STRANEZZE DAI CASSETTI DI MOROVICH
di Sandro Ricaldone
Dai cassetti di Enrico Morovich, uno dei rari autori del Novecento letterario italiano ad aver fatto del fantastico il tema portante della propria narrativa, ha preso a fuoriuscire sin dagli anni '60 (dapprima di soppiatto ma via via sempre piu' scopertamente) una sequela di piccoli, coloratissimi disegni.
Apparentemente tracciate con noncuranza - o, come usa dire, con la mano sinistra (arto scherzoso ma altresì inquietante) - queste vignette sono andate sciamando attraverso la corrispondenza privata, finendo con l'arrestarsi - debitamente incorniciate - su qualche parete o su pagine di rivista, in margine ai racconti che Morovich ha pubblicato un po' ovunque.
Solo in anni recenti pero' questo aspetto dell'attività moroviciana è venuto in luce, con la mostra tenuta nell'estate 1985 alla Libreria Sileno, che ha poco più avanti pubblicato un opuscolo in cui l'Ufficio di Ricerche e Documentazione sull'Immaginario aveva riunito una ventina di fogli risalenti agli anni '60/'70. In questi giorni una nuova raccolta di lavori grafici dell'autore fiumano ("Stranezze") e' stata presentata dalle Edizioni della Luna Nera alla rassegna delle piccole case editrici svoltasi al Castello di Belgioioso.
Ciò che colpisce, scorrendo le pagine di quest'ultimo volume, realizzato in una tiratura limitata da Gianni Baretta, è l'arguzia apertamente dichiarata, senza allusività di sorta, in modo del tutto rispondente alle costanti del registro moroviciano ove, rovesciando il procedimento usuale, l'evento straordinario viene ricondotto ad una dimensione meramente quotidiana, sì che, ad esempio, in luogo di scambiare un lenzuolo per un fantasma, è il fantasma ad essere scambiato per un lenzuolo ed a venire, conseguentemente, steso ad asciugare.
Nei disegni pubblicati appaiono le silhouettes d'una proterva fauna dal viso umano, incline a performances acrobatiche; s'impiantano monumentali agglomerati di volti inglobati in arbusti rigogliosi; esilaranti processioni dirette chissà dove.
Nelle sue chiose, la critica ha evocato nomi illustri: Savinio e certo Surrealismo a proposito delle commistioni (o metamorfosi) fra uomini ed animali che se può vantare radici mitologiche non sarebbe improprio leggere come la risultante di una maldestra sperimentazione di Brooks/Frankenstein; Longanesi e Maccari riguardo alla vis satirica.
Quest'ultima notazione sembra, in realtà, maggiormente appropriata; ancora si potrebbe forse azzardare anche qualche sotterraneo collegamento con i più estrosi esercizi patafisici, secondo un'indicazione che raccogliamo da Vincenzo Accame. Ma è meglio far punto. Un apparato esplicativo troppo pedante finirebbe con l'appesantire la fruizione di queste tavole che nessun'altra propensione richiedono se non a lasciarsi divertire.
HOME PAGE
SUI DISEGNI DI MOROVICH
ALTRI TESTI
IMMAGINI
BIBLIOGRAFIA