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Saussure osserva, a proposito dei segni linguistici, una cosa abbastanza ovvia:  la relazione che si instaura tra singnificante e significato non ha alcuna motivazione, è del tutto arbitraria. Non c'è nessun motivo secondo il quale, ad esempio, alla parola italiana "cane" si associ il concetto di "animale a quattro zampe migliore amico dell'uomo", la relazione tra concetto e manifestazione è assolutamente arbitraria e frutto di convenzioni sociali.

La prima prova inconfutabile a favore di questa tesi è di dimensioni macroscopiche: come spiegare infatti l'enorme variabilità di tutte le lingue del mondo? 

Un secondo argomento a sostegno delle affermazioni saussuriane riguarda le parole onomatopeiche, parole il cui suono in qualche modo richiama l'oggetto al quale si riferiscono. Dette parole dovrebbero essere uguali in tutte le lingue, cosa che non è. La traduzione francese della parola chicchirichì, canto del gallo, è cocoricò! Indubbiamente, per questi casi specifici, si può dire che la relazione di significazione (tra significante e significato) sia, per così dire, un po' meno arbitraria ma in ogni caso non è naturale.

Guardando le cose da questa prospettiva bisogna accantonare ogni tentativo di analisi storica (diacronica, per meglio dire). Si può conoscere il significato di "falce e martello" (simbolo del comunismo) senza sapere che i due simboli stanno per operai e contadini! 


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