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Il sistema fiscale non favoriva la redistribuzione dei redditi: il 74% delle imposte erano indirette e solo il 26% dirette (dati del 1964, mentre per il 1958 anche peggio: 78% contro 22%).

Nel 1963 si accentuò il passivo della bilancia dei pagamenti per via delle importazioni, la lira s'indebolì e i capitali incominciarono ad essere trasferiti all'estero.

Si spendeva in beni di consumo e di lusso, ma poco per i servizi pubblici: scuola, porti, ferrovie, ospedali, sanità, rinnovamento urbanistico. L'Italia restava un paese povero di scienziati, di professionisti, dirigenti ed amministratori. Il boom aveva portato benessere solo al 25% degl'Italiani ,secondo una stima di Ugo La Malfa, ex ministro del Bilancio e poi dirigente del PR(partito repubblicano).

IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI
Nel '62 vengono nazionalizzate le industrie elettriche (9 in tutto) ma l'indennizzo viene pagato alle società e non agli azionisti.
La fiducia degl'investitori nella Borsa diminuisce, nel '63 i depositi bancari di una famiglia rappresentano il 28%, le azioni il 23%, i depositi postali il 9%; nel'70 i depositi bancari sono il 36% e le azioni il 9,5%.Il risparmio c'è, ma l'Italiano non ama rischiare i risparmi di una vita. Risulta che nel '69 solo l'1,3% delle famiglie aveva titoli azionari.

MIGRAZIONI INTERNE.
Una parte degli Italiani cerca di fuggire ad una vita di stenti: è un flusso che parte dal Sud e dalle zone interne dell'Appennino. Scriveva G.Bocca in un'inchiesta pubblicata nel 1964:
"Gli uomini dell'Italia contadina se ne vanno al ritmo di uno ogni minuto. Negli ultimi 10 anni sono fuggiti 1.380.000, nell'ultimo anno 400.000.
Mentre il contadino fugge dalle colline l'industria ridisegna la pianura. Lo si vede volando da Roma a Milano: montagne e colline meno arate e poi, nella pianura il popolo dei pioppi governato da pochi contadini-operai. Non è più il paesaggio di dieci anni fa e non è più quella politica: i duecentomila braccianti del ferrarese si sono ridotti a quarantamila.
Mentre la fuga dei contadini si fa caotica, l'altra Italia diffonde, con la pubblicità, il mito di un benessere alla portata di tutti, televisori, motorette, radio, elettrodomestici in tutte le case.È così facile, basta pagare. Ma pagare con che, se la terra non rende?
Di certo vi è una cosa sola: meglio l'industria. Un miliardo di lire investito nell'industria ha reso 450 milioni nel triennio 1958\60, uno investito in agricoltura 10 milioni. E perché non fuggire se in città guadagni il doppio lavorando la metà?". In 10 anni, aggiungeva il giornalista, la popolazione di Torino era aumentata del 43%; le altre città-calamita: Genova e Milano. Una certa attrazione per la popolazione del centro-sud, isole comprese, era esercitata anche da Roma e Napoli. [tra il 1949 e il 1961 la Fiat ha raddoppiato i suoi dipendenti e la popolazione di Torino è aumentata del 50%, quella di Milano del 25%, quella di Roma di oltre il 30%.- da Aziani e Mazzi,Storia del XX secolo]