Le donne della rete

Monica Belmonte ha la passione di internet, ha infatti creato alcuni siti e collabora ad altri:

  • Sognando, la sua pagina personale,
  • Navigando, sul quale potete segnalare il vostro sito,
  • Il sito delle streghe,
  • un sito sugli animali: Qua la zampa!, in collaborazione con Francesco ed
  • uno dedicato all'umana stupidità: Stupidario, sempre in collaborazione con Francesco.
Inoltre, ogni tanto, collabora all'attività di ricerca di un altro bel sito: Il lenzuolo bianco.
Il sito delle streghe pubblica un suo straordinario racconto... a proposito! vi ho già detto che Monica Belmonte sono io?! :o)

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Uomini perfetti

L'aria era pesante quel giorno, satura dei gas di scarico delle aeromobili che sfrecciavano a velocità elevata. Hunter si calò sul viso la mascherina antismog ed affrettò il passo. Un'aeromobile della polizia si posò al suolo a pochi metri da lui. "Dove stai andando?" gli chiese il poliziotto sporgendosi dal portello.
"Sto tornando a casa dal lavoro." rispose Hunter "La mia aeromobile ha avuto un guasto."
"Fammi vedere i documenti." disse il poliziotto slacciando la sicura della fondina della pistola.
Hunter infilò lentamente la mano nella tasca.
"Usa la sinistra!" gli intimò il poliziotto posando la mano sulla pistola.
Hunter sorrise, alzò la mano destra sopra il capo ed infilò la mano sinistra nella tasca della giacca.
"Peccato che io sia mancino!" disse a bassa voce Hunter mentre sparava "peccato per te, naturalmente!"
Il poliziotto cadde all'interno dell'aeromobile senza un lamento.
Hunter lo spostò e si sedette al posto di guida. Strappò il filo della radio e quello del rilevatore di posizione e programmò l'aeromobile. Quando l'aeromobile si alzò in volo Hunter si rilassò. Aprì il cassetto davanti al posto del passeggero e ne tirò fuori un telefono che s'infilò in tasca, frugò nelle tasche del poliziotto morto e s'impossessò della tessera di credito.

"C'è qualcosa di strano" disse il poliziotto rivolto al collega "l'aeromobile Z54 non risponde alle chiamate."
"John sarà sceso per un qualche motivo... che c'è di strano in questo?" gli chiese con aria distratta il collega.
"Non risponde neanche al telefono" ribadì il poliziotto.
"L'avrà lasciato nell'aeromobile."
"Non è da lui."
"Beh, che vuoi fare? avvertire il comando? potresti metterlo nei guai!"
"Ti ripeto che non è da lui allontanarsi senza almeno il telefono."
"E se fosse con una pseudofemmina?"
"Non dire idiozie!"
"Oh, fa come ti pare! ma se fossi in te mi preoccuperei di più di quello che sta succedendo là sotto!" rispose il collega indicando il Centro Sarkana.
"Che cavolo..." esclamò il poliziotto guardando la folla che circondava il Centro "che sta succedendo?!"
"Chiama il comando!" disse il collega mentre staccava il pilota automatico e cominciava ad abbassarsi.

"Che sta succedendo?!" strillò il capo della polizia "il Centro Sarkana assediato da pseudopersone e un poliziotto che sparisce nel nulla! Risolvi la situazione o puoi dire addio alla tua promozione!"
"Ho già dato ordine che tutte le aeromobili della polizia si dirigano al Centro. Non ci vorrà molto per disperdere la folla. Il Presidente non correrà alcun rischio!" rispose il comandante Katt.
"Lo spero per te!" ringhiò il capo della polizia "hai solo un'ora per risolvere la situazione."
"Quando arriverà il Presidente sarà come se non fosse successo nulla!" disse Katt uscendo dalla stanza.

