UNA COMMOVENTE CERIMONIA





Parte Prima






In una bella domenica di maggio Carlo ed Alice hanno finalmente
realizzato il loro sogno d'amore e si sono sposati.
Poiche' entrambi lavorano in Sala Operatoria hanno pensato
di fare una cosetta intima, invitando non piu' di 150 persone tra medici,
infermieri, tecnici e semplici simpatizzanti a partecipare alla loro gioia.
Ho partecipato anch'io, penso in qualita' di ginecologo della sposa,
e l'esperienza e' stata davvero istruttiva.
Una dedica? .... piuttosto un soffio, un sussurro... :)





Tutto comincio' alle nove di mattina perche' gli sposi avevano pregato gli invitati di venire qualche minutino prima per 'fare le foto'.
Due bruti che si spacciavano per fotografi mettevano insieme i gruppi piu' disparati: i cugini, i parenti lontani, i bambini, quelli che tengono alla Juventus, quelli che contestano la metafisica strutturale, quelli che odiano le teorie di Democrito e quelli che dicono che in fondo non sono male ecc. ecc.
Sballottato tra il gruppo dei 'Medici' e quello degli "Amici della Sposa" feci in tempo a salutare Filippo e Michela, anch'essi presenti.
Lei mi sussurro' velocemente: "Ma l'hai visto mio marito? Non ti sembra piu' coglione del solito?" e si allontano'.
Veloce mi arpiono' Filippo: "Solo tu mi puoi capire... sigh..".
"Ti capiro' meglio se ti spiegherai un poco piu' compiutamente..." borbottai mentre sorridevamo in un gruppo plastico di gente che sosteneva di essere laureata in Medicina e Chirurgia.
"E' presto detto: sono *terribilmente* innamorato!"
"Di Michela?" gli domandai guardandolo perplesso e rimanendo quindi di profilo nella foto ricordo, uhmpfff.
"Ma non diciamo @###ate! - rispose indignato - No. Questa e' diversa dalle altre, e' un angelo del Paradiso, il suo sorriso mi rasserena, il suo sguardo mi accarezza. Figurati che quando le ho letto le mie poesie e' scoppiata in un pianto dirotto!"
"Tutti scoppiano in un pianto dirotto quando ascoltano le tue poesie, Filippo"
"Faro' finta di non aver capito - disse tirando su con il naso - Il problema e' mia moglie: Michela non accettera' mai un eventuale divorzio. O se lo accetta mi rovina finanziariamente. Sono infelice..."
"Certo che e' un bel problema.." dissi in tono di premurosa solidarieta' ma non potei aggiungere altro perche' stavano arrivando gli sposi.
Carlo era vestito come un cameriere del Rex durante il viaggio in cui il celebre transatlantico vinse il Nastro Azzurro nel 1934, Alice invece ricordava un dolce famoso dalle nostre parti. Esso viene sempre meno cucinato e si chiama 'Montebianco'.
Il numeroso consesso proruppe in peana e ditirambi gioiosi perche' come tocco magico alle nozze si era pensato bene di far arrivare la sposa su un calesse.
Il problema era che il cavallo appariva manifestatamente affetto da enterite dissenterica ed il fido cocchiere era certo Tognu, tristemente soprannominato Damigiana per il suo attaccamento alla cultura ed agli studi enologici.
Successe quindi che calesse, cocchiere, sposa e cavallo si fermarono affannosamente in una qualche maniera circa 500 metri piu' in la' di dove ci si aspettava che sostassero.
"Poco male!" affermo' giulivo il padre dello sposo, un camionista che per l'aspetto raffinato era da sempre soprannominato Schiantacatene e guido' la maggior parte degli invitati verso quel remoto punto all'orizzonte.
Qualche minuto dopo il calesse riparti' per tornare al punto convenuto con Tognu che gridava in dialetto: "Ma dove andate? Tornate tutti la', deficienti! Hic!" e quindi si assiste' ad un colossale dietro front degno di una piazza d'armi.
