Il manifesto
La storia è intesa come lotta di classe. La classe è un insieme di individui che condividono elementi comuni di tipo sociale; è unità autocosciente della propria situazione, la quale si trasforma in un soggetto rivoluzionario. Questo prende coscienza della propria condizione e confluisce nel partito. Se i singoli individui non prendono coscienza e agiscono in modo comune, allora non sono classe. Fasi della lotta: perché avvenga coscienza di classe sempre maggiore, bisogna cercare di capire a fondo la propria condizione, ma se lo capisce il singolo, non può fare niente, se però se ne accorgono tutti o comunque, tanti, c’è possibilità di rivoluzione. Scatta l’azione politica legale: la dittatura del proletariato. Mentre le dittature normali sono oppressione di pochi su tanti, nella dittatura del proletariato sono tanti che opprimono pochi. La proprietà privata vaabolita a favore di una gestione collettiva e socializzata dell’economia. I bambini devono stare tra banchi di cuola, non nelle miniere, né esercito deve essere un organismo permanente e statalizzato: devono essereci solo operai armati. No al sistema parlamentare con delega: bensì democrazia diretta, basata si, su delegati eletti a suffragio universale, ma responsabili del proprio mandato, pena l’esonero in qualsiasi momento il che implica frequenti consultazioni elettorali. Cambia il modo di produzione e tutto diventa di tutti: scompaiono le grandi classi che si fondono in una sola; scompare l’antagonismo di classe, scompare lo Stato (che serviva a tenere inalterate le differenze sociali a vantaggio dei capitalisti), per lasciare il posto all’amministrazione. Amministrazione che deve confluire nel comunismo che è di due tipi: quello rozzo e primitivo fondato sulla figura dell’homo economicus  e quello superiore, fondato sulla figura dell’homo novus, nel quale ciascuno deve dare secondo le sue possibilità e a ciascuno deve essere dato secondo i suoi bisogni, visione questa, assolutamente utopica, con un ideale di fondo anarchico.