Hunter parcheggiò l'aeromobile nel vicolo e scese. Camminò fino al muro che ne chiudeva l'uscita e si accinse ad aspettare. Si accese una sigaretta ed aspirò lentamente il fumo, pensando che non c'era più tempo per organizzare la cosa. Doveva improvvisare, doveva decidere velocemente di chi fidarsi. Rimase con la sigaretta a mezz'aria per un attimo, poi lentamente la buttò in terra e la schiacciò con il tacco della scarpa. Mise la mano in tasca e tirò fuori la pistola. La puntò verso l'entrata del vicolo e disse: "Vieni fuori con le mani bene in vista se non vuoi che ti spari!"
"Sono la sorella di Sasha!" disse a voce bassa la ragazza facendosi avanti.
"Lui dov'è?" chiese Hunter senza abbassare la pistola.
"Devo portarti da lui."
"Perché non è venuto?"
"Ha avuto un incidente, non può camminare. Mi ha detto solo di venire qui a prendere un tizio di nome Hunter. Sei tu?"
"Questa storia non mi piace per niente. Che altro ti ha detto?"
"Niente altro."
"Perché dovrei fidarmi?"
"Comincio ad averne abbastanza di questa storia! se non vuoi venire, sono affari tuoi! io me ne vado." disse la ragazza voltando le spalle ad Hunter.
"Non muoverti o ti sparo!" intimò lui.
Lei si girò lentamente ed allungò una mano: "Hai una pistola?"
Hunter fece un passo verso di lei e la scrutò attentamente: "Sei cieca." disse con voce piatta.
"Si." rispose lei.
"Vengo con te, ma se stai cercando di fregarmi..."
"Perché dovrei? non ti conosco nemmeno!" rispose lei avviandosi lentamente.
Hunter infilò la pistola nella tasca del giaccone e la seguì.

Katt guardò soddisfatto la piazza ormai deserta. Si girò verso il capo della polizia e disse: “Per ora il Presidente non corre più alcun pericolo, non ci riproveranno tanto presto! ma abbiamo un problema, e questo dovrai risolverlo tu. Nell’ultimo mese ci sono stati troppi episodi di questo genere, troppi omicidi inspiegabili. Le pseudopersone stanno tramando qualcosa. Forse si sono scocciate di essere al nostro servizio, forse..."
"Non dire fesserie!" lo rimbrottò il capo della polizia “sono delle macchine, non hanno sentimenti, né desideri, sono state create da noi, non dimenticarlo!”
"Allora come spieghi quello che sta succedendo in tutta la città?”
"Sono macchine, ti ripeto, quindi possono guastarsi.”
"Non sono d’accordo. E’ una strana coincidenza che si stiano guastando tutte insieme! C’è sotto qualcosa… forse vogliono uccidere il Presidente, ma ...”
"Niente ma, e cerca di non parlare con nessuno della tua balorda teoria o ti ritroverai in una casa di correzione!”

Hunter afferrò la ragazza per la vita e le puntò la pistola alla testa: “Non fare scherzi.”
Lei bussò alla porta.
“Chi è?” chiese Sasha.
"Holly" rispose lei.
La porta si aprì lentamente.
"Cosa?” chiese Sasha sbalordito prima di essere colpito in pieno viso da Hunter.
Holly gridò e cominciò ad agitare le braccia cercando di colpire Hunter.
Lui le afferrò le mani e se la tirò vicina: “Stai zitta e ferma, se non vuoi che ammazzi te e tuo fratello!” le sibilò con rabbia, poi la lasciò e si caricò Sasha, privo di sensi, sulle spalle. “Dove lo metto?” chiese.
Lei indicò una porta.
"Entra prima tu.” le ordinò Hunter.
Lei entrò e l’uomo sbatté Sasha sul letto.
"Perché l’hai colpito?” chiese Holly passando le mani sul viso del fratello “è pieno di sangue!”
"Cerca di svegliarlo e stai zitta.”
Holly si alzò ed andò verso la porta.
"Dove vai?” chiese Hunter con voce fredda.
"In bagno a prendere un asciugamano.” rispose Holly senza fermarsi.
Hunter la seguì, la vide entrare in bagno, prendere un asciugamano, bagnarlo e passarselo sulla nuca. “Stai male?” le chiese.
"No... no.” rispose lei tornando nella stanza.
Mentre Holly passava l’asciugamano bagnato sul viso di Sasha, Hunter guardò la gamba ingessata dell’uomo riverso sul letto: “Non hai mentito quando hai detto che non poteva camminare.”
"Io non mento mai.” rispose lei.
Sasha aprì gli occhi e si sollevò su un gomito: “Perché mi hai colpito?” chiese.
"Non c’è tempo ora” rispose Hunter “mi hai procurato le armi che ti ho chiesto?”
"Si, ma non te le darò.”
"Perché?” chiese Hunter.
"Perché quello che sta succedendo in giro non mi piace. Chi mi garantisce che non le darai alle pseudopersone che...”
"Nessuno ti garantirà niente, ma tu mi darai le armi, sennò ti ammazzo... e ammazzo anche lei.” disse Hunter indicando la ragazza.
"A cosa ti servono?” intervenne Holly.
"Non vi riguarda.” rispose lui.
"Non te le darò.” disse perentorio Sasha.
“Ora io e la tua sorellina andremo nella stanza vicina, quando avrai deciso di dirmi dove sono le armi, non devi far altro che battere contro il muro.” disse Hunter prendendo Holly per un braccio.
Lei cercò di divincolarsi, mentre Hunter la trascinava fuori.
“Se le torcerai un capello, ti ammazzerò!” urlò Sasha cercando di alzarsi.

