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Polemiche contro il Pelagianesimo Pelagio era un monaco inglese vissuto a Roma all’inizio del V secolo. La sua teoria si era diffusa a Cartagine tra le famiglie romane che si rifugiavano in Africa all’arrivo dei Goti. La teoria dei Pelagiani era questa: la natura umana, la libertà e la capacità dell’uomo di fare il bene non è venuta meno con il peccato originale. Il peccato di Adamo ha reso difficile all’uomo la scelta del Bene, ma può comunque farcela da solo, anche senza l’aiuto soprannaturale. Il problema della Salvezza, dirà Agostino, è rimandato alla grazia divina: con Adamo ha peccato tutta l’umanità che è una massa di dannati. Agostino per non ammettere che Dio abbia creato delle anime dannate sposa il Traducianesimo, dottrina secondo cui l’anima si trasmette di padre in figlio attraverso la generazione del corpo. Ma allora, che ne è della libertà dell’Uomo? La libertà coincide con la grazia divina. L’uomo che sceglie Dio, che ricerca e vuol diventare uomo nuovo, può farlo perché Dio lo ha graziato e cioè gli ha dato la possibilità di non peccare. Questo significa che è Dio che presceglie chi predestinare. L’alternativa esistenziale tra uomo vecchio e uomo nuovo trova un suo corrispondente nella “Città di Dio”, opera che Agostino ha scritto dal 410 al 426. In piena decadenza dell’Impero romano. Si ha la contrapposizione tra città terrena o del diavolo e città celeste o di Dio. Contiene una visione provvidenziale della storia dove le vicende umane sono guidate dalla Provvidenza divina e per la prima volta, Agostino introduce la concezione lineare del Tempo. |
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