

 
I
colleghi del commissario De Luca: Carlo Brighenti e Romualdo Natoli.
di Daniele Cambiaso.
Ben più organiche
rispetto alle esigenze della propaganda fascista, che mal tollerava le
storie criminali ambientate in un’Italia da considerarsi moralmente
rigenerata e normalizzata, risultano essere invece le figure del
commissario Orazio Grifaci, creato da Carlo Brighenti, vero
“campione” di virtù littorie, per non parlare del sinistro ispettore
nazista Welf Schurke, che l’autore Romualdo Natoli chiama a
rappresentare con inquietante incisività gli ideali superomistici e
razzisti affermatisi nel Reich hitleriano.
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Sul rapporto
tra fascismo e giallo italiano si è già detto e scritto molto, non così su
alcuni scrittori che aderirono al regime e si prestarono a un'opera di
propaganda delle idee fasciste attraverso la loro produzione narrativa. In
questa sede prenderemo in esame in particolare due autori: Carlo Brighenti
(che in certe sue opere assunse lo pseudonimo di Cabrenti) e Romualdo
Natoli. Nomi oggi sconosciuti ma spesso citati negli studi sull'argomento;
poco o nulla studiati, però, se si eccettuano le pagine loro dedicate da
Loris Rambelli nel suo saggio, Storia del "giallo" italiano, del 1979,
tuttora fondamentale e imprescindibile.
." I
romanzi di Natoli sono programmaticamente macchine per la propaganda,
virati al peggior antisemitismo: dunque i nemici sono presto identificati
in appartenenti alla razza ebraica o, in sostituzione, spie al soldo degli
Inglesi, la "perfida Albione" d'infausta memoria. Il personaggio, e il suo
autore, considerano la presenza degli ebrei come una minaccia, un pericolo
che va disinnescato ed eliminato; l'azione repressiva e persecutoria non
va intesa dunque come un'aggressione, ma una difesa legittima e sacrosanta
... "
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