Katt entrò nella casa e guardò la donna sul pavimento. “Dov’è l’uomo?” chiese al poliziotto distogliendo lo sguardo dal tappeto intriso di sangue.
“E’ una pseudopersona. E’ nell’altra stanza.” rispose il poliziotto “Non ha fatto resistenza, ci ha accolti con un sorriso quando siamo arrivati e ci ha guidati qui dentro ... poi ci ha chiesto se poteva offrirci qualcosa da bere ...”
Katt si lasciò cadere sul divano e disse al poliziotto di portare lì l’uomo.
Quando questo entrò nella stanza Katt guardò il suo viso sereno e rabbrividì.
“Perché l’hai uccisa?” gli chiese.
“Perché doveva essere fatto.” rispose.
“Eri il suo domestico?” chiese Katt.
“No, ero il suo amante.”
“Avete litigato?”
“No”
“La odiavi?”
“No”
“Allora perché l’hai uccisa?!”
“Ho già risposto a questa domanda.” disse con voce piatta lo pseudouomo.
“Perché non sei scappato? perché sei rimasto qui ad aspettare di essere preso? Sai cosa ti aspetta!”
“Sarò terminato.”
“Non t'importa?”
“No.”

Hunter si chinò su Holly e la prese in braccio, poi entrò nella stanza dove era Sasha. “Avresti potuto risparmiarle tutto questo.” disse posandola delicatamente sul letto.
“Ti ammazzerò.” disse Sasha coprendo la sorella con il lenzuolo.
“Lei verrà con me, così tu non potrai fare nulla. La lascerò libera quando tutto sarà finito.” disse Hunter.
“Tu sei uno di loro, bastardo!” urlò Sasha “ma cosa volete fare? cosa ...”
“Di che cavolo stai parlando? credi davvero che io sia una pseudopersona?!”
“Fammi vedere il braccio!”
Hunter lentamente si arrotolò la manica: “Guarda” disse “il tatuaggio non c’è.”
Sasha rimase in silenzio per un po’ con gli occhi fissi sul braccio di Hunter, poi disse: “Allora a cosa ti servono le armi?”
“E’ meglio che tu non lo sappia. Non ora, almeno... mi farò vivo presto. E... non fare niente se ci tieni alla vita di tua sorella.”
“Va bene” rispose Sasha ormai vinto “non farò niente, ma non farle del male.”
Holly aprì gli occhi e chiamò: ”Sasha, sei qui?”
“Si, sono qui” disse Sasha toccandole il braccio.
“E’ andato via?”
“No, è qui e... Holly vuole che tu vada con lui”
“No!” urlò Holly “Ti prego, non permettergli di portarmi via!”
“Holly, ammazzerà tutti e due se non facciamo come vuole lui!”
“Aiutala a vestirsi” intervenne Hunter puntando la pistola verso Holly.

Scivolarono silenziosamente alle spalle dei poliziotti di guardia e quando questi si accorsero di loro era ormai troppo tardi. Spararono tutti insieme e i poliziotti caddero senza un lamento, poi presero loro le pistole ed entrarono nel commissariato.

