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I colleghi del commissario De Luca: Carlo Castellaneta.

di Daniele Cambiaso.

Il passaggio dall’antifascismo tutto sommato contemplativo del celeberrimo commissario gaddiano  e dei suoi successori alla discesa agli inferi dell’anonimo poliziotto repubblichino protagonista del “Notti e nebbie” (1975) di Carlo Castellaneta potrà a questo punto risultare forse brusco, ma è sicuramente interessante e rappresentativo di due modi profondamente diversi, ma nel complesso complementari, di cogliere e rappresentare la figura e il ruolo del poliziotto nell’età fascista.

Cambia decisamente il contesto, dalla sonnacchiosa società romana si passa alle macerie morali e materiali di una Milano diventata capitale virtuale della Repubblica di Salò: su questo proscenio si muove un investigatore dell’ufficio politico milanese (nella finzione televisiva proposta negli anni Ottanta, sarà interpretato da un eccezionale Umberto Orsini e si chiamerà Bruno Spada), caratterizzato da una forte carica ideologica, che fa della coerenza  più inflessibile una norma di vita assoluta, sino a spingersi in nome di questa alle azioni più estreme. Ebbro di un potere che le caotiche e convulse circostanze storiche rendono pressoché assoluto, votato a un superomismo maschilista e a un decadente “cupio dissolvi” acuito dalla disperazione dell’ora, il poliziotto di Castellaneta non si risparmia nulla: si concede squallide e morbose avventure erotico-sentimentali tanto nei postriboli quanto nelle alcove della borghesia di un regime ormai agonizzante, si scatena in una lotta ai gappisti senza quartiere, abbandonandosi a stupri, torture, ricatti, omicidi fino all’inevitabile resa dei conti, che incombe sul protagonista alla fine del romanzo ma non ne decreta affatto la fine, consegnandolo, anzi, al lettore con la consapevolezza che gli sarà probabilmente possibile sopravvivere all’incipiente epurazione. E’ un modello negativo di poliziotto, fortemente ideologizzato, nel quale sembra riecheggiare l’atmosfera claustrofobica e violenta delle truci memorie di un autentico ex-poliziotto di Salò, il capitano S.A. che nel volume “Con queste mani”, pubblicato da SugarCo negli anni ’70, rievoca senza reticenze il suo feroce impegno nella lotta antipartigiana.

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