Qualche vecchia cominciava a mostrare segni di cedimento.
Con la coda dell'occhio notai Giorgio, ortopedico, 'tombeur de femmes' ufficiale dell'Ospedale che stava guatando una rossa sdegnosa che faceva le mostre di non interessarsi a lui.
Mi si avvicino' felpato come un giaguaro: "Che ne pensi di quella? Fa un po' la ritrosa ma penso di riuscire a farmela per stasera...".
"Ma dove? In un confessionale? E poi non e' sposata?" dissi perplesso.
"Sposata? Certo, ma e' questo il bello, un altro marito da fare becco! Sai, la mia e' quasi una missione. Ed in un confessionale? E' un'ottima idea.. il sacro.. il profano.. ottimo.. ottimo... A proposito, hai visto mia moglie?"
"Uhm... credo sia in un confessionale... a confessarsi, naturalmente - gli risposi ridacchiando - Attento quando c'entri, abbassa la testa, magari".
"Ah ah ah che ridere!" mi apostrofo' acido.
Siamo amici dai tempi delle elementari; certe battute con Giorgio me le posso permettere ma, in ogni caso, nei confessionali lui ci ando' davvero a vedere perche' sua moglie e' un peperino.
Subito dopo conobbi la signora Ines, la madre della sposa, che si era presentata in un completino rosso fuoco che faceva risaltare le sue opime forme.
La signora Ines ha fama di essere persona un poco svagata, infatti, dopo cinque minuti gia' era scomparsa.
"Dov'e' la mamma?" grido' Alice e costrinse un centinaio di persone a cercare la genitrice che fu ritrovata in un bar vicino che lei aveva preso per il ristorante dove si sarebbe successivamente celebrato il rituale pranzo e gia' si era seduta ad un tavolo assieme a dei pensionati che giocavano a scopone e che non la degnavano di uno sguardo.
Schiantacatene nel frattempo mi si avvicino'.
"Eh, dottore, la invidio, che bel lavoro che fa. Voi ginecologi sempre in mezzo a quella cosa la' " mi disse lirico.
"Uhm.. gia', dal mattino alla sera, sapesse quanto e' bello. E non ci basta mai".
"Sa una cosa? Voi lavorate dove gli altri si divertono! Ahahahahahahah!" e giu' una terribile botta sulla schiena. Fui cosi' infelice solo una volta nel 1954, credo.
Le foto finalmente finirono e si entro' nella poco discosta chiesa.
Il matrimonio si svolse senza incidenti particolari. I testimoni erano stati scelti probabilmente col computer: quelli della sposa erano alti e magri, quelli dello sposa bassi e grassi.
Il sacerdote, ispirato dal consesso oceanico, si lancio' in una predica-pippone di circa un'ora in cui passo' in rassegna pressoche' *tutto*: parti' dal peccato originale, passo' alla crisi industriale di fine secolo, si libro' sulla caduta del muro di Berlino, s'avviticchio' sulla crisi delle vocazioni e termino' con gli eterni interrogativi: "Chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo?".
Dietro di me il prof. Santoanastaso, bella figura di primario e di medico, sussurro': "Non so pvopvio di dove veniamo ne' dove andiamo ma se continua ancova un po' di cevto so dove mandevo' lui!".
Michela mi si avvicino' fluttuante.
"Umpfhhh... volevo dirti una cosa..."
"Prego" le sorrisi.
"Senti, se ti dicessi che mi piace molto un... un.. non so come definirlo..." mi disse.
"Un coglione?" l'aiutai premuroso.
"Si, si potrebbe definire cosi'. Tu pensi che Filippo potrebbe avere qualcosa da ridire?"
"Macche', a tutti i mariti piace farsi mettere due corna, son ragazzate. Finisce tutto in una bella risata e ale', la vita ricomincia!" le risposi allegro.
"Non so che pensare di te, non lo so proprio" mi disse meditabonda.
