la aprì, me la mise in mano. Attese che la controllassi e che dicessi che mi andava bene. A quel punto chiese di seguirlo giù per le scale. In un locale ricavato sotto il negozio c'era la sua Collezione, fatta di pezzi rarissimi esposti in una vetrinetta illuminata che, incassata nel muro, seguiva tutte le pareti. Mi pregò di firmare il suo libro degli ospiti e di aggiungere una dedica. Mi regalò un bronzetto (una reflex con l'incisione "1887-1987") realizzato in occasione del centenario del suo negozio, fondato da un suo prozio. Ci accompagnò al piano superiore, compilò una regolare fattura (acquistai anche un prisma a 275 franchi) e si accomiatò.
Seppi più tardi, sfogliando Fotosaga di Patrice Hervè Pont, che Mr Cipiere è il più grande esperto di Francia.
Dopo questo episodio, ditemi voi, quanto vale una macchina fotografica? E' giusto che io abbia pagato la macchina da Cipiere di meno di un'altra uguale che ho trovato più tardi su un banchetto di un mercatino? Se invece fosse costata il doppio non ne sarebbe valsa ugualmente la pena? Quale sarebbe stata la giusta richiesta se avessimo parlato di denaro dopo la visita alla sua colezione? Provate a pensare ad una cena al ristorante: quanto incide sul conto la qualità del servizio? Quante volte, a parità di cibo, mangiando nello stesso modo, avete trovato alto o basso lo stesso conto?
Ho citato Cipiere, ma potrei parlare di quando ho chiesto a Dave Woodford di Jessop di acquistare una Exakta Junior da Christie's e del suo fax dove mi diceva che aveva ritenuto opportuno non acquistarla perchè durante l'asta essa aveva superato ogni "ragionevole" prezzo. Potrei parlare di Vintage Cameras che, sempre per fax, mi comunicò di avermi fatto uno sconto di 25 sterline per una piccola sbrecciatura che io in ogni caso, avendola ordinata per telefono, non avrei potuto vedere se non dopo la consegna. E anche di Jay O. Tepper che dagli Stati Uniti (sempre via fax, il mezzo più comodo per i collezionisti) mi ha comunicato, pochi giorni fa in anteprima sul suo catalogo mensile con il quale vende regolarmante tutto, di avere una Kine Exakta con il lentino rotondo. Un atto di cortesia con tenui motivazioni commerciali (l'avrebbe venduta comunque) e pertanto più gradito.
Questa lista di elogi deve comprendere anche Rebours di Nizza (prima Phot'Occas in Rue Tonduti de l'Escarene, oggi in Rue de Lepante 18). Quando venni a sapere da Piero Caramello, fotografo a Vallecrosia nei pressi di Bordighera, vecchio amico che ogni tanto mi segnala un pezzo interessante, che era uscito un libro sull'Exakta e che lo avevano in anteprima a Nizza, colsi al volo un'occasione di lavoro da quelle parti e mi precipitai ad acquistarlo. Delusione! Ne avevano avuto solo poche copie e lo avevano finito. Il mio disappunto era evidente. Mi pregarono di attendere qualche minuto - nel frattempo io guardai la loro merce tra cui ricordo un raro esposimetro del 58 che dimenticai, per i fatti che seguirono, di acquistare - e arrivò un ragazzo con una copia del libro. Senza chiedermi come avessero fatto a trovarla cominciai a sfogliarlo immediatamente scoprendo, con manifesti segni di entusiasmo, tutto ciò che avevo e che non avevo. Era quello che mi serviva, che avevo cercato per anni.
Seppi solamente dopo che uno dei due autori, Clement Aguila, abitava lì vicino e quando il proprietario del negozio gli aveva chiesto se aveva una copia in più del suo libro, lui l'aveva mandata subito. Lo seppi dopo una seconda telefonata che il proprietario fece, di sua iniziativa, ad Aguila per chiedergli se gli arrecasse disturbo ricevermi. Erano quasi le sette di sera. Ci andai subito . L'ospitalità fu squisita. In circa tre ore vidi l'intera collezione, decisamente più ampia di quella riportata sul libro. Da lui verificai che una collezione è fatta non solo di macchine e di obiettivi, ma anche di episodi e di incontri, ciascuno dei quali rende unico l'acquisto di un certo giorno. Si parlò anche di questo quando mi raccontò come era entrato in possesso della macchina che teneva in mano in quel momento. Mi disse che qualche anno prima stava cercando una Exakta Junior. I suoi amici erano d'accordo con lui che chiunque l'avesse trovata doveva avvertirlo subito. Un certo giorno arrivò la telefonata tanto attesa. La Jr era a Parigi. Aguila: "Prendila subito!", amico: "L'avrei già presa, ma tu mi hai detto che è una VP mentre quella che ho trovato è una 24x36!". Aguila continuò a sostenere che era fuori discussione il formato, che tutte le pubblicità dell'epoca la definivano chiaramente, che aveva già avuto occasione di vederla, di maneggiarla, che la bibliografia in suo possesso era chiara.... In ogni caso disse di acquistarla. Arrivò. Era una 24x36. Nuovissima. Senza segni di usura. Numero di matricola? Zerozero! Un prototipo mai entrato in produzione.
