Ho ripreso in
mano un vecchio libro di mio padre (B. Aschero, Teoria e tecnica della indicizzazione per
soggetto, 1988)che parla del ricercare le informazioni, ovviamente dal punto di vista di
informazioni cartacee, contenute in un luogo fisso, e ho buttato giù alcune
considerazioni, rivolte soprattutto al risvolto didattico della questione.
Reperire
informazioni è un processo che si basa - in
prima istanza sulla fiducia del/nel lavoro degli altri: nella realtà pratica
riesco a reperire un dato solo se questo è stato precedentemente immesso, controllato,
indicizzato, in rete succede lidentica cosa se mi baso su una ricerca per directory
( Yahoo) e simile se mi baso sullindicizzazione automatica (Google), perché in
questo caso comunque qualcuno deve aver immesso nella
rete il dato stesso (M. Ferraris, Navigare nel WWW a scuola: ma per andare dove?).
In realtà, però, il mio problema, a livello di scuola di base, non è tanto il reperire
un dato, ma come riuscire a trovare un metodo attraverso il quale insegnare a reperirlo:
devo quindi insegnare a scomporre il meccanismo per riconoscerlo e per difendermi da esso.
Nella pratica didattica questo è un metalavoro quotidiano; a scuola per lo
più si insegnano/ trasmettono, attraverso dei processi, contenuti ed abilità che vengono
immagazzinate nella memoria: importante è riuscire a recuperare in modo veloce ed
accurato il dato richiesto per utilizzarlo nel nuovo contesto (che può essere lo stesso,
simile o completamente diverso).
Ciascun dato, concetto, classe viene rappresentato da una parola (è una
parola): si può quindi ipotizzare di partire dalle parole stesse, per comprendere il
meccanismo, di cui non si può fare a meno, come non si può trascurare di insegnare a
scuola guida il significato dei cartelli stradali.
Non è un processo immediato e naturale perché la key-word singola porta necessariamente
a ridondanza e a massima generalizzazione: non per nulla esiste una scala per misurare il
grado di recupero (100 documenti su 5000) e il grado di precisione (di 100 documenti 10
utili).
Mi devo quindi muovere in una specie di spirale al contrario: linearità nella ricerca
cartacea, labirinto nel web, spirale nei riguardi di entrambi): per passi, per parole
successive devo avvicinare il gruppo di alunni sempre di più al contesto corretto usato
da chi ha costruito la base dati.
Non sempre però, soprattutto nel primo ciclo, lalunno è in grado di specificare un
concetto; nei primi approcci mi concentrerò, quindi sul dato noto, su un
elemento già conosciuto e determinato: quanti e quali sono i libri scritti da J. K.
Rowling e quali fra questi posso trovare in modo da leggerli in classe?
In realtà mi sarebbe più facile contestualizzare lapprendimento in un luogo reale,
con del materiale manipolabile con le mani, per passare da unastrazione (parole su
un cartoncino) a una realtà (libro), ma la correttezza di questo processo viene
controbilanciata dalla difficoltà logistica : uscire da scuola, salire e scendere da uno
o due autobus, arrivare alla biblioteca
.
E laspetto logistico, insieme allabbondanza, che però è unarma a
doppio taglio, uno dei fattori preponderanti per la ricerca in rete.
Ne secondo ciclo, invece, posso iniziare a concentrarmi su domande più complesse: stiamo
lavorando su un argomento e vogliamo approfondirlo, ricerchiamo quindi insieme il
materiale necessario, attraverso la classe, la voce di soggetto.
Adesso i ragazzi sono in grado di definire sempre di più da soli la parola chiave, di
trovare le parole legate alla principale, di stabilire connessioni fra queste parole, di
utilizzare queste connessioni (and, not, or
)per formare una frase.
Laccento passa quindi dal come reperire linformazione al come esaminarla ed
utilizzarla, cioè sono ora logicamente in grado di trovare una serie di documenti, ma
trovo comunque pagine e pagine scritte (se stampate ho davanti una montagna di libri o di
fascicoli, se sul monitor devo decidere velocemente quali salvare e quali cestinare): devo
stabilire se sono pertinenti, se potrebbero interessarmi in un secondo momento, se le
parole mi possono depistare (le radici fissano la pianta al terreno vuol dire che le
radici guardano la pianta? Isabella, 8 anni).
Devo quindi esaminare il documento, individuare le informazioni in esso presenti,
selezionare i concetti e salvarli/trattenerli in una forma a me compatibile: è un
processo che devo svolgere in modo veloce, ma il più possibile preciso perché se sono in
rete non è detto che riesca a tornare in quel preciso sito, se sono in una biblioteca
prima o poi mi sbattono fuori e comunque devo tornare a scuola/casa.
Non posso leggere interamente il documento (contrariamente a ciò che predichiamo quasi
giornalmente), devo imparare a ricercare i punti chiave, titolo, indice, introduzione o
prefazione, conclusioni, frasi iniziali e finali di ogni capitolo, parole scritte in modo
diverso
. e a comportarmi come un programma di indicizzazione automatica,
soffermandomi solo se trovo la key-word o le parole ad essa collegate (mappa concettuale).
Devo sviluppare abilità di lettura veloce, di ricerca degli indizi (scannering), di
deduzione del significato generale (skimming).
Una volta individuato il tema del documento devo selezionarne i concetti, il tema
principale e quelli secondari ( che potrebbero essermi utili in un secondo momento più
approfondito e circostanziato della ricerca) e infine devo tradurre il tutto in un
linguaggio facilmente accessibile alla mia fascia detà (cosa che se svolgo una
ricerca libera sia in rete sia in una biblioteca, a meno che non sia una biblioteca per
ragazzi, può rivelarsi il compito più arduo).
Tradurre un linguaggio adulto, o un linguaggio non scritto a parole ( dalla mappa alla
statistica al video)in qualche cosa di comprensibile, utilizzabile e fruibile dagli altri
è il processo finale (precedente, ma complementare e soprattutto base alleventuale
prodotto)della ricerca : ho cercato ed ho trovato le mie informazioni, le posso utilizzare
per formare qualcosa di nuovo.
Nella scuola, quindi, possono e devono coesistere tutte e tre le impostazioni: ricerca in
una biblioteca reale, ricerca nel web considerato come unenorme, quasi infinita,
biblioteca, ricerca come processo di conoscenza proprio per insegnare a
domandare (anche se per Gadamer ciò non è insegnabile).
Nella scuola possono e devono coesistere molteplici linguaggi, molteplici fonti
informative, molteplici sussidi: lavvento del personal computer non deve mandare in
pensione la lavagna o il libro di testo.
Ogni oggetto deve essere assimilato nella prassi didattica e utilizzato per ciò che può
dare e fornire: solo in questo modo i nostri alunni continueranno a porsi e a porre a noi
delle domande.
Non è l oggetto o il metodo che
possono da soli sviluppare il pensiero creativo o la curiosità, ma la molteplicità degli
stimoli proposti, la libertà di scegliere fra differenti modalità di scoperta del mondo
(forse è proprio per questo che ad un certo punto i ragazzi rinunziano a fare
domande
le risposte che ricevono sono sempre le stesse). |