Katt scese dall’aeromobile ed entrò nel commissariato. Guardò i poliziotti a terra e si chiese ancora una volta cosa stesse succedendo.

Hunter spinse Holly dentro l’aeromobile ed impostò il computer, poi prese il telefono: “Le armi sono in un magazzino al porto” disse nel ricevitore “molo 17”. Posò il telefono e disse ad Holly: “Ora dobbiamo solo aspettare.”
“Cosa?” chiese lei.
“Dobbiamo liberarci di quest'aeromobile. Tutta la polizia della città la starà cercando.”
“Cosa dobbiamo aspettare? quando mi lascerai andare?” chiese ancora Holly.
“Stai zitta, devo pensare.”
Holly cominciò silenziosamente a piangere. Hunter si voltò verso di lei e la fissò.

“Allora?” chiese Katt all’agente “Cosa ti hanno detto al Laboratorio?”
“Nessun guasto. Giurano che la pseudopersona che ha ucciso la donna con cui viveva era perfettamente funzionante.”
“Accidenti! non è possibile! perché l’avrebbe uccisa allora?!”
“Loro dicono che non è possibile che l’abbia uccisa, dicono che forse qualcuno ha riprogrammato la pseudopersona perché si accusasse dell’omicidio... ma non hanno trovato alcuna traccia di una riprogrammazione.”
Katt afferrò l’impermeabile ed uscì sbattendo la porta.

Hunter guardò Holly sdraiata sul letto e disse: “Com’è essere ciechi?”
“Chiudi gli occhi e lo saprai.” rispose Holly tirando la corda che la legava alla spalliera del letto “Mi fa male! allentala, per favore.”
“Non posso” rispose Hunter “devi startene buona fino a che non sarà finito tutto.”
“Tutto che?” chiese Holly.
Hunter non rispose e prese il telefonino. Fece un numero e disse: “Sono Hunter, tutto a posto?”. Ascoltò in silenzio per un po’ poi continuò: “Domani sera al Laboratorio e dopodomani mattina alla Casa Alta, ma solo dopo che il Presidente sarà uscito per andare al Centro Sarkana.” Ascoltò ancora poi disse: ”Non chiamerò più, è tutto nelle vostre mani.”
Hunter riappese e si sedette sul letto vicino ad Holly. “Non ti farò del male.” le disse.
“Cosa succederà al Laboratorio e alla Casa Alta?” chiese Holly.
“Niente che tu debba sapere.” disse con voce gelida lui, poi continuò con tono diverso: “Hai freddo?”
“Sì” rispose Holly.
Hunter si alzò, prese una coperta e la stese delicatamente su Holly. “Cerca di dormire” le disse “domani sarà una giornata faticosa.
“Come faccio a dormire con le mani legate! non posso neanche muovermi!”
Hunter sciolse le corde che legavano le mani della ragazza e si stese accanto a lei.
La circondò con le braccia e le disse: ”Ora puoi dormire, ma cerca di non fare scherzi, me ne accorgerei!”

L’aeromobile atterrò vicino al commissariato della zona B e prima che l’uomo potesse scendere questa fu circondata da poliziotti.
“Scendi con le mani alzate!” urlò uno di loro.
L’uomo scese lentamente tenendo le mani bene in vista: “Devo parlare con il comandante Katt.” disse.

Holly cominciò a spostare lentamente la mano di Hunter.
“Non ci proverei, se fossi in te.” disse Hunter senza aprire gli occhi.
Holly sussultò, poi disse: “Devo andare in bagno.”
Hunter si alzò senza una parola e seguì Holly in bagno. Rimase a guardarla fino a che lei non ebbe finito, poi disse: “Mi dispiace doverti fare questo, ma quello che devo fare è troppo importante.”
“Mi ucciderai, vero?” chiese Holly a voce bassa “Qualunque cosa tu debba fare... non potrai lasciare in giro testimoni!”
Hunter non rispose, la prese per un braccio e la guidò verso il letto.
“Ucciderai anche Sasha.” sussurrò Holly sdraiandosi.
Hunter si stese accanto a lei e la circondò con le braccia.

