DINO BUZZATIda "Siamo spiacenti di" |
Il senso recondito |
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Si capisce, in questo scritto c'è un simbolo, un significato arcano, un doppio senso, come volete. Non ho difficoltà ad ammetterlo. Mi ha fermato proprio ieri per strada il capo della Santa Hermandada e simulando celia: « A quando » mi ha chiesto « una delle sue novellette? ». Perché le prime che ho scritto gli sono rimaste nel cervello; mica che sia riuscito a capirle, proprio per questo, anzi; a forza di almannacarci su, si è figurato ci fossero dentro chissà che complotti; e non erano che favolette morali, con innocenti allegorie. Eppure, devo confessarlo, ci avevo messo dentro anche qualcosa di più salato. Sotto l'innocente allegoria traspare una specie di massima, di considerazione, di legge etica, come appunto dicevo; ma sotto la massima, principio, chiamatelo come preferite, c'è pure un significato più sottile, non accessibile a molti, che può riuscire disagevole a chi non è abituato. A tanto, naturalmente, il capo della Santa Hermandada non è giunto. Lui fiuta tuttavia per istinto che ci deve essere un'insidia. Legge e rilegge, non si persuade, come chi sa l'orsatto imboscato nel macchione ma non riesce a vederlo e gira intorno aprendo con le mani le frasche perimetrali per guardare dentro ma non scorge niente e comincia a pensare che la bestia sia scappata eppure ha sempre la sensazione che sia acquattata là, tra le piante, a due metri da lui. Così quel malizioso gentiluomo. "Novellette" le chiama, e mi ha chiesto quando ne avrei scritta una nuova. Eccola qui, per servirla, Eccellenza. Né si direbbe che io l'abbia inventata per i Suoi riposi. Perché qui, in queste poche righe, coperto solo da un tenue velo, c'è abbastanza per riempirLa di veleno. Basta poco, glielo assicuro, per riconoscere il senso recondito. Non ho adoperato stavolta infingimenti complessi, indicazioni false, paragoni scorretti. Basta poco. E se Lei ci arrivasse, per la rabbia Le si attorciglierebbe il fegato come una banderuola. Ma è inutile, non ci riuscirà, nobile Eccellenza, né Lei né alcuno dei suoi sagaci coadiuatori. Come scarafaggi matti girerete per interi giorni su e giù per queste paginette cercando l'uscio segreto che vi consenta di entrare, o figli di cani. Dopo tanti anni la abitudinaria menzognavi ha ottuso la mante ed ora, vi scervelliate pure per anni, non ci arriverete ad afferrarlo, il regalino che ho preparato per voi, il cadeau grazie al quale godo oggi nel vedervi impallidire di collera e tuttavia dovermi ancora salutare con deferenza, e sorridere, e scherzare, e magari anche chiedermi: « A quando, carissimo, un'altra delle sue novellette? ». |