Al di là dell'unicità dell'oggetto e del suo ovvio valore commerciale, come si può scindere il possesso dal percorso compiuto per raggiungerlo?
Ogni riflessione mi aiuta a ricostruire i percorsi della mia collezione, Ricordo che mi avevano segnalato la presenza, in un paesino della Riviera di Levante, di una Exakta un po' strana, un po' più grossa delle solite, nera, senza pentaprisma. Dalla descrizione capii che doveva trattarsi di una VP, che avevo visto su Camera Antiquarius di Romano Fea, uno dei pochi libri di quel tempo che riportasse anche i prezzi raggiunti dai singoli pezzi nelle aste internazionali.
Ci andai il sabato successivo. Mi dissero che il proprietario della macchina aveva cambiato idea, aveva deciso di non venderla più. Chiesi allora se era una questione di prezzo, dissi che potevo incontrarlo... Mi spiegarono che quella macchina aveva accompagnato per una trentina d'anni una coppia che, dopo tanti anni di tranquillità, era entrata in grossa crisi. A questo punto "lui" aveva deciso di disfarsi di alcuni oggetti, tra cui la macchina fotografica, che gli ricordavano momenti migliori. Ma poichè la situazione in quei giorni si era ricomposta, lui si era affrettato ad annullare la sua decisione. Chiesi ugulmente di poter vedere l'Exakta, un modello B con borsa, in discrete condizioni, con un Tessar 2,8. Ne annotai il numero di matricola (era inciso in evidenza sulla ghiera esterna) perchè pensai che avrebbe potuto essermi utile, per meglio valutare le altre che avrei trovato in futuro.
Circa sei mesi dopo, sul catalogo di Fotocamera, c'era una Exakta B con borsa. La ordinai per telefono. Mi arrivò per posta dopo pochi giorni. Mi ricordai allora del consiglio di Bruno Palazzi, di continuare a vedere, a toccare, a comprare, fino ad avere confidenza con i diversi modelli, riconoscerli, cercare le differenze...
Mi sentivo un esperto: il pozzetto si apriva nello stesso modo, la vite elicoidale si svolgeva fino al blocco dell'infinito, poi continuava fino alle distanze più corte, la ricarica aveva bisogno dei due colpi di leva, la ghiera dei tempi lenti si caricava con la già sperimentata pressione, l'obiettivo intercambiabile era un Tessar 2,8, tutto uguale al modello che avevo avuto occasione di maneggiare qualche mese prima (cominciavo a sentirmi un esperto!). Era davvero tutto uguale, scopersi qualche ora pi- tardi, perfino il numero di matricola! Inutile chiedersi a questo punto se i due si erano davvero riappacificati!
E' utile ricordare, e questo per ridurre l'eccezionalità dell'accaduto, che tutto ciò avveniva una decina d'anni fa quando molti negozi, proponendo merce nuova, accettavano, in parziale cambio, macchine usate difficilmente rivendibili in un periodo in cui il pubblico era alla continua rincorsa di strumenti sempre più sofisticati. Negli stessi anni Fotocamera era presente al Sicof ed era dunque facile, per un addetto ai lavori, sapere che l'usato, soprattutto da collezione, poteva avere un acquirente con elevata capacità d'acquisto.
Oltre a Fotocamera in quegli anni, nel Nord Italia, c'era solo la Bottega dell'Usato, sulla strada per Madonna di Campiglio (me ne ricordo perchè ci comprai per telefono una Varex che venne poi consegnata in un albergo di Bolzano dove ogni tanto soggiornavo). Anche questo per dire che in fin dei conti, se quel "lui" avesse deciso di vendere quella macchina, prima o poi l'avrei trovata. Un altro segno del mio inguaribile ottimismo! Guai se non fosse così! Come farei a trovare quello che cerco? Se non fosse così, come farei a raccontarvi episodi come quello che segue?
Immaginatevi di essere a Berlino, di poterci stare quattro o cinque giorni, di avere un po' di tempo tra un impegno e l'altro, di avere già visitato il mercato delle pulci, all'interno di un vecchio treno in una stazione in disuso della metropolitana nei pressi del Muro, senza avere ancora trovato niente che vi interessi. A Berlino! Nella capitale della nazione dove era stata prodotta l'Exakta!
Non aver trovato niente significa solo avere cercato nei posti sbagliati.
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La 66 di Picetti
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Con questa convinzione decisi di abbandonare la Kudamm e tagliai subito per una traversa che mi ispirava fiducia. Dietr
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