Katt ascoltò in silenzio ciò che l’uomo stava dicendo, poi chiese: “Perché sei venuto qui a raccontare tutto questo?”
“Siamo stati creati per servire gli uomini, non per distruggerli. Ho fatto solo quello che doveva essere fatto.”
“Tutti i tuoi amici, saranno terminati.” disse Katt.
“Non ha importanza.” rispose l’uomo.

Quando le pseudopersone entrarono nel Laboratorio trovarono gli uomini di Katt ad attenderli.

Hunter ascoltò in silenzio la notizia della distruzione del Laboratorio da parte di pseudopersone, poi sorrise. Tutto stava andando esattamente come lui aveva previsto: Katt stava tendendogli una trappola. Guardò Holly che ancora dormiva e si chiese cosa fosse quello che provava per lei. Non seppe trovare una risposta, si disse solo che ucciderla sarebbe stato difficile.
Spense la radio e tirò fuori da sotto il letto il fucile di precisione. Lo pulì, lo caricò e lo poggiò sul tavolo, poi si avvicinò ad Holly.
Lei aprì gli occhi, quando lui la toccò.
“Devo andare.” disse Hunter “Tornerò presto. Devo legarti, Holly, mi spiace.”
Holly stese le braccia verso Hunter in silenzio e lui le legò i polsi.

Katt non dormì molto quella notte, continuò a pensare alle parole dell’uomo che aveva incontrato quel pomeriggio. Qualcosa non tornava, si disse, ma non riusciva a capire cosa. Distruggere il Laboratorio non sarebbe servito a molto, gli uomini ne avrebbero costruito un altro ed avrebbero continuato a creare pseudopersone, ormai non potevano più fare a meno di loro. E allora perché? perché l’uomo di cui gli aveva parlato quel pomeriggio la pseudopersona credeva che avrebbe risolto il problema distruggendo il Laboratorio?
Katt prese il telefono e telefonò al Capo della polizia.

La mattina dopo, di buon ora, Katt entrò nella stanza del Capo della polizia. “Allora? cosa succede di così importante da farmi precipitare qui a quest’ora?”
“Non credo alle parole dell’uomo che abbiamo arrestato.” disse Katt “ci deve essere sotto qualcosa di molto più grande!”
Il Capo della polizia cercò di mantenersi calmo e disse: “A me pare che tutto torni.”
“No. La pseudopersona ci ha detto che un uomo ha riprogrammato alcune pseudopersone perché uccidessero degli uomini... per tenerci impegnati mentre lui organizzava la distruzione del Laboratorio.”
“E allora? hanno davvero cercato di distruggere il Laboratorio!” lo interruppe seccato il Capo della polizia.
“Già. Ma a cosa sarebbe servito? voglio dire che nessun uomo al mondo con un briciolo di cervello potrebbe pensare di risolvere così il problema! il Laboratorio sarebbe stato ricostruito!”
“Dove vuoi arrivare? io credo che invece tutto quadri: l’uomo è sconvolto dalla morte della moglie per un errore di una pseudopersona e pieno di odio per tutti loro. L’odio non fa ragionare, ha pensato solo a cancellare dalla faccia della terra tutte le pseudopersone. Senza il Laboratorio, non ne sarebbero più state create e quelle che già c’erano sarebbero in breve tempo scomparse senza la manutenzione del Laboratorio.”
“No. Non è così, ne sono sicuro!”
“Katt, non posso certo basarmi sulle tue intuizioni!” esclamò il Capo della polizia.
“Rafforzate la guardia del Presidente” disse Katt “vi chiedo solo questo! sono convinto che il vero bersaglio sia lui!”
“Katt, togliti dai piedi, per oggi ne ho abbastanza di te!”

Hunter poggiò il fucile sul davanzale della finestra e si accinse ad aspettare.

Sasha entrò nel commissariato e chiese di Katt.

Le pseudopersone scivolarono in silenzio nella Casa Alta.

