Yasmini
Notte violacea dal sapore di cannella e zucchero filato,
notte verdescura dall'aria fluttuante e tiepida, farfalline notturne dalle ali polverose e sonnolente solleticavano i davanzali bui e
aspettavano il risveglio delle anime perse. Cancelli arabeschi avvinghiati da edere violente cigolavano repressi , come se gli
spettri dei nostri sogni passassero attraverso le grate . Profumo
di notte, profumo di foschia ghiacciata. profumo di sonno drogato, profumo di rabbia,
profumo di infelicità.
Mani forti e ossute scivolarono come ragni pelosi sotto la porta e, saltellando come ballerine russe , giunsero fino al
pavimento legnoso e odoroso di pino e, improvvisamente, si fermarono immobili e silenziose, mentre l'aria della camera
danzava all'unisono con il battito emanato da quelle mani eteree ed inesistenti.
Come un fedele servitore poggia la fronte umile sul capezzale di un monumento a un dio pagano, così le mani ammiravano
con stupore e reverenza il corpo conosciuto e indifeso che stava accasciato sul pavimento, catturato dal sonno, e la sua
bellezza così ingenua e spontanea. Una bellezza dolorosa. Una bellezza pericolosa.
Aveva piedi lunghi e forti, gambe ben modellate e lucide, come creta fusa e poi lavorata dalle mani sapienti di un genio
incompreso. . . le natiche abbronzate erano semicoperte da un gonnellino di pelle ambrata, intagliato e decorato da spiriti
passati, la schiena ampia e fasciata da muscoli leggeri e svelti. . . immensa nella sue perfezione, la sua pelle così
presente e così priva di consistenza. . . come sabbie lucenti e calde oltre la sopportazione, dove il vento rabbioso e
carezzevole solleva come onde di gelato l'arena pungente e attira verso di sé visitatori ignoti, ricoprendoli fino a
trasformarli in statue sabbiose. Pelle pericolosa, pelle insidiosa, pelle al di là della perdizione . . . la sue testa ,
appoggiata infantilmente come sul ventre materno , era come una curva continua da cui non si trova ritorno, ingentilita da un
capello scuro e finemente ondulato che ne ricopriva ogni tratto. . . labbra carnose color mirtillo quasi socchiuse. . . mascelle
squadrate e forti imbrunite da un velo castano di barba. . . occhi orlati da lunghe ciglia e allungati come nella comune
fisionomia orientale. . . e le sue mani, così belle . . . mani che sfiorano l'acqua come un soffio e risvegliano il sonno dei
pesci. . . mani che inforcano archi e scagliano frecce e portano sulla sua pelle i segni dolorosi di vittorie e battaglie. Mani che
odiano. Mani che invocano.
E le altre mani, indistinte nella loro presenza , inesistenti anche se tu le vedi, seguivano morbosamente ogni linea di
quel corpo, cercando con forza di assimilare ogni parte sconosciuta dell'anima che sta al suo interno. . . il suo
passato. . . le sue vite passate.
Un faraone coperto da oli luccicanti e dai fiori di loto selvatico, che dall'alto del suo trono brandiva una lancia macchiata di
sangue e con l'arte della sue bellezza assediava ogni sguardo perduto ed ogni sorriso stentato. Occhi di Horus. Capelli di
Iside. Virilità di Osiride. Rabbia del Nilo. Un filosofo greco dall'aria emblematica e lo sguardo perso oltre i confini
del reale e la sua mano ossuta che stringeva gelosamente la sua penna, come fosse oro pregiato colato nelle sue mani, e il
braccio divino che indicava una luce nel cielo e le sorrideva con ardore. Passione celeste. Amore platonico. Sfida all'ignoto...
Un guerriero nero della tribù più antica, circondato dal suo popolo adorante e dalle sue donne scalze ma belle più di
ogni altra regina. Lucente nel grasso di bue e spietato nel suo viso, vedeva arrivare l'inutile uomo bianco, con i suoi cavalli e
i suoi tesori, ed invocava la Madre della Terra con le forti mani a coppa. Capo riverito. Sacerdote della pioggia. Consigliere
degli spiriti.
Questo videro le eteree mano ormai spente di vita e assaporarono il potere dell'uomo che giaceva addormentato sul
pavimento legnoso come se si trattasse di rugiada rinfrescante. Ogni spirito combattivo che era passato attraverso quel corpo
aveva lasciato tracce maestose dietro di sé. . . il potere e la gloria avevano quasi violentato quel corpo raro ed ora
lasciavano che le mani sollevate in aria ne aspirassero ogni influsso, ne comprendessero ogni attimo. . . restando sfinite... incapaci di reggere la scariche sensuali dei ricordi del
passato.
Cessò ogni movimento. L'aria smise di tremare. Il corpo addormentato ebbe un sussulto debole ma poi riacquistò la
calma. Le mani persero ogni consistenza, scomparvero nel nulla come vento sfuggente, lasciando nell'aria profumo di
muffa e di ragnatele impolverate. E al loro posto apparve una figura nuda come se fosse stata appena iniziata dal battesimo.
Nuda come nel nostro peggior incubo, ma alta e maestosa come una regina calzata di sandali dorati e fasce di lino
decorate con henné. Fata. Folletto. Spirito. Umana. Un complicato e sensuale miscuglio.
Abbassò la folte ciglia e guardò con amore il corpo giacente sotto di lei, e mentre lacrime salate sgorgavano dai suoi occhi
violacei e bagnavano come pioggia finissima le sue gote, la figura si inchinò leggermente, quasi con reverenza, e baciò
sulle labbra l'uomo addormentato, posando le mani invisibili sui capelli scuri e ondulati di lui. Lo baciò finché le lacrime si
trasformano in violenti singhiozzi e la presa della sua mano non divenne graffiante. Poi si staccò delicatamente e abbandonò la
casa con passo stanco.
L'aria ritornò calma e tiepida, ma il corpo sdraiato sul pavimento legnoso esalò il suo ultimo respiro nella quiete
rapita del suo sonno. . . ma la sua bellezza rimase intatta come quella di una statua bronzea .
La figura uscì nella notte profumata e calda e svolazza tra le edere rampicanti mentre ululati silenziosi coprivano ogni cosa
come una cappa marina, lacrime salate bagnavano come umidità la terra calpestata e gli alberi piegati. Il
popolo del Faraone piangeva, i seguaci del filosofo greco piangevano, i soldati del guerriero nero piangevano. Ma la
consorte del Faraone, l'amante del filosofo greco, l'amata del guerriero nero volò via con le gote bagnate e le
labbra ancora saporite della bocca dell'uomo addormentato.
L'ultimo saluto all'unico uomo delle sue vite passate.
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