Stavo per risponderle che non lo sapevo nemmeno io quando proprio in quel momento la sposa si volto' ed in soffio si rivolse preoccupata ai banchi piu' vicini: "Dov'e' la mamma?".
La signora Ines aveva colpito ancora.
Questa volta tocco' a me e a un paio di infermieri dell'Urologia ritrovarla seduta in sacrestia.
Credeva di essere al ristorante e cercava di attirare l'attenzione dei chierichetti reputandoli dei camerieri.
Come ci ricompose alla meno peggio tra i banchi, la mia attenzione, mentre la cerimonia continuava, fu captata dalla dr.ssa Tambussi e dalla dr.ssa Baiardi, due colleghe del Reparto di Rieducazione Funzionale.
Esse vivono in simbiosi, pur cupamente gelose una dell'altra e con una stima reciproca molto prossima allo zero. Le conosco da sempre ma hanno il magico potere di mandarmi un poco in confusione.
La Tambussi mi disse, passando oltre: "Al ristorante vedi di organizzare un gruppo di gente un po' simpatica allo stesso tavolo. Con questi zotici non mi diverto. Ah, e naturalmente taglia fuori quell'arpia della Baiardi, non la sopporto oggi".
Trenta secondi dopo la Baiardi mi spiffero', passando senza guardarmi: "Al ristorante vedi di organizzare un gruppo di gente un po' simpatica allo stesso tavolo. Con questi zotici non mi diverto. Ah, e naturalmente taglia fuori quella poco di buono della Tambussi, non la sopporto oggi".
Alzai il pollice ad entrambe. Con loro lo faccio spessissimo e poi torno ad occuparmi dei fatti miei: e' l'unico sistema che garantisce un minimo di sopravvivenza.
Solo un mese prima ero stato a Milano con entrambe ad una mostra ed era finita in una colluttazione tra le due ragazze che sostenevano una che Cleopatra era sorella di Tolomeo III e l'altra invece di Tolomeo IV.
Nel frattempo, come Dio volle, la cerimonia fini' e Carlo e Alice furono uniti in matrimonio.
All'uscita della chiesa i due furono letteralmente travolti da una pioggia beneaugurale di riso: Schiantacatene aveva provveduto ad una mezza dozzina di sacchi per un totale di circa tre quintali.
I due biechi fotografi bloccarono tutti costringendoci ad un'altra oretta di pose statuarie e poetiche.
Filippo mi si avvicino': "E' che nell'intimita' lei e' una donna favolosa!"
"Chi? Michela?" gli domandai.
"Ma lo sei o lo fai? Con Michela l'ho fatto l'ultima volta per festeggiare la vittoria di Zama su Annibale! Io sto parlando di questa ragazza nuova che mi ha preso i sensi..... sigh"
"Senti Filippo - gli dissi ragionevole - Se non la smetti di parlare di questa relazione, l'unica che prendera' qualcosa sara' Michela: cioe' i tuoi soldi con il divorzio".
Filippo stava per replicare ma arrivo' Michela e si defilo'.
"Cosa diceva quel coglione?" mi inquisi'.
"Mi parlava delle sinapsi acetilcoliniche" tubai.
"Seehhh... Avra' qualche baldracca per le mani e tu gli tieni bordone. Comunque ti ho gia' detto che anch'io ho dei problemi. Io e te dovremmo parlare molto a lungo. Vieni a Noli la settimana prossima?" e si allontano' senza darmi il tempo di replicare.
Strane ragazze.
Finite le foto tutti gli invitati si trasferirono al ristorante per il canonico pranzo.
Io detti un passaggio ad alcune parenti della sposa: zia Lina (88 anni), nonna Luisa (91 anni) e la zia Lulu' (82 anni). Mi aspettavo di dover deviare da un momento all'altro verso il Centro di Rianimazione piu' vicino ma le ragazze resistettero bene.
La fila delle auto degli invitati si snodava per la citta' con spaventosi suoni di clacson, grida, ululati e tutto quanto puo' escogitare l'ingegno umano per non passare inosservati.




Fine della Prima Parte







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