Katt entrò come un ciclone nella stanza del Capo della polizia: “Avevo ragione!” urlò.
“Su cosa?” chiese il Capo della polizia con aria distratta.
“Un uomo è venuto a raccontarmi una storia su delle armi...”
“Che armi?” lo interruppe il Capo della polizia.
“Quest’uomo ha fornito un ingente quantitativo di armi ad un uomo! e noi non le abbiamo trovate, le pseudopersone che hanno cercato di distruggere il Laboratorio avevano poche armi e vecchie per giunta! ecco cosa non quadrava!”
“Di cosa stai parlando?!” chiese il Capo della polizia facendosi attento.
“Le armi devono servire per qualche altra cosa!” esclamò Katt.
In quel momento entrò un agente trafelato e disse con voce concitata: “Hanno assalito la Casa Alta! hanno ucciso tutti gli uomini che c’erano dentro!”
Il Capo della polizia balzò in piedi, poi si rilassò: “Il Presidente non era lì, è al Centro Sarkana per una conferenza!”

Hunter guardò nel mirino e sorrise. Prese la mira accuratamente e sparò al Presidente.

Holly non disse una parola mentre Hunter le scioglieva le mani.
Lui la guardò e provò una stretta al cuore. Doveva ucciderla, non poteva fare altrimenti, anche se cieca, avrebbe potuto riconoscerlo e denunciarlo.
Holly si alzò in piedi e chiese: “Stai per uccidermi?”
“Si.” rispose Hunter a bassa voce.
“Forse potresti anche spiegarmi perché a questo punto. Che differenza vuoi che faccia?”
Hunter si lasciò cadere sul letto e tirò Holly per la mano: “Siediti vicino a me.” le disse.
Holly si sedette e voltò il viso verso di lui.
Hunter avvicinò il viso a quello di lei e la baciò sulla bocca.
Holly gli fece una carezza sul viso e disse: “Deve essere importante per te... qualunque cosa sia! “
“Lo è” rispose lui “Lo è. Non vorrei ucciderti, ma non posso fare altrimenti! troppo dipende dalla riuscita del nostro piano!”
“Nostro? tuo e di chi?”
Hunter si alzò in piedi e si allontanò da lei: “Non sono un uomo.” disse a bassa voce.
“Che vuoi dire?” chiese lei.
“Sono una pseudopersona.”
“Non è vero!” esclamò Holly “le pseudopersone non provano sentimenti! e tu invece li provi... l’ho sentito! tu provi rabbia, compassione e...”
“E’ vero, io provo sentimenti, ma ascoltami, ti racconterò tutta la storia. Io sono stato creato e programmato come scienziato, ho lavorato anni al perfezionamento delle pseudopersone e un giorno mi sono accorto che l’unica cosa che impediva alle pseudopersone di provare sentimenti, di essere uguali agli uomini era un piccolissimo chip inibitore posizionato nel cervello. L’ho tolto dal mio cervello e sono diventato uguale a voi, ho provato le stesse vostre sensazioni, le vostre stesse emozioni, ma con una differenza: io ero immensamente più intelligente di qualsiasi uomo. Ero stato programmato con l’intelligenza e le conoscenze di mille uomini.”
Hunter tacque guardando Holly.
Lei allungò una mano e disse: ”Continua.”
Hunter si sedette vicino a lei e continuò: “Non riuscivo a sopportare come gli uomini trattavano ed usavano noi pseudopersone, ho cominciato a provare un odio feroce per gli uomini, poi ho capito una cosa: le pseudopersone sono immensamente superiori agli uomini, sono perfette, non si ammalano, non muoiono... e allora ho deciso: ho cominciato a costruire pseudopersone senza quel chip. Ora siamo tanti, ora possiamo cambiare le cose... e lo stiamo facendo. Ho ucciso il Presidente, nella confusione che si è creata possiamo impossessarci del potere, saremo noi a governare la città, saremo noi a prendere le decisioni.”
Hunter poggiò la pistola sulla tempia di Holly.
Lei chiuse gli occhi e mormorò: “Non hai pensato ad una cosa, Hunter, senza quel chip voi non siete perfetti, chi prova sentimenti non può essere perfetto.”
Hunter premette il grilletto.

N.B. Questo racconto è stato depositato alla SIAE. Non può essere pubblicato su altri siti, ne' usato per fini commerciali senza esplicito consenso dell'autrice.

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