Le istruzioni operative per questa
attività prevedono la definizione del contesto, non ho ben capito perchè definire un
contesto "fittizio". Chissà perchè mi ero fissata sul fatto che avrei
progettato (insieme al gruppo è chiaro) e, successivamente, realizzato un progetto nel
mio contesto di classe reale e a tale contesto avevo fatto riferimento quando,
nell'incontro in presenza di gennaio, con le colleghe di gruppo avevamo concordato il tema
(a questo proposito farò seguire un altro intervento).
Mi pare però di capire che ora per progettare dobbiamo avere tutte uno stesso contesto di
riferimento e che, per forza di cose, debba essere fittizio.
Mentre riflettevo su tale compito da sola in montagna mi dicevo che sicuramente al mio
ritorno leggendo gli altri interventi avrei capito, mi pare invece che nessuno finora
abbia affrontato questo problema (almeno nel nostro gruppo, non ho ancora avuto il tempo
di leggere i messaggi degli altri escluso "Brontolo" di Marcello) e pertanto vi
chiedo scusa se rischio di sviare un discorso che forse per voi è già chiaro.
In ogni caso poichè nelle istruzioni di Dorotea leggo che dovremmo cercare di rendere il
contesto "fittizio" il più possibile vicino alle nostre realtà, penso per una
successiva implementazione del tutto nelle nostre classi, ritengo che il primo passo sia
provare a descrivere il contesto nel quale opero attualmente.
Insegno in una classe seconda composta da 20 alunni (13 femmine e 7 maschi), di cui due
bimbe di madrelingua francese, una spagnola e una araba (tutte ora in grado di comunicare,
almeno in modo semplice, in lingua lingua italiana), inoltre il padre di un'altra bambina
è turco e c'è ancora un bimbo di colore figlio di un'italiana e un arabo. Ritengo che la
componente multiculturale sia un elemento di ricchezza di questa classe nella quale tutti
abbiamo imparato ad accettarci con naturalezza. Un bambino presenta difficoltà di
apprendimento legate ad oggettivi problemi di linguaggio ma derivanti soprattutto
dall'ambiente familiare deprivato in cui è inserito e dai problemi affettivi ed emotivi
che ne derivano e che condizionano le sue capacità di concentrazione e di attenzione.
Si tratta di una classe a Tempo Pieno "tradizionale" nella quale operano solo
due insegnanti: la mia collega si occupa di Lingua Italiana, Storia, Geografia, Studi
Sociali, Religione ed Educazione all'Immagine, io di Matematica, Scienze, Lingua Francese,
Educazione Motoria ed Educazione al Suono e alla Musica.
La nostra scuola comprende 14 classi di scuola elementare (3 sezioni per ogni classe
parallela meno per le seconde che sono 2) e una sezione di bambini dell'ultimo anno di
scuola materna. Nel plesso (sarebbe meglio dire "nei plessi" perchè si tratta
di due edifici e un refettorio collegati da un corridoio) è presente un'aula
"multimediale" dotata di 4 computer in rete con stampante, scanner,
masterizzatore ma senza collegamento a Internet (la presa del telefono è nell'altro
edificio e attendiamo l'"allaccio" da due anni) e una seconda aula con un
computer, una stampante e il collegamento a Internet. L'orario prevede che gli alunni
della mia classe possano accedere all'aula "multimediale" per almeno un'ora alla
settimana (esistono dei "momenti morti" in cui è sottoutilizzata e che potrei
sfruttare in caso di necessità), mentre non è stato previsto un orario per l'altra aula
che di solito viene utilizzata dalle insegnanti di sostegno come spazio per il recupero
degli alunni con H. Nella scuola sono presenti inoltre le seguenti strumentazioni: lavagna
luminosa, proiettore di diapositive, macchina fotografica, macchina fotografica digitale,
televisore, videoregistratore, registratori a cassetta (di cui uno con il mixer) e un
lettore di CD audio. Grazie al Progetto Speciale Biblioteca in rete con altri tre circoli
della Provincia, disponiamo di una ricchissima biblioteca fornita di circa 1500 libri di
narrativa e 500 testi "documentali" catalogati con il software Winiride.
Non so se queste informazioni sono sufficienti ma penso possano costituire l'inizio per il
confronto con le vostre realtà al fine di "concordare" il contesto
"fittizio" per il lavoro successivo.
|